Quarta edizione del Premio Nazionale Pabulum

Quarta edizione del Premio Nazionale Pabulum

dieta mediterranea

Ideatrici dell’iniziativa sono la Biologa Nutrizionista Katya Tarantino, presidente dell’Associazione Pabulum, Graziella Di Grezia, Medico Radiologo e la biologa Giulia Corrado. La Direzione Artistica del Premio è affidata al giovane talento Davide Cuorvo. Quest’anno il prestigioso ruolo di Presidente Onorario di Giuria è stato assegnato ad Antonio Limone, Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.

LA DIETA MEDITERRANEA. «La Dieta Mediterranea – afferma la biologa nutrizionista Katya Tarantino – è caratterizzata da un modello nutrizionale rimasto costante nel tempo e nello spazio, costituito principalmente da olio di oliva, cereali, frutta fresca o secca e verdure, una moderata quantità di pesce, latticini e carne, e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, sempre in rispetto delle tradizioni di ogni comunità. Tuttavia, la Dieta Mediterranea è molto più che un semplice alimento. Essa promuove l’interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende».

L’iniziativa ha ricevuto il Patrocinio morale da parte del Consiglio Regionale della Campania, Museo Vivente della Dieta Mediterranea, UNPLI Campania, Distretti turistici Regione Campania, Ordine dei Tecnologi Alimentari Campania Lazio ed ha come partner Città del Gusto di Napoli/Gambero Rosso, Unione Regionale
Cuochi Campania, PMI International, Delta 3 Edizioni, UNCI Agroalimentare, AGROCEPI, Associazione Terre del Sud, Associazione Crescere in rosa, Associazione Salerno Attiva Activa Civitas, Associazione Logopea, Associazione Farma e Benessere, Associazione della Terza Età/Università Irpina del Tempo Libero di Avellino. Il concorso è gratuito e aperto a tutti.

Clicca qui per scaricare il Bando

Le startup campane protagoniste del futuro dell’innovazione

Le startup campane protagoniste del futuro dell’innovazione

start up razzo

Tra le realtà più interessanti Videum (Salerno), piattaforma video per la salute e il benessere che integra tecnologie e servizi per supportare azioni di marketing verso un target specifico (paziente, medico, professionista della salute, caregiver), e 3DRap, laboratorio di prototipazione digitale di Mercogliano (Avellino), che porta a Smau un hand controller per permettere alle persone con disabilità di prendere parte al Sim Racing, le simulazioni di gare automobilistiche.

Altre aziende in erba sono la salernitana Ambra (energia), la prima energy storage community, e le napoletane Books to Travel (che offre itinerari narrativi alternativi, sfruttando le tecnologie di geolocalizzazione e creando storie da «viaggiare» per esplorare il territorio e scoprire nuovi luoghi), Mobiv (monitoraggio Bluetooth non invasivo dei visitatori) e Oltre il Museo (che collega i musei, i parchi e le aree archeologiche minori ai grandi circuiti museali attraverso itinerari culturali interconnessi e personalizzabili).

Sempre più in crescita risulta ancora il settore salute, farmaceutico, food e ambiente grazie a:

Foodallergeni che sviluppa servizi esclusivi per la ristorazione, attraverso un SOFTWARE/APP per l’indicazione degli allergeni contenuti nei menu/piatti.

Gooty –  Good Taste of Italy, valorizza e promuove le produzione di eccellenza enogastronomica del territorio campano.

Nrg4You progetta e costruisce impianti tecnologicamente innovativi per la produzione di energia da fonte rinnovabile e il risparmio energetico.

Software Engine fornisce idee e soluzioni fortemente innovative ad alto contenuto tecnologico alle PMI ed alle Strutture Sanitarie Italiane.

Chatbot, laser antinebbia, algoritmi per la ricerca farmaceutica, alcuni dei progetti presentati ieri nell’incontro promosso dall’Unione degli Industriali Napoli.

Chatbot che fanno lead generation, laser che messi sulle strade diventano potenti strumenti per automobilisti contro la nebbia, algoritmi che aiutano la ricerca farmaceutica.

Laila – chatbot innovativo, usa l’intelligenza artificiale per gestire una conversazione fluida e coerente come farebbe un essere umano. Laila collabora con l’Università degli Studi della Campania, Luigi Vanvitelli, ha già ottenuto 400mila euro con il bando Smart&Start e sta per lanciare la sua campagna di crowdfunding su 200crowd.

Laiser aid – laser contro la nebbia è un sistema illuminotecnico che punta a risolvere il problema della scarsa visibilità su strada, per nebbia o condizioni metereologiche avverse. La startup ha ideato una tecnologia che usa un laser che promette di ridurre i rischi di incidenti.

FoodExd – piattaforma per cuochi dilettanti, permette di acquistare piatti preparati da cuochi dilettanti. Attraverso l’applicazione è possibile ordinare e comprare piatti preparati in casa e di riceverli direttamente a casa consegnati proprio da chi li ha cucinati.

YouKaola – armadio virtuale per mamme dove è possibile affittare vestiti per neonati e premaman. Sia le premamme che i neonati nei primi mesi cambiano misure rapidamente, tanto che molti capi non vengono usati affatto. La piattaforma offre un’alternativa eco sostenibile attraverso il prestito che garantisce risparmi fino al 50%.

Hand?App – app di social innovation aiuta le persone affette da disabilità a trovare i luoghi pubblici e privati che sono strutturati per le loro esigenze. La startup ha lanciato un vero e proprio navigatore che indica percorsi, attività commerciali e di vago, accessibili per chi si sposta su una sedia a rotelle.

Sotfmining – algoritmi per farmaci che aiutano la ricerca farmaceutica. L’utilizzo di questi software consente, secondo il Ceo, di ridurre sensibilmente i tempi della ricerca, ma anche la sperimentazione sugli animali. Softmining punta a favorire la creazione di prodotti farmaceutici più efficaci e sicuri.

Le mostre del 2019 a Napoli

Le mostre del 2019 a Napoli

mostra depositi

Caravaggio fa tappa al Museo di Capodimonte e al Mann arrivano gli Assiri.
Quello appena cominciato sarà l’anno di Caravaggio. Nel 2017 toccò a Picasso con Parade e nel 2018 ci si è mossi per il recupero del Bosco, nell’aprile 2019 andrà in scena a Capodimonte una mostra, con durata trimestrale, sulla nuova percezione di Caravaggio e la sua influenza sui pittori napoletani dopo il suo passaggio in città.

L’altra importante mostra predisposta dal direttore Sylvain Bellenger per Capodimonte sarà inaugurata il 15 giugno: “C’era una volta Napoli: storia di una grande bellezza” celebrerà l’intima affinità tra arte e musica, con i personaggi dell’opera del secolo d’oro napoletano che svincolandosi dai libretti del San Carlo riabbracceranno il loro legame con l’arte, i visitatori saranno immersi nella musica con delle cuffie e ad esempio ci saranno i personaggi dell’Idolo cinese di Paisiello con le chinoiseries della Real Fabbrica di Capodimonte conservate al museo. Prosegue, intanto, la mostra sulle opere dai “Depositi di Capodimonte” fino al 15 maggio.

mann-napoli

Al Mann durante il 2019 ci saranno diversi eventi: il 6 giugno fino al 10 settembre: “Gli Assiri all’ombra del Vesuvio” che ripresenta quindici calchi in gesso di rilievi neoassiri dal IX al VII secolo a. C. (i cui originali sono al British Museum) giungenti dai siti di Ninive e Nimrud che rientrano nelle collezioni permanenti del Museo Archeologico di Napoli ma che non sono esposti da diversi anni. Le lastre in calcare erano infisse sui palazzi dei monarchi assiri e questa è la prima mostra sul popolo di Ninive che sia stata mai realizzata al Mann.
Una mostra molto realistica grazie alla tecnica del “video-mapping” con l’utilizzo di fasci di luce orientata per ricostituire un intenso incanto e grazie ai touch-screen e a diffusori di odori e fragranze e repliche di oggetti compiuti con la stampa in 3D.
Per il 30 maggio saranno aperte le collezioni di Preistoria e Protostoria del Mann e quella della Magna Grecia e nella stessa data, la mostra “Gli Etruschi al Mann” si protrarrà fino al 4 novembre.

escher metamorphose

L’anno si concluderà con “Thalassa, Il mare, il mito, la storia, l’archeologia”, dal 25 settembre, coinvolgendo anche i Campi Flegrei e la Sicilia. Anche in questo caso saranno allestititi itinerari con una fruizione 4.0 con installazioni multimediali e realtà “aumentata”. Fino al 7 aprile Palazzo Zevallos di Stigliano ospiterà “Rubens, Van Dyck, Ribera, la collezione di un principe” e proseguirà fino al 24 marzo al Castel dell’Ovo
“I De Filippo. Il mestiere in scena”. Al Pan di via dei Mille Escher resterà fino al 22 aprile.

Tesoro antico di Teggiano

Tesoro antico di Teggiano

museo erbe

Il Museo delle Erbe con Viridarium, inaugurato nel giugno del ‘99, si sviluppa in diverse sezioni: etnobotanica, con la ricostruzione storica di un’antica spezieria medievale e settori dedicati alla medicina popolare, alle erbe nell’uso domestico; medicine naturali, preparazioni farmaceutiche ed erboristeria con tutti gli elementi necessari per fitoterapia, omeopatia e floriterapia. L’Erbario naturale e monitoraggio sulle emergenze floristiche rappresenta il punto di riferimento di numerose categorie sociali dai professionisti agli studenti, ai contadini, agli artigiani, alle massaie, ai ricercatori, ai curiosi della Provincia di Salerno e della Regione Campania.

Teggiano (Salerno)
Piazza SS. Pietà

Tel. 0975 79600 – [email protected]

Le Ore del Sole: una mostra per raccontare la misura e la percezione del tempo

Le Ore del Sole: una mostra per raccontare la misura e la percezione del tempo

Museo Archeologico Nazionale di Napoli
21 settembre/31 gennaio 2019

“Le ore del sole. Geometria e astronomia negli antichi orologi solari romani”, un racconto appassionato ed entusiasmante, costruito in sinergia con il Diarc – Dipartimento di Architettura dell’Ateneo Fridericiano e realizzato a cura della prof.ssa Alessandra Pagliano.
La mostra si configurerà, di fatto, come un vero e proprio inno alla multidisciplinarietà, concepita come lente d’ingrandimento privilegiata da cui osservare il passato: geometria, astronomia, nuove tecnologie, storia dell’architettura e restauro saranno i campi del sapere intrecciati per ridare vita ad una scienza, la gnomonica, che, tramite lo studio della traiettoria del sole, era usata dagli antichi sia come calendario, sia per scandire il passare delle ore diurne.
Con il sussidio della fotogrammetria digitale e delle moderne tecnologie, utilizzando stampe in 3D degli antichi orologi con lo gnomone riposizionato, i visitatori potranno intraprendere, così, un vero e proprio viaggio nel tempo, in cui verrà riscoperta la maestria delle civiltà antiche, che rappresentano ancora un modello di rigore scientifico per la società postmoderna.
Il progetto espositivo de “Le ore del sole”, inoltre, è stato realizzato anche grazie alla sensibilità di due Mecenati, la Maison Brinkmann e Gnosis Progetti, che hanno inteso sostenere l’iter di valorizzazione degli orologi storici del Museo. Accanto al tradizionale percorso espositivo, infine, il Museo proporrà un’intensa attività di laboratori e visite ad hoc, per favorire la divulgazione, anche ai più piccoli, dei contenuti dell’esposizione.

Locandina le ore del sole

Speciale Laboratori

Visita laboratorio per famiglie
ore 11.30 (durata 1 h e 30 min.)
• sabato 27 ottobre
• sabato 24 novembre
• domenica 16 dicembre
Con l’aiuto di plastici che riproducono antichi orologi solari orizzontali, verticali e conici.
I visitatori saranno accompagnati da racconti illustrati ed impareranno a leggere le ore del sole in compagnia di Augusto, Papa Gregorio e tanti altri personaggi, con la prof.ssa Alessandra Pagliano e gli studenti del DIARC, in collaborazione con il Servizio Educativo del MANN.

La partecipazione è gratuita.
Prenotazione obbligatoria.
Tel. 081 4422328 dal lun al ven, ore: 09/15

Sarà prevista una visita/evento venerdì 21 dicembre (ore 11.30), per osservare direttamente ed in realtà virtuale, con l’utilizzo di visori, il mezzogiorno astronomico lungo la linea della Meridiana del Gran Salone.

La partecipazione è gratuita.
Prenotazione obbligatoria.
Tel. 081 4422328 dal lun al ven, ore: 09/15.

L’unico abitante di Rescigno Vecchia

L’unico abitante di Rescigno Vecchia

Giuseppe Spagnuolo

Rescigno Vecchia: uno dei borghi fantasma più belli d’Italia ed è oggi abitato unicamente dal signor Giuseppe Spagnuolo.

Si trova in provincia di Salerno, nel Cilento, è costituito da case in pietra di un unico piano immerse nella vegetazione e disseminate in piccoli vicoletti sterrati. Frane e alluvioni costrinsero gli abitanti a trasferirsi più a valle dando vita alla Roscigno Nuova.

Visitando il paese si ha l’impressione di fare un viaggio indietro nel tempo passeggiando tra botteghe e stalle, la piazza municipale che è dominata da una fontana e dalla chiesa di San Nicola di Bari. È anche possibile visitare il Museo della civiltà contadina ospitato nelle stanze della canonica della Chiesa e dell’ex Municipio.

Roscigno Roscigno

Giuseppe Spagnuolo è l’unico abitante di Roscigno Vecchia, in provincia di Salerno: gli abitanti sono andati via per il rischio dissesto idrogeologico, mentre lui è diventato custode della memoria del borgo.
E, in quanto unico abitante, a Giuseppe spetta il compito di accogliere i molti curiosi che da tutta la penisola e dal mondo giungono nel piccolo borgo.
“Questo paese – spiega Giuseppe Spagnuolo – negli anni ’80 non era sulla carta topografica. La Sovrintendenza l’ha chiamata la Pompei del ‘900. Addirittura i proprietari di questi edifici sono rimasti quelli del ‘700. Hanno lasciato tutto così, in uno stato di abbandono, quando avrebbero potuto inventarsi mille altre cose per rendere questo borgo ancora più incantevole. Un cantiere scuola, un museo a cielo aperto, una location per un presepe vivente, e non limitarlo a qualche apparizione sporadica di qualche pellicola cinematografica”.

Roscigno vecchia GiuseppeRoscigno Giuseppe Spagnuolo

Lui è l’unico residente dal 2001, ma, come ogni viaggiatore, prima di trovare il suo porto sicuro ha migrato. “Prima di tornare qui, dove è nata la mia famiglia di contadini, sono stato un emigrante. – rivela a Niccolò Zancan, che lo ha intervistato per La Stampa – Era la primavera del 1963 quando sono partito per andare a fare l’aiuto carpentiere in Lombardia.
Poi spaccapietre in Svizzera. Servizio militare a Como, due anni nella Finanza, trent’anni da operaio edile in giro per il Nord Italia, durante i quali ho fatto tre figli, che ora vivono sparsi per il mondo. Sono tornato quando non avevo proprio più nessun impiego”.

 

L’arte di guarire, guarire con l’arte

L’arte di guarire, guarire con l’arte

farmacia museo arti sanitarie

Da un’esposizione realizzata nel 2010 in occasione della celebrazione della fondazione dell’ospedale “Gli Incurabili” di Napoli che si festeggia il 23 marzo, è stato istituito il primo nucleo del museo delle Arti Sanitarie e di Storia della Medicina, nella cui biblioteca e sale espositive, che si sviluppano sui 4 piani dell’edificio, sono confluite una collezione privata di libri e strumenti medici, donazioni e beni di carattere storico-sanitario provenienti da antiche strutture ospedaliere afferenti all’ASL NA1 Centro, di cui il Museo rappresenta anche il centro di catalogazione, documentazione e ricerca.

Vecchi ferri e antichi strumenti medici, stampe e libri messi insieme per salvare la memoria della scuola medica napoletana e della storia sanitaria del Sud.

Un luogo della memoria delle arti sanitarie realizzato in sinergia con l’ospedale, l’ASL Napoli 1 centro e i volontari dell’associazione “Il faro d’Ippocrate” dove le sale espositive sono intitolate ai numi tutelari della scuola medica napoletana: Domenico Cotugno, Domenico Cirillo, Giuseppe Moscati, Giovanni Ninni, etc…

Nel cortile degli Incurabili, tra gli eleganti elementi in piperno, le corti cinquecentesche e le antiche sale dell’ospedale fondato dalla catalana Maria Lorenza Longo, si respira un barocco un po’ speciale: qui l’arte aiuta a guarire. In un tempo in cui le malattie erano collegate al castigo divino ed i farmaci ben poco efficienti, le preghiere di tante istituzioni dedite alla carità aiutarono a scongiurare malattie ed epidemie. Suore e frati con accanto volontari di ogni ceto sociale della città alleviarono il dolore e le sofferenze e resero accettabile anche la morte. Il barocco che meraviglia, stupisce in questo antico stabilimento ospedaliero per la sua unità di espressione. La vocazione ospedaliera del luogo fu tenuta certamente in gran conto da architetti quali Domenico Antonio Vaccaro, Bartolomeo Vecchione ed altri che studiarono il flusso dei venti, la salubrità collinare del luogo e l’impianto, nei ricchi chiostri annessi, di piante ed erbe medicinali. Se la Farmacia fu salone di rappresentanza di quello che fu poi, per il suo livello organizzativo e scientifico, l’ospedale di riferimento dell’intero Reame, non sono da meno la cappella dei Bianchi della Giustizia, la chiesa di Santa Maria del Popolo, lo scalone del convento delle Pentite e le splendide sale mediche. Insomma il visitatore nel cortile, che è un’autentica piazza del sapere medico, è preso dalla vertigine dei nomi e delle cose che rappresentano, secondo una visuale nuova per molti napoletani, la storia più profonda della città. Medici illustri, pazienti eccellenti, predicatori e santi ispirati, insieme a volontari benevoli, costituirono un autentico monumento congiunto della carità e della cultura medica a Napoli.
La bellezza degli affreschi fiamminghi del chiostro di S. Maria delle Grazie a Caponapoli fanno da pendant all’orto medico con al centro il grande albero di canfora che dava ombra, profumi ed essenze che curarono i mali a quell’epoca incurabili. Ma l’ospedale, accanto alle bellezze artistiche, rappresenta per Napoli un forte polo della cultura scientifica e in particolare medica: dall’Accademia degli Oziosi alla Scuola Medica Napoletana si legge il cammino di una scienza che nell’Illuminismo si affianca alla forte tradizione alchemico-esoterica che permea la cultura bio-medica dell’antica capitale. Qui la storia incontra la malattia e l’arte lenisce il dolore per lo stupore e l’incanto di chi osserva attraverso i fatti del dolore e della malattia la storia della città. Macchine anatomiche del Settecento in cartapesta e stampe mediche testimoniano la vocazione per la dissezione fine dell’anatomia; farmacie portatili, antichi microscopi accanto a clisteri d’epoca raccontano l’evoluzione di una scienza e i suoi riflessi sulla società. In particolare si raccontano l’avventura del barbiere che si trasforma in chirurgo e gli esordi dell’anestesia, realizzata in Italia per la prima volta in questo Ospedale.

Gli oggetti riportati sono strumenti medici di straordinaria fattura, opera spesso di un artigiano che lavorava a stretto contatto con un committente esigente. Questi strumenti ci riportano alla storia dell’ospedale e dei suoi tanti primati sanitari e al difficile cammino della scienza medica. Alle spalle una biblioteca e un archivio fotografico e documentario per colmare le lacune della storia sanitaria del Sud, che poco ha indagato sull’antico ospedale e sulla nascita delle professioni mediche negl’ Incurabili. L’obiettivo è rileggere la storia della città attraverso le malattie e le epidemie, che in vari tempi hanno colpito e flagellato la sua popolazione.
La settecentesca spezieria è il luogo dove l’Arte incontra la Scienza. Qui lo stile Barocco rococò, disegnato da Domenico Antonio Vaccaro, si sposa con l’illuminismo dei maestri di Anatomia e Botanica (Domenico Cotugno, Domenico Cirillo) nell’Ospedale più importante del Regno dei Borbone.
I preparati alchemici dell’antica tradizione aprono il passaggio alla chimica farmaceutica nel luogo dove sapienti artigiani del legno, delle dorature e delle ceramiche approntarono sale ove risuonarono le voci di ricercatori che scrissero la storia del pensiero europeo. In particolare, gli alberelli, le idrie e le riggiole dei fratelli Massa rappresentano un unicum straordinario per l’eleganza dei colori e la raffinatezza del programma iconografico, teso alla funzione esoterico-massonica della Sala grande, ove fa bella mostra di sé la matrice uterina operata. Si tratta dell’allegoria del taglio cesareo salvifico che sottolinea il pregnante ruolo femminile nella storia partenopea.

ITINERARI

MUSEO DELLE ARTI SANITARIE E STORIA DELLA MEDICINA

Via Maria Lorenza Longo, 50 (Contatti: 081440647 – [email protected])
VISITABILE Dal lunedì al sabato: 9.00 – 17.00 – Domenica: 9.00 – 13.00/ Martedì chiuso

PERCORSO GUIDATO “L’ARTE DI GUARIRE… GUARIRE CON L’ARTE

Via Maria Lorenza Longo, 50
Visita guidata della Farmacia Storica, Museo delle Arti Sanitarie, Orto medico e Chiostro di Santa Maria delle Grazie nel complesso dell’ospedale monumentale di S. M. del Popolo degli Incurabili
Quando: Lunedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato e Domenica previa prenotazione: 081.440647 [email protected]

VISITA ALLA CAPPELLA DEI BIANCHI DELLA GIUSTIZIA NEL COMPLESSO DI S. M. DEL POPOLO DEGLI INCURABILI

La riapertura è stata resa possibile grazie alla collaborazione sinergica della Diocesi di Napoli, dell’Arciconfraternita dei Bianchi della Giustizia in S. M. Succurre Miseris e dell’Associazione “Il Faro d’Ippocrate”.
Quando: 2 visite al mese che prevedono tre turni: ore 9.15, 10,15, 11,15 (il calendario delle prossime date è visionabile sul sito www.museoartisanitarie.it)
Visitabile previa prenotazione 081.440647 – [email protected]

Il complesso ospedaliero di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, scrigno che nasconde i più bei tesori della città, apre un’altra porta, quella della Confraternita dei Bianchi della Giustizia, storicamente aperta al popolo solo due volte l’anno per le funzioni di Pasqua e dell’Assunta e definitivamente chiusa dal 1862. Il valore storico e artistico della sede è incommensurabile, comincia dallo scalone di piperno a tenaglia, passa per la cappella dedicata a Santa Maria Succurre Miseris, con affreschi di Giovan Battista Beinaschi e seicenteschi stalli lignei con figure fantastiche, alla Sacrestia descritta nelle belle pagine di Luci ed ombre napoletane di Salvatore di Giacomo, per arrivare, tra ritratti di confratelli Pontefici e Santi, pregevoli stucchi e Madonne iconograficamente rare, ad un busto in cera di donna popolarmente conosciuto come “la scandalosa”. Si tratta di una ceroplastica del XVIII secolo che mostra tutto l’orrore del “mal franzese”, utilizzata come monito o deterrente per chiunque avesse intrapreso la strada della dissolutezza. La Compagnia dei Bianchi della Giustizia ebbe origine nel 1430 ad opera di S. Giacomo della Marca, che riunì persone di animo pio per suffragare con messe ed elemosine le anime dei giustiziati. Con un “Breve” del 28 luglio 1525, Clemente VII, approvò i capitoli della Compagnia e ne definì lo scopo: “procurare la salute dell’anima di quelli che sono a morte condannati, et visitare i miserabili imprigionati e gli spedali de li ammalati, e quelli spetialmente di mali incurabili infermi”, come si legge negli Statuti del 1525. La Compagnia, che prestò la sua opera caritatevole fino al 1862, dopo diverse sedi, nel 1534, si stabilì presso l’Ospedale degli Incurabili abitando in una casa di proprietà di Maria Longo, fondatrice dell’Ospedale. Qui i confratelli costruirono la cappella intitolata a Santa Maria Succurre Miseris, che conserva tuttora pregevoli opere d’arte e testimonianze di una intensa e interessante storia.

PERCORSO “SIRENE, SANTE, PRINCIPESSE, E PROSTITUTE A CAPONAPOLI”

Un percorso che racconta Caponapoli con gli autori della pubblicazione “ La Collina Sacra”
Il Museo delle Arti Sanitarie, con “le Sirene di Caponapoli” , inaugura il primo itinerario attraverso i luoghi raccontati nel libro.
Un percorso al femminile, dal mito della fondazione della città, legato al culto di Partenope, attestato nei luoghi del tempio, proseguendo poi attraverso chiostri, conventi ed ospedali per raffigurare come il femminile si sia declinato lungo la storia plurimillenaria di Napoli, attraverso le diverse attitudini delle donne partenopee: sacerdotesse vergini dedite al culto della Sirena Partenope, o a quelli di Demetra ed Ecate con i relativi riti misterici ed oracoli; più tardi, monache consacrate alla preghiera e alla cura degli infermi bisognosi, tutte di diversa estrazione sociale e provenienza: principesse di nobile stirpe ma anche prostitute redente, sempre rigorosamente separate tra loro. Ed ancora, nobili dame, poetesse ed intellettuali votate a praticare caritatevole assistenza, tutte accomunate da un fil rouge, il binomio SANTITÀ-SANITÀ. Il percorso continuerà con la fondazione dell’Ospedale degli Incurabili e la visita alla Farmacia Storica.
Quando: 2 visite al mese previa prenotazione: 081.440647_ [email protected] (il calendario delle prossime date è visionabile sul sito www.museoartisanitarie.it)
Punto d’incontro: Porta San Gennaro, (lato Pizzeria Capasso) in via Foria, adiacenze stazione metropolitana di P.zza Cavour.

 

Il cece di Cicerale vive ancora. La storia di Giovanna Voria

Il cece di Cicerale vive ancora. La storia di Giovanna Voria

Cecicorbella

Giovanna Voria nasce figlia di contadini. E chi appartiene alla terra prima o poi ne sente il richiamo…
Infatti, sposata giovanissima, avvia con il marito un’attività di marmi, ma dopo 25 anni in cui ormai gestiva sia l’ufficio che il laboratorio, quella vita inizia a starle stretta: si sente come l’ingranaggio di una macchina e prendersi cura dell’uliveto, del vigneto e degli animali di famiglia nel fine-settimana, non le basta più. La terra chiama, lei risponde.
Molla tutto e nel 2001 avvia quello che diventerà l’Agriturismo Corbella, in una zona “fuori dal mondo”: all’epoca non c’è acqua, né luce, niente telefono e nessuna strada per raggiungerlo se non un pezzo di sterrata. Per dare inizio alle attività Giovanna si arrangia con un gruppo di continuità, l’energia elettrica arriva un anno dopo.

Non è facile, per lei. In un posto così precario in termini di servizi, è facile sentirsi abbandonata. Ma le tornano in mente le donne di famiglia, con i loro preziosi insegnamenti contadini e la grande forza di volontà. Nonna Giovanna, nonna Antonia e mamma Angelina le sono di ispirazione e a Giovanna viene l’idea: recuperare il cece di Cicerale, un legume talmente tipico che dà il nome al paese, sul cui stemma comunale compare una pianta di ceci con la scritta “Terra Quae Ciceralit” (terra che nutre i ceci). Un prodotto che, con la forte emigrazione post-bellica, era sparito completamente.

Dopo neanche un mese di attività è la BBC, la famosa emittente televisiva britannica, che va ad intervistare Giovanna facendole capire che tra le mani ha un tesoro, e le consiglia si scrivere un libro (“Cucinare con i ceci”). Inizia così un periodo ricco di sfide che altro non fanno che rafforzare l’orgoglio di appartenere alla terra cilentana. Nel suo agriturismo inizia a proporre piatti a base di legumi, cereali, ortive, erbe spontanee, aromi mediterranei, fico bianco del Cilento: tutti prodotti della sua zona.
Chi la deride per questo suo “ritorno al passato” deve ricredersi presto: grazie agli studi di Ancel Keys e Jeremiah Stamler, che ne provano i benefici sul sistema cardiovascolare, la Dieta Mediterranea diventa nel 2010 Patrimonio Immateriale dell’Unesco e lei che – seguendo le orme delle tradizioni della sua famiglia – se n’è fatta promotrice, capisce di aver intrapreso la strada giusta.

Nel 2012, dopo tante lotte, il cece di Cicerale diventa Presidio Slow Food e per Giovanna iniziano le soddisfazioni, soprattutto al di fuori dei confini regionali e nazionali, fino a volare anche oltreoceano. Nel 2017 il Museo della Dieta Mediterranea la nomina “Ambasciatrice della Dieta Mediterranea nel Mondo”, nello stesso anno arrivano il Premio Cicas e il premio Fidapa e ambasciatrice del Cilento, mentre l’anno dopo la Voria è Ambasciatrice del Carciofo Bianco di Auletta. Oggi Giovanna si occupa con passione del suo agriturismo ma organizza eventi e laboratori per grandi e piccoli in cui racconta la Dieta Mediterranea e cucina deliziosi manicaretti a base di prodotti locali.

«Io mi reputo una chef contadina – dice senza trattenere l’emozione di chi sa quanta fatica è costata arrivare fino a qui – Ho bisogno della terra, della stagionalità a km zero e delle eccellenze dei luoghi. Cucino ciò che trovo nel mio orto, per questo non ho un menu fisso alla carta nel mio agriturismo. Dopo il cece di Cicerale, ho recuperato il cece nero di Corbella, il cece rosso e l’antico fagiolino di maggese. Abbiamo però bisogno di giovani che si innamorino dei prodotti del loro territorio e possano portare avanti ciò che stiamo facendo. Io, personalmente, per la mia terra ho rifiutato offerte all’estero molto interessanti, perché credo che se tutti scappiamo via cosa rimarrà della nostra storia, dei nostri avi e delle lotte che hanno fatto? Io lo dico sempre: sò nata a lo Ciliento e me ne vanto».

giovannavoria

 

 

Successo per la floricultura campana ad Euroflora 2018

Successo per la floricultura campana ad Euroflora 2018

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Pioggia di premi per la Campania all’undicesima edizione di EuroFlora, l’esposizione internazionale che si è tenuta in Liguria, presso i parchi di Nervi.
La collettiva regionale – coordinata dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania e composta da 12 strutture tra cooperative, associazioni di produttori, consorzi ed operatori commerciali, che rappresentano più di 800 aziende florovivaistiche regionali – è salita sul podio ben 28 volte, conquistando 19 primi premi e 9 secondi premi nell’ambito degli oltre 75 concorsi divisi nelle sezioni estetiche, tecniche ed artistiche.

La partecipazione della Campania – fortemente voluta dall’assessorato all’Agricoltura – si caratterizza per l’encomiabile impegno ed entusiasmo di tutti gli operatori selezionati, che hanno creato all’interno della Villa Grimaldi, con oltre 10.000 steli tra fiori, fronde e foglie, un percorso caratterizzato da una straordinaria “esplosione” di profumi e colori.

La collettiva regionale presente ad Euroflora – di cui fanno parte la Società Cooperativa “La Partenopea”, la Cooperativa “La Nuova Floricoltura Meridionale”, la “Del Golfo” Cooperativa, la Cooperativa “Sant’Antonio”, la Cooperativa “Florapompei”, il Consorzio Produttori Florovivaisti Campani, “Farao”, “Terradifiori” – Associazione Produttori Florovivaistici Campani, la “Flor Trade International”, la “Campaniaflor”, la Societá Cooperativa Agricola “Green Leaf” e la “SM International” – ha conquistato, avvalendosi per la realizzazione delle composizioni floreali della collaborazione dell’Ente Decorazione Floreale per Amatori di Genova:

1° premio d’onore per la partecipazione di una collettiva con prevalenza fiori recisi
1° premio per la più ricca, più variata e più artistica presentazione di fiori recisi di alta qualità
2° premio per la più bella e originale composizione floreale realizzata con prevalenza di piante e fiori freschi
1° premio per la composizione floreale che meglio interpreta un quadro esposto nel museo e presso il quale viene realizzata
1° premio per la composizione floreale che meglio interpreta un elemento di arredo esposto nel museo e presso il quale viene realizzata
1° premio per la più bella ed originale composizione floreale per l’arredo di un manufatto presente nei parchi di Nervi
1° premio per la più bella ed originale composizione floreale per l’arredo di una scala o di uno scalone presente nei parchi di Nervi o all’interno dei Musei
2° premio per la più bella e originale composizione di fronde verdi
Complessivamente 13 primi premi e 7 secondi premi per i concorsi della sezione “Fiori, Fronde e Foglie Recisi” .

Dunque, un nuovo importante riconoscimento per il florovivaismo della Campania, comparto tra più rappresentativi dell’agricoltura regionale e che vanta il primato nazionale nella produzione di fiori recisi.

 

Fundraising per la Cultura: strategie e strumenti di sostenibilità

Fundraising per la Cultura: strategie e strumenti di sostenibilità

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Il Fundraising per la cultura è il tema centrale dell’incontro in programma martedì 15 maggio a Benevento dalle ore 10.30 presso il Museo del Sannio, promosso dalla Regione Campania – UOD 501201 Promozione e valorizzazione Musei e biblioteche e curato da Mediateur per la XIV edizione di Museinforma, con il patrocinio della Provincia di Benevento.

La giornata sarà interamente dedicata al principio della “sostenibilità” economica e sociale della cultura, argomento quantomai attuale per amministrazioni pubbliche, musei, biblioteche e istituzioni in genere, alle prese con una fase di sostanziale riduzione dei canali di finanziamento ordinari e soprattutto dall’affermarsi di nuovi approcci gestionali e organizzativi per l’intero settore.
I professionisti e gli esperti chiamati ad intervenire sono Marianella Pucci di Mediateur, Carolina Botti di ALES Spa – Direttore Referente Art Bonus per il Mibact, Massimo Coen Cagli, direttore della Scuola di Fundraising di Roma e Luciano de Venezia, progettista culturale.
Nelle loro relazioni affronteranno argomenti come il rapporto con il territorio e la ricerca di partnership, l’Art Bonus e le sponsorizzazioni, il crowdfunding e la comunicazione: strategie, azioni e strumenti di fundraising indispensabili per qualsiasi istituzione operi in ambito culturale, sempre più chiamata a creare condizioni di investimento, sensibilizzazione e partecipazione alla gestione del patrimonio.
La giornata formativa si rivolge ad amministratori e manager pubblici, ai direttori e al personale di musei e biblioteche, alle imprese private interessate a sostenere progetti in ambito culturale e prevede una sessione teorica al mattino e una pratica–laboratoriale al pomeriggio. Info e iscrizioni su: www.museinforma.it

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

– Mattina
• ore 10.30
Registrazione partecipanti
Welcome coffee e breve visita al Museo del Sannio – Chiostro di Santa Sofia / Sito Unesco
• ore 11.00 | Saluti
Anita Florio
Regione Campania – Dirigente UOD 501201 – Promozione e valorizzazione Musei e Biblioteche

• ore 11.15 | Interventi
Marianella Pucci
Mediateur / Museinforma
“Sostenibilità sociale ed economica dei luoghi di cultura. Esperienze in Italia e in Campania”
Carolina Botti
ALES Spa
Direttore Referente Art Bonus per il Mibact
“L’Art Bonus come sostegno al mecenatismo in favore del patrimonio culturale”

Massimo Coen Cagli
Direttore Scuola di Fundraising
“Il fundraising per la cultura: dalla teoria alla pratica”

Luciano de Venezia
Progettista culturale / Marketing & communication manager
“La comunicazione come leva strategica per il fundraising culturale”
• ore 13.30 | Pausa lavori

– Pomeriggio
• ore 14.30 – 17.00
Laboratorio pratico sul Fundraising per la cultura
a cura di Massimo Coen Cagli

 

Orto Botanico Napoli

Orto Botanico Napoli

Università degli studi di Napoli

Fondato il 28 dicembre 1807 con decreto di Giuseppe Bonaparte, l’orto botanico fu costruito su alcuni terreni precedentemente appartenuti ai Religiosi di Santa Maria della Pace e all’Ospedale della Cava. In realtà il progetto fu inizialmente avallato dal re Ferdinando IV, ma la Rivoluzione Napoletana del 1799 ne rese impossibile la realizzazione.

Il progetto venne portato avanti da due architetti. Il primo, Giuliano de Fazio, è autore della facciata monumentale e del viale a essa perpendicolare, della stufa temperata, e del viale che porta al Castello. La parte inferiore è invece opera di Gaspare Maria Paoletti.
Busto di Michele Tenore all’interno dell’orto

Il primo direttore dell’Orto, che aprì i battenti nel 1811, fu Michele Tenore (nominato l’anno precedente). Tenore si occupò sia dell’attività scientifica, che delle relazioni esterne. Per quel che riguarda la prima, grande importanza fu data alla ricerca e alla didattica. Furono messe a coltivazione molte specie di uso e interesse in campo medico, ma anche piante esotiche. Le seconde furono portate avanti presso le maggiori istituzioni botaniche d’Europa. Alla fine della sua esperienza come direttore della struttura, nel 1860, le specie coltivate giunsero quasi a toccare il numero di 9000.

Guglielmo Gasparrini, entrato in carica nel 1861, proseguì nel miglioramento dell’Orto, risistemando alcune aree che versavano in cattive condizioni e creando un’area destinata ad accogliere piante alpine. Durante la sua gestione fu costruita anche una nuova serra riscaldata (che andava a sostituire la precedente, costruita nel 1818, detta Stufa calda). Egli diede molta importanza anche al Museo botanico.

Nel 1868, due anni dopo la morte di Gasparrini, gli subentrò Vincenzo de Cesati, in carica fino all’anno della sua morte, il 1883. A succedergli fu Giuseppe Antonio Pasquale, che era già stato direttore ad interim dopo il 1866. Rimase in carica per dieci anni e il suo successore, Federico Delpino, ebbe molte difficoltà a mantenere intatto il prestigio dell’Orto. Infatti, il suo mandato (1893 – 1905), fu caratterizzato da notevoli difficoltà economiche.
Visuale dell’orto con busto di Domenico Cirillo

Il rilancio doveva essere, quindi, l’obiettivo di Fridiano Cavara, succedutogli nel 1906. Non solo restaurò alcune strutture e aumentò l’entità delle collezioni, ma, soprattutto, istituì la Stazione sperimentale per le piante officinali (oggi Sezione, inizialmente non facente parte della struttura in senso istituzionale, aggregata ad esso solo negli anni settanta) e diede il via alla costruzione di una struttura destinata a diventare la nuova sede dell’Istituto. Nel 1930 fu sostituito da Biagio Longo, che ne continuò l’opera di riqualificazione. Sotto la sua direzione, sede dell’Istituto divenne la struttura voluta da Cavara. Nel 1940 vi fu un appuntamento importante, cioè una riunione della Società Botanica Italiana alla Mostra d’Oltremare.

Devastazioni dovute ai bombardamenti, sottrazione di ferro per uso militare, l’arrivo di parte della popolazione in fuga e la decisione di mettere a coltura porzioni dell’Orto per coltivare beni di prima necessità, la conversione di alcune aree della struttura a scopi militari: queste furono le conseguenze della Seconda guerra mondiale sulla vita dell’Orto botanico di Napoli. Giuseppe Catalano, successore di Longo, fu il primo direttore nominato nel secondo dopoguerra. L’incarico, affidatogli nel 1948, si incentrava in particolar modo sulla ristrutturazione dell’Orto, accompagnata ad un arricchimento per quel che riguarda gli strumenti a disposizione dei botanici e dalla trasformazione della “valletta”, voluta da Gasparrini, in quello che oggi è il filicetum. Sulla stessa falsariga si mosse Valerio Giacomini, entrato in carica nel 1959.

Nel 1963 inizia un periodo considerato molto importante per la storia dell’Orto. Diviene infatti direttore Aldo Merola. Sotto la sua direzione, l’Orto acquisì, nel 1967, l’autonomia economica ed amministrativa, il che rese possibile ottenere finanziamenti straordinari per migliorare la struttura: vennero realizzate varie serre (per un totale di 5000 m2), un impianto di riscaldamento e una rete di distribuzione idrica. Grande importanza ebbe l’opera “politica” di Merola, che cercò di ottenere aiuti a livello legislativo (come la creazione di un ruolo professionale specifico ad alta specializzazione: il giardiniere degli orti botanici). Le coltivazioni furono molto arricchite, soprattutto grazie all’opera di Luigi Califano. Furono nuovamente riattivati i rapporti con i principali Orti europei e grande importanza fu data al ruolo didattico della struttura. Uno dei segni più visibili, comunque, dell’opera meroliana è la ridisposizione delle aree secondo due criteri: quello sistematico e quello ecologico.

Il terremoto del 23 novembre 1980 colpì fortemente l’orto botanico, durante il periodo di direzione ad interim di Giuseppe Caputo. Ancora una volta la struttura divenne rifugio per la popolazione. Nel 1981 divenne direttore Paolo De Luca, al quale toccò iniziare l’opera di ricostruzione.

Numeri utili per contattare il personale dell’Orto Botanico di Napoli

Tel. 0812533937 Fax: 081295351
Indirizzo: Via Foria 223, 80139 Napoli
E-mail: [email protected]

Castello:
Phone +39 081 2533937 – Fax:+39 081 295351

Sezione Sperimentale delle Piante Officinali:
Phone +39 081 2533927 – Fax: +39 081 445608

Museo di Paleobotanica ed Etnobotanica:
Phone +39 0812533938

Fondazione MIdA

Fondazione MIdA

Mida Logo

Cosa c’era prima del terremoto? Cosa è andato via, cosa è rimasto? Le reazioni, le distruzioni, i cambiamenti necessari, quali strati dell’animo e delle coscienze hanno toccato, al punto tale da modificare il modo di vivere, l’economia, la società del territorio.
Siamo e viviamo su una terra che spesso trema, ma in una terra di terremoto è possibile ipotizzare uno sviluppo, un sistema di sviluppo locale sostenibile e duraturo? è possibile ogni volta o per questa volta recuperare il passato, riportarlo e adattarlo al presente ed immaginare un futuro ricco di risorse endogene e carico di sforzi innovativi, un processo che si adatti alla terra del sisma e che di quel sisma ne colga la forza?
Sono queste le domande poste allinizio, quando la Fondazione MIdA non era ancora nata ma stava per prendere forma.
Studiare, capire, intravedere i cambiamenti che un sisma può determinare su tutti i livelli, urbanistici, economici, sociologici, sanitari sono state le ragioni che hanno mosso l’idea Mida, in primo luogo con l’Osservatorio sul Doposisma ma anche con la volontà di sperimentare un modello di sistema locale basato su elementi indigeni, dallarchitettura, allagricoltura, dal turismo alle emergenze naturalistiche, fortificati tuttavia dalla ricerca, dallinnovazione e dalla qualità.
Nasce con il fine di valorizzare la ricchezza di questo territorio unico nel suo genere, dando vita a iniziative senza fini di lucro, mirate a promuoverne le risorse ambientali e culturali.
La Fondazione gestisce diversi siti. In primo luogo le Grotte di Pertosa-Auletta, quindi una sede museale (MIdA 01) che permette di scoprire la storia geologica del luogo, indagando le profondità della terra attraverso l’esplorazione diretta delle Grotte. In prossimità delle Grotte vi è anche un Museo Botanico (MIdA02), dedicato alla flora spontanea del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.
Ulteriori spazi espositivi della Fondazione si trovano nella suggestiva località di Auletta, dove oltre al Complesso Monumentale dello “Jesus” (MIdA 03), sede amministrativa della Fondazione, è presente il ”Parco Urbano a Ruderi” (MIdA 04) che è costituito dalla parte del borgo antico del Comune di Auletta che affaccia sulla rupe del torrente Cretazzaro.

La Fondazione opera secondo tre linee di azioni principali

  1. la gestione degli asset secondo le tecniche manageriali e organizzative più avanzate, al fine della valorizzazione dei beni in tutti i loro aspetti, secondo il criterio del ritorno economico e nella costante promozione delle competenze.
    La gestione privilegia la qualità dellambiente;
  2. lo sviluppo di servizi nei settori della formazione, dellagricoltura ed in senso lato delle attività economiche, gestionali e di promozione del territorio, con la creazione di adeguate professionalità che possano mettere la loro competenza al servizio della Fondazione e di soggetti pubblici e privati esterni;
  3. le attività di ricerca nei settori di interesse della Fondazione (dopo-sisma, naturalistico-ambientale, storico-archeologico, economico) e le attività di analisi e di progettazione finalizzate contestualmente alla crescita e allo sviluppo del territorio nel medio e lungo periodo

Sede Fondazione MIdA
Musei Integrati dell’Ambiente
Sede operativa
via Muraglione 18/20 – Pertosa (Sa)
tel 0975397037
[email protected]

A lezione di Yoga nei musei campani

A lezione di Yoga nei musei campani

L’ultima frontiera del benessere è una visita al museo, non solo per godere della bellezza delle opere d’arte, ma anche per fare yoga. Si chiama “Lo yoga per i musei, i musei per lo yoga” il progetto che sino a fine giugno consentirà a chi vorrà di partecipare a lezioni collettive di yoga usufruendo del  50 per cento di sconto sul prezzo del biglietto d’ingresso in nove musei campani. Una novità che fa presagire il tutto esaurito: tra la bellezza di sculture e dipinti d’arte, la possibilità di star bene con una lezione di yoga.

I corsi, gratuiti e fino ad esaurimento posti, sono tenuti dai maestri della Scuola di Yoga Integrale di Napoli in collaborazione con il Polo Musea le della Campania, il Museo e Real Bosco di Capodimonte e l’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.

Armati di tappetino, plaid ed abiti comodi di colore chiaro i partecipanti visiteranno Castel Sant’Elmo, il Museo di Capodimonte, il Museo della ceramica Duca di Martina in Floridina e ancora Villa Pignatelli, il Parco di Virgilio a Piedigrotta, l’Emiciclo coperto del Mausoleo a Leopardi e Palazzo reale.

A Capri si comincia con le lezioni il 3 marzo alla Certosa di San Giacomo e si va avanti sino a  giugno.

”Due ore tra le opere d’arte e le forme della pratica yoga: un progetto- spiega Gino Sansone fondatore e presidente della Scuola di Yoga Integrale di Napoli- che nasce dalla convinzione che il mix di culture, bellezza e ricerca interiore che si andrà a creare nei suggestivi spazi museali avrà effetti benefici”.

Scuola di Yoga integrale di Napoli
Via Alessandro Scarlatti, 209
80127 Napoli NA
Telefono: 340 783 0920

Il bioagriturismo di Pontelandolfo

Il bioagriturismo di Pontelandolfo

Borgo Cerquelle nasce dal progetto di recupero di un antico borgo contadino per farne rivivere le attività e le tradizioni.
La cucina propone i piatti stagionali della tradizione locale nel rispetto della moderna scienza dell’alimentazione. Gli ingredienti provengono dalle nostre coltivazioni biologiche e dai contadini del posto. Pane, pasta, dolci fatti a mano, grigliate fanno riscoprire sapori ormai dimenticati. I nostri piatti sono solo piatti genuini e fatti in casa.
Il bioagriturismo Borgo Cerquelle è situato in Campania, sulle colline del Sannio Beneventano nel comune di Pontelandolfo (BN), a circa 600 mt. S.l.m.
Il borgo è formato da case rurali in pietra edificate tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘900, caratterizzate da portali, scale, loggette ed archi tipici dell’architettura contadina locale. Il suo recupero è stato realizzato sulle testimonianze degli anziani che vi vissero e applicando le stesse tecniche tradizionali con cui fu costruito. La denominazione “Cerquelle” (giovani querce) nasce da “cerque”, nome dialettale delle querce, che da sempre caratterizzano la contrada.
È circondato da colline e vallate coperte di uliveti, pascoli e boschi. In pochi minuti si raggiunge il ruscello Lente, in cui è possibile fare il bagno. Il territorio circostante rientra nella zona di protezione speciale del Massiccio del Matese.
Sono presenti diversi rilievi intorno ai 1000 m. con grotte, monoliti e sculture naturali; torrenti con cascate, forre e inghiottitoi; le sorgenti sono più di una dozzina.
I vicini boschi di faggi, castagni e querce sono ricchi di asparagi, funghi, more e fragoline.
Nelle vicinanze sono facilmente individuabili upupe, merli, picchi, gazze, poiane, falchi, gufi, civette, allocchi, rane, rospi, bisce dal collare, cervoni, ghiri, ricci, tassi, martore, donnole, faine e volpi.
In breve tempo è possibile raggiungere diverse località di grande valore naturalistico: le oasi wwf di Campolattaro (10 km), di Guardiaregia (40 km) e di Pannarano (50 km), i parchi regionali del Matese (35 km) e Taburno-Camposauro (40 km). Le sale ristorante dell’agriturismo hanno pareti in pietra e soffitti in legno, e sono arredate con antichi tavoli in quercia.
La cucina propone i piatti stagionali della tradizione locale nel rispetto della moderna scienza dell’alimentazione. Gli ingredienti provengono dalle nostre coltivazioni biologiche e dai contadini del posto. Pane, pasta, dolci fatti a mano, grigliate con la nostra legna fanno riscoprire sapori ormai dimenticati. Inoltre: cucina vegetariana, vegana, per celiaci. Le camere sono termoriscaldate, hanno servizi ed ingressi indipendenti, e sono arredate con letti matrimoniali a cui si possono aggiungere letti singoli e culle. Le famiglie e i loro bambini possono godersi le attività dell’agriturismo e partecipare al programma della Fattoria Didattica. Qui i bambini hanno la possibilità di inventarsi i loro giochi tra le case, nei prati e nei boschetti del borgo (magari sporcandosi un po’). Avranno a disposizione terra, erba, foglie, acqua, sassi, rametti, alberi ed animali al posto di videogiochi, computer e televisione.
Gli animali dell’agriturismo sono allevati secondo i principi dell’allevamento biologico.Trattati con rispetto ed amore sono tranquilli e pazienti, soprattutto con i bambini. Sono quindi l’ideale per compagnia, giochi e pet-therapy. A Borgo Cerquelle  si può ascoltare il linguaggio degli animali della fattoria, conoscere il loro comportamento, imparare ad avvicinarsi ad essi senza spaventarsi, né spaventarli, assistere e partecipare alle attività dell’agriturismo (curare l’orto, accudire gli animali, raccogliere la legna, accendere il fuoco, ecc.), visitare il nostro piccolo museo della civiltà contadina, fare passeggiate per i vialetti e i sentieri che attraversano il borgo, gli orti e i boschetti che lo circondano; per i più intraprendenti le passeggiate possono spingersi al ruscello dove si può gustare un bagno rigenerante nell’acqua fresca e cristallina. In ogni caso: tanto, tanto relax!

Fattorie aperte 2018 Regione Campania

Fattorie aperte 2018 Regione Campania

Cos’è una Fattoria didattica…
È un’azienda agricola, agrituristica, un’impresa agroalimentare o un museo della civiltà contadina in possesso dei necessari requisiti in termini di significatività, qualità dell’offerta didattica, sicurezza, ospitalità e in grado di offrire servizi di accoglienza, in particolare per le scolaresche, al fine di illustrare i processi produttivi, i metodi di produzione alimentare, la correlazione esistente tra la produzione agricola e la salvaguardia delle risorse naturali del territorio, valorizzare i prodotti tipici, evidenziare il lavoro dell’agricoltore e le iniziative che intraprende per produrre nel rispetto dell’ambiente.

Guida regionale delle Fattorie didattiche

 

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