Cammina inSacco: passeggiata tra la natura e le bellezze del borgo

Cammina inSacco: passeggiata tra la natura e le bellezze del borgo

Dopo il grande successo dello scorso anno, il 4 agosto si ripete la camminata ecologica “Cammina InSacco”, per volere del Sindaco Franco Latempa, dell’Amministrazione Comunale e della Giunta, in collaborazione con il Gruppo Fitwalking Salerno dell’ASD Atletica Arechi Salerno.

Scopo della manifestazione è quello di far conoscere le bellezze del luogo, regalando momenti emozionanti a contatto con una natura veramente incontaminata. Il piccolo Comune di Sacco, che conta 500 abitanti, fa parte infatti del Parco Nazionale del Cilento ed è immerso nel verde, a circa 610 metri sul livello del mare.
La Camminata avrà inizio domenica alle 17.00 con partenza dalla Madonnina in Montagna per proseguire lungo la statale e scendere tra i vicoli del centro storico con arrivo in Piazza del Popolo, cuore del borgo dove è possibile ammirare la bellissima Chiesa madre di Sacco, dedicata a San Silvestro Papa (patrono del paese).
La partecipazione alla camminata è aperta a tutti: il messaggio che si vuole diffondere è infatti che lo sport e il movimento sono sinonimi di benessere e salute e se praticati con costanza costituiscono un vero e proprio “farmaco naturale” per il nostro corpo.

Per info ed iscrizioni www.maurorusso.info

camminata-insacco

Prospettiva Alternativa: corpo come movimento, suono e ritmo

Prospettiva Alternativa: corpo come movimento, suono e ritmo

associazione Prospettiva Alternativa


L’Associazione napoletana “Prospettiva Alternativa” nasce dall’idea che il corpo è “movimento, suono e ritmo” in continuo divenire.
Per questo promuove attività “musico-motorie” e valorizza eventi culturali, ludici, ricreativi e didattici. Nei progetti propone un approccio alla propedeutica e didattica dell’arte, con maggior attenzione alla musica e al movimento, che parte dal fare per poi comprendere, cioè partire dalla pratica per poi arrivare alla teoria.

“Il nostro approccio all’insegnamento – spiegano – si basa sul sapere, saper fare, saper far fare. Di conseguenza, la nostra idea di apprendimento si sviluppa su tre assi fondamentali di Piaget: ascoltare, assimilare, accomodare”.
L’associazione ha al suo attivo collaborazioni con Istituti Scolastici sul territorio italiano, realizza e gestisce eventi, seminari, workshop ed è molto attiva negli ambienti socio-culturali.

Tutti i collaboratori e volontari del gruppo sono anche professionisti con Diplomi, Lauree, Abilitazioni all’Insegnamento e certificazioni di metodologie d’insegnamento riconosciute a livello internazionale; sono Strumentisti Professionisti, Specialisti del Movimento, Insegnanti ed Educatori.

Tra le iniziative già promosse da Prospettiva Alternativa c’è il workshop “GiocArteLab” che pone al centro il corpo come interazione di tre attività: consapevolezza corporea, body percussion e linguaggio mimico gestuale. Partendo da esercizi di respirazione, equilibrio e coordinazione i partecipanti prendono consapevolezza del proprio corpo che, con la body percussion, si trasforma uno strumento capace di riprodurre diversi ritmi e suoni; infine, attraverso la comunicazione mimico gestuale durante il workshop si impara a condividere emozioni con semplici e immediate azioni.

Un altro progetto educativo proposto è “OUTDOOR + BRAVI E + SANI”, rivolto ai bambini dai 6 ai 10 anni, che si svolge completamente all’aperto, nel verde del prezioso giardino di Casa Tolentino ai piedi della collina di San Martino, nel cuore di Napoli su Corso Vittorio Emanuele. Grazie ad un approccio ludico e cooperativo i bambini possono apprendere abilità dalle più semplici alle più complesse con attività educative svolte con educatori qualificati. Da correre, saltare, arrampicarsi, all’utilizzo di attrezzi da lavoro, quali martelli, rastrelli, facilitando il senso di responsabilità e superando le frustrazioni. I bambini, non appena sentono la musica, iniziano a muoversi naturalmente. La musica e il movimento sono le forme di espressione attraverso le quali i bambini si confrontano con l’ambiente materiale e sociale acquisendo nuove conoscenze e vivendo esperienze personali fondamentali per il loro percorso di crescita. Questo progetto vuole stimolare la fantasia e la creatività dei giovani/piccoli per trasmettere loro entusiasmo durante l’apprendimento di movimenti e ritmi.

Contatti:
[email protected]

Davide Montuori, l’artista campano che dipinge con il vino

Davide Montuori, l’artista campano che dipinge con il vino

Davide Montuori quadro

Davide Montuori, classe 1988, artista napoletano già noto per i propri murales, ha riformulato il proprio percorso artistico conferendogli una direzione singolare e innovativa declinata con i toni scarlatti del vino.

La passionale bevanda è infatti protagonista delle sue opere, realizzate con una tecnica affinata da anni di studi e ricerche, e che gli consente adesso di rendere con grande maestria sulla tela anche dettagli di grande precisione, intingendo il pennello nel vino naturale.
La sua passione nasce già da bambino: vivacissimo, stava buono solo disegnando e colorando. Ha deciso così di iscriversi prima al Liceo artistico e a seguire all’Accademia delle Belle Arti di Napoli.
Molto legato all’espressività della figura umana, la sua crescita artistica è segnata dalla necessità di scavare nelle espressioni, facendo emergere le ansie, i turbamenti, le felicità, le paure, i dubbi dei protagonisti delle sue opere.

Davide Montuori Wine Artist

«Tutto è nato per caso, a cena – racconta Davide Montuori a InSalute.club – mentre mi riempivo il calice, una goccia di vino ha percorso tutto il profilo della bottiglia e tinge di rosso la tovaglia bianca. Da lì, l’ispirazione, “e se lo facessi su tela?” Da quel momento è partita una ricerca di circa 2 anni. Il vino aveva sempre una carica cromatica debole sulla tela e io, che ho sempre dipinto in acrilico, trovavo la cosa molto frustrante. All’inizio cercavo di aggiungere degli addensanti nel vino, dei prodotti che rendono più pastosi i colori, ma il risultato finale era molto poco soddisfacente. Poi la svolta. Pensai bene che un prodotto “naturale” come il vino avesse bisogno di tornare della natura. Così lasciai un calice di Aglianico al sole per 45 giorni. Il vino si trasformò in in una “pasta” molto simile alla colla vinilica, con una carica cromatica vivace e intensa, proprio come la pittura acrilica a cui sono abituato».


Nonostante il suo percorso accademico in scenografia, Montuori si definisce un ritrattista: «Grazie alla forza del vino – ci spiega- si possono raccontare le intensità di un essere umano e contemporaneamente, legarlo ad un territorio grazie appunto alle disparate qualità di vino sia della nostra Campania che di tutto lo stivale».
Il connubio tra arte e vino ha portato l’artista alla collaborazione con il MAVV Wine Art Museum di Portici.
«Il direttore Eugenio Gervasio – continua Montuori – è molto aperto alla contaminazione artistica del vino quanto alla ricerca scientifica. Avevamo un calendario fitto di appuntamenti, tra cui la presentazione della nuova collezione di opere al Vinitaly. Il Coronavirus ha dettato però un nuovo percorso».
Così è nata una versione on line della mostra “Fil Rouge”. Dieci video che raccontano le 10 opere della collezione, condivise attraverso la pagina facebook del MAVV. Un viaggio nel tempo, alla ricerca di umanità, ossia quella emotività squisitamente umana, che nonostante le differenze culturali, le distanze geografiche e temporali, prova gli stessi sentimenti e le stesse emozioni.

Emergenza Covid19 e sistema sanitario: tra carenze e negligenze

Emergenza Covid19 e sistema sanitario: tra carenze e negligenze

A cura del dott. Giuseppe Origlia, dell’associazione “Medici La Nuova Mano”, nata per la tutela del medico, dell’infermiere e dell’operatore sanitario nell’esercizio della sua professione.

La situazione emergenziale covid19 ha indotto le strutture sanitarie al collasso, complici i tagli alla sanità, il depotenziamento di molteplici strutture ospedaliere nonché una gestione politico – amministrativa dell’emergenza che è risultata, negligente ed approssimativa in quanto essa non ha tenuto conto, in modo scientifico – sia da un punto di vista della concreta attuazione di idonei protocolli presso i presidi sanitari che della gestione comportamentale della cittadinanza – delle esperienze maturate in paesi già colpiti da questa terribile pandemia.

Medici, infermieri ed operatori sanitari, non dotati di idonei ed adeguati DPI, sono stati esposti al contagio e spediti “in trincea” privi di quelle “armi difensive” che avrebbero consentito loro di evitare la contrazione del Covid19. Tale grave mancanza ha cagionato l’infezione e la conseguente morte di numerosi medici ed infermieri che, espletando la propria attività lavorativa in condizioni precarie, sono rimasti fedeli a quell’ideale della salvaguardia della vita dell’uomo che anima ogni sanitario. A ciò si deve aggiungere che molti tra medici ed operatori che hanno contratto il virus, hanno sviluppato un’infezione di natura asintomatica continuando a veicolare, quindi, incoscientemente, l’infezione tra gli operatori sanitari con i quali sono stati a contatto, compresi gli stessi pazienti che si affidavano alle loro cure.
Gli ospedali, pertanto, si sono trasformati in zone ad alta prevalenza di infettati nei quali nessuna persona contagiata risulta, effettivamente, isolata.
Ancor oggi, medici ed infermieri non dispongono di adeguato DPI ed il rischio di contagio per i pazienti e tra colleghi è altissima, così come la certezza di creare dei centri ad alta densità virale che andranno ad implementare il decorso della malattia, con il conseguente collasso delle strutture ospedaliere e l’inevitabile ed ulteriore perdita di numerose vite umane.

L’individuazione e l’isolamento dei contagiati, siano essi sintomatici che non, si ritiene che non solo possa essere il principale mezzo per proteggere dal contagio gli individui e limitare quindi la diffusione della pandemia, ma possa incidere sull’evoluzione grave della malattia nei soggetti contagiati. Ai fini, quindi, di bloccare la diffusione del virus risulta necessario individuare, identificare ed isolare il più alto numero possibile di soggetti asintomatici che costituiscono probabilmente la maggiore fonte di malattia. L’isolamento rappresenta, allo stato, il principale mezzo atto ad arginare la pandemia in corso.

La burocrazia esistente per praticare tamponi in casi sospetti rende effimero qualsiasi tipo di prevenzione. In taluni casi i medici dedicati ai reparti Covid, vengono impiegati per l’espletamento di turni in convenzione in altre terapie intensive non Covid (si pensi ai reparti di terapie intensive e/o rianimazioni dove sono ricoverati pazienti ad altissimo rischio di mortalità se sovrainfettati dal virus) diventando, quindi, possibili strumenti di diffusione del contagio proprio perché chiamati ad operare in promiscuità nei suddetti differenti contesti. Ed il tutto tacendo in merito ai ritardi che si sono verificati nel fermare l’attività ospedaliera di elezione. Purtroppo, nonostante il vantaggio dato dalle prime regioni contagiate, la programmazione e riorganizzazione (che a nostro parere è tutto) è stata pressochè assente, specie in alcuni contesti del Centro-Sud Italia.
D’altro canto, i costi legati all’esecuzione di screening, sarebbe inferiore certamente rispetto ai costi legati al ricovero di ulteriori pazienti in ospedale e/o in terapia intensiva, sia in termini di impiego di personale che nel reperimento dei relativi macchinari, per non parlare di tutti gli altri vantaggi facilmente deducibili.

Un ulteriore punto da approfondire è l’assenza di precipui protocolli ministeriali ad hoc, che a prescindere dalle indicazioni etiche, guidi il medico nella scelta terapeutica. Tale aspetto non può considerarsi solo di natura medica, bensì, alla luce dei fatti di cronaca va ad incidere su profili di responsabilità sull’operato del medico che già lavora in condizioni emergenziali ed inadeguate. Aberrante era da considerarsi l’emendamento proposto in merito alla responsabilità civile e penale dei datori di lavoro, operatori sanitari e socio sanitari. Con tale emendamento si andava a creare una norma ad hoc in grado, qualora non sarebbero stati rilevati i dovuti profili di incostituzionalità e di responsabilità penale per gli stessi proponenti, la responsabilità di colui o coloro che avrebbero dovuto tutelare, come di fatto non accaduto, la classe degli operatori sanitari. Così come non appare satisfattivo il proposito normativo in merito alla responsabilità civile che viene rimodellata su quella penale esistente, pur in assenza di quei precipui protocolli dalla cui sola applicazione scaturisce la clausola di non punibilità.

Ci si indigna, ci si rammarica e si piangono le numerose vite umane falciate dall’epidemia, ma la lentezza e l’inadeguatezza degli interventi non potrà che implementare quel mostro chiamato Pandemia.

Villa Mancini: “tessere amore” per l’inclusione

Villa Mancini: “tessere amore” per l’inclusione

La Fattoria Sociale “Villa Mancini” nasce a Ponte in provincia di Benevento, grazie ad un fecondo incrocio di gesti generosi. Tutto ha inizio con la concessione in eredità di un piccolo rudere ed un ampio terreno, di circa 15mila mq, da parte della signora Clara Mancini alla Chiesa Beneventana, affinché fossero utilizzati per fornire servizi a favore dell’intera comunità.

fattoria sociale villa mancini

L’Arcivescovo Andrea Mugione, attraverso la Caritas Diocesana, espresse quindi la volontà di sfruttare la possibilità presentata e di sostenere un progetto che assecondasse quelle che erano le volontà della signora Mancini, rendendo quel rudere un servizio utile per la comunità locale, facendone un segno di accoglienza e di promozione per giovani in condizioni di disagio psichico.
La Cooperativa Sociale “La Solidarietà” ha avuto nel 2012 il bene in affidamento e, attraverso i fondi del Piano di Sviluppo Rurale, ha potuto riadattare il bene per trasformarlo in una Fattoria Sociale.
Oggi “Villa Mancini” ospita adulti con disagio psichico che svolgono Progetti Terapeutico Riabilitativi Individualizzati (PTRI) con Budget di salute (uno strumento innovativo presente a Benevento solo dal 2014 e finora quasi mai utilizzato), ed è stato il primo Habitat della provincia di Benevento ad accogliere le persone dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), chiusi con la storica legge 81/2014 che ha completato la riforma della salute mentale iniziata nel 1978 da Franco Basaglia.
La Fattoria Sociale “Villa Mancini” è diventata luogo di accoglienza e insieme di lavoro, caratterizzata da un’eccellente produzione orticola, portata avanti sul terreno adiacente alla casa, che provvede a fornire agli ospiti prodotti biologici di primissima qualità.
A breve verrà prevista anche l’installazione di un frutteto per la produzione di frutta biologica, che nel rispetto della natura sarà priva di qualsiasi trattamento chimico, così da poter intensificare ed estendere l’offerta alimentare della Fattoria.

All’interno di Villa Mancini sono inoltre attivi una falegnameria per il riciclo e la valorizzazione delle pedane in legno, e dei laborativi creativi, molto utili ad aumentare il senso di partecipazione e di inclusione.

Oggi la Fattoria è animata dal Consorzio di Cooperative Sociali ed Agricole “Sale della Terra“, con il sostegno etico della Caritas Diocesana di Benevento.
Il Consorzio intende investire nelle attività artigianali per consentire agli Ospiti dei diversi Habitat sociali che stanno seguendo il proprio PTRI di concretizzare una vera e propria attività lavorativa.
Gli ospiti della Fattoria sono giornalmente impegnati in laboratori artigianali della linea #TuSeiTelaio del Consorzio Sale della Terra: un percorso di integrazione costruito credendo nelle capacità delle persone che ne sono le protagoniste. #TuSeiTelaio crea oggetti rigorosamente a mano con utilizzo di materiali diversi: le bomboniere solidali realizzate con la juta, il feltro, i gessetti in ceramica, i manufatti in legno, le candele, il tessile, sono espressione di creatività, impegno, capacità di agire e produrre.

fattoria sociale villa mancini

Il telaio è annodo di amore che lega le relazioni. Ma l’amore non si vede, non si parla, non si misura. L’amore si prova. Si dona. Si fa. Si riceve. Si lavora. Si costruisce con le mani. Si sacrifica. Si scioglie. Si sceglie. Il telaio è il “tu” che diventa protagonista di quell’amore, amato o amante, sociale o personale.
Il telaio è “tessere amore” attraverso i legami che esistono solo perché si scelgono progetto per progetto, anno per anno, giorno per giorno. Perché l’Amore è scelta libera, è prendersi o ri-prendersi anche quando non si hanno vincoli. Ognuno è telaio del proprio amore che genera relazioni che generano amore.
Anche se appartenenti a quelle fasce sociali più disagiate, donne e uomini in difficoltà, grazie alle possibilità che la Fattoria Sociale “Villa Mancini” ha posto in essere, possono riaffermare il diritto ad un lavoro dignitoso ed esercitare un ruolo sociale attivo, secondo i principi dell’inclusione sociale e dell’integrazione dei soggetti più deboli, che rappresentano i pilastri alla base di tutta la rete del Consorzio di Cooperative Sociali ed Agricole “Sale della Terra“, supportate dalla Caritas Diocesana di Benevento.

La Fattoria sociale Mancini è, in conclusione, un luogo inclusivo che sfrutta la positività del ritorno ad uno stile di vita più lento, immediato, pragmatico e legato alla natura, al fine di creare le condizioni più favorevoli per coltivare l’affettività, la socializzazione e il reale inserimento lavorativo degli ospiti che la vivono.

Cats’ Flow Avellino: il parkour come filosofia di vita

Cats’ Flow Avellino: il parkour come filosofia di vita

Uno sport ancora poco conosciuto, a volte incompreso e spesso frainteso: stiamo parlando del parkour, che si propone come molto più che una semplice attività sportiva e deve essere inteso come una vera e propria filosofia di vita.
È difficile tracciarne le origini, ma pare che si tratti di uno sviluppo del metodo di allenamento proposto da Georges Hébert, ufficiale di marina francese, che partiva dal presupposto che è necessario esercitarsi puntando sui movimenti che ogni uomo sa compiere nelle situazioni che la natura gli presenta. Ma è David Belle, figlio di un pompiere addestrato proprio con il metodo hebertiano, che viene indicato come il pioniere del parkour negli anni ’90.

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Poi il web ha fatto il resto: i video di atleti che percorrono le città, interagendo con case, palazzi ed arredi urbani, con salti e spettacolari evoluzioni, hanno fatto il giro del mondo. E sono arrivati fino al capoluogo irpino, dove è nata l’associazione sportiva “Cats’ flow Parkour Avellino”. Il nome è un chiaro riferimento all’agilità e fluidità di movimento dei gatti, veri maestri del parkour.
«Abbiamo cominciato dieci anni fa – spiega il presidente Stefano Iandolo – vedevamo video di persone spericolate che facevano evoluzioni usando il mondo come parco giochi. Abbiamo cominciato per diletto, per poi diventare un’associazione sportiva. Vorrei premettere – continua Iandolo – che il parkour non è “saltare da un palazzo ad un altro”. È una sfida con le proprie paure, non c’è agonismo con altri, ma solo con noi stessi e l’ostacolo che abbiamo di fronte. Il parkour è rispetto della natura e dell’arredo urbano con cui noi possiamo fare evoluzioni per divertimento, ma che poi possiamo sfruttare anche in caso di situazione critica, quando le cose si fanno serie. È aggregazione sociale poiché gli allenamenti si iniziano e finiscono insieme, non lasciando nessuno indietro. È rispetto, delle persone che ci circondano e per l’ambiente, poiché puliamo le zone dove svolgiamo attività all’aperto e usiamo anche materiale riciclabile (come pallet o copertoni ruote) per poter simulare muretti, sbarre o cancelletti su cui poterci allenare».

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Gli allenamenti vengono svolti la sera in palestra, due volte a settimana con lezioni della durata di un’ora e mezza. Il passaggio alla “strada” invece avviene solo quando l’allievo avrà abbastanza autostima e si riterrà pronto per prendere confidenza con l’arredo urbano e scatenare tutta la propria fantasia da traceur (così viene chiamato l’atleta di parkour).
«Ultimamente – sottolinea il presidente di Cats’ Flow Parkour Avellino – il parkour è stato riconosciuto ufficialmente dal CONI, ma come sempre in Italia siamo molto arretrati, soprattutto riguardo le novità che possono spaventare. All’inizio in città abbiamo avuto problemi di integrazione, poiché invece di vedere ragazzi che svolgevano qualcosa di puro, come aggregazione sociale tramite la nostra disciplina, molti vedevano delinquenti e ladri. Abbiamo avuto molti grattacapo nonostante fossimo una asd riconosciuta a tutti gli effetti. Col tempo hanno imparato a conoscerci e siamo stati più tranquilli. Ora stiamo cominciando anche a portare il parkour e il programma antibullismo nelle scuole, secondo bando di progetto. Nei prossimi mesi vorremmo svolgere anche delle serate dimostrative aperte al pubblico di autodifesa e parkour. Perché fondere le 2 discipline? Perché sono adatti per la difesa e la fuga dopo la neutralizzazione dell’aggressore. Molto utile per le donne, soprattutto di questi tempi purtroppo».

Per info:
Stefano Iandolo, Master Trainer e Presidente
331/4863540 (WhatsApp)

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Casa Cidis: alla scoperta della Napoli multiculturale

Casa Cidis: alla scoperta della Napoli multiculturale

Una casa vacanze all’insegna della multiculturalità, per vivere il viaggio da un punto di vista diverso: è il progetto “Casa Cidis”, realizzato da Cidis Onlus a Napoli.

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La struttura si trova in una posizione privilegiata della città, in pieno centro e nei pressi della Stazione di Piazza Garibaldi. Questo la rende l’ideale per chi vuole andare alla scoperta non solo del capoluogo partenopeo, ma anche dei dintorni: da Sorrento ad Amalfi, fino agli scavi di Ercolano e Pompei.
La casa vacanza sorge all’interno del complesso che ospita Cidis Onlus da tempo. L’associazione, attiva in tutta Italia e anche in Campania, si occupa infatti ormai da diversi anni d’accoglienza ai richiedenti protezione internazionale e promuove la diversità culturale come ricchezza, sollecitando la società civile a contrastare discriminazioni e marginalità sociale e, al tempo stesso, ad aprirsi alla ricerca di pratiche di convivenza nel rispetto delle differenze.
Il polo funzionale di Napoli ospita già gli spazi in cui si tengono laboratori di vario genere, come quelli di lingua italiana, d’informatica o di espressione artistica e cucina ed è sede di sportelli di sostegno per l’inserimento sociale e il disagio abitativo.

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Gli ambienti in cui è stata realizzata la casa vacanze sono quelli del vecchio CAS (centro d’accoglienza straordinaria), che sono stati riconvertiti dopo la sua chiusura.
“Quando siamo arrivati nel quartiere – ci racconta Alessandra De Luca, referente Cidis Campania – siamo riusciti a trasformare la naturale iniziale diffidenza dei residenti, in un’esperienza di integrazione che ha avuto un grande riscontro positivo nel territorio. Basti pensare che alla chiusura del Cas i vicini che abitano nei palazzi intorno sono venuti a salutare i ragazzi e molti sono rimasti in contatto. Anche per questo abbiamo deciso di mantenere questa struttura e trasformarla per proporre un’offerta alternativa per il turista, mostrando la Napoli popolare, multiculturale”.
A disposizione degli ospiti ci saranno quattro appartamenti, prenotabili interamente, in caso di famiglie o gruppi, oppure si potrà optare per il “posto letto”, per i viaggiatori che vogliano sperimentare la formula dell’ostello. Al piano di sotto invece è presente un’ampia zona living con cucina e spazio esterno.
I visitatori, qualora lo volessero, potranno prendere parte ai tanti laboratori organizzati, come quelli di riciclo creativo, durante i quali sono stati realizzati diversi arredi di Casa Cidis: come i divani da esterno creati con pedane pallet o i lumi da comodino ricavati da vecchie bottiglie.

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“L’obiettivo – spiega ancora Alessandra De Luca – è creare connessioni tra i turisti e gli stranieri migranti che vivono Napoli e che possono, perché no, fare anche da guida sul territorio. Vogliamo attivare commistioni e relazioni. Nell’ambito di un altro progetto, sempre nella stessa struttura, ma in altri spazi che stiamo allestendo, vivranno per un periodo di sei mesi due ragazze, che in uscita dai circuiti dell’accoglienza, perché appena diventate maggiorenni, potranno fare a Casa Cidis anche un’esperienza lavorativa”.

Nei prossimi mesi gli appartamenti entreranno nei circuiti di online, ma è già possibile prenotare il proprio soggiorno all’insegna della multiculturalità:
per tutte le informazioni potete consultare il sito di Casa Cidis o potete contattare la struttura all’indirizzo email: [email protected]

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Camminare per il benessere con il fitwalking

Camminare per il benessere con il fitwalking

Un’attività sportiva che fa bene a tutte le età. Scopri tutti i benefici e come praticarla a Salerno

gruppo FITWALKING SALERNO

Il fitwalking è l’arte del camminare per tenersi in forma (col significato di “camminare per il benessere”). È una pratica sportiva non competitiva e non traumatica perché non c’è impatto col terreno, visto che non prevede la “fase volo” che è quella che sollecita l’articolazione e la schiena. Si può quindi definirlo come un’evoluzione della semplice camminata, mentre non deve essere confuso con la marcia, che è una disciplina olimpica agonistica ed ha una tecnica diversa.
Il fitwalking è stato introdotto in Italia dai gemelli Damilano dal 2001, marciatori professionisti, Oro alle Olimpiadi di Mosca nel 1980. È inoltre un’attività di gruppo, pertanto oltre ai benefici derivanti dall’attività motoria, favorisce anche l’interazione sociale come momento di aggregazione. Ha quindi più una rilevanza benefica salutare e sociale, che sportiva, in quanto di questa disciplina non vengono disputate gare a carattere competitivo.
I medici raccomandano la camminata veloce, sia perché poco traumatica, sia per i numerosi benefici che produce su chi soffre di patologie come ipertensione, colesterolo, malattie cardiache, ansia e depressione; inoltre tonifica tutti i muscoli del corpo e viene quindi consigliata ai corridori che hanno subito traumi alle articolazioni. È un’attività fisica adatta a tutti, a prescindere dall’età e dal grado di resistenza e garantisce, a chiunque la pratichi, una serie di benefici fisici, agendo su:
apparato locomotore (ossa, articolazioni e muscoli): si registra infatti un sensibile aumento del tono muscolare, per cui la fibra muscolare, irrorata da maggior quantità di sangue, si ossigena e si rinforza. Aumenta la mobilità delle articolazioni che, con la camminata costante, mantengono un elevato grado di elasticità nei tendini e nei legamenti. Anche il tessuto osseo si mantiene compatto e si prevengono rischi di deterioramento precoce dell’apparato scheletrico come l’osteoporosi. Inoltre, mancando la fase di volo, perché un piede rimane sempre a terra, tale attività risulta non essere mai traumatica per ossa, articolazioni e muscoli;
apparato respiratorio: di fatto, la meccanica respiratoria viene potenziata: i muscoli respiratori e, in particolar modo, il diaframma, con l’esercizio motorio aumentano la loro potenza e l’efficienza dei loro movimenti. Se la gabbia toracica diviene più mobile, aumenta lo spazio a disposizione dei polmoni per espandersi. Questo determina l’aumento dei litri d’aria che i polmoni possono inspirare ed espirare (capacità vitale), comportando un numero inferiore degli atti respiratori necessari, durante il fitwalking, rispetto a soggetti sedentari;
sistema cardiocircolatorio: negli sportivi le le cavità interne del cuore aumentano di volume, sia per contenere una quantità di sangue maggiore, sia perché le pareti, costituite da tessuto muscolare, si rinforzano e si ispessiscono. Sono poi numerosi gli adattamenti che si verificano nella circolazione sanguigna: le pareti dei vasi diventano più elastiche, la pressione sanguigna diminuisce e il maggior tono muscolare complessivo migliora il ritorno venoso del sangue al cuore.

Camminare almeno 30 minuti al giorno è inoltre una strategia consigliata per ridurre il rischio di sovrappeso e obesità e per scaricare le tensioni della vita quotidiana. Questa pratica sportiva rappresenta infatti un’ottima strategia per fronteggiare le condizioni di stress cronico, acuto e la sindrome da burnout.

La tecnica del fitwalking prevede che il passo sia energico (quindi una falcata ampia), sia curata la postura e il ritmo sia impegnativo, raggiungendo una velocità di almeno 6 km/h. Questo al semplice scopo di sviluppare una potenza sufficiente affinché la camminata produca effetti benefici sulla forma fisica e sul dimagrimento.
Esistono tre differenti stili che caratterizzano tale disciplina e che si differenziano per il livello di tecnica utilizzata e dalla velocità del passo: life style, performer style e sport style.
• Nel LIFE STYLE si ha un’ampiezza del passo minore, che comporta una spinta ridotta da parte del piede e le braccia non hanno un’oscillazione esagerata. Questo stile non permette una velocità elevata, infatti assomiglia alla camminata tradizionale.
• Il PERFORMER STYLE ha una tecnica più marcata. Il braccio si muove in modo sincrono a quello delle gambe, comportando così un aumento dell’ampiezza del passo. Il braccio è piegato a 90 gradi.
• Lo SPORT STYLE definisce un cammino più sportivo e quindi più veloce. Le braccia risultano piegate al gomito a circa 90 gradi e oscillano vigorosamente mantenendo questa posizione. Proprio questa oscillazione è alla base di una buona impostazione del passo e, di conseguenza, contribuisce in modo rilevante a far sì che l’intera azione si mantenga dinamica con uno sfruttamento completo della fase di spinta da parte del piede. Questo compie un movimento chiamato “rullata”, che definisce l’intero percorso del movimento che compie dal momento del suo contatto con il terreno sino al termine della spinta.
La camminata sportiva è un’attività che si sta diffondendo molto negli ultimi anni, come alternativa alla corsa e praticabile da tutti, in particolare dalle persone anziane, perché dà benefici a tutto l’organismo senza le sollecitazioni della corsa tradizionale. Naturalmente si deve ricordare che per poter praticare la disciplina del Fitwalking o qualsiasi altro sport è sempre opportuno avere il certificato medico sportivo non agonistico, rilasciato da un Medico sportivo iscritto alla FMSI, per verificare il proprio stato di salute.

Fitwalking Salerno

Per iniziativa dell’istruttore Mauro Russo, certificato FIDAL, CONI e scuola Damilano, nasce l’idea di creare il Gruppo Fitwalking Salerno all’interno dell’Atletica Arechi Salerno, il cui Presidente, Ruggero Gatto, sin da subito ha mostrato interesse per il progetto di “benessere & salute”.
Il Gruppo svolge attività sportiva da quasi due anni sul territorio di Salerno e provincia, ed in giro per l’Italia in gare nazionali, con l’obiettivo di diffondere la pratica sportiva per una migliore qualità della vita.
Il Gruppo Fitwalking Salerno è formato da circa 50 persone, tutte tesserate con l’Atletica Arechi, che conta oltre 100 iscritti. Il gruppo si allena in media tre/quattro volte a settimana su percorsi stradali all’interno della città, alternando salite, discese e pianura.
Nel corso di circa due anni il gruppo ha organizzato delle passeggiate divulgative in diversi Comuni della provincia di Salerno e oltre: Sacco, Stella Cilento, Roccadaspide, Maratea (PZ). A Salerno lo scorso 7 aprile in occasione della “Salerno Corre”, si è tenuto il primo Fitwalking Day tra le strade della città chiusa al traffico, riscuotendo grande entusiasmo da parte dei partecipanti.

Punta Campanella: la leggenda della campana che suona dal fondo del mare

Punta Campanella: la leggenda della campana che suona dal fondo del mare

Punta Campanella, prolungamento estremo della penisola sorrentina, è un luogo suggestivo che si erge tra terra e mare e incanta i visitatori per la sua bellezza e la magnifica vista di cui si può godere.

Una storia affascinante che racconta di come, il giorno della festa del Santo patrono, il suono della campana che si leva dal fondo del mare possa ancora essere ascoltato.

È infatti un punto d’osservazione privilegiata per chi vuole ammirare paesaggi unici come la Baia di Jeranto, la Costiera Amalfitana, il Vesuvio e l’intero Golfo di Napoli.
Durante il periodo greco questo luogo magico era conosciuto con il nome di promontorio Ateneo ed era sede di un tempio edificato in onore della dea Atena, la cui fondazione mitica viene attribuita ad Ulisse. Oggi sul promontorio si trova la Torre di Minerva, costruita da Roberto d’Angiò nel 1335 e rifatta nel 1566. L’origine del nome è probabilmente dovuta alla campana ospitata dalla torre, che veniva suonata dai soldati per dare l’allarme quando venivano avvistate le navi saracene.
La leggenda però narra una storia più affascinante. Si racconta infatti che durante un’incursione i Saraceni abbiano saccheggiato la Chiesa di Sant’Antonino Abbate, patrono di Sorrento.
Tra le cose trafugate dai corsari vi era anche la campana del campanile della chiesa. Secondo la storia, durante la fuga la nave dei corsari venne bloccata da una strana forza “sovrannaturale” che non gli permetteva di procedere. I Saraceni cercano di alleggerire la barca, ma niente sembrava sbloccare la situazione, fino a che non venne abbandonata in mare la campana. Solo a quel punto si levò un forte vento che sospinse la barca a raggiungere le altre. Da allora, leggenda vuole, che il 14 febbraio, data della festa del patrono, è possibile ascoltare il suono della campana che si leva dal fondo del mare.

In Campania la pet therapy con l’associazione Rosa Vitillo

In Campania la pet therapy con l’associazione Rosa Vitillo

Rabbit

“Oramai da dieci anni mi dedico alla pet therapy. Ho avuto una formazione lunghissima che si è sviluppata tra animale e utenza, tra educazione del pet e dei comportamenti dell’utente”

“Nel 2011 ho fondato un’associazione, la “Rosa Vitillo Pet therapy”, che si occupa principalmente di questa co-terapia.
Oggi si sente molto parlare di pet therapy e c’è anche tanta confusione sull’argomento, molti pensano che fare pet therapy significhi semplicemente accarezzare un cane, altri che consista in una visita in fattoria didattica.

La pet therapy, consiste in attività assistita con l’animale da compagnia, il neologismo si deve allo psichiatra Boris Levinson che, nel 1962, notò che un suo piccolo paziente autistico entrava in relazione più facilmente alla presenza del cane Jingle. La sperimentazione dell’attività assistita con gli animali risale, però, alla fine della seconda guerra mondiale, laddove gli orfani di guerra vennero sottoposti a trattamenti con il pet per elaborare il lutto e i traumi subiti. I principi base sono facilmente intuibili: l’animale da compagnia ispira tenerezze, coccole e ci stimola alle cure parentali, la comunicazione è non verbale e quindi immediata e non filtrata dal codice linguistico. Gli animali ci fanno regredire all’infanzia grazie all’aspetto neotenico e, nel caso dei bambini, trovano un ponte di comunicazione spontaneo ed atavico.

Non è un caso che già, nelle favole di Esopo, la metafora animale sia impiegata per spiegare ai bambini vizi e virtù: così la volpe diventa astuta, il cane fedele, il gatto furbo e così via.
Ma ciò che rende veramente terapeutico il setting è la relazione tra il coadiutore (colui che guida l’animale da pet therapy all’interno della singola sessione) e l’animale stesso, tanto più se si tratta del cane. La relazione consente al cane di “fidarsi” dell’utenza, di tollerare scatti e manipolazione pesante, di conoscere e di esplorare. Sempre la relazione nella coppia coadiutore/utente consente di poter guidare il cane ad effettuare giochi, esercizi o semplicemente di farsi accarezzare da tutti indistintamente e questo non è lasciato mai al caso, ma sempre inserito in una sessione strutturata per obiettivi sapientemente scelti dall’equipe di riferimento. Indispensabile, infatti, per le attività assistite è una squadra multidisciplinare composta da un veterinario comportamentalista, uno psicologo e un coadiutore: questo ci dicono le linee guida nazionali ma, nella prassi, è necessario poter contare anche su un veterinario clinico, un educatore cinofilo e varie figure professionali intercambiabili in base al lavoro che si svolge. Ad oggi la formazione degli operatori deve essere riconosciuta dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie di concerto con il Ministero della Salute ed è valutata, oltre che sulla preparazione teorica, anche sull’esperienza ed i risultati pratici maturati durante l’esperienza lavorativa.

Gli studi scientifici si sono poi susseguiti nei vari ambiti, dal Journal of American Geriatric Society che sottolinea come gli anziani possessori di un animale da compagnia mostrano un maggior benessere e maggiore attitudine a svolgere le azioni della vita quotidiana se sottoposti ad un’attività strutturata. Inoltre gli animali sapientemente scelti ed educati a tale scopo aiutano a combattere il senso di solitudine ed abbandono, sollecitare la memoria, favorire un miglioramento del tono dell’umore, nel linguaggio, mantenere le facoltà cognitive residue. L’animale costituisce un formidabile elemento di proiezione e una sorta di prolungamento del proprio Io e per il bambino è più facile raccontare i problemi o esprimere i suoi sentimenti, attraverso la “voce” del cane o del gatto. Jingles e gli altri animali non sostituivano il medico, erano diventati semplicemente dei mediatori, che favorivano l’interazione medico-paziente. Levinson aveva capito che gli animali catalizzavano le interazioni umane, constatando che il rapporto tra bambino e cane ne favoriva uno più stretto con il medico – costituiva in altre parole, un oggetto transizionale.
Io e Sabbia siamo veramente molto felici del lavoro svolto, dei ragazzi, bambini ed anziani con cui lavoriamo, ogni singola sessione è un momento di condivisione e crescita personale. È importante veicolare il messaggio per cui la pet therapy consiste in un’attività strutturata e mirata alle esigenze dell’utenza: “terapeutico” non è “prendersi un cane” bensì organizzare un setting per obiettivi, con animali e operatori, preparati dal punto di vista comportamentale, sanitario e professionale.”
Dott.ssa Gloria Malavolti, coadiutore cane, gatto e coniglio, riconosciuto dal Ministero della Salute e dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie
Presidente “Associazione Rosa Vitillo Pet Therapy”

Ad oggi seguo comunità e privati, svolgendo la pet therapy, nella forma delle A.A.A. (attività semplice con gli animali) e alcuni di loro hanno voluto portare la loro esperienza.

La struttura “Villa Serena”di Pesco Sannita, descrive la nostra attività con le parole della Dott.ssa Silvana Leone:
Le persone anziane hanno bisogno di stimoli continui, di amore, di supporto fisico e morale; ogni giorno, sempre. L’ anziano è di per sé più sensibile e bisognoso di aiuto costante, le malattie e i ricoveri in strutture rendono queste creature già così fragili, ancora più bisognose di attenzioni.
L’utilizzo degli animali, in particolare del cane, per far fronte a difficoltà e malattie diventa una vera e propria terapia. Gli animali hanno la capacità naturale di offrire Amore incondizionato e senza chiedere nulla in cambio e questo rappresenta un supporto straordinario per tutte le persone anziane e malate.
Uno degli obbiettivi più importanti che caratterizza la struttura per anziani di Pesco Sannita, Villa Serena, è quello di stabilire un legame, un rapporto, un’affinità tra questi ultimi e gli ospiti presenti.
La pet therapy, con i suoi risultati immediati e tangibili, è un impegno costante che i volontari dell’associazione Rosa Vitillo, portano avanti con i nostri ospiti.
L’incontro con gli animali apporta benessere psico-fisico ed è una nuova qualità della vita, sviluppa i sensi e lavora su molti meccanismi psicologici. Aumenta il senso di socialità e fa sentire gli anziani responsabili di un altro essere vivente. Gli ospiti di Villa Serena rafforzano con la pet therapy le altre forme di terapia tradizionale. Spesso di difficile comprensione, la comunicazione non verbale, le emozioni e gli stati di animo che questi rapporti speciali riescono a stabilire e creare, supera di gran lunga l’ aspettativa e l’ immaginario comune. La direzione della Struttura Villa Serena, nelle persone del Dottor Vincenzo Meoli, della dottoressa Silvana Leone e dottoressa Luisa Leone è pienamente soddisfatta e pronta ad intensificare questa attività bellissima che sta riempiendo gli animi e i cuori degli ospiti.

Pet Therapy a Villa Serena

La fattoria Sociale Villa Mancini, invece, con le parole della Dott.ssa Mariagrazia D’Aniello, responsabile della struttura, ci descrive così:
Grazie all’incontro virtuoso con Gloria Malavolti, presidente dell’”Associazione Rosa Vitillo Pet therapy”, anche la Fattoria Sociale Villa Mancini ha potuto sperimentare gli effetti positivi della pet therapy. Per nulla impauriti i ragazzi della fattoria hanno accolto i nuovi amici. Già dal primo incontro hanno giocato con loro, spazzolato, accarezzato, portato al guinzaglio gli animali, stabilendo così una prima relazione basata sul rispetto e la fiducia reciproca. Sono “coccole che curano” perché l’animale diviene co-protagonista nel processo terapeutico agendo come soggetto attivo e come tale, non utilizzato, ma vero e proprio partner nella relazione empatica ed emozionale. Niente performance: si tratta di spontaneità, naturalezza e armonia. Tutto si svolge con semplici gesti, con sorrisi autentici, incrocio di sguardi, sobrietà e leggerezza. Il sentimento d’affetto che lega l’uomo ad un amico del mondo animale ha sempre avuto una funzione equilibratrice e di sostegno nella vita delle persone. L’uomo, infatti, è un essere sociale che necessita di instaurare legami con altri esseri viventi, anche di specie diverse. Le porte della struttura vengono quindi aperte a cani-dottori che attraverso giochi e interazioni con i ragazzi ospiti contribuiscono a migliorarne l’umore è la salute. Su questi assunti si basa il nuovo progetto di pet therapy che coinvolge i beneficiari della Fattoria Villa Mancini con i partecipanti dell’albergo diffuso di Campolattaro, un progetto condiviso che quindi lavora sull’integrazione e interazione tra ospiti di diverse realtà. L’obiettivo è quello di sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dei ragazzi coinvolti nel progetto, in modo tale che questi possano realizzare più adeguatamente l’integrazione intra e interpersonale e migliorare, di conseguenza, la qualità della vita, grazie ad un processo di accompagnamento valido ed efficace. Momenti unici ricchi di senso che ci riportano in fretta alle parole pronunciate da Seneca: l’affetto per un cane dona all’uomo grande forza.

La Dott.ssa Patrizia Petrillo, coordinatrice del Centro Diurno “La Fabbrica di Ozanam” parla dei nostri incontri, dicendo:
“L’attività di pet therapy svolta presso il nostro centro ha visto coinvolti gruppi di ragazzi che, in un’ottica di condivisione, hanno intrapreso una terapia basata sull’interazione uomo-animale con obiettivi di miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale e psicologico-emotivo.
La predisposizione al rapporto con l’animale, l’affidabilità dello stesso, la cura e l’amore alla base della relazione tra gli utenti e “SABBIA e CIUFFA”, hanno permesso ai nostri ospiti di vivere una esperienza relazionale emozionante, vivace ed allegra. Giochi, osservazioni, attività manipolative hanno accompagnato in ogni incontro l’esperienza  con gli animali, dando la possibilità ai ragazzi di ampliare le loro capacità relazionali e migliorare i problemi comportamentali. Attraverso la pet therapy si è vissuto un profondo momento di condivisione delle emozioni, dei propri stati d’animo, di paure, dando la possibilità ad ognuno di loro di sperimentarsi con le proprie difficoltà in un rapporto di cura e fiducia, senza vivere o sentire forte il pregiudizio che spesso è alla base delle relazioni sociali.

 

A Benevento nasce la pasta aromatizzata allo Strega

A Benevento nasce la pasta aromatizzata allo Strega

“Unguento, unguento
Portami al Noce di Benevento
Supra acqua et supra vento
Et supre ad omne malo tempo”

Secondo la leggenda questa è la formula magica che le Streghe di Benevento nel XIII secolo recitavano prima di intraprendere una danza sfrenata sotto il grande albero di Noce, sulle rive del fiume Sabato.
Ispirandosi alla leggenda del loro territorio, i Pastai Sanniti hanno ideato la pasta artigianale aromatizzata al liquore Strega.
Gli artigiani dell’Antico Pastificio Sannita, che si dedicano alla produzione dal 1928 promettono “una piacevole scoperta per il palato ed una elevata digeribilità grazie alla  combinazione degli aromi naturali contenuti nel Liquore Strega con i metodi produttivi impiegati”. La “Pasta Stregata” è infatti prodotta con semole di alta qualità Italiana, l’utilizzo di trafile in Bronzo, lenta lavorazione ed essiccazione a basse temperature.

Il liquore Strega
Lo Strega nasce nel 1860 a Benevento grazie all’imprenditore Giuseppe Alberti, abile e lungimirante imprenditore.
È tra i più famosi liquori italiani, realizzato con circa 70 erbe e spezie, caratterizzate da particolari proprietà aromatiche importate da tutto il mondo, tra cui la cannella di Ceylon, l’Iride Fiorentino, il ginepro dell’Appennino italiano e la menta del Sannio, che cresce spontaneamente lungo i fiumi del territorio. Il suo caratteristico colore giallo deriva dall’aggiunta dello zafferano al distillato di erbe aromatiche. Il liquore Strega, viene infine  stagionato per un lungo periodo in tini di rovere, prima di essere imbottigliato ed esportato in tutto il mondo.

Il primo sorso affascina, il secondo Strega!

Spazio Strega

 

Gooty

Gooty

GOOTY s.r.l.(GOOd Taste of ItalY) nasce nel 2015 grazie all’idea di tre giovani italiani laureati in materie umanistiche, culturali e linguistiche. Mossi dall’entusiasmo e dalla voglia di mettersi in gioco, hanno deciso di far confluire queste competenze specifiche in un progetto che rispecchi ciò che l’Italia ha di meglio da offrire.

GOOTY è un’azienda giovane e dinamica nata da una semplice domanda:
Cos’è che caratterizza un popolo rispetto ad un altro?
La propria cultura! intesa come insieme di tradizioni, luoghi, usanze e stili di vita. Da questo embrione è partita una incessante quanto interessante ricerca delle origini.
L’uomo proviene dalla terra, e da essa trae il suo nutrimento. Nulla appartiene maggiormente all’essere umano come la cura delle coltivazioni e l’allevamento degli animali, in altre parole: L’ AGRICOLTURA!

La nostra ricerca ci ha così condotto alla riscoperta di quelle tradizioni contadine dimenticate e isolate in un contesto locale. In un mondo frenetico e globalizzato, in cui il cibo è diventato un prodotto di massa, standardizzato anche nel gusto, noi ci siamo chiesti: è possibile nutrirsi assaporando il cibo, distinguendone i sapori e le qualità?

QUALITÀ, di pari passo con ECCELLENZA, sono i termini portanti di questo progetto. Il nostro impegno per la ricerca dei migliori prodotti enogastronomici, in continuo aggiornamento, è garanzia di avere sulla propria tavola non solo un alimento di indiscussa qualità, ma l’intero processo tradizionale di lavorazione, la valorizzazione del gesto di chi lo produce, il rispetto dei tempi, della stagionalità, delle modalità di raccolta e il rispetto per la natura, unito al contesto culturale da cui proviene. Pertanto il prodotto finito racchiude in sé la storia di un luogo, la vita di chi lo ha prodotto e la tradizione da cui proviene. Sono questi fattori a renderlo UNICO e DIVERSO da tutti gli altri.

Ogni prodotto con il marchio GOOTY porta con sé un pezzo di storia, cultura e tradizione campana.
GUARDA…PENSA…GUSTA. GOOTY!
www.gooty.it

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