Regione Campania: il difensore civico diventa garante della salute

Regione Campania: il difensore civico diventa garante della salute

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“C’è una legge del Consiglio regionale che ha rafforzato la direttiva nazionale sui difensori civici, ho voluto che si andasse in questa direzione perché avere una persona terza rispetto al commissario per la sanità e a chi gestisce la sanità è un elemento di sicurezza che diamo ai cittadini”. Così Rosa D’Amelio, presidente del Consiglio regionale della Campania, parlando delle nuove funzioni in materia di sanità del difensore civico della Campania, che sarà anche garante della salute. “Come vicepresidente dei Consigli regionali d’Italia – ha ricordato D’Amelio – ne ho già discusso al tavolo nazionale, alcune Regioni sono già partite. Ho voluto che si andasse in questa direzione, potranno essere sottoposte al difensore civico problematiche che riguardano il funzionamento distorto delle strutture, contenziosi, e il difensore civico può assumere su di sé l’onere di risolvere contenziosi che si verificano tra utenti e strutture sanitarie, all’interno delle stesse strutture sanitarie, ed essere la sentinella sul territorio dei diritti di chi usa le strutture per la salute”. Secondo D’Amelio “è un messaggio molto importante che abbiamo dato e la Regione ha voluto legiferare rafforzando il ruolo di difensore civico in questa direzione”.

 

Stabilimento di produzione e confezionamento: scatta l’obbligo in etichetta

Stabilimento di produzione e confezionamento: scatta l’obbligo in etichetta

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Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che a partire dal 5 aprile 2018 scatta l’obbligo di indicare in etichetta la sede e l’indirizzo dello stabilimento di produzione o di confezionamento degli alimenti, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 145/2017.
Tale indicazione si aggiunge a quelle obbligatoriamente previste dal regolamento europeo (denominazione, ingredienti, presenza di allergeni, quantità, scadenza, nome del responsabile delle informazioni, paese di origine, istruzioni per l’uso, titolo alcolometrico e dichiarazione nutrizionale). Gli operatori dovranno, pertanto, indicare la località e l’indirizzo dello stabilimento (o solo la località se questa consente l’immediata identificazione dello stabilimento) di produzione o di confezionamento, se l’alimento è confezionato in uno stabilimento diverso da quello dove è stato prodotto.
L’obbligo riguarda gli alimenti prodotti in Italia e destinati al mercato italiano. In questo modo vengono garantite una corretta e completa informazione ai consumatori, una migliore e immediata rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo e, di conseguenza, una più efficace tutela della salute.
“Il nostro impegno si rivolge alla tutela del consumatore – afferma il Vice Ministro Andrea Olivero – assicurando un’informazione piena che consenta di poter scegliere la qualità che si desidera. Sono certo che le nostre imprese agroalimentari sapranno cogliere appieno questa opportunità, andando incontro alle esigenze di un consumatore sempre più attento”.
In caso di mancato rispetto dell’obbligo, l’operatore che non indicherà in etichetta lo stabilimento di produzione o di confezionamento sarà sottoposto a una sanzione amministrativa pecuniaria che varia da 2.000 euro a 15.000 euro. Sono previste sanzioni dello stesso importo anche per il caso in cui l’impresa che disponga di più stabilimenti non evidenzi quello effettivo mediante punzonatura o altro segno e sanzioni da 1.000 euro a 8.000 euro se non vengono rispettate le modalità di presentazione.
La legge di delega affida la competenza per il controllo del rispetto della norma e l’applicazione delle eventuali sanzioni all’Ispettorato repressione frodi.

Alimenti aproteici: detrazione del 19% per i nefropatici della Campania

Alimenti aproteici: detrazione del 19% per i nefropatici della Campania

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Una buona notizia per gli oltre 348.000 pazienti nefropatici residenti in Campania: potranno infatti usufruire di una detrazione del 19% sull’acquisto di alimenti aproteici. Un’opportunità di risparmio che ad oggi è l’unica, dato che la Regione non prevede alcun tipo di rimborso sull’acquisto di questi alimenti, nonostante per chi soffre di insufficienza renale siano stati inseriti nei nuovi Livelli essenziali di assistenza. La misura è scaturita dalla revisione del testo unico delle imposte sui redditi, contenuta nel decreto fiscale collegato alla Legge di bilancio 2018, in base alla quale i pazienti che necessitano dei cosiddetti AFMS (alimenti a fini medici speciali), tra cui rientrano appunto anche gli aproteici, potranno beneficiare della detrazione fiscale del 19%, come già accade per le altre spese mediche a carico dei cittadini.

La Malattia Renale Cronica, data la sua rilevanza epidemiologica e la grave invalidità a cui può condurre, rappresenta una vera e propria emergenza sanitaria. Poiché tende alla progressione, richiede spesso un trattamento sostitutivo dialitico, che porta a un peggioramento della qualità di vita dei pazienti e a un notevole onere economico per il SSN (fino a 40.000 euro l’anno a paziente). È quindi fondamentale, a patologia conclamata, intervenire attivamente per rallentarne il decorso.

A questo proposito, la terapia nutrizionale aproteica può costituire uno strumento prezioso. Le ultime evidenze scientifiche hanno infatti dimostrato come il regime alimentare aproteico sia in grado di ritardare l’insufficienza renale cronica e le sue co-morbilità, riducendo il rischio di escalation verso la fase dialitica.

La Campania è attualmente l’unica Regione italiana che non garantisce ai propri pazienti l’erogazione gratuita dei prodotti alimentari aproteici. Grazie alla nuova detrazione – per avere diritto alla quale occorrerà conservare lo «scontrino parlante» rilasciato dal farmacista, in cui risultino specificati natura, qualità e quantità dei prodotti acquistati nonché il codice fiscale del destinatario – i nefropatici campani potranno almeno contare su questo sconto del 19%.

La Malattia Renale Cronica –  Si definisce Malattia Renale Cronica (MRC) una condizione di alterata funzione renale che persiste oltre i 3 mesi. È classificata in cinque stadi di crescente gravità: dal danno renale (stadio 1) alla terapia sostitutiva dialitica o il trapianto di rene (stadio 5). Secondo il recente studio CARHES (Cardiovascular risk in Renal patients of the Health Examination Survey) condotto dalla Società Italiana di Nefrologia, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, la prevalenza della Malattia Renale in Italia è del 7,5% negli uomini e del 6,5% nelle donne, per un totale di circa 2.200.000 pazienti.

Il cibo speciale per i malati ora è detraibile

Il cibo speciale per i malati ora è detraibile

Gli alimenti destinati alla nutrizione dei malati sono equiparabili a dei farmaci non solo per le conseguenze che hanno sulla salute, ma anche per il Fisco che dal 2018 prevede che la spesa per l’acquisto possa essere detratta. Si potrà recuperare il 19%  a fronte di una spesa annua uguale o superiore a 129,11 euro.
È il regolamento europeo 609 del 2013 a definire a definire gli alimenti a fini medici speciali: “prodotti alimentari espressamente elaborati e destinati alla gestione dietetica di pazienti, compresi lattanti” e accompagnati dalla prescrizione del medico.
L’elenco, consultabile sul sito del Ministero della Salute, comprende soluzioni a base di glucosio e sali minerali, versioni alternative di paste e prodotti da forno, alimenti privi di proteine, creme per chi ha problemi di deglutizione
. Dell’elenco non fanno parte alcuni integratori alimentari, cosmetici, prodotti per lattanti o  fitoterapici, le pomate e i colliri benchè prescritti dal medico. Destinatari degli alimenti a fini medici speciali sono soprattutto i malati oncologici sottoposti a specifica terapia nutrizionale a causa di chemio e radio, poi gli anziani che devono fronteggiare la perdita di massa muscolare e ancora pazienti affetti da: insufficienza renale, diabete, morbo di Crohn, anoressia nervosa.

La buona notizia è che la detrazione fiscale del 19% è retroattiva: nella dichiarazione da presentare valevole per il 2017 a chi non è più in possesso dello scontrino parlante basterà allegare la prescrizione del proprio medico.

Campania: Garante per i disabili

Campania: Garante per i disabili

Il Consiglio regionale della Campania, presieduto da Rosa D’Amelio, ha approvato all’unanimità il testo di legge per l’istituzione di questa figura, cui spetterà farsi promotore di azioni per assicurare il pieno rispetto della dignità e autonomia delle persone con disabilità e di programmi per agevolare l’accessibilità ai servizi e all’istruzione, nonché di interventi per eliminare tutte le barriere architettoniche e comunicative.
Nella stessa deliberazione del Consiglio è stata approvata anche la variazione di bilancio per attivare le risorse per il trasporto scolastico dei disabili, problematica molto sentita.
L’inclusione scolastica rappresenta infatti un fattore cruciale del miglioramento del benessere dei giovani disabili e il trasporto scolastico è cruciale per la sua implementazione. In dieci anni, secondo il Focus del Miur “L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità”, pubblicato nel 2015, è cresciuta fortunatamente del 40% la percentuale degli alunni disabili che frequentano le scuole italiane, anche se a ciò non ha corrisposto l’aumento adeguato di insegnanti di sostegno.
La deliberazione del Consiglio della Regione Campania rappresenta dunque un segnale forte di attenzione ai problemi di una fascia di popolazione vessata da anni di diritti negati, lungaggini burocratiche, inadempienza di leggi, 
servizi insufficienti e inadeguati, carenze di fondi, assenza di centri di accoglienza adeguati, progetti inesistenti e scarsa attenzione mediatica, tra indifferenza ed esclusione dei più. In base ai dati forniti dall’ISTAT, in Italia le persone con disabilità sono 7.214.000, di cui in Campania ce ne sono circa 320.000.
La Campania presenta, rispetto alla media nazionale, una maggiore frequenza dei disabili in famiglia: ciò viene attribuito ad un fattore di natura culturale – la maggiore propensione dei nuclei familiari residenti in Italia meridionale a tenere in famiglia i congiunti ammalati- ed uno strutturale, costituito dalla carenza dell’offerta di strutture residenziali dedicate.

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