“Unguento unguento, mandame alla noce di Benevento supra acqua et supra vento et supre ad omne maltempo”
È la formula magica, ormai passata alla storia, che le streghe, le cosiddette “janare” pronunciavano dopo essersi cosparse di un unguento che avrebbe permesso loro di diventare incorporee e di farsi trasportare dal vento fino al “demoniaco” albero di noce di Benevento. La storia del capoluogo sannita è infatti intrecciata con quella delle streghe, tra mistero e leggende. Una storia che il nuovo Museo delle Streghe, inaugurato quest’estate, si propone di raccontare raccogliendo una collezione di manufatti legati ad ogni aspetto dell’oscuro mondo delle streghe e dell’occulto. L’esposizione raccoglie testimonianze e reperti che ricostruiscono, con un percorso storico e filologico, il mondo fatto di magia e tradizioni popolari che fanno parte del patrimonio culturale della città di Benevento, luogo prediletto dalle streghe e dove queste ultime solevano incontrarsi per partecipare al Sabba.
All’interno del museo il visitatore ha la possibilità di compiere un viaggio spazio temporale dove potrà osservare oggetti rituali di tipo religioso, magico e stregonesco che lo introducono nel mondo delle credenze popolari e delle più terribili maledizioni.
Una parte della mostra è dedicata all’Inquisizione con una collezione di strumenti di tortura utilizzati per secoli contro coloro che venivano accusati di stregoneria e malefici, come le forbici affilate con le quali si tagliava alle streghe parte della lingua quando venivano colte in flagranza di maleficio verbale.
Una visita al museo, che siate turisti o cittadini curiosi di conoscere meglio la storia della vostra città, è il modo migliore per iniziare un indimenticabile viaggio che conduce alla scoperta delle Janare e della loro leggenda.
Il Museo delle Streghe si trova in via San Gaetano, 22 (vicino Arco del Sacramento Benevento). Orari apertura: dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 19.00.
Il borgo irpino ha conquistato il riconoscimento europeo grazie ai progetti che hanno reso il centro storico accessibile a diverse forme di disabilità
Cinque chilometri di percorsi turistici in fase di ultimazione, accessibili a diverse forme di disabilità. Un percorso che il piccolo comune di Monteverde, in provincia di Avellino, ha cominciato nel 2006, scommettendo in una città che fosse accessibile e accogliente verso tutti. Una scommessa che può dirsi vinta e che ha portato la realtà irpina ad aggiudicarsi una menzione speciale all’Access City Award 2019, il riconoscimento europeo che premia le realtà cittadine che sono riuscite a migliorare l’accessibilità per disabili e persone con difficoltà a servizi pubblici, trasporti, strutture e comunicazioni.
Solitamente il premio è riservato alle città con più di 50 mila abitanti, ma quest’anno, in occasione delle celebrazioni per il 2018 Anno europeo del patrimonio culturale, la partecipazione è stata estesa alle città più piccole con un premio speciale sull’accesso ai siti culturali. Proprio in questa categoria Monteverde ha conquistato il riconoscimento, partecipando alla cerimonia di premiazione a Bruxelles.
Il borgo medievale dell’Alta Irpinia, che conta meno di mille abitanti e si trova arroccato a 740 metri sul livello del mare, si è fatto “smart”, creando un percorso tattilo-plantare con 8000 punti di informazione che funzionano attraverso un sistema con fibra ottica e di lettura wireless, per garantire ai fruitori non vedenti e non udenti di poter scoprire in autonomia la città. Le stradine del centro storico e il castello sono inoltre raggiungibili anche da chi presenta difficoltà motorie.
Unico nel suo genere anche il museo “Migra”, il museo del grano e della donna nella civiltà contadina, ospitato all’interno dell’antico castello allestito con postazioni vr, multimediali e con proiezioni immersive. Qui l’esposizione è interattiva e gli oggetti e i personaggi prendono vita, raccontando la storia del territorio e della sua cultura cerealicola.
Insomma un’idea di turismo “senza barriere” che fa del comune campano un motivo d’orgoglio in Italia e ora anche in Europa.
Caravaggio fa tappa al Museo di Capodimonte e al Mann arrivano gli Assiri.
Quello appena cominciato sarà l’anno di Caravaggio. Nel 2017 toccò a Picasso con Parade e nel 2018 ci si è mossi per il recupero del Bosco, nell’aprile 2019 andrà in scena a Capodimonte una mostra, con durata trimestrale, sulla nuova percezione di Caravaggio e la sua influenza sui pittori napoletani dopo il suo passaggio in città.
L’altra importante mostra predisposta dal direttore Sylvain Bellenger per Capodimonte sarà inaugurata il 15 giugno: “C’era una volta Napoli: storia di una grande bellezza” celebrerà l’intima affinità tra arte e musica, con i personaggi dell’opera del secolo d’oro napoletano che svincolandosi dai libretti del San Carlo riabbracceranno il loro legame con l’arte, i visitatori saranno immersi nella musica con delle cuffie e ad esempio ci saranno i personaggi dell’Idolo cinese di Paisiello con le chinoiseries della Real Fabbrica di Capodimonte conservate al museo. Prosegue, intanto, la mostra sulle opere dai “Depositi di Capodimonte” fino al 15 maggio.
Al Mann durante il 2019 ci saranno diversi eventi: il 6 giugno fino al 10 settembre: “Gli Assiri all’ombra del Vesuvio” che ripresenta quindici calchi in gesso di rilievi neoassiri dal IX al VII secolo a. C. (i cui originali sono al British Museum) giungenti dai siti di Ninive e Nimrud che rientrano nelle collezioni permanenti del Museo Archeologico di Napoli ma che non sono esposti da diversi anni. Le lastre in calcare erano infisse sui palazzi dei monarchi assiri e questa è la prima mostra sul popolo di Ninive che sia stata mai realizzata al Mann.
Una mostra molto realistica grazie alla tecnica del “video-mapping” con l’utilizzo di fasci di luce orientata per ricostituire un intenso incanto e grazie ai touch-screen e a diffusori di odori e fragranze e repliche di oggetti compiuti con la stampa in 3D.
Per il 30 maggio saranno aperte le collezioni di Preistoria e Protostoria del Mann e quella della Magna Grecia e nella stessa data, la mostra “Gli Etruschi al Mann” si protrarrà fino al 4 novembre.
L’anno si concluderà con “Thalassa, Il mare, il mito, la storia, l’archeologia”, dal 25 settembre, coinvolgendo anche i Campi Flegrei e la Sicilia. Anche in questo caso saranno allestititi itinerari con una fruizione 4.0 con installazioni multimediali e realtà “aumentata”. Fino al 7 aprile Palazzo Zevallos di Stigliano ospiterà “Rubens, Van Dyck, Ribera, la collezione di un principe” e proseguirà fino al 24 marzo al Castel dell’Ovo “I De Filippo. Il mestiere in scena”. Al Pan di via dei Mille Escher resterà fino al 22 aprile.
Romano è il vincitore per la categoria “miglior panettone tradizionale”, superando anche Pietro Bertoli della Pasticceria Bertoli di Varallo (VC), che ha presentato un panettone a base di pesche candite, cioccolato fondente e amaretti, vincitore come “miglior panettone creativo”.
La finale si è tenuta a Milano presso Sweety, importante manifestazione nazionale dedicata alla pasticceria italiana. Sono state ammesse alla gara solo 25 tra le migliori interpretazioni artigianali del dolce, provenienti da tutto lo Stivale e scelte personalmente da Igino Massari, che le ha selezionate tra oltre 130 pasticceri partecipanti.
Il panettone firmato Raffaele Romano ha conquistato il plauso di: Galileo Reposo, Pastry Chef della celebre gastronomia milanese Peck, Salvatore De Riso, famosissimo pasticcere della costiera amalfitana, della food blogger Chiara Maci e da Giancarlo Maistrello, vincitore della scorsa edizione. Ha ottenuto il miglior punteggio per tutti i criteri: aspetto, colore, cottura, alveolatura, qualità degli ingredienti e gusto.
I 25 panettoni arrivati in finale verranno esposti al TemporaryStore, sito in Corso Garibaldi 42 a Milano dal 4 ottobre per un mese.
Tutti i panettoni artigianali esposti saranno in vendita al prezzo di 10 euro per la confezione da 500 grammi.
Il Museo delle Erbe con Viridarium, inaugurato nel giugno del ‘99, si sviluppa in diverse sezioni: etnobotanica, con la ricostruzione storica di un’antica spezieria medievale e settori dedicati alla medicina popolare, alle erbe nell’uso domestico; medicine naturali, preparazioni farmaceutiche ed erboristeria con tutti gli elementi necessari per fitoterapia, omeopatia e floriterapia. L’Erbario naturale e monitoraggio sulle emergenze floristiche rappresenta il punto di riferimento di numerose categorie sociali dai professionisti agli studenti, ai contadini, agli artigiani, alle massaie, ai ricercatori, ai curiosi della Provincia di Salerno e della Regione Campania.
Museo Archeologico Nazionale di Napoli 21 settembre/31 gennaio 2019
“Le ore del sole. Geometria e astronomia negli antichi orologi solari romani”, un racconto appassionato ed entusiasmante, costruito in sinergia con il Diarc – Dipartimento di Architettura dell’Ateneo Fridericiano e realizzato a cura della prof.ssa Alessandra Pagliano.
La mostra si configurerà, di fatto, come un vero e proprio inno alla multidisciplinarietà, concepita come lente d’ingrandimento privilegiata da cui osservare il passato: geometria, astronomia, nuove tecnologie, storia dell’architettura e restauro saranno i campi del sapere intrecciati per ridare vita ad una scienza, la gnomonica, che, tramite lo studio della traiettoria del sole, era usata dagli antichi sia come calendario, sia per scandire il passare delle ore diurne.
Con il sussidio della fotogrammetria digitale e delle moderne tecnologie, utilizzando stampe in 3D degli antichi orologi con lo gnomone riposizionato, i visitatori potranno intraprendere, così, un vero e proprio viaggio nel tempo, in cui verrà riscoperta la maestria delle civiltà antiche, che rappresentano ancora un modello di rigore scientifico per la società postmoderna. Il progetto espositivo de “Le ore del sole”, inoltre, è stato realizzato anche grazie alla sensibilità di due Mecenati, la Maison Brinkmann e Gnosis Progetti, che hanno inteso sostenere l’iter di valorizzazione degli orologi storici del Museo. Accanto al tradizionale percorso espositivo, infine, il Museo proporrà un’intensa attività di laboratori e visite ad hoc, per favorire la divulgazione, anche ai più piccoli, dei contenuti dell’esposizione.
Speciale Laboratori
Visita laboratorio per famiglie
ore 11.30 (durata 1 h e 30 min.)
• sabato 27 ottobre
• sabato 24 novembre
• domenica 16 dicembre
Con l’aiuto di plastici che riproducono antichi orologi solari orizzontali, verticali e conici.
I visitatori saranno accompagnati da racconti illustrati ed impareranno a leggere le ore del sole in compagnia di Augusto, Papa Gregorio e tanti altri personaggi, con la prof.ssa Alessandra Pagliano e gli studenti del DIARC, in collaborazione con il Servizio Educativo del MANN.
La partecipazione è gratuita. Prenotazione obbligatoria.
Tel. 081 4422328 dal lun al ven, ore: 09/15
Sarà prevista una visita/evento venerdì 21 dicembre (ore 11.30), per osservare direttamente ed in realtà virtuale, con l’utilizzo di visori, il mezzogiorno astronomico lungo la linea della Meridiana del Gran Salone.
La partecipazione è gratuita. Prenotazione obbligatoria.
Tel. 081 4422328 dal lun al ven, ore: 09/15.
Da un’esposizione realizzata nel 2010 in occasione della celebrazione della fondazione dell’ospedale “Gli Incurabili” di Napoli che si festeggia il 23 marzo, è stato istituito il primo nucleo del museo delle Arti Sanitarie e di Storia della Medicina, nella cui biblioteca e sale espositive, che si sviluppano sui 4 piani dell’edificio, sono confluite una collezione privata di libri e strumenti medici, donazioni e beni di carattere storico-sanitario provenienti da antiche strutture ospedaliere afferenti all’ASL NA1 Centro, di cui il Museo rappresenta anche il centro di catalogazione, documentazione e ricerca.
Vecchi ferri e antichi strumenti medici, stampe e libri messi insieme per salvare la memoria della scuola medica napoletana e della storia sanitaria del Sud.
Un luogo della memoria delle arti sanitarie realizzato in sinergia con l’ospedale, l’ASL Napoli 1 centro e i volontari dell’associazione “Il faro d’Ippocrate” dove le sale espositive sono intitolate ai numi tutelari della scuola medica napoletana: Domenico Cotugno, Domenico Cirillo, Giuseppe Moscati, Giovanni Ninni, etc…
Nel cortile degli Incurabili, tra gli eleganti elementi in piperno, le corti cinquecentesche e le antiche sale dell’ospedale fondato dalla catalana Maria Lorenza Longo, si respira un barocco un po’ speciale: qui l’arte aiuta a guarire. In un tempo in cui le malattie erano collegate al castigo divino ed i farmaci ben poco efficienti, le preghiere di tante istituzioni dedite alla carità aiutarono a scongiurare malattie ed epidemie. Suore e frati con accanto volontari di ogni ceto sociale della città alleviarono il dolore e le sofferenze e resero accettabile anche la morte. Il barocco che meraviglia, stupisce in questo antico stabilimento ospedaliero per la sua unità di espressione. La vocazione ospedaliera del luogo fu tenuta certamente in gran conto da architetti quali Domenico Antonio Vaccaro, Bartolomeo Vecchione ed altri che studiarono il flusso dei venti, la salubrità collinare del luogo e l’impianto, nei ricchi chiostri annessi, di piante ed erbe medicinali. Se la Farmacia fu salone di rappresentanza di quello che fu poi, per il suo livello organizzativo e scientifico, l’ospedale di riferimento dell’intero Reame, non sono da meno la cappella dei Bianchi della Giustizia, la chiesa di Santa Maria del Popolo, lo scalone del convento delle Pentite e le splendide sale mediche. Insomma il visitatore nel cortile, che è un’autentica piazza del sapere medico, è preso dalla vertigine dei nomi e delle cose che rappresentano, secondo una visuale nuova per molti napoletani, la storia più profonda della città. Medici illustri, pazienti eccellenti, predicatori e santi ispirati, insieme a volontari benevoli, costituirono un autentico monumento congiunto della carità e della cultura medica a Napoli. La bellezza degli affreschi fiamminghi del chiostro di S. Maria delle Grazie a Caponapoli fanno da pendant all’orto medico con al centro il grande albero di canfora che dava ombra, profumi ed essenze che curarono i mali a quell’epoca incurabili. Ma l’ospedale, accanto alle bellezze artistiche, rappresenta per Napoli un forte polo della cultura scientifica e in particolare medica: dall’Accademia degli Oziosi alla Scuola Medica Napoletana si legge il cammino di una scienza che nell’Illuminismo si affianca alla forte tradizione alchemico-esoterica che permea la cultura bio-medica dell’antica capitale. Qui la storia incontra la malattia e l’arte lenisce il dolore per lo stupore e l’incanto di chi osserva attraverso i fatti del dolore e della malattia la storia della città. Macchine anatomiche del Settecento in cartapesta e stampe mediche testimoniano la vocazione per la dissezione fine dell’anatomia; farmacie portatili, antichi microscopi accanto a clisteri d’epoca raccontano l’evoluzione di una scienza e i suoi riflessi sulla società. In particolare si raccontano l’avventura del barbiere che si trasforma in chirurgo e gli esordi dell’anestesia, realizzata in Italia per la prima volta in questo Ospedale.
Gli oggetti riportati sono strumenti medici di straordinaria fattura, opera spesso di un artigiano che lavorava a stretto contatto con un committente esigente. Questi strumenti ci riportano alla storia dell’ospedale e dei suoi tanti primati sanitari e al difficile cammino della scienza medica. Alle spalle una biblioteca e un archivio fotografico e documentario per colmare le lacune della storia sanitaria del Sud, che poco ha indagato sull’antico ospedale e sulla nascita delle professioni mediche negl’ Incurabili. L’obiettivo è rileggere la storia della città attraverso le malattie e le epidemie, che in vari tempi hanno colpito e flagellato la sua popolazione.
La settecentesca spezieria è il luogo dove l’Arte incontra la Scienza. Qui lo stile Barocco rococò, disegnato da Domenico Antonio Vaccaro, si sposa con l’illuminismo dei maestri di Anatomia e Botanica (Domenico Cotugno, Domenico Cirillo) nell’Ospedale più importante del Regno dei Borbone.
I preparati alchemici dell’antica tradizione aprono il passaggio alla chimica farmaceutica nel luogo dove sapienti artigiani del legno, delle dorature e delle ceramiche approntarono sale ove risuonarono le voci di ricercatori che scrissero la storia del pensiero europeo. In particolare, gli alberelli, le idrie e le riggiole dei fratelli Massa rappresentano un unicum straordinario per l’eleganza dei colori e la raffinatezza del programma iconografico, teso alla funzione esoterico-massonica della Sala grande, ove fa bella mostra di sé la matrice uterina operata. Si tratta dell’allegoria del taglio cesareo salvifico che sottolinea il pregnante ruolo femminile nella storia partenopea.
ITINERARI
MUSEO DELLE ARTI SANITARIE E STORIA DELLA MEDICINA
Via Maria Lorenza Longo, 50 (Contatti: 081440647 – [email protected]) VISITABILE Dal lunedì al sabato: 9.00 – 17.00 – Domenica: 9.00 – 13.00/ Martedì chiuso
PERCORSO GUIDATO “L’ARTE DI GUARIRE… GUARIRE CON L’ARTE
Via Maria Lorenza Longo, 50
Visita guidata della Farmacia Storica, Museo delle Arti Sanitarie, Orto medico e Chiostro di Santa Maria delle Grazie nel complesso dell’ospedale monumentale di S. M. del Popolo degli Incurabili Quando: Lunedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato e Domenica previa prenotazione: 081.440647 [email protected]
VISITA ALLA CAPPELLA DEI BIANCHI DELLA GIUSTIZIA NEL COMPLESSO DI S. M. DEL POPOLO DEGLI INCURABILI
La riapertura è stata resa possibile grazie alla collaborazione sinergica della Diocesi di Napoli, dell’Arciconfraternita dei Bianchi della Giustizia in S. M. Succurre Miseris e dell’Associazione “Il Faro d’Ippocrate”. Quando: 2 visite al mese che prevedono tre turni: ore 9.15, 10,15, 11,15 (il calendario delle prossime date è visionabile sul sito www.museoartisanitarie.it) Visitabile previa prenotazione 081.440647 – [email protected]
Il complesso ospedaliero di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, scrigno che nasconde i più bei tesori della città, apre un’altra porta, quella della Confraternita dei Bianchi della Giustizia, storicamente aperta al popolo solo due volte l’anno per le funzioni di Pasqua e dell’Assunta e definitivamente chiusa dal 1862. Il valore storico e artistico della sede è incommensurabile, comincia dallo scalone di piperno a tenaglia, passa per la cappella dedicata a Santa Maria Succurre Miseris, con affreschi di Giovan Battista Beinaschi e seicenteschi stalli lignei con figure fantastiche, alla Sacrestia descritta nelle belle pagine di Luci ed ombre napoletane di Salvatore di Giacomo, per arrivare, tra ritratti di confratelli Pontefici e Santi, pregevoli stucchi e Madonne iconograficamente rare, ad un busto in cera di donna popolarmente conosciuto come “la scandalosa”. Si tratta di una ceroplastica del XVIII secolo che mostra tutto l’orrore del “mal franzese”, utilizzata come monito o deterrente per chiunque avesse intrapreso la strada della dissolutezza. La Compagnia dei Bianchi della Giustizia ebbe origine nel 1430 ad opera di S. Giacomo della Marca, che riunì persone di animo pio per suffragare con messe ed elemosine le anime dei giustiziati. Con un “Breve” del 28 luglio 1525, Clemente VII, approvò i capitoli della Compagnia e ne definì lo scopo: “procurare la salute dell’anima di quelli che sono a morte condannati, et visitare i miserabili imprigionati e gli spedali de li ammalati, e quelli spetialmente di mali incurabili infermi”, come si legge negli Statuti del 1525. La Compagnia, che prestò la sua opera caritatevole fino al 1862, dopo diverse sedi, nel 1534, si stabilì presso l’Ospedale degli Incurabili abitando in una casa di proprietà di Maria Longo, fondatrice dell’Ospedale. Qui i confratelli costruirono la cappella intitolata a Santa Maria Succurre Miseris, che conserva tuttora pregevoli opere d’arte e testimonianze di una intensa e interessante storia.
PERCORSO “SIRENE, SANTE, PRINCIPESSE, E PROSTITUTE A CAPONAPOLI”
Un percorso che racconta Caponapoli con gli autori della pubblicazione “ La Collina Sacra”
Il Museo delle Arti Sanitarie, con “le Sirene di Caponapoli” , inaugura il primo itinerario attraverso i luoghi raccontati nel libro.
Un percorso al femminile, dal mito della fondazione della città, legato al culto di Partenope, attestato nei luoghi del tempio, proseguendo poi attraverso chiostri, conventi ed ospedali per raffigurare come il femminile si sia declinato lungo la storia plurimillenaria di Napoli, attraverso le diverse attitudini delle donne partenopee: sacerdotesse vergini dedite al culto della Sirena Partenope, o a quelli di Demetra ed Ecate con i relativi riti misterici ed oracoli; più tardi, monache consacrate alla preghiera e alla cura degli infermi bisognosi, tutte di diversa estrazione sociale e provenienza: principesse di nobile stirpe ma anche prostitute redente, sempre rigorosamente separate tra loro. Ed ancora, nobili dame, poetesse ed intellettuali votate a praticare caritatevole assistenza, tutte accomunate da un fil rouge, il binomio SANTITÀ-SANITÀ. Il percorso continuerà con la fondazione dell’Ospedale degli Incurabili e la visita alla Farmacia Storica. Quando: 2 visite al mese previa prenotazione: 081.440647_ [email protected] (il calendario delle prossime date è visionabile sul sito www.museoartisanitarie.it) Punto d’incontro: Porta San Gennaro, (lato Pizzeria Capasso) in via Foria, adiacenze stazione metropolitana di P.zza Cavour.
Insuperato capolavoro del barocco-roccocò, è al tempo stesso efficiente laboratorio del farmaco ed intrigante luogo di rappresentanza per l’élite scientifica dell’Illuminismo napoletano. La successione delle sale, controspezieria-sala grande-laboratori, mostra un rigoroso controllo degli spazi connesso all’efficienza di una moderna farmacia insieme ad una sapiente armonia costruita dai rimandi di colore dalle riggiole alle maioliche, dagli stigli agli intagli dorati.
Domenico Antonio Vaccaro nel 1729 eseguì i disegni per la nuova Fabbrica dovrà farsi per l’allargamento dell’ospedale di questa Santa Casa. L’elegante doppio scalone in piperno della farmacia, che si affaccia sul cortile come quello di una villa particolare che si affaccia in giardino (così sostenne Roberto Pane), avvolge il bronzo raffigurante Maria Lorenza Longo. Le rampe conducono alla Loggia impreziosita da portali marmorei sormontati da vasi e mascheroni diabolici simboleggianti la doppia natura del farmaco che, se da un lato guarisce, dall’altro può divenire veleno. Probabilmente l’impianto interno della farmacia fu curato tra il 1747 ed il 1751 dall’ ingegner Bartolomeo Vecchione che si servì di raffinate maestranze napoletane : Fucito per la falegnameria, gli stigli, il grande bancone; Di Fiore e Matarazzo per gli intagli e le dorature; Crescenzio Trinchese per i marmi e l’urna della Teriaca; i riggiolari Massa per le maioliche decorate da Lorenzo Salandra.
Attualmente si accede attraverso la controspezieria, ambiente caratterizzato da un grande bancone in radica di noce e con un soffitto spartito in due cupole ellittiche inframezzate da una trave avvolta da un drappo in stucco ornato con putti. Le pareti sono rivestite da stigli di farmacia che culminano con pinnacoli a piramide dorata e contengono vasi in ceramica decorati en camaieu bleu con paesaggi fantastici e figure. Gli stigli sono impreziositi da due alzate di farmacia in legno dorato con 66 nicchie l’una contenenti vasi e ampolle in vetro con all’interno ancora residui di prodotti farmaceutici (sia polveri che resine che liquidi). Molti vasetti presentano un cartiglio indicante il preparato farmaceutico e non sempre sono corrispondenti alle specialità indicate nel ricettario incurabilino risalente alla fine del Settecento. Effettivamente esistono prodotti tipo fitobezoari e prodotti di origine minerale o dal mondo animale (mandibole e denti di animali marini) che rappresentano un chiaro rimando alla più antica tradizione alchemica ed esoterica. Così come nell’ambiente retrostante, verosimilmente anch’esso inserito nei locali di laboratorio con forni, mortai ed alambicchi per allestire i galenici e i preparati chimici, esiste una grande urna marmorea, realizzata da Crescenzio Trinchese ed allocata in una nicchia, contenente la panacea per ogni male, la Teriaca o Triaca. Questo farmaco, riportato già nell’antidotario di Galeno come antiveleno messo a punto da Mitridate Re del Ponto, ebbe una straordinaria diffusione nel Medioevo e nel Rinascimento; conteneva, tra i numerosi costituenti, oppio, carne e pelle di vipera. La richiesta era così forte da indurre i governi ad assoggettarlo alle regole del Monopolio di Stato e a diffidarne il contrabbando. Le preparazioni più famose nell’antichità erano quelle di Venezia e di Napoli; ciò forse perché sia Cipro, tenimento della Serenissima, che Malta, appartenente al Regno di Napoli, consentivano una facile raccolta degli ofidi. Il prodotto, con un rito pubblico, si preparava in più giorni aggiungendo anche erbe medicinali.
La cerimonia sottendeva equilibri tra potere politico e finanziamento del protomedicato, controllore di tutti gli speziali del Reame che ne dovevano acquistare almeno un chilo all’anno. La teriaca era ancora presente nel ricettario incurabilino e, validato come preparazione anche da Domenico Cotugno come acqua teriacale , fu ancora di largo impiego fino alla metà del XIX secolo. Questi rimandi alla tradizione magico-alchemica napoletana, forse connessi a una forte domanda popolare (la farmacia funzionò anche per gli esterni), non intaccano il grande valore scientifico della Farmacia progettata quale esempio moderno di ricerca e formazione dello speziale. In realtà la realizzazione della Farmacia segna lo spartiacque tra la medicina illuministica e l’ospedale moderno, inteso come luogo di cura e non più semplice ospizio. Il committente dell’idea Antonio Magiocco, giurista e governatore degli Incurabili, troneggia dall’alto della Grande Sala in un’intrigante posa, con il sorriso sulle labbra e la mano che invita (opera di Matteo Bottigliero) ad ammirare il grande salone di rappresentanza interdetta al commercio e all’uffizio abituale degli speziali, come riservata sala di adunanze. Splendide porte scorrevoli chiudono questo scrigno. Un pavimento in maiolica, autentico tappeto di riggiole impreziosito da cesti di frutta e una gran croce centrale, mostra tutta la vividezza dei colori della bottega dei Massa a cui fanno da pendant le cromie dei vasi usciti dallo stesso atelièr. Il pieno formale ottenuto dalla ripetitività di centinaia di vasi chiusi è arricchito dalle scene tratte dall’antico testamento e dalle allegorie morali. L’ambiente è coronato dalla tela del Bardellino che decora il soffitto e rappresenta Macaone cura Menelao ferito (1750), tema ispirato alle ferite descritte da Omero nell’Iliade. Notevoli gli intagli dorati del Di Fiore: la controspezieria presenta una raffigurazione tradizionalmente interpretata come un’allegoria dell’utero virginale, la grande sala invece è dominata da un utero sezionato, come per un taglio cesareo longitudinale.
Nel tempio della medicina della Farmacia degli Incurabili l’impiego del farmaco chimico segna la grande conquista della medicina, quasi sempre inerme davanti alla fenomenologia delle malattie che pure si indagavano; col farmaco il medico può contrastare malattie come la sifilide (frizioni e suffumigazioni mercuriali). Prodotti a base di calomelano, preparazione mercuriale impiegata da Cirillo contro la lue venerea, costituirono, in un’epoca preantibiotica, un valido antidoto alla progressione della malattia. Certamente le preparazioni mercuriali e quelle arsenicali insieme agli oppiacei rappresentano parte essenziale dell’intero armamentario farmaceutico incurabilino. Chi legge il grande manoscritto delle Regole della Real Casa degli Incurabili rimane sorpreso dalla attenzione rivolta al personale addetto alla farmacia. La rigorosa organizzazione, sottoposta al controllo del direttore, che aveva anche funzioni di formazione per i giovani speziali, teneva in gran conto le diverse fasi, dalla ricettazione al reperimento delle erbe, alla preparazione galenica dei prodotti, al loro ritiro sul grande bancone della controspezieria e la consegna al personale di assistenza, il tutto collegato al nome del paziente che attendeva nella corsia il farmaco. Sciroppai, unzionari, medici,fisici e cerusici, ritiravano personalmente i prodotti dalla farmacia. L’ istituzione della farmacia rappresentò la forte volontà gestionale già nell’epoca del Vicereame austriaco di investire in ricerca farmaceutica, considerata la frontiera della conoscenza medica. Fu il farmaco ad operare la grande svolta dalla medicina fideistica e teurgica, che contava solo sulle belle forme dell’arte e sulla preghiera, all’ospedale moderno, capace di trattare con mezzi di cura finalmente efficaci le malattie.
Apertura:
dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 17:00
domenica dalle 9:00 alle 13:00
Chiuso il martedì
Al Museo del Sannio domenica 13 maggio è in programma una giornata dedicata a tutte le mamme con un gioco a tema che le accompagnerà alla scoperta delle sue magnifiche collezioni.
La mattina alle ore 10.30 i visitatori saranno coinvolti in un affascinante percorso tra giochi a quiz, prove di abilità e caccia ai reperti, che li porteranno a conoscere le bellezze, i segreti e le curiosità del patrimonio esposto.
L’occasione è quella della Ma-Mu!, la giornata delle Mamme al Museo, che celebra le “Regine della Casa” con attività a loro dedicate presso il Museo del Sannio.
Quella in programma domenica è una inedita opportunità di conoscenza del nostro passato, oltre una che una originale occasione di valorizzazione delle collezioni, immaginate per il pubblico di ogni età.
Il costo dell’attività è di 6 euro per gli adulti e 4 euro per i piccoli, incluso il biglietto d’ingresso al museo e il kit didattico per il gioco.
Le attività sono curate da Mediateur.
Museo del Sannio | Infopoint
Bookshop Servizi educativi Visite guidate
Piazza Matteotti (ex Piazza Santa Sofia)
82100 Benevento
tel. 331 5073873
0824 774763 (custodia) [email protected]
www.museodelsannio.info
Il Fundraising per la cultura è il tema centrale dell’incontro in programma martedì 15 maggio a Benevento dalle ore 10.30 presso il Museo del Sannio, promosso dalla Regione Campania – UOD 501201 Promozione e valorizzazione Musei e biblioteche e curato da Mediateur per la XIV edizione di Museinforma, con il patrocinio della Provincia di Benevento.
La giornata sarà interamente dedicata al principio della “sostenibilità” economica e sociale della cultura, argomento quantomai attuale per amministrazioni pubbliche, musei, biblioteche e istituzioni in genere, alle prese con una fase di sostanziale riduzione dei canali di finanziamento ordinari e soprattutto dall’affermarsi di nuovi approcci gestionali e organizzativi per l’intero settore.
I professionisti e gli esperti chiamati ad intervenire sono Marianella Pucci di Mediateur, Carolina Botti di ALES Spa – Direttore Referente Art Bonus per il Mibact, Massimo Coen Cagli, direttore della Scuola di Fundraising di Roma e Luciano de Venezia, progettista culturale.
Nelle loro relazioni affronteranno argomenti come il rapporto con il territorio e la ricerca di partnership, l’Art Bonus e le sponsorizzazioni, il crowdfunding e la comunicazione: strategie, azioni e strumenti di fundraising indispensabili per qualsiasi istituzione operi in ambito culturale, sempre più chiamata a creare condizioni di investimento, sensibilizzazione e partecipazione alla gestione del patrimonio.
La giornata formativa si rivolge ad amministratori e manager pubblici, ai direttori e al personale di musei e biblioteche, alle imprese private interessate a sostenere progetti in ambito culturale e prevede una sessione teorica al mattino e una pratica–laboratoriale al pomeriggio. Info e iscrizioni su: www.museinforma.it
PROGRAMMA DELLA GIORNATA
– Mattina
• ore 10.30
Registrazione partecipanti Welcome coffee e breve visita al Museo del Sannio – Chiostro di Santa Sofia / Sito Unesco
• ore 11.00 | Saluti
Anita Florio
Regione Campania – Dirigente UOD 501201 – Promozione e valorizzazione Musei e Biblioteche
• ore 11.15 | Interventi
Marianella Pucci
Mediateur / Museinforma “Sostenibilità sociale ed economica dei luoghi di cultura. Esperienze in Italia e in Campania”
Carolina Botti
ALES Spa
Direttore Referente Art Bonus per il Mibact “L’Art Bonus come sostegno al mecenatismo in favore del patrimonio culturale”
Massimo Coen Cagli
Direttore Scuola di Fundraising “Il fundraising per la cultura: dalla teoria alla pratica”
Luciano de Venezia
Progettista culturale / Marketing & communication manager “La comunicazione come leva strategica per il fundraising culturale”
• ore 13.30 | Pausa lavori
– Pomeriggio
• ore 14.30 – 17.00 Laboratorio pratico sul Fundraising per la cultura
a cura di Massimo Coen Cagli
“Un caffè al museo” è il nome del ciclo di incontri pomeridiani ospitati all’interno del Museo del Sannio nei prossimi mesi, dedicati all’arte e alle sue contaminazione con i linguaggi visivi moderni.
Una nuova iniziativa, curata da Mediateur, concessionaria dei servizi per la Provincia di Benevento, durante la quale studiosi, artisti e professionisti del settore racconteranno il mondo dell’arte contemporanea, della fotografia, del cinema e del fumetto attraverso conversazioni volutamente informali ma sicuramente piacevoli, ognuna delle quali accompagnata da un ottimo caffè.
Sei gli appuntamenti in programma, a cadenza quindicinale, a partire da giovedì 19 aprile fino a giovedì 28 giugno, dalle ore 16.30 presso l’Infopoint/bookshop del Museo del Sannio in Piazza Matteotti, tutti con ingresso gratuito.
Si comincia il 19 aprile con “Tutta colpa di Duchamp. Quando l’arte diventò contemporanea”, a cura della storica dell’arte Fabiana Peluso. Giovedì 3 maggio sarà la volta di “Autori o fruitori? Sperimentazioni artistiche e contaminazioni” con l’architetto e illustratore Filippo Mastrocinque. Si prosegue il 17 maggio, sempre alle 16.30, con i “Discorsi sulla Fotografia Contemporanea” di Angelo Orsillo, direttore dell’Accademia di Fotografia “Julia Margaret Cameron” di Benevento. Appuntamento speciale giovedì 31 maggio, con la presentazione di “Marathon“, adattamento a fumetti del libro di Andrea Frediani, durante la quale interverranno Lucio Perrimezzi (sceneggiatore) e Massimiliano Veltri (disegnatore) moderati da Leonardo Cantone, con un’estemporanea finale curata da Stregomics Fumetteria di Benevento. Giovedì 14 giugno il quinto incontro avrà come titolo: “Liberty – Quando il genio incontra la voluttà” e sarà tenuto dallo storico dell’arte Luigi Mauta. Infine, il sesto e ultimo appuntamento è in programma il 28 giugno con “Il sangue delle immagini: i nuovi linguaggi del cinema e della poesia”, esperimento poetico di riscrittura delle immagini con Chiara Rigioni di Kinetta Spazio Labus.
“Un caffè al museo” è un’altra delle numerose attività che negli ultimi mesi vedono il più importante polo culturale della provincia di Benevento finalmente trasformato in luogo “vivo” e “attivo”, aperto al territorio e protagonista di un’offerta culturale che guarda a diversi tipi di pubblico.
Il ciclo di incontri promossi da Mediateur, sono realizzati grazie alla disponibilità e alla collaborazione di tutti gli ospiti coinvolti, che hanno accettato l’invito a trasformare il rito del caffè in una piacevole occasione di condivisione e socializzazione per tutta la città, in nome dell’arte, della cultura e della bellezza.
Risorgi-Menti è il nuovo e speciale programma di attività primaverili del Museo Irpino di Avellino, la cui sezione Risorgimentale, all’interno dell’ex Carcere Borbonico, ospiterà cinque inediti appuntamenti dal 7 aprile al 26 maggio 2018, ognuno in occasione delle aperture straordinarie del sabato mattina.
Tutto parte dal gioco di parole creato attorno al nome del periodo storico nel quale il museo si identifica e dai molteplici significati, originali e a tratti ironici, che esso ispira. Nascono, così, inedite riletture delle collezioni del museo, degli spazi del Carcere borbonico e della storia d’Italia, sviluppate all’interno di cinque iniziative che riescono a unire discipline orientali e ricerca interiore, psicologia e cultura giovanile, attraverso un singolare filo conduttore fatto di visite, conversazioni, performance, degustazioni, giochi a tema e meditazioni.
Risorgi-Menti è una delle numerose attività di valorizzazione del patrimonio del Museo Irpino curate da Mediateur e promosse dalla Provincia di Avellino che, attraverso programmi educativi, eventi tematici, progetti scientifici e azioni didattiche, continuano da anni nel coinvolgimento di pubblici diversi, nella sperimentazione di nuovi linguaggi e nella creazione di un’offerta culturale in linea con quella dei principali musei moderni.
— Programma —
RISORGI-MENTI #1 Profumi d’Oriente
Sabato 7 aprile, alle ore 11.00, le ceramiche della Collezione Salomone ispirano un viaggio alla scoperta del Sol Levante e degli antichi princìpi della dottrina olistica. Si tratterà di un piacevole incontro per “risollevare la mente” tra cultura orientale e cromoterapia, storia e meditazione, accompagnati dalla degustazione finale di tè aromatici.
Ingresso libero – A cura della Dr. ssa Naturopata e Floriterapeuta Janet Barzaghi dell’Associazione Natural – UP
RISORGI-MENTI #2 Mental coaching nella Storia
Sabato 14 aprile e sabato 12 maggio, alle ore 11.00, due occasioni per far “risorgere” il nostro stato d’animo, imparando a gestire lo stress e le emozioni, e a sviluppare al meglio le competenze professionali e personali grazie alla disciplina del mental coaching, nata negli Stati Uniti tra gli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso. Un allenamento mentale condotto nelle sale del museo, per imparare a usare al meglio l’immaginazione, a superare le difficoltà e a risolvere i conflitti, gestire il tempo e raggiungere gli obiettivi.
Ingresso libero – A cura della mental coach Antonella Russoniello
RISORGI-MENTI #3 Cervelloni in gara sulla Storia d’Italia
Nella settimana dal 17 al 21 aprile le scuole medie della provincia irpina si sfidano al museo con un gioco a squadre basato su quiz, gare di memoria e prove di abilità mentali. Dopo un’attenta visita guidata alle collezioni risorgimentali, le classi competono a suon di risposte esatte sugli eventi e sui personaggi della Storia dell’Unità nazionale.
RISORGI-MENTI #4 Yoga al Museo
Sabato 5 maggio, alle ore 11.00, il museo apre le porte a una delle più antiche discipline meditative per alimentare il benefico rapporto tra arte, cultura e benessere che solo benefici apporta all’organismo e allo spirito. Sotto la guida di un esperto maestro di discipline orientali, sarà possibile conoscere le principali tecniche di meditazione e postura e nello stesso tempo lasciarsi andare alla leggerezza del respiro nella suggestiva cornice dell’ottocentesco complesso dell’ex carcere borbonico di Avellino.
Ingresso libero – a cura dell’Associazione Jayananda Yoga del Mº Michelangelo Melchionna
RISORGI-MENTI #5 Barbe e baffe di ieri e di oggi
Sabato 26 maggio l’appuntamento conclusivo sarà dedicato alla storia del costume e della moda personale tra XIX e XXI secolo, in particolare quella che ha visto modificare i volti maschili nel corso dei decenni. Protagonisti saranno barbe, pizzetti, baffi e basette, che ieri incorniciavano i menti austeri dei nostri patrioti e oggi, più prosaicamente, caratterizzano stili e tendenze di giovani e meno giovani.
Un’azione a metà tra storia, estetica e antichi mestieri, tra performance di barbieri moderni chiamati per l’occasione, uno speciale contest e una mostra di barbe e baffi patriottici per rendere omaggio agli eroi “diversamente barbuti” che hanno difesero il nostro tricolore e a quelli che, più o meno consapevolmente, continuano a imitarli tutt’oggi.
“Pasqua al Museo” è il programma di attività che dal 29 marzo al 3 aprile 2018 accoglieranno gli ospiti del Museo del Sannio per invitarli a vivere le prossime vacanze a contatto con la storia e il patrimonio della nostra provincia.
Si comincia Giovedì29 marzo alle ore 16.30 con “Il Chiostro delle sorprese”, una visita guidata alla scoperta dei segreti del chiostro di Santa Sofia e dei significati nascosti tra colonne e pulvini dello splendido gioiello di architettura del XII secolo, dal 2011 patrimonio dell’Unesco. La visita sarà riproposta anche nella giornata di Sabato 31 marzo 2018, sempre alle ore 16.30.
“Una Pasqua da favola” è invece il nome del laboratorio dedicato ai più piccoli, che Venerdì30 marzo e Martedì 3 aprile, alle ore 10.30, proporrà un percorso tra letture dell’antica tradizione popolare beneventana e una divertente caccia all’indizio con piccole sorprese finali.
Il costo del singolo appuntamento è di 3 €. È consigliabile la prenotazione, che può avvenire inviando una mail a: [email protected], telefonando al n. 331 5073873, scrivendo un messaggio privato sulla pagina Facebook “Infopoint Museo del Sannio”.
Le attività sono ideate e curate da Mediateur, concessionaria dei servizi presso il Museo del Sannio per conto della Provincia di Benevento.
Museo del Sannio | Infopoint Bookshop Servizi educativi Visite guidate Piazza Matteotti
82100 Benevento tel. 331 5073873 [email protected] www.museodelsannio.info
Il Museo Etnografico di Aquilonia, in provincia di Avellino, ai confini con le Regioni Basilicata e Puglia, è, se non il più grande con i suoi 1.500 mq di esposizione, uno dei più articolati, organici e completi d’Italia.
Ideato dal Professore Beniamino Tartaglia, fine studioso della civiltà contadina, che nel progetto riuscì a coinvolgere, sin dal 1995, buona parte della comunità, consente di fare un viaggio nel passato e di immergersi, in un’atmosfera emozionante, nelle vicende amare di un popolo, che potrebbe essere quello di un qualsiasi paesino del Mezzogiorno d’Italia.
Il Museo presenta oltre 15.000 reperti, recuperati con un lungo e paziente lavoro di ricerca, carichi di uso e di storie, e segnati dalla fatica e dal sudore dei secoli, storia di sofferenza, accumulata in generazioni di strutture socio-economiche rigide, chiuse, gerarchizzate. E proprio dalla durezza delle condizioni di vita deriva la nobiltà di un patrimonio culturale che, benché scarno di innovazioni, si rivela ricco di solidarietà, valori, virtù.
Il Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” è un’ottima chiave di lettura del complesso di tecniche e di metodi che concernevano la realizzazione dell’operare spontaneo e quotidiano della gente; in tal modo, soprattutto per le giovani generazioni, diventa possibile riscoprire dimensioni del vivere collettivo che oggi inaspettatamente tornano di attualità: condivisione, parsimonia nell’utilizzo delle risorse naturali, un legame forte con i ritmi e gli equilibri naturali.
L’Agricoltura fu la sofferta occupazione preminente del popolo, condotta con sistemi arcaici e tradizionali, senza irrigazione, senza macchine, senza concimi chimici (il letame era il solo che si conoscesse), senza sementi selezionate, il che consentiva al massimo la sussistenza. Il contadino spesso si consumava lentamente per inedia, quando veniva risparmiato dalla malaria, dalla pellagra o dal tifo. Una volta il territorio di Aquilonia vestiva verdi mantelli fatti di pascoli ubertosi, sparsi lungo gli innumerevoli pendii che degradavano fino alla confluenza dell’Osento e dell’Ofanto e salivano fino a raggiungere gli innumerevoli boschi che ossigenavano il pianoro su cui è posto il paese, condizioni ideali per l’allevamento e la pastorizia. Infatti, l’allevamento di pecore, mucche e capre era un’altra delle attività preminenti. Un artigianato a livello famigliare, complementare e al servizio dell’agricoltura, tramandato con dignità fino a pochi anni fa, dava sussistenza ad un numero non trascurabile di paesani.
Nel Museo c’è, quindi, la vita autentica di tante generazioni, che rivive negli strumenti e negli attrezzi, nei corredi e negli arredi, negli utensili e nelle suppellettili, nei reperti e nei documenti di ogni genere. Il Museo presenta una peculiarità e originalità importantissima: i reperti non sono stati ordinati per collezioni, in forma espositiva; invece, sono stati ricostruiti con rigore filologico 130 ambienti abitativi e di lavoro, tra cui oltre 52 mestieri, in gran parte scomparsi.
Ciò consente al visitatore di affacciarsi su autentici scenari di vita vissuta, di percorrere un viaggio ricco di emozioni, e di immergersi nella Storia millenaria della nostra civiltà.
Il Museo Etnografico, efficacissimo strumento didattico, è come un grande libro di Storia scritto con il linguaggio “muto” e suggestivo della cultura materiale, che subito affascina e coinvolge il visitatore.
Ampio spazio è dedicato, oltre che al lavoro dei campi, alle colture abituali, ai mestieri, alla medicina popolare, con le terapie empiriche e le pratiche magiche, all’utilizzo e alla cura degli animali, alle tradizioni, alle credenze e alla religiosità popolare, all’alimentazione contadina, alla vita famigliare, al lavoro e alle condizioni della donna e dei giovani, alle gerarchie sociali, ai miti, alla vita della comunità, alla Storia, al tempo libero, ai giochi dell’infanzia, alla scuola, all’abbigliamento, ai personaggi caratteristici. Il tutto ricomposto con l’occhio scrupolosamente antropologico del professor Tartaglia, e raccolto in una collana di pubblicazioni tematiche.
Parte consistente dei visitatori è rappresentata dalle scuole, che possono proporre e seguire, in collaborazione con le guide, percorsi didattici di animazione dei mestieri e fare laboratori attivi, relativi alla preparazione del pane e della pasta, costruire i giochi di una volta, intrecciare cesti e impagliare sedie con materie prime del territorio.
Il Museo è gestito da un’Associazione culturale senza fini di lucro, costituita esclusivamente da volontari legati solo dalla passione per la conservazione del patrimonio etnografico e per non disperdere e dimenticare le proprie “RADICI”, fondamentale strumento di consapevolezza per la costruzione di percorsi futuri.
Nel titolo abbiamo parlato di “fonte di sapienza popolare”: lo si può appurare lungo tutto il percorso, comprendendo i modi originali e pratici con cui si risolvevano i problemi della vita quotidiana, dall’intelligente sfruttamento e distribuzione degli spazi nella casa contadina, ai piccoli/grandi accorgimenti per evitare infortuni sul lavoro, alla costruzione di piccoli attrezzi di lavoro per particolari attività.
L’agricoltura, praticata con sistemi arcaici ma rispettosi della natura e delle peculiarità dei prodotti, principî che oggi giorno si collegano al concetto di agricoltura biologica, era istintivamente pensata come strumento per il bene della salute e come mezzo per procurarsi le calorie atte al lavoro.
Tutto era pensato in funzione di … Si aveva come punto di riferimento la Natura come entità da rispettare, come Madre Universale.
Dalla Natura si attingevano non solo gli alimenti ma anche i mezzi per affrontare e risolvere i malanni. Le cosiddette “erbe officinali”, erbe spontanee che si raccoglievano nell’ambiente vitale (e tuttora qualcuno continua a farlo, nel territorio) si conservavano con tecniche sperimentate e tramandate nel corso dei secoli, e se ne facevano decotti e tisane. Malva, camomilla, valeriana, borragine, rosa canina, tarassaco, solo per citarne alcune, erano molto efficaci.
Altri siti di interesse prossimi al Museo sono il Parco Archeologico di Carbonara, il Museo delle Città Itineranti, la Badia San Vito con la vicina quercia di circa 500 anni, la diga San Pietro con il lago Aquilaverde. Il Parco Archeologico, a circa 2 km dall’odierna Aquilonia, presenta le rovine del vecchio paese, colpito dal terremoto del 23 luglio 1930 e abbandonato in seguito all’edificazione della nuova Aquilonia. Il recupero della originaria struttura urbanistica con le stradine, il centro storico, i resti delle antiche Chiese, i vicoletti, la settecentesca fontana monumentale, immerge il visitatore in uno scenario surreale, risvegliando in lui straordinarie suggestioni che gli rivelano la millenaria Storia dell’antica e medioevale comunità di Carbonara (nome del paese fino al 1862). In conseguenza di una Rivolta Contadina avvenuta il 21 ottobre 1860 durante la quale furono trucidati nove dei cosiddetti “galantuomini” dell’epoca, un Decreto Reale cancellò il nome Carbonara e appose il nome di Aquilonia, in ricordo dell’antica città osco-irpina “AKUDUNNIAD”, localizzata nel triangolo Lacedonia-Aquilonia-Monteverde, alleata con i Sanniti di Benevento per combattere contro l’espansione di Roma durante le guerre sannitiche. La sconfitta comportò la distruzione della città.
Il Museo delle città Itineranti, aperto in un palazzo restaurato del vecchio centro urbano, raccoglie documenti fotografici, filmati e reperti relativi al terremoto del 1930, assieme a documenti e immagini di altri paesi e città che hanno subito lo stesso destino “errabondo” di Aquilonia.
La Badia di San Vito, del XII secolo, distante circa 700 metri dal centro abitato, è un ameno luogo, oasi di pace e di serenità: la sacralità del sito è rafforzata dalla vigile presenza della “Quercia di S.Vito”, uno degli alberi monumentali più antichi d’Italia. Il tronco ha una circonferenza di m. 5,50 e la chioma di ca. 150 metri.
La diga S.Pietro, con il suo lago Aquilaverde, immersa nei boschi che la circondano, è un’oasi naturale che ospita uccelli acquatici, rapaci, una grande varietà di pesci e nei boschi una grande varietà di fauna selvatica.
Abituati a concentrarci solo località fortemente pubblicizzate, dai luoghi del grande turismo, dimentichiamo spesso che ogni piccolo borgo della nostra Italia è una miniera di bellezze naturali, di beni ambientali, culturali e paesaggistici interessanti.
L’ultima frontiera del benessere è una visita al museo, non solo per godere della bellezza delle opere d’arte, ma anche per fare yoga. Si chiama “Lo yoga per i musei, i musei per lo yoga” il progetto che sino a fine giugno consentirà a chi vorrà di partecipare a lezioni collettive di yoga usufruendo del 50 per cento di sconto sul prezzo del biglietto d’ingresso in nove musei campani. Una novità che fa presagire il tutto esaurito: tra la bellezza di sculture e dipinti d’arte, la possibilità di star bene con una lezione di yoga.
I corsi, gratuiti e fino ad esaurimento posti, sono tenuti dai maestri della Scuola di Yoga Integrale di Napoli in collaborazione con il Polo Musea le della Campania, il Museo e Real Bosco di Capodimonte e l’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.
Armati di tappetino, plaid ed abiti comodi di colore chiaro i partecipanti visiteranno Castel Sant’Elmo, il Museo di Capodimonte, il Museo della ceramica Duca di Martina in Floridina e ancora Villa Pignatelli, il Parco di Virgilio a Piedigrotta, l’Emiciclo coperto del Mausoleo a Leopardi e Palazzo reale.
A Capri si comincia con le lezioni il 3 marzo alla Certosa di San Giacomo e si va avanti sino a giugno.
”Due ore tra le opere d’arte e le forme della pratica yoga: un progetto- spiega Gino Sansone fondatore e presidente della Scuola di Yoga Integrale di Napoli- che nasce dalla convinzione che il mix di culture, bellezza e ricerca interiore che si andrà a creare nei suggestivi spazi museali avrà effetti benefici”.
Scuola di Yoga integrale di Napoli
Via Alessandro Scarlatti, 209
80127 Napoli NA
Telefono: 340 783 0920