Nasce a Napoli il primo Museo digitale dedicato alla Dieta Mediterranea

Nasce a Napoli il primo Museo digitale dedicato alla Dieta Mediterranea

Logo Museo virtuale dieta mediterranea

Viaggiare nello spazio e nel tempo per immergersi in un flusso di storie narrate da protagonisti noti e meno noti del mondo agroalimentare, alla scoperta dell’arte di mangiar bene per vivere a lungo in buona salute. Sarà una delle suggestioni a cui andranno incontro i visitatori del primo museo digitale al mondo interamente dedicato all’arte della Dieta Mediterranea. Una “creazione” scientifica del MedEatResearch dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, il primo Centro di Ricerca universitario italiano specificamente dedicato alla Dieta Mediterranea, fondato e diretto dagli antropologi Elisabetta Moro e Marino Niola. Il museo digitale è stato progettato insieme all’Università di Roma “Unitelma Sapienza” e con il finanziamento della Regione Campania.
“Con un colpetto di mouse, digitando www.mediterraneandietvm.com – spiega Elisabetta Moro, condirettore del Mediterranean Diet Virtual Museum – si potrà vedere un grande esperto di olio, di pasta, di vino o di pomodoro che ci dice tutto quello che avremmo sempre voluto sapere su cultivar, formati, annate, aree di eccellenza. Le virtù della dieta mediterranea saranno raccontate da scienziati di fama mondiale come Jeremiah Stamler, Antonia Trichopoulou, Henry Blackburn, Mario Mancini, Daan Kromhout, Alessandro Menotti e Anna Ferro-Luzzi, tutti allievi e collaboratori di Ancel e Margaret Keys, gli scopritori di questo regime alimentare che porta alla longevità”. Il Museo racconterà l’universo della Dieta Mediterranea anche attraverso conversazioni scientifiche e antropologiche con chef stellati come Alfonso Iaccarino o uomini di spettacolo come Ugo Gregoretti e Peppe Barra.

Elisabetta Moro condirettore

“Possa campare cent’anni” sarà uno dei primi viaggi antropologici offerti dal Mediterranean Diet Virtual Museum. Un progetto di ricerca del MedEatResearch ideato per testimoniare con una nutrita schiera di centenari della Campania, dalle colline dell’alta Irpinia con Villanova del Battista al litorale del Cilento con Pioppi, la proverbiale longevità della Dieta Mediterranea. Nelle videointerviste i “nonni campani” raccontano la loro storia e le loro tradizioni alimentari: c’è ad esempio Alborina Silano, 100 anni, che da ragazzina aiutava la madre e le sorelle a preparare le pagnotte aggiungendo nell’impasto delle patate per renderlo morbido per diversi giorni; o Antonio Scarpa, classe 1926, che continua ancora oggi a mangiare come in passato, coltivando l’orto e allevando i suoi animali.

testimonial Mediterranean Diet Virtual Museum

Il museo metterà in mostra preziose testimonianze, frutto di attente ricerche etnografiche, di produttori, chef, artigiani, scienziati, contadini, artisti, pescatori e testimonial d’eccezione, allo scopo di contribuire in maniera rilevante alla promozione del territorio campano, alla valorizzazione culturale delle sue tradizioni, vocazioni e produzioni, nonché al plusvalore simbolico delle filiere enogastronomiche di qualità campane sul mercato globale. I contenuti saranno disponibili in open source e raggiungibili anche tramite QRCode.

 

A Benevento il “Museo delle streghe” per immergersi nella tradizione delle Janare

A Benevento il “Museo delle streghe” per immergersi nella tradizione delle Janare

“Unguento unguento, mandame alla noce di Benevento supra acqua et supra vento et supre ad omne maltempo”

img museo streghe

È la formula magica, ormai passata alla storia, che le streghe, le cosiddette “janare” pronunciavano dopo essersi cosparse di un unguento che avrebbe permesso loro di diventare incorporee e di farsi trasportare dal vento fino al “demoniaco” albero di noce di Benevento. La storia del capoluogo sannita è infatti intrecciata con quella delle streghe, tra mistero e leggende. Una storia che il nuovo Museo delle Streghe, inaugurato quest’estate, si propone di raccontare raccogliendo una collezione di manufatti legati ad ogni aspetto dell’oscuro mondo delle streghe e dell’occulto. L’esposizione raccoglie testimonianze e reperti che ricostruiscono, con un percorso storico e filologico, il mondo fatto di magia e tradizioni popolari che fanno parte del patrimonio culturale della città di Benevento, luogo prediletto dalle streghe e dove queste ultime solevano incontrarsi per partecipare al Sabba.
All’interno del museo il visitatore ha la possibilità di compiere un viaggio spazio temporale dove potrà osservare oggetti rituali di tipo religioso, magico e stregonesco che lo introducono nel mondo delle credenze popolari e delle più terribili maledizioni.
Una parte della mostra è dedicata all’Inquisizione con una collezione di strumenti di tortura utilizzati per secoli contro coloro che venivano accusati di stregoneria e malefici, come le forbici affilate con le quali si tagliava alle streghe parte della lingua quando venivano colte in flagranza di maleficio verbale.
Una visita al museo, che siate turisti o cittadini curiosi di conoscere meglio la storia della vostra città, è il modo migliore per iniziare un indimenticabile viaggio che conduce alla scoperta delle Janare e della loro leggenda.

img museo streghe 2

Il Museo delle Streghe si trova in via San Gaetano, 22 (vicino Arco del Sacramento Benevento).
Orari apertura: dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 19.00.

Museo Roberto Papi

Museo Roberto Papi

Nello storico Palazzo Galdieri a Salerno tra le più vaste collezioni di strumenti medico-chirurgici visitabile in Europa

A Salerno esiste un gioiello ancora sconosciuto ai più. Stiamo parlando del Museo della storia della medicina e della chirurgia Roberto Papi. Il museo, infatti, ponendosi in continuità con la storia della Scuola Medica Salernitana, ospita una delle più vaste, se non la più vasta, collezione di strumenti medico-chirurgici attualmente visitabile in Europa. La collezione, donata a Salerno dal signor Mario Papi, che volle dedicare il museo al figlio scomparso prematuramente, ospita centinaia di attrezzature che vanno dalla fine del 1700 alla metà del 1900.
All’interno delle 12 sale, divise su due piani, si possono trovare aree tematiche, come quella dedicata all’odontoiatria o alla farmacia e vere e proprie riproduzioni, tutte con mobilio ed attrezzature dell’epoca, di studi dentistici, farmacie, ospedali da campo e botteghe dei barbieri Cavadenti. Inoltre sono disponibili strumentazioni mediche di ogni branca della medicina come la ginecologia, pneumologia, otorinolaringoiatria ecc.

Il Museo è ospitato dallo storico Palazzo Galdieri, cornice aulica per la preziosa collezione, e a gestirne la biglietteria e il calendario eventi è la Cooperativa Galahad con il patrocinio della Fondazione Scuola Medica Salernitana.
La stessa Cooperativa organizza svariate manifestazioni di carattere culturale e sociale che vanno dalla presentazione di libri all’allestimento di mostre tematiche, da eventi a sfondo sociale e benefico a serate musicali, ma l’evento che più di altri canalizza l’attenzione è “Delitto al Museo”, una visita interattiva a tema investigativo e in costume d’epoca, dove il museo diviene scena di un crimine e i visitatori arguti detective.

Museo Papi
Via Trotula De Ruggiero, 23
Info: [email protected]
Tel. 3479296504

Pagine fb
• Sulle tracce della Scuola Medica Salernitana
• Delitto al Museo – Salerno
• Museo Roberto Papi

Orari Apertura
Giovedì-Venerdì-Sabato 10:00 / 13:00
Giovedì-Venerdì-Sabato 16:30 / 18:30
Domenica 10:00 / 13:00

Tariffario
• Ingresso intero € 3,00
• Ingresso Ridotto € 1,00 (Studenti con tessera universitaria; Over 65; Gruppi minimo 15 persone)
• Ingresso libero (Bambini under 5; Persone diversamente abili)
Per gruppi, su prenotazione, possibilità di visita animata con figuranti in costume d’epoca.

Museo Vivente della Dieta mediterranea e Museo Vivo del Mare

Museo Vivente della Dieta mediterranea e Museo Vivo del Mare

MuSea Antonio Riccio

Al primo piano del Palazzo è allestito il Museo della Dieta mediterranea, il quale si pone come luogo di divulgazione dei principi della Dieta mediterranea intesa come stile di vita e riconosciuta nel 2010 patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco.

Dieta mediterranea che vede nella località cilentana la sua culla mondiale: qui infatti visse e studiò per oltre quarant’anni il suo teorizzatore, il biologo e fisiologo statunitense Ancel Keys. La struttura, rinnovata nel 2016, comprende: la sala espositiva, con pannelli descrittivi, video e immagini che illustrano la storia e i principi della Dieta mediterranea, le sale laboratoriali, la tisaneria e la biblioteca personale di Ancel Keys, donata dalla famiglia al Comune di Pollica.

MuSea Antonio Riccio

Al piano terra di Palazzo Vinciprova sorge invece il Museo Vivo del Mare che, attraverso dodici vasche distribuite in tre sale, ricostruisce diversi habitat marini tipici delle coste cilentane. Da segnalare la sezione multimediale interamente dedicata alle tartarughe marine, la vasca delle specie aliene, pesci tropicali che – migrando verso il Mar Mediterraneo – ne minacciano gli ecosistemi e la vasca dedicata alla piaga dei rifiuti in mare.

A Palazzo Vinciprova si concentra una fitta serie di attività: visite guidate, laboratori, eventi. La proposta didattica del Museo è ricca e variegata, e comprende percorsi tematici pensati per tutte le età e gli indirizzi di studio.
Le scolaresche che fanno tappa al Museo hanno modo di approfondire i temi di maggiore interesse attraverso lezioni frontali, laboratori pratici e giochi scientifici e artistici, curati dallo staff di biologi del Museo e, in alcuni casi, da esperti esterni. Le attività laboratoriali sono arricchite da supporti audio-visivi ed esperimenti pratici; ma anche da visite animate, studiate per stimolare un rapporto creativo e interattivo tra lo spettatore/partecipante e i luoghi attraversati.

Ecco i laboratori dedicati alla Dieta mediterranea: “La Dieta mediterranea, dal mito all’esperienza”, “Per fare il miele ci vuole l’ape”, “Alla riscoperta delle piante tintorie” e “L’arte della ceramica”. I laboratori sul mare sono invece: “Incolore, insapore, inodore. Viaggio tra le qualità di una sostanza incredibile: l’acqua”, “In fondo al mar, la vita sommersa”, “Dai rifiuti al mare” e “Il mare nel mito” (visita animata). Sono inoltre disponibili pacchetti da intera giornata alla scoperta delle eccellenze del territorio cilentano: “La via del grano”, “Olio e dintorni”, “Cheese, facciamo il formaggio” e “Tra fiume e mare”.

MuSea Antonio Riccio

Ricco il calendario di eventi che il Museo, nel corso dell’anno, ospita e organizza. Uno su tutti, il Festival della Dieta mediterranea, che si svolge da luglio a settembre, accompagnando l’estate cilentana.

Si tratta di un contenitore di iniziative che ruotano intorno agli aspetti culturali e antropologici più interessanti dello stile di vita mediterraneo. La manifestazione, promossa da Legambiente onlus e dal Comune di Pollica con il patrocinio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, comprende incontri, dibattiti, laboratori, showcooking, spettacoli teatrali per bambini, concerti musicali, escursioni e tante altre attività. La base logistica è il Museo, ma gli eventi si sviluppano in tutta la località cilentana.

Inoltre il Museo Vivente della Dieta Mediterranea e il Museo Vivo del Mare fanno parte della rete della Cilento Green Card, un progetto di valorizzazione del territorio promosso da Legambiente Onlus con il patrocinio della Regione Campania e del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Il pass turistico annuale permette di accedere a prezzo agevolato a una serie di musei, aree archeologiche e aree naturalistiche comprese nel territorio del Parco.

La struttura museale rappresenta una preziosa occasione per trasmettere, a partire dalle nuove generazioni, modelli di vita sani e sostenibili per la salute e per l’ambiente, nonché per promuovere la valorizzazione del variegato patrimonio culturale e naturalistico del Cilento.

Museo Vivente della Dieta Mediterranea e Museo Vivo del Mare
Palazzo Vinciprova, Via Caracciolo 192, Pioppi, Pollica (Salerno)
Tel. 0974 905059
www.ecomuseodietamediterranea.it – www.museovivodelmare.it
[email protected][email protected]
Aperto tutto l’anno, chiuso il martedì

 

 

 

Museo Archeologico di Napoli

Museo Archeologico di Napoli

museo archeologico di napoli

Storia del museo

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è tra i più antichi e importanti al mondo per ricchezza e unicità del patrimonio e per il suo contributo offerto al panorama culturale europeo.

L’origine e la formazione delle collezioni sono legate alla figura di Carlo III di Borbone, sul trono del Regno di Napoli dal 1734, e alla sua politica culturale: il re promosse l’esplorazione delle città vesuviane sepolte dall’eruzione del 79 d.C. (iniziata nel 1738 a Ercolano, nel 1748 a Pompei) e curò la realizzazione in città di un Museo Farnesiano, trasferendo dalle residenze di Roma e Parma parte della ricca collezione ereditata dalla madre Elisabetta Farnese.

Si deve al figlio Ferdinando IV il progetto di riunire nell’attuale edificio, sorto alla fine del 1500 con la destinazione di cavallerizza e dal 1616 fino al 1777 sede dell’Università, i due nuclei della Collezione Farnese e della raccolta di reperti vesuviani già esposta nel Museo Ercolanese all’interno della Reggia di Portici.

Dal 1777 l’edificio fu interessato da una lunga fase di lavori di ristrutturazione e progetti di ampliamento, affidati agli architetti F. Fuga e P. Schiantarelli. Nel decennio della dominazione francese (1806-1815) furono realizzati i primi allestimenti e con il ritorno dei Borbone a Napoli nel 1816 assunse la denominazione di Real Museo Borbonico. Concepito come Museo universale, ospitava istituti e laboratori (la Real Biblioteca, l’Accademia del Disegno, l’Officina dei Papiri…), successivamente trasferiti in altre sedi nel 1957.

Le collezioni del Museo, divenuto Nazionale nel 1860, sono andate arricchendosi con l’acquisizione di reperti provenienti dagli scavi nei siti della Campania e dell’Italia Meridionale e dal collezionismo privato. Il trasferimento della Pinacoteca a Capodimonte nel 1957 ne determina l’attuale fisionomia di Museo Archeologico.

Museo Archeologico Nazionale Napoli

Napoli, Piazza Museo, 19 

ORARI
Aperto tutti i giorni (tranne il martedì)
ore 09.00 – 19.30
Le operazioni di chiusura iniziano alle 19.00

Quando il martedì è festivo il Museo posticipa la chiusura al mercoledì.
Chiusure festive: 25 dicembre 2018 e il 1 gennaio 2019

BIGLIETTI
Intero: € 12.00
Ridotto: € 6.00
Serale: € 2.00 ogni giovedì sera dal 14 giugno al 30 agosto 2018
(tariffa applicata a partire dalle 19.30 – il Museo chiude alle 22.40)

Gratuito per i minori di 18 anni e 18app
Gratuito per tutti la prima domenica di ogni mese

Museo delle Arti Sanitarie

Museo delle Arti Sanitarie

museo-arti-sanitarie-logo

 

 

Insuperato capolavoro del barocco-roccocò, è al tempo stesso efficiente laboratorio del farmaco ed intrigante luogo di rappresentanza per l’élite scientifica dell’Illuminismo napoletano. La successione delle sale, controspezieria-sala grande-laboratori, mostra un rigoroso controllo degli spazi connesso all’efficienza di una moderna farmacia insieme ad una sapiente armonia costruita dai rimandi di colore dalle riggiole alle maioliche, dagli stigli agli intagli dorati.

Farmacia degli incurabili napoli

Domenico Antonio Vaccaro nel 1729 eseguì i disegni per la nuova Fabbrica dovrà farsi per l’allargamento dell’ospedale di questa Santa Casa. L’elegante doppio scalone in piperno della farmacia, che si affaccia sul cortile come quello di una villa particolare che si affaccia in giardino (così sostenne Roberto Pane), avvolge il bronzo raffigurante Maria Lorenza Longo. Le rampe conducono alla Loggia impreziosita da portali marmorei sormontati da vasi e mascheroni diabolici simboleggianti la doppia natura del farmaco che, se da un lato guarisce, dall’altro può divenire veleno. Probabilmente l’impianto interno della farmacia fu curato tra il 1747 ed il 1751 dall’ ingegner Bartolomeo Vecchione che si servì di raffinate maestranze napoletane : Fucito per la falegnameria, gli stigli, il grande bancone; Di Fiore e Matarazzo per gli intagli e le dorature; Crescenzio Trinchese per i marmi e l’urna della Teriaca; i riggiolari Massa per le maioliche decorate da Lorenzo Salandra.

museo farmacia napoli

Attualmente si accede attraverso la controspezieria, ambiente caratterizzato da un grande bancone in radica di noce e con un soffitto spartito in due cupole ellittiche inframezzate da una trave avvolta da un drappo in stucco ornato con putti. Le pareti sono rivestite da stigli di farmacia che culminano con pinnacoli a piramide dorata e contengono vasi in ceramica decorati en camaieu bleu con paesaggi fantastici e figure. Gli stigli sono impreziositi da due alzate di farmacia in legno dorato con 66 nicchie l’una contenenti vasi e ampolle in vetro con all’interno ancora residui di prodotti farmaceutici (sia polveri che resine che liquidi). Molti vasetti presentano un cartiglio indicante il preparato farmaceutico e non sempre sono corrispondenti alle specialità indicate nel ricettario incurabilino risalente alla fine del Settecento. Effettivamente esistono prodotti tipo fitobezoari e prodotti di origine minerale o dal mondo animale (mandibole e denti di animali marini) che rappresentano un chiaro rimando alla più antica tradizione alchemica ed esoterica. Così come nell’ambiente retrostante, verosimilmente anch’esso inserito nei locali di laboratorio con forni, mortai ed alambicchi per allestire i galenici e i preparati chimici, esiste una grande urna marmorea, realizzata da Crescenzio Trinchese ed allocata in una nicchia, contenente la panacea per ogni male, la Teriaca o Triaca. Questo farmaco, riportato già nell’antidotario di Galeno come antiveleno messo a punto da Mitridate Re del Ponto, ebbe una straordinaria diffusione nel Medioevo e nel Rinascimento; conteneva, tra i numerosi costituenti, oppio, carne e pelle di vipera. La richiesta era così forte da indurre i governi ad assoggettarlo alle regole del Monopolio di Stato e a diffidarne il contrabbando. Le preparazioni più famose nell’antichità erano quelle di Venezia e di Napoli; ciò forse perché sia Cipro, tenimento della Serenissima, che Malta, appartenente al Regno di Napoli, consentivano una facile raccolta degli ofidi. Il prodotto, con un rito pubblico, si preparava in più giorni aggiungendo anche erbe medicinali.

museo farmacia napoli

La cerimonia sottendeva equilibri tra potere politico e finanziamento del protomedicato, controllore di tutti gli speziali del Reame che ne dovevano acquistare almeno un chilo all’anno. La teriaca era ancora presente nel ricettario incurabilino e, validato come preparazione anche da Domenico Cotugno come acqua teriacale , fu ancora di largo impiego fino alla metà del XIX secolo. Questi rimandi alla tradizione magico-alchemica napoletana, forse connessi a una forte domanda popolare (la farmacia funzionò anche per gli esterni), non intaccano il grande valore scientifico della Farmacia progettata quale esempio moderno di ricerca e formazione dello speziale. In realtà la realizzazione della Farmacia segna lo spartiacque tra la medicina illuministica e l’ospedale moderno, inteso come luogo di cura e non più semplice ospizio. Il committente dell’idea Antonio Magiocco, giurista e governatore degli Incurabili, troneggia dall’alto della Grande Sala in un’intrigante posa, con il sorriso sulle labbra e la mano che invita (opera di Matteo Bottigliero) ad ammirare il grande salone di rappresentanza interdetta al commercio e all’uffizio abituale degli speziali, come riservata sala di adunanze. Splendide porte scorrevoli chiudono questo scrigno. Un pavimento in maiolica, autentico tappeto di riggiole impreziosito da cesti di frutta e una gran croce centrale, mostra tutta la vividezza dei colori della bottega dei Massa a cui fanno da pendant le cromie dei vasi usciti dallo stesso atelièr. Il pieno formale ottenuto dalla ripetitività di centinaia di vasi chiusi è arricchito dalle scene tratte dall’antico testamento e dalle allegorie morali. L’ambiente è coronato dalla tela del Bardellino che decora il soffitto e rappresenta Macaone cura Menelao ferito (1750), tema ispirato alle ferite descritte da Omero nell’Iliade. Notevoli gli intagli dorati del Di Fiore: la controspezieria presenta una raffigurazione tradizionalmente interpretata come un’allegoria dell’utero virginale, la grande sala invece è dominata da un utero sezionato, come per un taglio cesareo longitudinale.

Farmacia degli incurabili napoli
Nel tempio della medicina della Farmacia degli Incurabili l’impiego del farmaco chimico segna la grande conquista della medicina, quasi sempre inerme davanti alla fenomenologia delle malattie che pure si indagavano; col farmaco il medico può contrastare malattie come la sifilide (frizioni e suffumigazioni mercuriali). Prodotti a base di calomelano, preparazione mercuriale impiegata da Cirillo contro la lue venerea, costituirono, in un’epoca preantibiotica, un valido antidoto alla progressione della malattia. Certamente le preparazioni mercuriali e quelle arsenicali insieme agli oppiacei rappresentano parte essenziale dell’intero armamentario farmaceutico incurabilino. Chi legge il grande manoscritto delle Regole della Real Casa degli Incurabili rimane sorpreso dalla attenzione rivolta al personale addetto alla farmacia. La rigorosa organizzazione, sottoposta al controllo del direttore, che aveva anche funzioni di formazione per i giovani speziali, teneva in gran conto le diverse fasi, dalla ricettazione al reperimento delle erbe, alla preparazione galenica dei prodotti, al loro ritiro sul grande bancone della controspezieria e la consegna al personale di assistenza, il tutto collegato al nome del paziente che attendeva nella corsia il farmaco. Sciroppai, unzionari, medici,fisici e cerusici, ritiravano personalmente i prodotti dalla farmacia. L’ istituzione della farmacia rappresentò la forte volontà gestionale già nell’epoca del Vicereame austriaco di investire in ricerca farmaceutica, considerata la frontiera della conoscenza medica.
Fu il farmaco ad operare la grande svolta dalla medicina fideistica e teurgica, che contava solo sulle belle forme dell’arte e sulla preghiera, all’ospedale moderno, capace di trattare con mezzi di cura finalmente efficaci le malattie.

Apertura:
dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 17:00
domenica dalle 9:00 alle 13:00
Chiuso il martedì

Via Maria Lorenza Longo, 5
NAPOLI
Tel. 081 440647

 

 

Ma-Mu! La Festa della Mamma al Museo del Sannio

Ma-Mu! La Festa della Mamma al Museo del Sannio

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Al Museo del Sannio domenica 13 maggio è in programma una giornata dedicata a tutte le mamme con un gioco a tema che le accompagnerà alla scoperta delle sue magnifiche collezioni.
La mattina alle ore 10.30 i visitatori saranno coinvolti in un affascinante percorso tra giochi a quiz, prove di abilità e caccia ai reperti, che li porteranno a conoscere le bellezze, i segreti e le curiosità del patrimonio esposto.
L’occasione è quella della Ma-Mu!, la giornata delle Mamme al Museo, che celebra le “Regine della Casa” con attività a loro dedicate presso il Museo del Sannio.
Quella in programma domenica è una inedita opportunità di conoscenza del nostro passato, oltre una che una originale occasione di valorizzazione delle collezioni, immaginate per il pubblico di ogni età.
Il costo dell’attività è di 6 euro per gli adulti e 4 euro per i piccoli, incluso il biglietto d’ingresso al museo e il kit didattico per il gioco.
Le attività sono curate da Mediateur.

Museo del Sannio | Infopoint
Bookshop Servizi educativi Visite guidate
Piazza Matteotti (ex Piazza Santa Sofia)
82100 Benevento
tel. 331 5073873
0824 774763 (custodia)
[email protected]
www.museodelsannio.info

Facebook:
Infopoint – Museo del Sannio

 

Un caffè al museo: conversazioni artistiche a Benevento

Un caffè al museo: conversazioni artistiche a Benevento

Locandina-caffe-museo

 

Un caffè al museo” è il nome del ciclo di incontri pomeridiani ospitati all’interno del Museo del Sannio nei prossimi mesi, dedicati all’arte e alle sue contaminazione con i linguaggi visivi moderni.
Una nuova iniziativa, curata da Mediateur, concessionaria dei servizi per la Provincia di Benevento, durante la quale studiosi, artisti e professionisti del settore racconteranno il mondo dell’arte contemporanea, della fotografia, del cinema e del fumetto attraverso conversazioni volutamente informali ma sicuramente piacevoli, ognuna delle quali accompagnata da un ottimo caffè.

Sei gli appuntamenti in programma, a cadenza quindicinale, a partire da giovedì 19 aprile fino a giovedì 28 giugno, dalle ore 16.30 presso l’Infopoint/bookshop del Museo del Sannio in Piazza Matteotti, tutti con ingresso gratuito.
Si comincia il 19 aprile con “Tutta colpa di Duchamp. Quando l’arte diventò contemporanea”, a cura della storica dell’arte Fabiana Peluso. Giovedì 3 maggio sarà la volta di “Autori o fruitori? Sperimentazioni artistiche e contaminazioni” con l’architetto e illustratore Filippo Mastrocinque. Si prosegue il 17 maggio, sempre alle 16.30, con i “Discorsi sulla Fotografia Contemporanea” di Angelo Orsillo, direttore dell’Accademia di Fotografia “Julia Margaret Cameron” di Benevento. Appuntamento speciale giovedì 31 maggio, con la presentazione di “Marathon“, adattamento a fumetti del libro di Andrea Frediani, durante la quale interverranno Lucio Perrimezzi (sceneggiatore) e Massimiliano Veltri (disegnatore) moderati da Leonardo Cantone, con un’estemporanea finale curata da Stregomics Fumetteria di Benevento. Giovedì 14 giugno il quinto incontro avrà come titolo: “Liberty – Quando il genio incontra la voluttà” e sarà tenuto dallo storico dell’arte Luigi Mauta. Infine, il sesto e ultimo appuntamento è in programma il 28 giugno con “Il sangue delle immagini: i nuovi linguaggi del cinema e della poesia”, esperimento poetico di riscrittura delle immagini con Chiara Rigioni di Kinetta Spazio Labus.

“Un caffè al museo” è un’altra delle numerose attività che negli ultimi mesi vedono il più importante polo culturale della provincia di Benevento finalmente trasformato in luogo “vivo” e “attivo”, aperto al territorio e protagonista di un’offerta culturale che guarda a diversi tipi di pubblico.

Il ciclo di incontri promossi da Mediateur, sono realizzati grazie alla disponibilità e alla collaborazione di tutti gli ospiti coinvolti, che hanno accettato l’invito a trasformare il rito del caffè in una piacevole occasione di condivisione e socializzazione per tutta la città, in nome dell’arte, della cultura e della bellezza.

RISORGI-MENTI. Un museo diverso per diversi sabati

RISORGI-MENTI. Un museo diverso per diversi sabati

Risorgi-Menti è il nuovo e speciale programma di attività primaverili del Museo Irpino di Avellino, la cui sezione Risorgimentale, all’interno dell’ex Carcere Borbonico, ospiterà cinque inediti appuntamenti dal 7 aprile al 26 maggio 2018, ognuno in occasione delle aperture straordinarie del sabato mattina.

Tutto parte dal gioco di parole creato attorno al nome del periodo storico nel quale il museo si identifica e dai molteplici significati, originali e a tratti ironici, che esso ispira. Nascono, così, inedite riletture delle collezioni del museo, degli spazi del Carcere borbonico e della storia d’Italia, sviluppate all’interno di cinque iniziative che riescono a unire discipline orientali e ricerca interiore, psicologia e cultura giovanile, attraverso un singolare filo conduttore fatto di visite, conversazioni, performance, degustazioni, giochi a tema e meditazioni.

Risorgi-Menti è una delle numerose attività di valorizzazione del patrimonio del Museo Irpino curate da Mediateur e promosse dalla Provincia di Avellino che, attraverso programmi educativi, eventi tematici, progetti scientifici e azioni didattiche, continuano da anni nel coinvolgimento di pubblici diversi, nella sperimentazione di nuovi linguaggi e nella creazione di un’offerta culturale in linea con quella dei principali musei moderni.

Risorgi-Menti-mediateur

— Programma —

RISORGI-MENTI #1
Profumi d’Oriente

Sabato 7 aprile, alle ore 11.00, le ceramiche della Collezione Salomone ispirano un viaggio alla scoperta del Sol Levante e degli antichi princìpi della dottrina olistica. Si tratterà di un piacevole incontro per “risollevare la mente” tra cultura orientale e cromoterapia, storia e meditazione, accompagnati dalla degustazione finale di tè aromatici.

Ingresso libero – A cura della Dr. ssa Naturopata e Floriterapeuta Janet Barzaghi dell’Associazione Natural – UP

RISORGI-MENTI #2
Mental coaching nella Storia

Sabato 14 aprile e sabato 12 maggio, alle ore 11.00, due occasioni per far “risorgere” il nostro stato d’animo, imparando a gestire lo stress e le emozioni, e a sviluppare al meglio le competenze professionali e personali grazie alla disciplina del mental coaching, nata negli Stati Uniti tra gli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso. Un allenamento mentale condotto nelle sale del museo, per imparare a usare al meglio l’immaginazione, a superare le difficoltà e a risolvere i conflitti, gestire il tempo e raggiungere gli obiettivi.

Ingresso libero – A cura della mental coach Antonella Russoniello

RISORGI-MENTI #3
Cervelloni in gara sulla Storia d’Italia

Nella settimana dal 17 al 21 aprile le scuole medie della provincia irpina si sfidano al museo con un gioco a squadre basato su quiz, gare di memoria e prove di abilità mentali. Dopo un’attenta visita guidata alle collezioni risorgimentali, le classi competono a suon di risposte esatte sugli eventi e sui personaggi della Storia dell’Unità nazionale.

RISORGI-MENTI #4
Yoga al Museo

Sabato 5 maggio, alle ore 11.00, il museo apre le porte a una delle più antiche discipline meditative per alimentare il benefico rapporto tra arte, cultura e benessere che solo benefici apporta all’organismo e allo spirito. Sotto la guida di un esperto maestro di discipline orientali, sarà possibile conoscere le principali tecniche di meditazione e postura e nello stesso tempo lasciarsi andare alla leggerezza del respiro nella suggestiva cornice dell’ottocentesco complesso dell’ex carcere borbonico di Avellino.

Ingresso libero – a cura dell’Associazione Jayananda Yoga del Mº Michelangelo Melchionna

RISORGI-MENTI #5
Barbe e baffe di ieri e di oggi

Sabato 26 maggio l’appuntamento conclusivo sarà dedicato alla storia del costume e della moda personale tra XIX e XXI secolo, in particolare quella che ha visto modificare i volti maschili nel corso dei decenni. Protagonisti saranno barbe, pizzetti, baffi e basette, che ieri incorniciavano i menti austeri dei nostri patrioti e oggi, più prosaicamente, caratterizzano stili e tendenze di giovani e meno giovani.
Un’azione a metà tra storia, estetica e antichi mestieri, tra performance di barbieri moderni chiamati per l’occasione, uno speciale contest e una mostra di barbe e baffi patriottici per rendere omaggio agli eroi “diversamente barbuti” che hanno difesero il nostro tricolore e a quelli che, più o meno consapevolmente, continuano a imitarli tutt’oggi.

Info e contatti

Mediateur | Carcere Borbonico Museo Irpino

www.mediateur.it/museoirpino
www.facebook.com/museoirpino

Pasqua al Museo del Sannio: iniziative per grandi e piccini

Pasqua al Museo del Sannio: iniziative per grandi e piccini

PasquaSannio

 

Pasqua al Museo” è il programma di attività che dal 29 marzo al 3 aprile 2018 accoglieranno gli ospiti del Museo del Sannio per invitarli a vivere le prossime vacanze a contatto con la storia e il patrimonio della nostra provincia.

Si comincia Giovedì 29 marzo alle ore 16.30 con “Il Chiostro delle sorprese”, una visita guidata alla scoperta dei segreti del chiostro di Santa Sofia e dei significati nascosti tra colonne e pulvini dello splendido gioiello di architettura del XII secolo, dal 2011 patrimonio dell’Unesco. La visita sarà riproposta anche nella giornata di Sabato 31 marzo 2018, sempre alle ore 16.30.

“Una Pasqua da favola” è invece il nome del laboratorio dedicato ai più piccoli, che Venerdì 30 marzo e Martedì 3 aprile, alle ore 10.30, proporrà un percorso tra letture dell’antica tradizione popolare beneventana e una divertente caccia all’indizio con piccole sorprese finali.

Il costo del singolo appuntamento è di 3 €. È consigliabile la prenotazione, che può avvenire inviando una mail a: [email protected], telefonando al n. 331 5073873, scrivendo un messaggio privato sulla pagina Facebook “Infopoint Museo del Sannio”.

Le attività sono ideate e curate da Mediateur, concessionaria dei servizi presso il Museo del Sannio per conto della Provincia di Benevento.

Museo del Sannio | Infopoint
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Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia

Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia

Una fonte di Sapienza Popolare

Il Museo Etnografico di Aquilonia, in provincia di Avellino, ai confini con le Regioni Basilicata e Puglia, è, se non il più grande con i suoi 1.500 mq di esposizione, uno dei più articolati, organici e completi d’Italia.
Ideato dal Professore Beniamino Tartaglia, fine studioso della civiltà contadina, che nel progetto riuscì a coinvolgere, sin dal 1995, buona parte della comunità, consente di fare un viaggio nel passato e di immergersi, in un’atmosfera emozionante, nelle vicende amare di un popolo, che potrebbe essere quello di un qualsiasi paesino del Mezzogiorno d’Italia.
Il Museo presenta oltre 15.000 reperti, recuperati con un lungo e paziente lavoro di ricerca, carichi di uso e di storie, e segnati dalla fatica e dal sudore dei secoli, storia di sofferenza, accumulata in generazioni di strutture socio-economiche rigide, chiuse, gerarchizzate. E proprio dalla durezza delle condizioni di vita deriva la nobiltà di un patrimonio culturale che, benché scarno di innovazioni, si rivela ricco di solidarietà, valori, virtù.

Il Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” è un’ottima chiave di lettura del complesso di tecniche e di metodi che concernevano la realizzazione dell’operare spontaneo e quotidiano della gente; in tal modo, soprattutto per le giovani generazioni, diventa possibile riscoprire dimensioni del vivere collettivo che oggi inaspettatamente tornano di attualità: condivisione, parsimonia nell’utilizzo delle risorse naturali, un legame forte con i ritmi e gli equilibri naturali.
L’Agricoltura fu la sofferta occupazione preminente del popolo, condotta con sistemi arcaici e tradizionali, senza irrigazione, senza macchine, senza concimi chimici (il letame era il solo che si conoscesse), senza sementi selezionate, il che consentiva al massimo la sussistenza. Il contadino spesso si consumava lentamente per inedia, quando veniva risparmiato dalla malaria, dalla pellagra o dal tifo. Una volta il territorio di Aquilonia vestiva verdi mantelli fatti di pascoli ubertosi, sparsi lungo gli innumerevoli pendii che degradavano fino alla confluenza dell’Osento e dell’Ofanto e salivano fino a raggiungere gli innumerevoli boschi che ossigenavano il pianoro su cui è posto il paese, condizioni ideali per l’allevamento e la pastorizia. Infatti, l’allevamento di pecore, mucche e capre era un’altra delle attività preminenti. Un artigianato a livello famigliare, complementare e al servizio dell’agricoltura, tramandato con dignità fino a pochi anni fa, dava sussistenza ad un numero non trascurabile di paesani.

Nel Museo c’è, quindi, la vita autentica di tante generazioni, che rivive negli strumenti e negli attrezzi, nei corredi e negli arredi, negli utensili e nelle suppellettili, nei reperti e nei documenti di ogni genere. Il Museo presenta una peculiarità e originalità importantissima: i reperti non sono stati ordinati per collezioni, in forma espositiva; invece, sono stati ricostruiti con rigore filologico 130 ambienti abitativi e di lavoro, tra cui oltre 52 mestieri, in gran parte scomparsi.
Ciò consente al visitatore di affacciarsi su autentici scenari di vita vissuta, di percorrere un viaggio ricco di emozioni, e di immergersi nella Storia millenaria della nostra civiltà.
Il Museo Etnografico, efficacissimo strumento didattico, è come un grande libro di Storia scritto con il linguaggio “muto” e suggestivo della cultura materiale, che subito affascina e coinvolge il visitatore.
Ampio spazio è dedicato, oltre che al lavoro dei campi, alle colture abituali, ai mestieri, alla medicina popolare, con le terapie empiriche e le pratiche magiche, all’utilizzo e alla cura degli animali, alle tradizioni, alle credenze e alla religiosità popolare, all’alimentazione contadina, alla vita famigliare, al lavoro e alle condizioni della donna e dei giovani, alle gerarchie sociali, ai miti, alla vita della comunità, alla Storia, al tempo libero, ai giochi dell’infanzia, alla scuola, all’abbigliamento, ai personaggi caratteristici. Il tutto ricomposto con l’occhio scrupolosamente antropologico del professor Tartaglia, e raccolto in una collana di pubblicazioni tematiche.
Parte consistente dei visitatori è rappresentata dalle scuole, che possono proporre e seguire, in collaborazione con le guide, percorsi didattici di animazione dei mestieri e fare laboratori attivi, relativi alla preparazione del pane e della pasta, costruire i giochi di una volta, intrecciare cesti e impagliare sedie con materie prime del territorio.
Il Museo è gestito da un’Associazione culturale senza fini di lucro, costituita esclusivamente da volontari legati solo dalla passione per la conservazione del patrimonio etnografico e per non disperdere e dimenticare le proprie “RADICI”, fondamentale strumento di consapevolezza per la costruzione di percorsi futuri.
Nel titolo abbiamo parlato di “fonte di sapienza popolare”: lo si può appurare lungo tutto il percorso, comprendendo i modi originali e pratici con cui si risolvevano i problemi della vita quotidiana, dall’intelligente sfruttamento e distribuzione degli spazi nella casa contadina, ai piccoli/grandi accorgimenti per evitare infortuni sul lavoro, alla costruzione di piccoli attrezzi di lavoro per particolari attività.
L’agricoltura, praticata con sistemi arcaici ma rispettosi della natura e delle peculiarità dei prodotti, principî che oggi giorno si collegano al concetto di agricoltura biologica, era istintivamente pensata come strumento per il bene della salute e come mezzo per procurarsi le calorie atte al lavoro.

Tutto era pensato in funzione di …
Si aveva come punto di riferimento la Natura come entità da rispettare, come Madre Universale.
Dalla Natura si attingevano non solo gli alimenti ma anche i mezzi per affrontare e risolvere i malanni. Le cosiddette “erbe officinali”, erbe spontanee che si raccoglievano nell’ambiente vitale (e tuttora qualcuno continua a farlo, nel territorio) si conservavano con tecniche sperimentate e tramandate nel corso dei secoli, e se ne facevano decotti e tisane. Malva, camomilla, valeriana, borragine, rosa canina, tarassaco, solo per citarne alcune, erano molto efficaci.
Altri siti di interesse prossimi al Museo sono il Parco Archeologico di Carbonara, il Museo delle Città Itineranti, la Badia San Vito con la vicina quercia di circa 500 anni, la diga San Pietro con il lago Aquilaverde.
Il Parco Archeologico, a circa 2 km dall’odierna Aquilonia, presenta le rovine del vecchio paese, colpito dal terremoto del 23 luglio 1930 e abbandonato in seguito all’edificazione della nuova Aquilonia. Il recupero della originaria struttura urbanistica con le stradine, il centro storico, i resti delle antiche Chiese, i vicoletti, la settecentesca fontana monumentale, immerge il visitatore in uno scenario surreale, risvegliando in lui straordinarie suggestioni che gli rivelano la millenaria Storia dell’antica e medioevale comunità di Carbonara (nome del paese fino al 1862). In conseguenza di una Rivolta Contadina avvenuta il 21 ottobre 1860 durante la quale furono trucidati nove dei cosiddetti “galantuomini” dell’epoca, un Decreto Reale  cancellò il nome Carbonara e appose il nome di Aquilonia, in ricordo dell’antica città osco-irpina “AKUDUNNIAD”,  localizzata nel triangolo Lacedonia-Aquilonia-Monteverde, alleata con i Sanniti di Benevento per combattere contro l’espansione di Roma durante le guerre sannitiche. La sconfitta comportò la distruzione della città.
Il Museo delle città Itineranti, aperto in un palazzo restaurato del vecchio centro urbano, raccoglie documenti fotografici, filmati e reperti relativi al terremoto del 1930, assieme a documenti e immagini di altri paesi e città che hanno subito lo stesso destino “errabondo” di Aquilonia.
La Badia di San Vito, del XII secolo, distante circa 700 metri dal centro abitato, è un ameno luogo, oasi di pace e di serenità: la sacralità del sito è rafforzata dalla vigile presenza della “Quercia di S.Vito”, uno degli alberi monumentali più antichi d’Italia. Il tronco ha una circonferenza di m. 5,50 e la chioma di ca. 150 metri.
La diga S.Pietro, con il suo lago Aquilaverde, immersa nei boschi che la circondano, è un’oasi naturale che ospita uccelli acquatici, rapaci, una grande varietà di pesci e nei boschi una grande varietà di fauna selvatica.
Abituati a concentrarci solo località fortemente pubblicizzate, dai luoghi del grande turismo, dimentichiamo spesso che ogni piccolo borgo della nostra Italia è una miniera di bellezze naturali, di beni ambientali, culturali e paesaggistici interessanti.

Mavv Wine Art Museum

Mavv Wine Art Museum

Il Museo dell’Arte, del Vino e della Vite (MAVV – WINE ART MUSEUM) intende far conoscere in modo diffuso il mondo del Vino anche come patrimonio artistico, culturale, scientifico e storico del territorio e promuovere il settore enologico come risorsa dello sviluppo economico.

L’idea progettuale nasce dal lavoro di un gruppo di professionisti e manager amanti del bello, appassionati del vino e esperti di sviluppo territoriale, che hanno unito le proprie competenze per costituire una nuova impresa che ha l’ambizione di diventare punto di riferimento nel mondo del vino, con particolare attenzione ai settori del marketing e della comunicazione ad esso collegati.

Il Museo dell’Arte, del Vino e della Vite, è ospitato ed incardinato nel Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, diretto dal prof. Matteo Lorito. Esso si avvale di un prestigioso comitato scientifico presieduto dal prof. Luigi Moio, coordinatore del corso di Laurea in Scienze Enologiche dell’Università di Napoli Federico II ed enologo di fama mondiale. Il MAVV è un percorso multisensoriale per la Wine Experience che propone anche visite nei luoghi, nel territorio e nelle eccellenze a vocazione enologica.

telefono: 0812532016
[email protected]
sito internet: www.museoartevino.it

Monteverde premiato con l’Access City Award 2019

Monteverde premiato con l’Access City Award 2019

monteverde panorama

Il borgo irpino ha conquistato il riconoscimento europeo grazie ai progetti che hanno reso il centro storico accessibile a diverse forme di disabilità

Cinque chilometri di percorsi turistici in fase di ultimazione, accessibili a diverse forme di disabilità. Un percorso che il piccolo comune di Monteverde, in provincia di Avellino, ha cominciato nel 2006, scommettendo in una città che fosse accessibile e accogliente verso tutti. Una scommessa che può dirsi vinta e che ha portato la realtà irpina ad aggiudicarsi una menzione speciale all’Access City Award 2019, il riconoscimento europeo che premia le realtà cittadine che sono riuscite a migliorare l’accessibilità per disabili e persone con difficoltà a servizi pubblici, trasporti, strutture e comunicazioni.

Solitamente il premio è riservato alle città con più di 50 mila abitanti, ma quest’anno, in occasione delle celebrazioni per il 2018 Anno europeo del patrimonio culturale, la partecipazione è stata estesa alle città più piccole con un premio speciale sull’accesso ai siti culturali. Proprio in questa categoria Monteverde ha conquistato il riconoscimento, partecipando alla cerimonia di premiazione a Bruxelles.

Il borgo medievale dell’Alta Irpinia, che conta meno di mille abitanti e si trova arroccato a 740 metri sul livello del mare, si è fatto “smart”, creando un percorso tattilo-plantare con 8000 punti di informazione che funzionano attraverso un sistema con fibra ottica e di lettura wireless, per garantire ai fruitori non vedenti e non udenti di poter scoprire in autonomia la città. Le stradine del centro storico e il castello sono inoltre raggiungibili anche da chi presenta difficoltà motorie.

Unico nel suo genere anche il museo “Migra”, il museo del grano e della donna nella civiltà contadina, ospitato all’interno dell’antico castello allestito con postazioni vr, multimediali e con proiezioni immersive. Qui l’esposizione è interattiva e gli oggetti e i personaggi prendono vita, raccontando la storia del territorio e della sua cultura cerealicola.
Insomma un’idea di turismo “senza barriere” che fa del comune campano un motivo d’orgoglio in Italia e ora anche in Europa.

Corno napoletano contro il malocchio

Corno napoletano contro il malocchio

corno napoletano

Perché proprio il corno?

Il corno napoletano contro il malocchio è da sempre considerata un’arma preziosa per tenere lontana la sfortuna, la jettatura e quant’altro possa esserci negativo. Già nel XVIII secolo a Napoli si iniziò a parlare del corno in qualità di antidoto contro il malocchio o la cattiva sorte.

Ad avere la felice idea del corno anti jella fosse un prete, il quale, al fine di evitare, o almeno limitare, la brutta abitudine, diffusasi tra la gente, di grattarsi fra le gambe, al solo apparire di un presunto jettatore, iniziò a diffondere l’abitudine di stringere tra le mani il corno per difendersi da jettature. Si dice anche che il prete fosse omosessuale e da qui l’espressione napoletana in caso di sfortuna: “Fatte benericere a nu prevet ricchione”, fatti benedire da un sacerdote omosessuale,

Nell’Ottocento degli pseudo scienziati, confermarono che davvero esistevano persone iettatrici e che dalla loro pelle uscissero sottilissime palline malefiche, mentre altri ricorsero ad una singolare dottrina detta mesmerismo. Nel secolo scorso, il malocchio, la jettatura ed il corno da competenza di studiosi divennero il tema di rappresentazioni comiche o satiriche, tanto da diventare oggetto per scrittori ed artisti, primo fra tutti, Luigi Pirandello con il suo racconto “La patente” scritto nel 1911, e un decennio dopo al principe della risata Antonio De Curtis, in arte Totò.

Oggi il corno napoletano rimane il culto e il simbolo di Napoli e in Piazzetta Matilde Serao è sorto il Museo del corallo Ascione che, fra i tanti gioielli, espone un enorme quantità di corni in corallo, unico materiale utilizzato per costruire antimalocchi, e che viene lavorato da veri artigiani/artisti.

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