Zoo delle Maitine

Zoo delle Maitine

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Lo Zoo attualmente copre un’area di circa 4 ettari. Consta di 30 reparti che contengono 70 specie per un totale di oltre 300 animali ospiti.

Sin dall’inizio della realizzazione, si è preferito pianificare ed organizzare l’esposizione per grandi aree geografiche, criterio che, rispetto alla divisione per categorie tassonomiche ovvero per specie, risponde a requisiti di maggior modernità, anche ai fini educativi. Le varie aree geografiche sono state indicate con nomi suggestivi quali ad esempio: Le Terre D’Africa, I Colori del Sud America, Lo Spirito D’ Australia etc.

Inoltre, quando possibile, si è cercato di far convivere più specie della stessa area nella medesima ampia struttura, in modo da ricreare al meglio l’ambiente di origine. Oltre al completamento delle strutture in fase di realizzazione con ampliamento delle specie di animali ospiti presenti, saranno in un prossimo futuro aggiunte aree come Il Vecchio Continente, rappresentativa della fauna europea o come L’Incanto del Neartico, rappresentativa della fauna del Nord America.

zoo maitine 3 zoo maitine 2

In aggiunta, è in fase di realizzazione un’ area, Il Paese dei Balocchi, dedicata alle attività ludiche, anche ai fini educativi. La Fattoria degli Animali è una area dove i Visitatori hanno la possibilità, sotto la supervisione di un Keeper, di venire a contatto con i simpatici animali ospiti in essa contenuti. Lo Zoo dispone anche di un attrezzato bar/bistrot dove possono essere consumati bevande fredde e calde, panini, snacks, gelati.

E’ presente anche un fornito souvenir shop. Lo Zoo delle Maitine è stato progettato, realizzato e viene gestito per garantire ai suoi ospiti animali un costante benessere fisico e mentale. Il Direttore, con il Direttore Sanitario ed i Keepers sono particolarmente impegnati a raggiungere obiettivi di eccellenza al riguardo. Per questo, sono grati a tutti quanti hanno collaborato alla realizzazione dello Zoo e confidano anche nell’incoraggiamento da parte del Pubblico!

Via Fontana dell’Occhio, 1
Pesco Sannita (Benevento)

+39 0824.981084 / + 39 348.1534899

[email protected]
www.zoodellemaitine.it

Campus Olistico al Centro Commerciale Campania

Campus Olistico al Centro Commerciale Campania

 

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Ogni giovedì (9.30-13.30 e 14.30-18.30) presso il Wellness Point al Primo Piano si svolge il Campus di Discipline Olistiche e Bio Naturali.
Ha una durata di 6 mesi con inizio il 7 giugno 2018 e con fine il 27 Dicembre 2018

Il campus Olistico dà l’opportunità di ricevere gratuitamente consulenze da rinomati professionisti che operano nell’ambito delle discipline Bio naturali.
Scopo principale è quello di promuovere la prevenzione di informare sui benefici delle discipline Olistiche e Bio Naturali con il fine di promuovere il benessere e rafforzare la salute attraverso uno stile di vita in sintonia con il proprio essere.

PROSSIME DATE

Ottobre 4/11/18/25
Novembre 8/15/22/29
Dicembre 6/13/20/27

Prenota il tuo CAMPUS GRATUITO presso il Box Informazioni di Piazza Centrale oppure telefona allo 0823 696037

LE ASSOCIAZIONI

• AICS – Associazione Italiana Cultura e Sport

aics logo
L’AICS – Associazione Italiana Cultura e Sport è un’associazione senza scopo di lucro costituita nel 1962 a Roma. È classificata tra gli Enti nazionali di Promozione Sportiva (EPS). Nel corso degli anni ha esteso i suoi campi d’interesse agli ambiti di solidarietà, cultura, politiche sociali, Terzo Settore, turismo sociale, ambiente, attenzione verso gli emarginati ed i diversamente abili, protezione civile e formazione. Nell’ambito della formazione AICS ha creato un Dipartimento per le scienze e tecniche Olistiche e Bio Naturali. Trasparenza e Professionalità” sono due sinonimi che contraddistinguono il Dipartimento di Scienze e Tecniche Olistiche”. Gli Elenchi pubblici per gli operatori olistici professionisti associati, per gli operatori olistici istruttori e docenti professionisti associati, daranno l’opportunità agli operatori di tracciare la loro formazione e renderla trasparente. Lo Sportello del Cittadino sarà un altro mezzo che il dipartimento mette a disposizione per dare tutte informazioni utili all’utente finale che vuole affidarsi ad uno degli operatori formati presso il dipartimento.
Sarà messo a disposizione un info point per domande legali e amministrative. L’obiettivo primario del dipartimento rimane la formazione che pone le sue basi nell’alta qualità e nella serietà. Le attestazioni di qualità non sono autoreferenziali bensì erogate da un ente di attestazione parte seconda.
Contatti: Graziano Scaracia: 333.5328139 • [email protected] 

• Centro Studio Terapia Manuale

centro benessere caserta

Il centro STUDIO TERAPIA MANUALE nasce per divulgare le metodiche manuali, trattamenti energetici, attività e discipline olistiche che mirano a far ritrovare il benessere e l’armonia della persona nella sua globalità. Offre tutta una serie di trattamenti manuali e attività che hanno come obbiettivo quello di trovare equilibrio tra il corpo e la mente.
Contatti: Anna Magri 339.4409930 • [email protected]

• A.I.O.B. – Ass. Italiana Operatori del Benessere

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Associazione di categoria per tutti coloro che operano nel campo della gioia, del benessere della prevenzione e dell’armonia individuale e planetaria. Con patrocino morale Reg Campania, Provincia di Caserta e in collaborazione con ASL NA2 D.S.M. e l’istituto di ricerca dei tumori di Napoli G. Pascale con progetti applicati. Comunità di ricercatori e belle persone.
Le varie discipline di studio sono: Yoga, Riflessologia, Acquaterapia, Acquasound, Danzaterapia, Musicoterapia, Qi kung, Medicina cinese, Ayurveda, Cristalloterapia, Cromoterapia, Aromaterapia, Fiori di bach, Psicologia, Iridologia, Cucina macrobiotica, Meditazione, Reiki, Shiatsu, Tuinà, PNL, Fitoterapia, Feng shui-Bioarchitettura, Alimentazione naturale, Fisica e Chimica, sciamanesimo, Giochi psico evolutivi, Numerologia, Massaggi tailandesi, massaggi emozionali.
Contatti: Presid. Prof. Giuseppe Gallucci: 335.6798965 • [email protected]

• Associazione Culturale per lo Studio delle Arti e Filosofie Orientali Scuola di discipline del benessere

Logo Siddharta

L’Associazione Siddharta, fondata nel 1980 da Guglielmo De Martino, opera per la formazione di Operatori del benessere ed insegnanti di Yoga e di Shiatsu.L’attività di formazione è rivolta anche ad operatori impegnati nel sociale e nelle relazioni d’aiuto. La nostra Scuola si ispira ai principi energetici ed ai metodi di cura, delle più antiche tradizioni orientali, integrati con i modelli scientifici occidentali. La formazione,per noi,ha l’obiettivo primario di preparare personale qualificato con possibilità occupazionali nei settori estetici, del benessere e in tutte le realtà lavorative ad essi connessi. Ai corsi si accede previo colloquio con il Direttore didattico. Sono previsti laboratori teorico pratici, tirocini didattici e test di verifica. Al termine del percorso formativo e superato l’esame finale, gli allievi conseguono, congiuntamente al diploma del Siddharta l’’Attestato di qualifica nazionale della Federazione Nazionale Shiatsu AIFS. La scuola opera in conformità ed ai sensi alla legge 14 Gennaio 2013 n.4
Contatti: Gugliemmo De Martino: 360.773687 / 081.7519785 • [email protected] 

PROSSIME DATE

Ottobre 4/11/18/25
Novembre 8/15/22/29
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Non temerli, raccoglili! 2018

Non temerli, raccoglili! 2018

legambiente puliamo il mondo

Dal 1993 Legambiente coordina l’edizione italiana di Clean up the World, il più grande appuntamento di volontariato ambientale nel mondo. La campagna internazionale, nata a Sidney nel 1989, coinvolge ogni anno oltre 35 milioni di persone in circa 120 Paesi. In questi anni Puliamo il Mondo ha raccontato un’Italia diversa, l’Italia dell’impegno, della partecipazione, del senso civico, dell’accoglienza e della solidarietà, l’Italia della legalità che non smette di sognare e sperare, l’Italia pronta a costruire un mondo migliore, fare comunità e ridare bellezza ai luoghi più degradati del Belpaese. Puliamo il Mondo è un’iniziativa di cura e di pulizia, un’azione concreta, per chiedere e avere città più pulite e vivibili. Un piccolo gesto di grande valore educativo che contribuisce a sviluppare il senso il senso civico dei partecipanti.

Il Circolo Legambiente “Valle Solofrana” Solofra-Montoro aderisce all’edizione 2018 e in collaborazione con il Comune di Solofra sarà impegnato i giorni 28 e 29 settembre. Durante la mattina di venerdì 28 settembre, dalle ore 9.00 alle ore 12.00, protagonisti saranno gli alunni delle classi quinte della primaria dell’Istituto Comprensivo “F. Guarini”, che per le strade cittadine armati di “Ecomulte” sanzioneranno coloro che per la “Fretta” spesso dimenticano il “Rispetto”.
Mentre domenica 30 settembre il Circolo “Valle Solofrana” invita ed attende i cittadini volontari dalle ore 9.00 presso l’area verde della Castelluccia di Solofra per una pulizia del parco circostante la chiesetta della Madonna dell’Assunta con un monitoraggio e censimento delle microdiscariche, che circondano l’area e costeggiano la strada di collegamento con la frazione Banzano di Montoro. L’abbandono dei rifiuti è frutto dell’ignoranza di chi smaltendo illecitamente e senza seguire i consueti iter burocratici ed economici mette a rischio la salute delle persone e dell’ambiente. Successivamente si porrà l’attenzione sullo sgretolarsi del costone roccioso del Monte San Marco in attesa, dal 2006 quando Legambiente già ne segnalò il pericolo, della messa in sicurezza.

Con Puliamo il Mondo vogliamo creare occasioni di incontro tra i cittadini per stimolare la diffusione di impegno civile diffuso e quotidiano ma anche di prevenzione, con la consapevolezza che le risorse del Pianeta non sono inesauribili. I volontari di Legambiente rinnovano l’invito a partecipare a tutti i cittadini e alle associazioni di volontariato del territorio.

Scopri tutti i CIRCOLI LEGAMBIENTE della CAMPANIA

INFORMAZIONI
[email protected]
www.puliamoilmondo.it

 

 

Museo delle Arti Sanitarie

Museo delle Arti Sanitarie

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Insuperato capolavoro del barocco-roccocò, è al tempo stesso efficiente laboratorio del farmaco ed intrigante luogo di rappresentanza per l’élite scientifica dell’Illuminismo napoletano. La successione delle sale, controspezieria-sala grande-laboratori, mostra un rigoroso controllo degli spazi connesso all’efficienza di una moderna farmacia insieme ad una sapiente armonia costruita dai rimandi di colore dalle riggiole alle maioliche, dagli stigli agli intagli dorati.

Farmacia degli incurabili napoli

Domenico Antonio Vaccaro nel 1729 eseguì i disegni per la nuova Fabbrica dovrà farsi per l’allargamento dell’ospedale di questa Santa Casa. L’elegante doppio scalone in piperno della farmacia, che si affaccia sul cortile come quello di una villa particolare che si affaccia in giardino (così sostenne Roberto Pane), avvolge il bronzo raffigurante Maria Lorenza Longo. Le rampe conducono alla Loggia impreziosita da portali marmorei sormontati da vasi e mascheroni diabolici simboleggianti la doppia natura del farmaco che, se da un lato guarisce, dall’altro può divenire veleno. Probabilmente l’impianto interno della farmacia fu curato tra il 1747 ed il 1751 dall’ ingegner Bartolomeo Vecchione che si servì di raffinate maestranze napoletane : Fucito per la falegnameria, gli stigli, il grande bancone; Di Fiore e Matarazzo per gli intagli e le dorature; Crescenzio Trinchese per i marmi e l’urna della Teriaca; i riggiolari Massa per le maioliche decorate da Lorenzo Salandra.

museo farmacia napoli

Attualmente si accede attraverso la controspezieria, ambiente caratterizzato da un grande bancone in radica di noce e con un soffitto spartito in due cupole ellittiche inframezzate da una trave avvolta da un drappo in stucco ornato con putti. Le pareti sono rivestite da stigli di farmacia che culminano con pinnacoli a piramide dorata e contengono vasi in ceramica decorati en camaieu bleu con paesaggi fantastici e figure. Gli stigli sono impreziositi da due alzate di farmacia in legno dorato con 66 nicchie l’una contenenti vasi e ampolle in vetro con all’interno ancora residui di prodotti farmaceutici (sia polveri che resine che liquidi). Molti vasetti presentano un cartiglio indicante il preparato farmaceutico e non sempre sono corrispondenti alle specialità indicate nel ricettario incurabilino risalente alla fine del Settecento. Effettivamente esistono prodotti tipo fitobezoari e prodotti di origine minerale o dal mondo animale (mandibole e denti di animali marini) che rappresentano un chiaro rimando alla più antica tradizione alchemica ed esoterica. Così come nell’ambiente retrostante, verosimilmente anch’esso inserito nei locali di laboratorio con forni, mortai ed alambicchi per allestire i galenici e i preparati chimici, esiste una grande urna marmorea, realizzata da Crescenzio Trinchese ed allocata in una nicchia, contenente la panacea per ogni male, la Teriaca o Triaca. Questo farmaco, riportato già nell’antidotario di Galeno come antiveleno messo a punto da Mitridate Re del Ponto, ebbe una straordinaria diffusione nel Medioevo e nel Rinascimento; conteneva, tra i numerosi costituenti, oppio, carne e pelle di vipera. La richiesta era così forte da indurre i governi ad assoggettarlo alle regole del Monopolio di Stato e a diffidarne il contrabbando. Le preparazioni più famose nell’antichità erano quelle di Venezia e di Napoli; ciò forse perché sia Cipro, tenimento della Serenissima, che Malta, appartenente al Regno di Napoli, consentivano una facile raccolta degli ofidi. Il prodotto, con un rito pubblico, si preparava in più giorni aggiungendo anche erbe medicinali.

museo farmacia napoli

La cerimonia sottendeva equilibri tra potere politico e finanziamento del protomedicato, controllore di tutti gli speziali del Reame che ne dovevano acquistare almeno un chilo all’anno. La teriaca era ancora presente nel ricettario incurabilino e, validato come preparazione anche da Domenico Cotugno come acqua teriacale , fu ancora di largo impiego fino alla metà del XIX secolo. Questi rimandi alla tradizione magico-alchemica napoletana, forse connessi a una forte domanda popolare (la farmacia funzionò anche per gli esterni), non intaccano il grande valore scientifico della Farmacia progettata quale esempio moderno di ricerca e formazione dello speziale. In realtà la realizzazione della Farmacia segna lo spartiacque tra la medicina illuministica e l’ospedale moderno, inteso come luogo di cura e non più semplice ospizio. Il committente dell’idea Antonio Magiocco, giurista e governatore degli Incurabili, troneggia dall’alto della Grande Sala in un’intrigante posa, con il sorriso sulle labbra e la mano che invita (opera di Matteo Bottigliero) ad ammirare il grande salone di rappresentanza interdetta al commercio e all’uffizio abituale degli speziali, come riservata sala di adunanze. Splendide porte scorrevoli chiudono questo scrigno. Un pavimento in maiolica, autentico tappeto di riggiole impreziosito da cesti di frutta e una gran croce centrale, mostra tutta la vividezza dei colori della bottega dei Massa a cui fanno da pendant le cromie dei vasi usciti dallo stesso atelièr. Il pieno formale ottenuto dalla ripetitività di centinaia di vasi chiusi è arricchito dalle scene tratte dall’antico testamento e dalle allegorie morali. L’ambiente è coronato dalla tela del Bardellino che decora il soffitto e rappresenta Macaone cura Menelao ferito (1750), tema ispirato alle ferite descritte da Omero nell’Iliade. Notevoli gli intagli dorati del Di Fiore: la controspezieria presenta una raffigurazione tradizionalmente interpretata come un’allegoria dell’utero virginale, la grande sala invece è dominata da un utero sezionato, come per un taglio cesareo longitudinale.

Farmacia degli incurabili napoli
Nel tempio della medicina della Farmacia degli Incurabili l’impiego del farmaco chimico segna la grande conquista della medicina, quasi sempre inerme davanti alla fenomenologia delle malattie che pure si indagavano; col farmaco il medico può contrastare malattie come la sifilide (frizioni e suffumigazioni mercuriali). Prodotti a base di calomelano, preparazione mercuriale impiegata da Cirillo contro la lue venerea, costituirono, in un’epoca preantibiotica, un valido antidoto alla progressione della malattia. Certamente le preparazioni mercuriali e quelle arsenicali insieme agli oppiacei rappresentano parte essenziale dell’intero armamentario farmaceutico incurabilino. Chi legge il grande manoscritto delle Regole della Real Casa degli Incurabili rimane sorpreso dalla attenzione rivolta al personale addetto alla farmacia. La rigorosa organizzazione, sottoposta al controllo del direttore, che aveva anche funzioni di formazione per i giovani speziali, teneva in gran conto le diverse fasi, dalla ricettazione al reperimento delle erbe, alla preparazione galenica dei prodotti, al loro ritiro sul grande bancone della controspezieria e la consegna al personale di assistenza, il tutto collegato al nome del paziente che attendeva nella corsia il farmaco. Sciroppai, unzionari, medici,fisici e cerusici, ritiravano personalmente i prodotti dalla farmacia. L’ istituzione della farmacia rappresentò la forte volontà gestionale già nell’epoca del Vicereame austriaco di investire in ricerca farmaceutica, considerata la frontiera della conoscenza medica.
Fu il farmaco ad operare la grande svolta dalla medicina fideistica e teurgica, che contava solo sulle belle forme dell’arte e sulla preghiera, all’ospedale moderno, capace di trattare con mezzi di cura finalmente efficaci le malattie.

Apertura:
dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 17:00
domenica dalle 9:00 alle 13:00
Chiuso il martedì

Via Maria Lorenza Longo, 5
NAPOLI
Tel. 081 440647

 

 

Incontri: la Festa del Volontariato 2018 di Irpinia Solidale

Incontri: la Festa del Volontariato 2018 di Irpinia Solidale

assistenza domiciliare anziani

La Festa del Volontariato, organizzata e promossa dal Centro Servizi Irpinia Solidale, rappresenta, ogni anno, l’occasione per condividere e valorizzare l’impegno dell’esercito di volontari che opera in provincia di Avellino nelle oltre 220 associazioni presenti sul territorio.
“Incontri” è il titolo della manifestazione, che si svolgerà giovedì 14 e venerdì 15 giugno al Campo Coni di Avellino, nell’ambito degli SportDays 2018. La Festa del Volontariato rappresenta non solo un’occasione di incontro tra le varie realtà associative, ma anche tra il terzo settore e i cittadini, che avranno modo di partecipare alle tante iniziative e conoscere da vicino la vivacità e l’eterogeneità che caratterizza il mondo del volontariato.
“Il nostro programma quest’anno è ricco di iniziative e soprattutto di novità – dichiara il presidente di Irpinia Solidale Giuseppe D’Argenio – I partecipanti avranno la possibilità di farsi coinvolgere in attività diverse quali, ad esempio, laboratori artistici e musicali; lezioni di equifitness; torneo di calcio balilla umano. Non mancherà l’intrattenimento per i più piccoli: dal disegno alla musica, dagli spettacoli itineranti ai laboratori interattivi”.
La due giorni vedrà la partecipazione di associazioni e volontari provenienti da ogni parte della provincia e operanti nei diversi settori di attività (dall’assistenza sociale alla protezione civile; dalla cultura all’ambiente; dalla tutela dei diritti alla sanità).
“Sarà un momento di festa – prosegue il presidente D’Argenio – ma soprattutto di scambio, confronto, conoscenza e di promozione della cultura della solidarietà e dei valori di gratuità, responsabilità sociale e integrazione”.
L’evento sarà presentato nel corso della conferenza stampa che si terrà giovedì 14 giugno 2018 alle ore 10,30, presso il Campo Coni.
“Un ringraziamento particolare – conclude il presidente – va al professore Giuseppe Saviano, organizzatore dell’importante kermesse sportiva da sempre attento alle tematiche sociali, per aver reso possibile anche quest’anno la collaborazione tra Centro Servizi Irpinia Solidale e SportDays”.

festavolontariato

 

 

 

 

Verso l’Arco

Verso l’Arco

parcomp-art

Primavera della mobilità dolce, per una fruizione sostenibile e rispettosa dei vecchi sentieri della valle solofrana, ricchi di storia e tradizioni. L’impegno per il riconoscimento cartografico ufficiale del sentiero che conduce all’Arco naturale, monumento geologico del Parco regionale dei Monti Picentini. Sabato 9 giugno 2018 gli amanti dell’escursionismo sono invitati all’evento “Verso l’Arco”, nell’ambito della “Primavera della Mobilità Dolce” lanciata da A.Mo.Do.(Alleanza della Mobilità Dolce), di cui Legambiente è fondatrice, per scoprire e promuovere il territorio in maniera slow e dare visibilità ai sentieri ed alle aree protette del Parco Regionale dei Monti Picentini, per una fruizione dolce del paesaggio.

“L’ascesa verso l’Arco naturale, monumento geologico che insiste nel comune di Solofra – dichiara Antonio Giannattasio, Presidente del Circolo Legambiente “Valle Solofrana” Solofra-Montoro – ha l’obiettivo di far conoscere e sottolineare la bellezza dei sentieri presenti e che si snodano nelle nostre montagne. Sentieri ricchi di storia e tradizioni, luoghi in cui si svolgevano lavori antichi che stringevano in un stretto legame l’uomo e la montagna, simbolo di fatica e sostentamento. Tutto questo per rinnovare fino ai giorni nostri il rispetto e l’amore dei boschi risorsa ed opportunità”.

“Dal giorno della sua riscoperta – ci racconta Alessandro De Stefano, Presidente dell’Associazione Salvaguardia Beni Culturali Solofra – abbiamo puntato molto sulla conoscenza di questa maestà carsica nascosta nel cuore della montagna, a pochi passi dalle antiche Neviere, conche artificiali che furono costruite dai nostri avi per l’accumolo dei ghiacci invernali. Nel corso dei secoli l’uomo ha saputo sfruttare a proprio vantaggio la morfologia del territorio e le sue peculiarità, costruendo Neviere, Carbonaie e Calcare, che per generazioni hanno garantito lavoro e sostentamento”.
“Per la mia conoscenza dei Picentini – sostiene Michele Renna, tecnico del CAI Club Alpino Italiano, sezione di Avellino – l’Arco delle Neviere è una formazione unica nel suo genere e certamente il sentiero che ad esso conduce ha giustamente meritato di essere inserito nella nuova cartografia come Sentiero CAI 160. Ciò rispecchia quelle che sono le normative del CAI relative al bidecalogo per la tutela dell’ambiente montano, essendo questo sentiero foriero di storia delle vecchie economie delle popolazioni dell’appennino”.

“Un emozionante viaggio nella Solofra Saluber – dichiara Domenico Cosimato, responsabile della comunicazione della Proloco di Solofra – il sentiero verso l’Arco è un esperienza escursionistica intrisa di bellezza e storia, una testimonianza della laboriosa attività montana del popolo solofrano. Lavoreremo affinché il sentiero possa divenire meta di appassionati ed amanti della natura e un grande esempio di coesione associativa. E’ nostro compito sostenere la promozione ad ogni livello dell’ampio patrimonio artistico, culturale e paesaggistico di questa comunità”.
“Verso l’Arco” è frutto della sinergia di queste solerti Associazioni che lavorano costantemente sul territorio ed in particolare dell’A.S.Be.Cu.So. (Ass. Salvaguardia Beni Culturali di Solofra), che dal Maggio del 2005 ha riscoperto questa meraviglia delle nostre montagne, curandone i sentieri e promuovendone la conoscenza.

Informazioni sul percorso:
– Quote altimetriche (mslm): Fontana Scorza (482) | Grotticelle (878) | Neviera Maggiore (1240) | Arco naturale (1300)
– Dislivello totale: 800 metri | Difficolta: EE – escursionisti esperti | Tempo di percorrenza totale: 5 ore
– Lunghezza del percorso: 9 Km | Presenza acqua: All’inizio presso Località Scorza
– Equipaggiamento: SCARPE DA TREKKING (suola vibram o simile), PRANZO A SACCO, 2 LITRI DI ACQUA.
Consigliato abbigliamento di ricambio e bastoncini telescopici.
L’evento vede coinvolte le associazioni: A.S.Be.Cu.So. – Associazione Salvaguardia Beni Culturali Solofra, Circolo Legambiente “Valle Solofrana” Solofra-Montoro, CAI Club Alpino Italiano – sezione di Avellino, Pro-Loco di Solofra. Si ringrazia il supporto dell’Associazione Volontari del Soccorso Smile per l’assistenza.

Programma ed altre info:
Ore 8.00 raduno località Scorza, area Crocefisso;
Ore 8.15 partenza, tappe intermedie Chiammarano – Grotticelle – Neviera;
Ore 11.30 visita a gruppi all’Arco naturale;
Ore 13.30 partenza per il ritorno
Numero massimo partecipanti 50.
Per coloro che sono sprovvisti di copertura assicurativa la partecipazione è consentita solo in seguito alla sottoscrizione di liberatoria da effettuare entro il 7 giugno.
Per gli interessati è indispensabile contattare la segreteria organizzativa: Alessandro 3480729398 , Antonio 3478641421.
Per il ritiro e la consegna delle liberatorie rivolgersi alla Pro Loco Solofra, in via Regina Margherita dalle 8.30 alle 17.00 dal lunedì al venerdì.

 

Le attività di Tenuta Serpico

Le attività di Tenuta Serpico

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L’a.s.d. Tenuta Serpico è una giovane associazione sportiva dilettantistica che svolge da 6 anni le propria attività sul territorio campano e si relaziona alla promozione del turismo equestre, dell’ambiente e degli sport equestri. Una struttura che accoglie adulti e bambini e promuove un approccio etologico di relazione con l’animale. La mission di questi anni dell’associazione è stata sensibilizzare le persone incontrate alla relazione tra elementi fondamentali: l’uomo, l’ambiente, il cavallo. Lavoriamo sulla regolazione delle emozioni e delle relazioni positive per migliorane i processi comportamentali, di apprendimento e concettualizzazione a livello cognitivo. Le attività di promozione equestre sono svolte seguendo una specifica modalità di intervento che stimolano e rafforzano le funzioni cognitive, quali:
– l’attenzione per selezionare gli stimoli ambientali;
– la capacità di prestare attenzione a diverse cose a lo stesso tempo;
– la percezione, che è il processo attraverso il quale il cervello elabora le informazioni sensoriali dal mondo esterno e lo traduce in informazioni più complesse rese disponibili da funzioni cognitive superiori;
– la memoria, che è la capacità del cervello di preservare le informazioni nel tempo (Codifica, Archiviazione, Recupero) ed è specifica per le modalità sensoriali. La memoria esplicita si manifesta quando le prestazioni in un’attività richiede una memoria consapevole delle esperienze precedenti.

Presso la sede di Tenuta Serpico sta, inoltre, per iniziare l’edizione 2018 del progetto Equi-Campus, Campi estivi per bambini e ragazzi.

 

 

 

 

 

La rivista

La Rivista SFOGLIA LA RIVISTA InSalute.club racconta e raccoglie per i suoi soci notizie, curiosità e segnalazioni su tutto quello che fa “stare bene” SeguiSegui Nella sua versione cartacea viene distribuita in tutta il territorio campano presso punti di aggregazione,...
Geologi, agronomi e chimici insieme per un patrimonio inestimabile: l’acqua

Geologi, agronomi e chimici insieme per un patrimonio inestimabile: l’acqua

acqua-napoli

Geologi, chimici e agronomi insieme per una causa comune: l’acqua, un patrimonio inestimabile da salvaguardare. Dallo spreco all’inquinamento, dai fiumi alle falde sotterranee, gli esperti del settore si sono riuniti in uno short course giovedì 12 aprile al RenaissanceNaples Hotel Mediterraneo. Un convegno che va ad inserirsi in una rete di informazione necessaria, vista la critica situazione della rete idrica a Napoli. Infatti, proprio in questi giorni i residenti di varie zone della città hanno vissuti diversi disagi causati da crolli e frane. Ieri notte, in via Pigna, una parte del manto stradale è sprofondata a causa della rottura di una conduttura idrica. “Più che di ‘frana’ io parlerei di ‘sprofondamento’ della sede stradale – ha commentato Egidio Grasso, presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania – le cause sono da ricercare nella presenza di cavità sotterranee artificiali e nelle perdite della rete idrica e fognaria. I rimedi preventivi possono essere rappresentati da una continua manutenzione della rete idrica e, soprattutto, fognaria, accompagnata dal censimento di tutte le cavità sotterranee. L’effetto dannoso delle perdite fognarie viene amplificato dalla presenza di cavità sotterranee nei paraggi”.

Nel corso del convegno gli esperti hanno discusso anche di altre questioni. “La complessità della natura geologica e geotettonica della Campania, che favorisce l’instaurarsi di ambienti idrogeologici capaci di ospitare tra le più importanti e pregiate risorse idriche d’Europa – ha spiegato il geologo Massimiliano Imperato, Direttore del Centro Europeo di Ricerca Acque Minerali – la quantità delle acque, la loro qualità e la diversificazione delle facies idrogeochimiche fanno senz’altro ascrivere il territorio regionale tra i siti di maggior interesse per risorse idriche di elevato pregio ambientale. In particolare, le acque termo-minerali sono ‘custodite’ in giacimenti sotterranei naturalmente protetti e sono apprezzate sia per la purezza all’origine, che per le proprietà terapeutiche ormai acclarate da studi e ricerche a carattere nazionale ed internazionale”. “Gli addetti ai lavori – ha aggiunto Imperato – devono essere i primi attori, i protagonisti e promotori della tutela di questo grande patrimonio per la conservazione alle generazioni future”.

Anche le imprese che esercitano in questo settore devono fare la propria parte. In questo senso, è stato importante l’intervento di Giuseppe Cerbone, Direttore Generale di Ferrarelle S.p.A., che ha illustrato il percorso fatto negli ultimi dieci anni per affermare la propria identità di azienda eco-sostenibile. Dal momento che l’acqua minerale è una delle bevande più utilizzate dagli italiani, una forte preoccupazione riguarda lo smaltimento della plastica. Cerbone ha, quindi, deciso che attraverso la sua azienda, riciclerà direttamente le bottiglie, sia proprie che di altri produttori, in modo da diventare un “creditore ecologico”, in grado di compensare non solo il proprio impatto ambientale, ma di andare ben oltre. “Il problema in questi ultimi mesi è diventato ancora più di attualità – ha dichiarato ancora Cerbone – perfino l’Unione Europea si è espressa per scoraggiare queste pratiche che sono di forte impatto per l’ambiente. Secondo noi, la risposta migliore non è quella di eliminare la plastica ma generare un circuito virtuoso in cui sia possibile limitare l’impatto sull’ambiente. In questo senso, è necessario il riciclo. Noi lo abbiamo fatto direttamente per lanciare un segnale forte e colmare delle lacune”.

Ma questo non basta, è necessario anche definire come si orienta la legge in materia di inquinamento delle falde acquifere. L’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Napoli, ha riflettuto su problematiche tecniche che stanno determinando i numerosissimi sequestri da parte della Procura di Napoli. “Il comparto agricolo negli ultimi tempi – ha spiegato il presidente Pasquale Crispino – sta incontrando un grande freno, non legato alle ordinarie dinamiche economiche di mercato, ma ad un allarmismo mediatico oltre ogni immaginazione che nei fatti sta massacrando un territorio oltre ogni più tollerabile verità. Un comparto, che negli ultimi anni, mentre la crisi attanagliava i vari settori economici, si è riappropriato di spazi e importanza, creando anche nuova occupazione giovanile”. Per Crispino “è basilare fare chiarezza su una serie di vuoti legislativi riguardanti le acque irrigue e la qualità dei terreni per uso agricolo, che al momento non sono normati”.

“Calare norme di natura ambientale – spiega il Presidente – qual è il D.Lgs. 152/2006 al comparto agricolo (sistema produttivo e non naturale), senza un’attenta analisi dei parametri e limiti dettati dalla norma, crea confusione e allarmismo mediatico infondato con gravi ripercussioni d’immagine all’intera Regione Campania”. In una recente pubblicazione, l’Istat ha ribadito l’importanza strategica delle risorse idriche sotterranee su scala nazionale. “Il lavoro segnala che l’84% del prelievo nazionale di acqua per uso potabile deriva da acque sotterranee – ha dichiarato Marco Masetti, Coordinatore sezione di Idrogeologia della Società Geologica Italiana e membro dell’Associazione internazionale di idrogeologia Italia – di cui il 48,0% attraverso prelievi da pozzo ed il 36,3% dalla captazione di sorgenti. Peraltro, va considerato che, pur essendo maggiormente protette rispetto alle acque superficiali, grazie all’azione di “filtro” che suolo e sottosuolo esercitano sugli inquinanti provenienti dalla superficie, anche le acque sotterranee sono spesso raggiunte dalle diverse fonti di inquinamento connesse alle attività antropiche. Lo stesso rapporto ISTAT segnala infatti come circa un terzo dell’acqua prelevata, per un totale annuo di 3,1 miliardi di metri cubi, necessita di un trattamento di potabilizzazione prima di essere distribuita all’interno delle reti acquedottistiche. Molto spesso si nota che le direttive di legge, sviluppate per affrontare i problemi della protezione delle captazioni attraverso soluzioni semplici che dovevano essere temporanee, hanno visto diventare queste soluzioni come “definitive”.

Il 22 marzo scorso è stata celebrata la giornata mondiale dell’acqua 2018. “La giornata mondiale ed il tema affrontato hanno consentito di non dimenticarci che l’acqua è un bene indispensabile per la vita umana e che bisogna diffondere maggiormente la cultura del risparmio idrico – ha affermato Biagio Naviglio, presidente dell’Ordine dei Chimici della Campania – la chimica gioca un ruolo fondamentale per la protezione dell’acqua non solo per i trattamenti depurativi ma anche per il monitoraggio dei contaminanti classici e quelli emergenti. Noi Chimici riteniamo molto utile la collaborazione con professionisti di altre discipline scientifiche e tecniche come quella evidenziata nel programma del convegno organizzato dai tre Ordini professionali (Agronomi, Chimici e Geologi)”.

Ricerca scientifica e gestione ambientale dei rifiuti: il convegno a Caserta

Ricerca scientifica e gestione ambientale dei rifiuti: il convegno a Caserta

angam

 

Ai nastri di partenza il IV Convegno Nazionale ANGAM – presieduta dal Dott. Antonio Borbone – dal titolo: “Il contributo della ricerca scientifica e tecnologica alla gestione ambientale dei rifiuti – Green Technology Report 2018”. L’evento è patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali e sarà l’occasione per organizzare la seconda Edizione del Premio “Azienda Green 2018”. Al dibattito, è prevista la partecipazione del Dott. Gennaro Santamaria (Capo della Segreteria del Ministro dell’Ambiente); del Dott. Eugenio Onori (Presidente Albo Nazionale Gestori Ambientali – Ministero dell’Ambiente); dell’Ing. Umberto Di Matteo (Docente Dipartimento di Ingegneria della Sostenibilità Ambientale dell’Università G. Marconi di Roma – Presidente ISES Italia); del Dott. Antonio Jr Ruggiero (Giornalista specializzato nei settori energia e ambiente – Gruppo Italia Energia); dell’Avv. Raimondo Orsini (Direttore Generale Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile) e della Dott.ssa Maria Rosaria Carifano (Presidente dell’Associazione Culturale Iride).

Nel corso dell’iniziativa sarà presentata una ricerca di settore, realizzata con la collaborazione dell’Università di Roma, che metterà in evidenza quanto il sistema italiano della ricerca scientifica pubblica e privata sia in grado di produrre sul tema ambientale dei rifiuti rispetto agli altri Paesi del mondo. In questo modo sarà possibile, attraverso il “Green Technology Report 2018 (GTR): Rapporto sulla produzione scientifica in tema di Ambiente e Rifiuti” chiarire i ritardi e le eccellenze del Sistema Italia, sottolineando quanto l’innovazione tecnologica e scientifica favorisca l’evoluzione del ciclo ambientale verso un modello sempre più sostenibile dal punto di vista economico e climatico.

Grazie alla presenza di esperti e rappresentanti delle istituzioni si forniranno alcuni dati per una riflessione sul contesto operandi di riferimento e sulle sfide future.

A tutti gli iscritti sarà rilasciato regolare attestato di partecipazione.
0823 1890544 – 338 9135105 – www.angam.it – [email protected]

Il Venerdì Santo di Vallata. Rivive la tradizione secolare

Il Venerdì Santo di Vallata. Rivive la tradizione secolare

centurioni

 

Il 29 e 30 marzo a Vallata, in Irpinia, rivivrà uno dei più suggestivi e antichi riti della Settimana Santa del Sud Italia. Tradizionale e spettacolare rappresentazione religiosa, infatti, si svolgerebbe dal 1541, ipotesi secondo la quale la fiorente comunità ebraica, stabilitasi in paese e dedita al commercio di bestiame, lungo la rotta verso la vicina Puglia, si convertì al cristianesimo e prese parte a tali rappresentazioni.

Le prime fotografie invece risalgono al 1928: in esse sono già ben evidenti le caratteristiche uniche del Venerdì Santo di Vallata. Caratteristiche che si sono ben sviluppate e radicate nell’attuale assetto scenografico, come pure nella coscienza della popolazione locale. La passione di Cristo viene ricordata con una commossa rievocazione, lontana dalle rappresentazioni sacre così diffuse nel medioevo, diversa da una via crucis.

La tradizione vuole che i giovani si vestano da soldato romano in costume da littore o da centurione, come prova di iniziazione attraverso l’esibizione fisica, indossando una corazza e sfilando tra la folla, che assiste al lento dipanarsi della rappresentazione religiosa, per denunciare la propria esistenza alla comunità.
Oltre ai simboli del potere romano (dall’Aquila latina con due alabardieri alla Grande Guida, da Cesare Imperatore con Lictores a Pilato), sfilano i cosiddetti “Misteri”, oggetti simbolo esibiti dagli incappucciati, e tele settecentesche, di antica fattura, rappresentanti le scene della vita e della morte di Cristo, con frasi del racconto evangelico di San Giovanni. Partecipano alla Processione circa duecento figuranti. Il passo di tutti è cadenzato dal ritmo di un suono caratteristico di tromba e tamburo, che contribuisce a creare un ambiente di commossa riflessione sul grande mistero di dolore di Cristo.

Tale meditazione è ulteriormente sollecitata da alcuni “cantori” che, in gruppi di cinque o sei elementi, cantano i versi della “Passione di Gesù Cristo” di Pietro Metastasio, composti nel secondo periodo della sua vasta produzione caratterizzato dal suo melodramma ispirato a sincera devozione e slancio mistico. I versi, per la loro scarsissima diffusione letteraria, sono stati per anni tramandati oralmente o attraverso incerti scritti; per cui avevano preso un forte accento dialettale risultando incomprensibili alla maggioranza degli astanti.

Tuttavia, le suggestioni della musicalità, della gestualità e dei vocalismi riescono a creare un indiscutibile e meraviglioso effetto. Chiudono la processione il feretro del Cristo morto circondato dal sindaco e dai medici del paese e l’Addolorata circondata da bambine con bandierine listate a lutto.
L’appuntamento dunque è per il 29 marzo, quando all’imbrunire, dopo la funzione religiosa con la consueta lavanda dei piedi, si svolgerà la suggestiva processione “aux flambeaux” del Giovedì Santo, con cattura, condanna e flagellazione del Cristo. L’indomani, venerdì 30 marzo, alle ore undici prenderà il via la cinquecentenaria processione del Venerdì Santo o del Cristo Morto.

 

 

Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia

Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia

Una fonte di Sapienza Popolare

Il Museo Etnografico di Aquilonia, in provincia di Avellino, ai confini con le Regioni Basilicata e Puglia, è, se non il più grande con i suoi 1.500 mq di esposizione, uno dei più articolati, organici e completi d’Italia.
Ideato dal Professore Beniamino Tartaglia, fine studioso della civiltà contadina, che nel progetto riuscì a coinvolgere, sin dal 1995, buona parte della comunità, consente di fare un viaggio nel passato e di immergersi, in un’atmosfera emozionante, nelle vicende amare di un popolo, che potrebbe essere quello di un qualsiasi paesino del Mezzogiorno d’Italia.
Il Museo presenta oltre 15.000 reperti, recuperati con un lungo e paziente lavoro di ricerca, carichi di uso e di storie, e segnati dalla fatica e dal sudore dei secoli, storia di sofferenza, accumulata in generazioni di strutture socio-economiche rigide, chiuse, gerarchizzate. E proprio dalla durezza delle condizioni di vita deriva la nobiltà di un patrimonio culturale che, benché scarno di innovazioni, si rivela ricco di solidarietà, valori, virtù.

Il Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” è un’ottima chiave di lettura del complesso di tecniche e di metodi che concernevano la realizzazione dell’operare spontaneo e quotidiano della gente; in tal modo, soprattutto per le giovani generazioni, diventa possibile riscoprire dimensioni del vivere collettivo che oggi inaspettatamente tornano di attualità: condivisione, parsimonia nell’utilizzo delle risorse naturali, un legame forte con i ritmi e gli equilibri naturali.
L’Agricoltura fu la sofferta occupazione preminente del popolo, condotta con sistemi arcaici e tradizionali, senza irrigazione, senza macchine, senza concimi chimici (il letame era il solo che si conoscesse), senza sementi selezionate, il che consentiva al massimo la sussistenza. Il contadino spesso si consumava lentamente per inedia, quando veniva risparmiato dalla malaria, dalla pellagra o dal tifo. Una volta il territorio di Aquilonia vestiva verdi mantelli fatti di pascoli ubertosi, sparsi lungo gli innumerevoli pendii che degradavano fino alla confluenza dell’Osento e dell’Ofanto e salivano fino a raggiungere gli innumerevoli boschi che ossigenavano il pianoro su cui è posto il paese, condizioni ideali per l’allevamento e la pastorizia. Infatti, l’allevamento di pecore, mucche e capre era un’altra delle attività preminenti. Un artigianato a livello famigliare, complementare e al servizio dell’agricoltura, tramandato con dignità fino a pochi anni fa, dava sussistenza ad un numero non trascurabile di paesani.

Nel Museo c’è, quindi, la vita autentica di tante generazioni, che rivive negli strumenti e negli attrezzi, nei corredi e negli arredi, negli utensili e nelle suppellettili, nei reperti e nei documenti di ogni genere. Il Museo presenta una peculiarità e originalità importantissima: i reperti non sono stati ordinati per collezioni, in forma espositiva; invece, sono stati ricostruiti con rigore filologico 130 ambienti abitativi e di lavoro, tra cui oltre 52 mestieri, in gran parte scomparsi.
Ciò consente al visitatore di affacciarsi su autentici scenari di vita vissuta, di percorrere un viaggio ricco di emozioni, e di immergersi nella Storia millenaria della nostra civiltà.
Il Museo Etnografico, efficacissimo strumento didattico, è come un grande libro di Storia scritto con il linguaggio “muto” e suggestivo della cultura materiale, che subito affascina e coinvolge il visitatore.
Ampio spazio è dedicato, oltre che al lavoro dei campi, alle colture abituali, ai mestieri, alla medicina popolare, con le terapie empiriche e le pratiche magiche, all’utilizzo e alla cura degli animali, alle tradizioni, alle credenze e alla religiosità popolare, all’alimentazione contadina, alla vita famigliare, al lavoro e alle condizioni della donna e dei giovani, alle gerarchie sociali, ai miti, alla vita della comunità, alla Storia, al tempo libero, ai giochi dell’infanzia, alla scuola, all’abbigliamento, ai personaggi caratteristici. Il tutto ricomposto con l’occhio scrupolosamente antropologico del professor Tartaglia, e raccolto in una collana di pubblicazioni tematiche.
Parte consistente dei visitatori è rappresentata dalle scuole, che possono proporre e seguire, in collaborazione con le guide, percorsi didattici di animazione dei mestieri e fare laboratori attivi, relativi alla preparazione del pane e della pasta, costruire i giochi di una volta, intrecciare cesti e impagliare sedie con materie prime del territorio.
Il Museo è gestito da un’Associazione culturale senza fini di lucro, costituita esclusivamente da volontari legati solo dalla passione per la conservazione del patrimonio etnografico e per non disperdere e dimenticare le proprie “RADICI”, fondamentale strumento di consapevolezza per la costruzione di percorsi futuri.
Nel titolo abbiamo parlato di “fonte di sapienza popolare”: lo si può appurare lungo tutto il percorso, comprendendo i modi originali e pratici con cui si risolvevano i problemi della vita quotidiana, dall’intelligente sfruttamento e distribuzione degli spazi nella casa contadina, ai piccoli/grandi accorgimenti per evitare infortuni sul lavoro, alla costruzione di piccoli attrezzi di lavoro per particolari attività.
L’agricoltura, praticata con sistemi arcaici ma rispettosi della natura e delle peculiarità dei prodotti, principî che oggi giorno si collegano al concetto di agricoltura biologica, era istintivamente pensata come strumento per il bene della salute e come mezzo per procurarsi le calorie atte al lavoro.

Tutto era pensato in funzione di …
Si aveva come punto di riferimento la Natura come entità da rispettare, come Madre Universale.
Dalla Natura si attingevano non solo gli alimenti ma anche i mezzi per affrontare e risolvere i malanni. Le cosiddette “erbe officinali”, erbe spontanee che si raccoglievano nell’ambiente vitale (e tuttora qualcuno continua a farlo, nel territorio) si conservavano con tecniche sperimentate e tramandate nel corso dei secoli, e se ne facevano decotti e tisane. Malva, camomilla, valeriana, borragine, rosa canina, tarassaco, solo per citarne alcune, erano molto efficaci.
Altri siti di interesse prossimi al Museo sono il Parco Archeologico di Carbonara, il Museo delle Città Itineranti, la Badia San Vito con la vicina quercia di circa 500 anni, la diga San Pietro con il lago Aquilaverde.
Il Parco Archeologico, a circa 2 km dall’odierna Aquilonia, presenta le rovine del vecchio paese, colpito dal terremoto del 23 luglio 1930 e abbandonato in seguito all’edificazione della nuova Aquilonia. Il recupero della originaria struttura urbanistica con le stradine, il centro storico, i resti delle antiche Chiese, i vicoletti, la settecentesca fontana monumentale, immerge il visitatore in uno scenario surreale, risvegliando in lui straordinarie suggestioni che gli rivelano la millenaria Storia dell’antica e medioevale comunità di Carbonara (nome del paese fino al 1862). In conseguenza di una Rivolta Contadina avvenuta il 21 ottobre 1860 durante la quale furono trucidati nove dei cosiddetti “galantuomini” dell’epoca, un Decreto Reale  cancellò il nome Carbonara e appose il nome di Aquilonia, in ricordo dell’antica città osco-irpina “AKUDUNNIAD”,  localizzata nel triangolo Lacedonia-Aquilonia-Monteverde, alleata con i Sanniti di Benevento per combattere contro l’espansione di Roma durante le guerre sannitiche. La sconfitta comportò la distruzione della città.
Il Museo delle città Itineranti, aperto in un palazzo restaurato del vecchio centro urbano, raccoglie documenti fotografici, filmati e reperti relativi al terremoto del 1930, assieme a documenti e immagini di altri paesi e città che hanno subito lo stesso destino “errabondo” di Aquilonia.
La Badia di San Vito, del XII secolo, distante circa 700 metri dal centro abitato, è un ameno luogo, oasi di pace e di serenità: la sacralità del sito è rafforzata dalla vigile presenza della “Quercia di S.Vito”, uno degli alberi monumentali più antichi d’Italia. Il tronco ha una circonferenza di m. 5,50 e la chioma di ca. 150 metri.
La diga S.Pietro, con il suo lago Aquilaverde, immersa nei boschi che la circondano, è un’oasi naturale che ospita uccelli acquatici, rapaci, una grande varietà di pesci e nei boschi una grande varietà di fauna selvatica.
Abituati a concentrarci solo località fortemente pubblicizzate, dai luoghi del grande turismo, dimentichiamo spesso che ogni piccolo borgo della nostra Italia è una miniera di bellezze naturali, di beni ambientali, culturali e paesaggistici interessanti.

Pet Therapy a Villa Serena

Pet Therapy a Villa Serena

L’Associazione “Rosa Vitillo Pet therapy” ha come obiettivo la divulgazione e l’impiego della pet therapy e delle altre coterapie (quali musicoterapia, arte terapia, DMT), per veicolare e rendere più efficaci le terapie tradizionali. La Pet therapy abbraccia sia le AAT, che sono terapie in senso stretto che le AAA, attività assistite e le AAE Attività educazionali con l’ausilio del pet. Le finalità comuni sono migliorare l’umore, facilitare le terapie, creare momenti ludico/educativi, abbassare la tensione a livello del gruppo, migliorare il senso di autoefficacia, l’autostima e favorire la socializzazione. L’ associazione opera nei vari contesti di agio e disagio, utilizzando gli animali sia di in chiave ludico/educativa che prettamente terapica con staff specializzato e formato in pet therapy, attraverso vari pet, opportunamente preparati, quali conigli, cani e tartarughe, lavorando quindi sia in contesti creati ad hoc sia in comunità psichiatriche, ospedali e centri per ragazzi diversamente abili.
Da due anni sono attivi laboratori di pet therapy presso la casa di riposo “Villa Serena” di Pesco Sannita, dove il direttore e coordinatore della struttura, Dott. Vincenzo Meoli, la responsabile del settore animazione e formazione degli operatori, dott.ssa Luisa Leone e la responsabile amministrativa, dott.ssa Silvana Leone si dicono molto soddisfatti del lavoro svolto. Gli anziani si mostrano più disposti al contatto e all’ interazione da quando svolgono i laboratori, ricordano abbastanza bene quello che facciamo con i pet e vengono continuamente stimolati a livello cognitivo. Insieme al presidente dell’associazione, Avv. Gloria Malavolti, il progetto è seguito dalla volontaria, dott.ssa Antonella, che con dedizione e passione si sta dedicando alla strutturazione e messa in opera delle attività. Il 21 dicembre ci sarà una festa di Natale che vedrà coinvolti, oltre agli amici pet, musica, canti e balli popolari, sempre organizzati dall’ associazione Rosa Vitillo pet therapy e dall’ ausilio di volontari che hanno deciso di dedicare un po’ di tempo alla struttura.

Il termine “pet therapy” è un neologismo anglosassone, che indica le attività e le terapie svolte con un animale. Il “pet” è un animale preferenziale, domestico, di piccole (cani, gatti, conigli) ma anche di grandi dimensioni (cavallo o delfino) (G.Ba, 2004). Lo psichiatra Boris Levinson (1953) ha compiuto le prime osservazioni cliniche in merito ai benefici della pet therapy sui disagi psichici e l’handicap psicomotorio, coniando il termine “pet therapy” nel 1961. Levinson aveva, infatti, ripetutamente notato che il cane che lo accompagnava nel corso della terapia suscitava un vivo interesse da parte di un paziente autistico. B. Levinson riteneva, ispirandosi alle teorie winnicottiane, che il pet potesse essere utilizzato in qualità di “oggetto transizionale”, nonché “catalizzatore” per lo sviluppo delle abilità sociali.
La pet therapy, quindi, presuppone l’utilizzo del pet in diversi programmi educativi, terapeutici e\o riabilitativi, in qualità di facilitatore relazionale e sociale, da parte di professionisti dell’educazione e del benessere umano che hanno svolto una formazione specifica nell’ ambito della pet therapy e che, pertanto, sono attenti al benessere sia dell’animale che degli utenti all’ interno della sessione. Le attività in parola non sostituiscono ma affiancano terapie e metodologie educative e riabilitative tradizionali, come co-terapia. Gli anziani, in particolare, possono presentare spesso disattenzione, problemi di memoria, depressione, scoppi emotivi e di pensiero lento. L’ interazione con il pet gli consente di spostare l’attenzione da sè stessi all’altro, di ricevere affetto e, allo stesso tempo, di stimolare il mantenimento delle capacità residue.

Le persone ospiti di case di cura, spesso sentono di avere una mancanza di controllo sulla loro vita e, pertanto, somministrare coccole ad un pet e ricevere affetto non giudicante è rilassante e consente all’ utente di sentirsi a proprio agio e di affrontare diversamente la permanenza che, spesso, si accompagna all’ isolamento affettivo dai famigliari. L’ attività assistita aiuta i pazienti a mostrare interesse per l’ambiente circostante e fissarsi sul qui ed ora. Il rapporto animale-uomo, di tipo affettivo ed emozionale, si è mostrato efficace da un punto di vista fisiologico dal momento che è stato riscontrato, che attività come l’invito ad accarezzare e spazzolare l’animale, porgergli piccoli bocconcini, camminare tenendolo al guinzaglio, favoriscono l’abbassamento della pressione sanguigna ed il rallentamento della frequenza cardiaca (Carbone G., Tonali A., 2007). Una delle principali difficoltà riscontrate nell’interazione con soggetti anziani, soprattutto se colpiti da patologie neurologiche, soprattutto, l’Alzheimer è la sensazione che in essi sia presente una cecità mentale, allo stesso modo delle persone autistiche, rispetto agli stimoli sociali ed un’incapacità a mentalizzare gli stati propri e altrui (Frith U., 2009). Da un punto di vista psicodinamico ciò può essere ritenuto un effetto dei meccanismi di difesa primariamente utilizzati dal soggetto: alienazione e isolamento, meccanismi, in particolar modo l’isolamento, che consentono alla persona di scindere gli elementi affettivi di un’esperienza dai suoi elementi cognitivi e che permettono alla persona di relegare verso zone inaccessibili alla propria coscienza, i vissuti dolorosi connessi alla malattia ed ai disturbi sperimentati (Mc Williams, 1994).
Attraverso la stimolazione primariamente di tipo sensoriale, effettuata attraverso 
l’ausilio del pet, è possibile assistere ad un miglioramento dell’attenzione e delle capacità relazionali, una riduzione dei disturbi comportamentali, un miglioramento del tono dell’umore ed un’interazione verbale coerente rispetto al contesto.
Gli effetti benefici della pet therapy in ambito neurologico sono stati citati anche nel cinquantaduesimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, ove è stato evidenziato un miglioramento nell’ attenzione e
nell’interazione dei pazienti che avevano aderito a progetti sperimentali con gli animali. Si è registrata, inoltre, una diminuzione dei disturbi comportamentali, un miglioramento del tono dell’umore nonché un’interazione verbale pertinente al contesto, un miglioramento significativo nell’ambito del linguaggio. Un articolo del Journal of American Geriatric Society a sottolinea come gli anziani possessori di un animale da compagnia, mostrano un maggior benessere e maggiore attitudine a svolgere le azioni della vita quotidiana.

Nella casa di Riposo Villa Serena, di Pesco Sannita il direttore e coordinatore della struttura, Dott. Vincenzo Meoli, la responsabile del settore animazione e formazione degli operatori, dott.ssa Luisa Leone e la responsabile amministrativa, dott.ssa Silvana Leone hanno voluto puntare sulla pet therapy per i propri utenti. Abbiamo riscontrato, in due anni di attività, che il contatto con i pet allevia il senso abbandono, sollecita la memoria, favorisce un miglioramento del tono dell’umore, nel linguaggio, mantiene le facoltà cognitive residue. Sono proposte attività di accudimento, spazzolamento, accarezzamento che aiutano gli ospiti a fissare l’attenzione sul qui ed ora e attraverso la stimolazione sensoriale, si agisce sulle capacità residue;
* Si invitano i pazienti ad elaborare ricordi relativi agli animali, strutturando domande molto semplici nel corso delle attività proposte;
* accanto alle attività più statiche, là dove possibile, i pazienti possono sperimentarsi in giochi di coordinamento motorio (lanciare la palla al cane, farlo saltare nel cerchio, passare nel tunnel ecc…);
* tutto ciò è accompagnato da attività che vedono il supporto di musica e arti grafiche, R.O.T. per tentare un approccio più globale e modellato sul bisogno individuale.

Fondazione MIdA

Fondazione MIdA

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Cosa c’era prima del terremoto? Cosa è andato via, cosa è rimasto? Le reazioni, le distruzioni, i cambiamenti necessari, quali strati dell’animo e delle coscienze hanno toccato, al punto tale da modificare il modo di vivere, l’economia, la società del territorio.
Siamo e viviamo su una terra che spesso trema, ma in una terra di terremoto è possibile ipotizzare uno sviluppo, un sistema di sviluppo locale sostenibile e duraturo? è possibile ogni volta o per questa volta recuperare il passato, riportarlo e adattarlo al presente ed immaginare un futuro ricco di risorse endogene e carico di sforzi innovativi, un processo che si adatti alla terra del sisma e che di quel sisma ne colga la forza?
Sono queste le domande poste allinizio, quando la Fondazione MIdA non era ancora nata ma stava per prendere forma.
Studiare, capire, intravedere i cambiamenti che un sisma può determinare su tutti i livelli, urbanistici, economici, sociologici, sanitari sono state le ragioni che hanno mosso l’idea Mida, in primo luogo con l’Osservatorio sul Doposisma ma anche con la volontà di sperimentare un modello di sistema locale basato su elementi indigeni, dallarchitettura, allagricoltura, dal turismo alle emergenze naturalistiche, fortificati tuttavia dalla ricerca, dallinnovazione e dalla qualità.
Nasce con il fine di valorizzare la ricchezza di questo territorio unico nel suo genere, dando vita a iniziative senza fini di lucro, mirate a promuoverne le risorse ambientali e culturali.
La Fondazione gestisce diversi siti. In primo luogo le Grotte di Pertosa-Auletta, quindi una sede museale (MIdA 01) che permette di scoprire la storia geologica del luogo, indagando le profondità della terra attraverso l’esplorazione diretta delle Grotte. In prossimità delle Grotte vi è anche un Museo Botanico (MIdA02), dedicato alla flora spontanea del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.
Ulteriori spazi espositivi della Fondazione si trovano nella suggestiva località di Auletta, dove oltre al Complesso Monumentale dello “Jesus” (MIdA 03), sede amministrativa della Fondazione, è presente il ”Parco Urbano a Ruderi” (MIdA 04) che è costituito dalla parte del borgo antico del Comune di Auletta che affaccia sulla rupe del torrente Cretazzaro.

La Fondazione opera secondo tre linee di azioni principali

  1. la gestione degli asset secondo le tecniche manageriali e organizzative più avanzate, al fine della valorizzazione dei beni in tutti i loro aspetti, secondo il criterio del ritorno economico e nella costante promozione delle competenze.
    La gestione privilegia la qualità dellambiente;
  2. lo sviluppo di servizi nei settori della formazione, dellagricoltura ed in senso lato delle attività economiche, gestionali e di promozione del territorio, con la creazione di adeguate professionalità che possano mettere la loro competenza al servizio della Fondazione e di soggetti pubblici e privati esterni;
  3. le attività di ricerca nei settori di interesse della Fondazione (dopo-sisma, naturalistico-ambientale, storico-archeologico, economico) e le attività di analisi e di progettazione finalizzate contestualmente alla crescita e allo sviluppo del territorio nel medio e lungo periodo

Sede Fondazione MIdA
Musei Integrati dell’Ambiente
Sede operativa
via Muraglione 18/20 – Pertosa (Sa)
tel 0975397037
[email protected]

Mangiare è un atto politico

Mangiare è un atto politico

È errato ritenere che il benessere psicofisico (la nostra salute) sia assicurato da alimentazione sana e cibo genuino, senza tener conto dell’età, dello stile di vita, dell’ambiente, della predisposizione genetica e tanti altri fattori.

Il cibo infatti condiziona la nostra salute, oltre che come nutrimento, anche per le conseguenze della massiva produzione industriale, del trasporto, della distribuzione e conservazione. È accertato che gli allevamenti intensivi sono fonte d’inquinamento dell’atmosfera e dell’acqua, i mangimi contengono sostanze dannose, l’utilizzo di antibiotici indebolisce le nostre difese immunitarie, i conservanti e gli additivi, indispensabili nell’industria alimentare, causano intolleranze. Inoltre, il trasporto degli alimenti per il consumo a grande distanza genera inquinamento ambientale e gli imballaggi, insieme agli sprechi cui c’induce il consumismo, aggravano la problematica dei rifiuti.

Un vero e duraturo miglioramento della salute umana si otterrà solo con interventi radicali su ambiente, sfruttamento delle risorse naturali, benessere animale, biodiversità, razionalizzazione dei consumi, possibili se sarà presa coscienza, da parte di tutti, che la nostra salute dipende da quella dell’ecosistema in cui viviamo e da come ci comportiamo.

In questa direzione, è fondamentale il ruolo dell’informazione e del volontariato. Sono numerosi gli enti, le istituzioni e le associazioni che operano su scala locale, nazionale e mondiale per difendere i consumatori e formare imprenditori, giovani, amministratori a tenere nella debita considerazione la qualità del cibo e l’idoneità dei metodi di produzione e distribuzione. Anche il papato di Francesco sta riservando particolare attenzione ai temi dell’alimentazione, della salute e dell’ambiente, fornendo un contributo prezioso.

Nel settore del volontariato si distingue Slow Food, un’associazione internazionale nata in Italia più di trent’anni fa, impegnata a dare il giusto valore al cibo e restituirgli le funzioni di procurare piacere e migliorare le condizioni di vita, nel rispetto di chi produce in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi custoditi nei territori e nelle tradizioni. La sua importanza risiede nell’approccio olistico e nella visione globale con cui svolge la propria attività. Ogni giorno Slow Food lavora con una fitta rete di soci e sostenitori, operando affinché il cibo non sia solo merce e fonte di profitto e promuovendo il diritto al piacere attraverso l’incontro, il dialogo e la gioia di stare insieme.

Fra le associazioni che s’interessano di salute, sicurezza alimentare e salvaguardia dell’ambiente, Slow Food è l’unica che comprende sia consumatori che imprenditori. Tra i soci avviene un continuo scambio di dati attendibili e verificati, attraverso esperienze presso produttori e ristoratori, degustazioni ed eventi conviviali, corsi teorico/pratici su cibi, cucina, spesa, sicurezza alimentare. In tal modo i consumatori affinano esperienza e capacità di giudizio in maniera obiettiva, documentata, pratica e diretta e gli imprenditori trovano mercato per i loro prodotti di qualità.

Mangiare è molto più che alimentarsi e dietro il cibo ci sono produttori, territori, emozioni, piacere, salute ed economia; si può definire un atto politico, perché influisce in maniera determinante sulla salute, la ricchezza e la felicità dei popoli.

Lucio Napodano – Consigliere Nazionale Slow Food

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