Antico Castello Winery
Società Agricola Antico Castello s.a.s.
di Romano Francesco e C.
C.da Poppano, 11 Bis
S. Mango sul Calore (Av)
Mob. 328 10 76 491
[email protected]
www.anticocastello.com
Società Agricola Antico Castello s.a.s.
di Romano Francesco e C.
C.da Poppano, 11 Bis
S. Mango sul Calore (Av)
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Il Cortiglio Rocca Normanna è un’azienda agricola biologica con sede principale a Fontanarosa in provincia di Avellino, dove produce principalmente Vino da uve Aglianico e Olio extravergine di oliva biologica. Nelle antiche cantine di Palazzo Troisi (Ex castello), vi è la “vineria agricola” dove è possibile degustare i prodotti aziendali in un piacevole ambiente storico e originale.
Indirizzo: Piazza Cristo Re, 16
Città: Fontanarosa
Provincia: AV
Tel: 0825 1885431
[email protected]
www.ilcortiglio.it
Cinque chilometri di percorsi turistici in fase di ultimazione, accessibili a diverse forme di disabilità. Un percorso che il piccolo comune di Monteverde, in provincia di Avellino, ha cominciato nel 2006, scommettendo in una città che fosse accessibile e accogliente verso tutti. Una scommessa che può dirsi vinta e che ha portato la realtà irpina ad aggiudicarsi una menzione speciale all’Access City Award 2019, il riconoscimento europeo che premia le realtà cittadine che sono riuscite a migliorare l’accessibilità per disabili e persone con difficoltà a servizi pubblici, trasporti, strutture e comunicazioni.
Solitamente il premio è riservato alle città con più di 50 mila abitanti, ma quest’anno, in occasione delle celebrazioni per il 2018 Anno europeo del patrimonio culturale, la partecipazione è stata estesa alle città più piccole con un premio speciale sull’accesso ai siti culturali. Proprio in questa categoria Monteverde ha conquistato il riconoscimento, partecipando alla cerimonia di premiazione a Bruxelles.
Il borgo medievale dell’Alta Irpinia, che conta meno di mille abitanti e si trova arroccato a 740 metri sul livello del mare, si è fatto “smart”, creando un percorso tattilo-plantare con 8000 punti di informazione che funzionano attraverso un sistema con fibra ottica e di lettura wireless, per garantire ai fruitori non vedenti e non udenti di poter scoprire in autonomia la città. Le stradine del centro storico e il castello sono inoltre raggiungibili anche da chi presenta difficoltà motorie.
Unico nel suo genere anche il museo “Migra”, il museo del grano e della donna nella civiltà contadina, ospitato all’interno dell’antico castello allestito con postazioni vr, multimediali e con proiezioni immersive. Qui l’esposizione è interattiva e gli oggetti e i personaggi prendono vita, raccontando la storia del territorio e della sua cultura cerealicola.
Insomma un’idea di turismo “senza barriere” che fa del comune campano un motivo d’orgoglio in Italia e ora anche in Europa.
Fondato il 28 dicembre 1807 con decreto di Giuseppe Bonaparte, l’orto botanico fu costruito su alcuni terreni precedentemente appartenuti ai Religiosi di Santa Maria della Pace e all’Ospedale della Cava. In realtà il progetto fu inizialmente avallato dal re Ferdinando IV, ma la Rivoluzione Napoletana del 1799 ne rese impossibile la realizzazione.
Il progetto venne portato avanti da due architetti. Il primo, Giuliano de Fazio, è autore della facciata monumentale e del viale a essa perpendicolare, della stufa temperata, e del viale che porta al Castello. La parte inferiore è invece opera di Gaspare Maria Paoletti.
Busto di Michele Tenore all’interno dell’orto
Il primo direttore dell’Orto, che aprì i battenti nel 1811, fu Michele Tenore (nominato l’anno precedente). Tenore si occupò sia dell’attività scientifica, che delle relazioni esterne. Per quel che riguarda la prima, grande importanza fu data alla ricerca e alla didattica. Furono messe a coltivazione molte specie di uso e interesse in campo medico, ma anche piante esotiche. Le seconde furono portate avanti presso le maggiori istituzioni botaniche d’Europa. Alla fine della sua esperienza come direttore della struttura, nel 1860, le specie coltivate giunsero quasi a toccare il numero di 9000.
Guglielmo Gasparrini, entrato in carica nel 1861, proseguì nel miglioramento dell’Orto, risistemando alcune aree che versavano in cattive condizioni e creando un’area destinata ad accogliere piante alpine. Durante la sua gestione fu costruita anche una nuova serra riscaldata (che andava a sostituire la precedente, costruita nel 1818, detta Stufa calda). Egli diede molta importanza anche al Museo botanico.
Nel 1868, due anni dopo la morte di Gasparrini, gli subentrò Vincenzo de Cesati, in carica fino all’anno della sua morte, il 1883. A succedergli fu Giuseppe Antonio Pasquale, che era già stato direttore ad interim dopo il 1866. Rimase in carica per dieci anni e il suo successore, Federico Delpino, ebbe molte difficoltà a mantenere intatto il prestigio dell’Orto. Infatti, il suo mandato (1893 – 1905), fu caratterizzato da notevoli difficoltà economiche.
Visuale dell’orto con busto di Domenico Cirillo
Il rilancio doveva essere, quindi, l’obiettivo di Fridiano Cavara, succedutogli nel 1906. Non solo restaurò alcune strutture e aumentò l’entità delle collezioni, ma, soprattutto, istituì la Stazione sperimentale per le piante officinali (oggi Sezione, inizialmente non facente parte della struttura in senso istituzionale, aggregata ad esso solo negli anni settanta) e diede il via alla costruzione di una struttura destinata a diventare la nuova sede dell’Istituto. Nel 1930 fu sostituito da Biagio Longo, che ne continuò l’opera di riqualificazione. Sotto la sua direzione, sede dell’Istituto divenne la struttura voluta da Cavara. Nel 1940 vi fu un appuntamento importante, cioè una riunione della Società Botanica Italiana alla Mostra d’Oltremare.
Devastazioni dovute ai bombardamenti, sottrazione di ferro per uso militare, l’arrivo di parte della popolazione in fuga e la decisione di mettere a coltura porzioni dell’Orto per coltivare beni di prima necessità, la conversione di alcune aree della struttura a scopi militari: queste furono le conseguenze della Seconda guerra mondiale sulla vita dell’Orto botanico di Napoli. Giuseppe Catalano, successore di Longo, fu il primo direttore nominato nel secondo dopoguerra. L’incarico, affidatogli nel 1948, si incentrava in particolar modo sulla ristrutturazione dell’Orto, accompagnata ad un arricchimento per quel che riguarda gli strumenti a disposizione dei botanici e dalla trasformazione della “valletta”, voluta da Gasparrini, in quello che oggi è il filicetum. Sulla stessa falsariga si mosse Valerio Giacomini, entrato in carica nel 1959.
Nel 1963 inizia un periodo considerato molto importante per la storia dell’Orto. Diviene infatti direttore Aldo Merola. Sotto la sua direzione, l’Orto acquisì, nel 1967, l’autonomia economica ed amministrativa, il che rese possibile ottenere finanziamenti straordinari per migliorare la struttura: vennero realizzate varie serre (per un totale di 5000 m2), un impianto di riscaldamento e una rete di distribuzione idrica. Grande importanza ebbe l’opera “politica” di Merola, che cercò di ottenere aiuti a livello legislativo (come la creazione di un ruolo professionale specifico ad alta specializzazione: il giardiniere degli orti botanici). Le coltivazioni furono molto arricchite, soprattutto grazie all’opera di Luigi Califano. Furono nuovamente riattivati i rapporti con i principali Orti europei e grande importanza fu data al ruolo didattico della struttura. Uno dei segni più visibili, comunque, dell’opera meroliana è la ridisposizione delle aree secondo due criteri: quello sistematico e quello ecologico.
Il terremoto del 23 novembre 1980 colpì fortemente l’orto botanico, durante il periodo di direzione ad interim di Giuseppe Caputo. Ancora una volta la struttura divenne rifugio per la popolazione. Nel 1981 divenne direttore Paolo De Luca, al quale toccò iniziare l’opera di ricostruzione.
Numeri utili per contattare il personale dell’Orto Botanico di Napoli
Tel. 0812533937 Fax: 081295351
Indirizzo: Via Foria 223, 80139 Napoli
E-mail: [email protected]
Castello:
Phone +39 081 2533937 – Fax:+39 081 295351
Sezione Sperimentale delle Piante Officinali:
Phone +39 081 2533927 – Fax: +39 081 445608
Museo di Paleobotanica ed Etnobotanica:
Phone +39 0812533938
Sede aziendale:
Castello del Matese (Ce)
– Loc. Acqua di Santa Maria
Tel. 0823 919233
[email protected]
Tecnologie all’avanguardia al servizio di uve di grande qualità, solo in questo modo si ottengono risultati di eccellenza.
La cantina Antico Castello sa come accogliere al meglio le uve nel momento della vinificazione: pressa a membrana soffice e serbatoi in acciaio, per le delicate uve bianche; barriques e botti di rovere francese, per importanti rossi.
Con la stessa attenzione la cantina riceve i suoi ospiti:
una moderna tasting room in cui si abbinano momenti gastronomici ad eventi musicali ed artistici, per un pubblico amante del buon vino e dei valori che lo circondano. Tutto questo è Antico Castello ed è quello per cui Chiara (classe 1987, laureata in Economia e Direzione delle Imprese, corso di perfezionamento post lauream in “Wine Business”, diploma professionale Sommelier AIS) e Francesco (classe 1985, laureato in Ingegneria Civile, abilitato alla professione di Agrotecnico, diplomato Sommelier AIS) lavorano ogni giorno.
“Stiamo cercando di creare un’azienda che sia un crogiolo di creatività, organizzazione, conoscenza, relazioni, ma soprattutto perseveranza. Nel 2009, siamo diventati titolari dell’azienda sotto lo sguardo dei nostri genitori. Per restare nella Nostra Terra abbiamo deciso di “reinventarci” seguendo corsi e agendo sul campo entrando a piccoli passi nel mondo del vino. Coraggio, sfida, ma più di tutto, voglia di crederci. In Irpinia, dove tanto è stato fatto ma tanto c’è ancora da fare e per questo non nascondiamo di provare un “odi et amo” nei confronti di questi territori ma forse semplicemente perché è indice di una grande storia d’amore”.
Società Agricola Antico Castello s.a.s.
di Romano Francesco e C.
C.da Poppano, 11 Bis
S. Mango sul Calore (Av)
Mob. 328 10 76 491
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Nell’ambito del progettto Fattorie Aperte della Regione Campania, il prossimo 12 maggio 2018 presso la Cooperativa Falode si potrà visitare gratuitamente la fattoria degli animali allevati per produrre il cibo che acquistiamo al supermercato, che ordiniamo al ristorante, che serviamo sulla tavola di casa.
Oltre al bagaglio di esperienza conoscitiva dell’attività agricola, ci sarà l’opportunità di godere dell’ameno ambiente montano nel quale è immersa la Falode. Naturalmente, non mancherà il momento atteso da tutti.
La visita è prevista per il primo pomeriggio e non sono necessarie prenotazioni per partecipare, se avete in programma di rimanere a prenzo, invece, fateci uno squillo o scriveteci un’email.
Castello del Matese (Ce)
Loc. Acqua di Santa Maria
Tel +39 0823 919233
[email protected]