Ecampania.it

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Ecampania.it è il primo portale dedicato alla promozione turistica del territorio campano.

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Torre Annunziata (Napoli) numero 6 del 14 agosto 2014, edito dalla Società Medina. 

Direttore Responsabile
Gennaro Carotenuto.

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Il Giordano di Lucania

Il Giordano di Lucania

Il fascino del Battistero di San Giovanni in Fonte

“Anche la Lucania ha il suo fiume Giordano!”. Aurelio Cassiodoro aveva assistito a un miracolo. Nella notte sacra in cui i cristiani avrebbero trovato vita nuova nello Spirito Santo, la fonte battesimale del Battistero ingrossò le sue acque all’invocazione dei sacerdoti. Lo storico romano, senatore e letterato al servizio del re ostrogoto che si fece re di Roma con il placet dell’imperatore d’Oriente, Teodorico il Grande, registrò (l’ennesimo) passaggio di consegne. La sorgente battesimale, dall’essere sacro alla ninfa Leucotea (che pure a suo tempo era stata grande tra le dee) passò sotto la potestà di San Giovanni, appunto il Battista, cugino di Gesù Salvatore.
Tra Padula e Sala Consilina, a poco meno di 500 metri sul livello del mare, c’è il Battistero paleocristiano di San Giovanni in Fonte. Si tratta di un lascito storico eccezionale, unico al mondo. Lo rende prezioso, oltre a una storia affascinante e antica, il fatto che sia stato costruito direttamente su una sorgente, da cui sgorga l’acqua utilizzata dai tempi più risalenti per i riti lustrali e battesimali.
Una grande vasca, ampia e discretamente profonda per gli usi cui fu destinata fin da principio, è la peculiarità del Battistero. Esso stesso è una testimonianza loquacissima del sincretismo culturale e religioso, della stratificazione artistica e devozionale dell’area campano-lucana.

Si è da qualche anno concluso un importante restauro che l’ha restituita agli occhi ammirati dei visitatori. Nel corso dei secoli, il ninfario originario si è lentamente trasformato in un luogo di culto cristiano. Attraversato e modificato, di volta in volta. Fu ammirato e ingrandito, allargato e adornato dai Templari e dall’ordine degli Spedalieri. La Chiesa locale trattò sempre con riguardo il Battistero che, come appunto raccontò Aurelio Cassiodoro, tolse dalla paganità riti che adattò alla nuova e giovane fede.
Come non lasciarsi affascinare dalle suggestioni che si colgono nel racconto dello storico romano. I catecumeni riuniti nella solennità della notte, pronti a consacrarsi alla chiaro della Luna, la stessa che dagli antichissimi veniva adorata nella triplice dea Bianca. Certo, è una suggestione. Ma la Campania, dalle Matres Matutae fino al tripudio pagano dei coribanti che ancora oggi la onorano a Montevergine in provincia di Avellino, è dalla sua arcaicità che ha messo il suo destino nel seno della Grande Madre.

Dove: Via S. Giovanni, 1, 84034 Loc. Fonti – Padula SA

A Somma Vesuviana, il racconto del mondo rurale

A Somma Vesuviana, il racconto del mondo rurale

Attrezzi agricoli, cerealicoltura e viticultura: la collezione iniziata da Carlo Russo.
L’area tematica iniziale è dedicata al vino e alla vite, fiore all’occhiello dell’esposizione è arricchito con pannelli didascalici; si parte dalla coltivazione della pianta, si passa poi alla raccolta, pigiatura per terminare all’imbottigliamento.
In esposizione gli attrezzi utilizzati dai contadini come ad esempio l’aratro e lo scavapatate, attrezzi trainati dall’animale e guidati dal contadino, gli allestimenti dei cavalli ed il giogo della mucca. Una sezione del museo è dedicata agli antichi mestieri: l’intrecciatura dei cesti attività molto complessa, il cestaio, il riparatore di piatti (‘o conciapiatte) che operava due fori con il trapano a corde nei due lati dei frammenti spaccati legandoli con una grappa di fil di ferro, la fuscellaia, l’arrotino (‘o malaforbici), la lavandaia che usava il sapone di grasso di maiale ottimo per le macchie e tanti altri.

L’allestimento sulla cerealicoltura permette di comprendere bene le varie fasi di lavorazione delle pannocchie, le differenze tra i cereali (grano, mais, frumento etc), i vari utensili adoperati come ‘o vavill che permetteva di battere le spighe e far uscire il grano messo poi nel setaccio per la pulitura e la separazione dalla pula. Ancora la produzione del pane, con i setacci e i contenitori lignei per la conservazione della matassa, e tutto ciò che afferiva alla vita contadina del secolo scorso: uno scaldavivande da campagna con i carboni, i ferri da stiro, un macinino per pepe ed orzo, una zucca essiccata che veniva usata come borraccia, il braciere ‘asciutta panni’ (asciuga panni) che al calar della sera a braci tiepide consentiva di asciugare il bucato. In esposizione anche vecchi giocattoli, bamboline fatte con foglie di pannocchie o vecchi stracci; tra gli strumenti musicali, la tammorra in legno e pelle di capra che accompagna la tammurriata, il violino dei poveri (in napoletano lo scetavaiasse), lo schiaffo, il triccheballacche ed altri.
La struttura ha anche un orto didattico con piante officinali, aromatiche, medicamentose. Il museo organizza numerosissime attività didattiche dedicate alle scuole e ai più piccoli di manipolazione, dalla pasta fresca alla marmellata e tutto ciò che racconti dell’attività contadina.
Di recente l’offerta si è arricchita anche con l’apertura di un’osteria all’interno dell’area museale che offre prodotti del Presidio Slow Food.

Biglietto: 3,50 euro
Dal lunedì al sabato dalle 9:00 alle 13:00.
Disponibili anche in orari diversi su prenotazione.
Telefono: 081.5318496
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