Cammina inSacco: passeggiata tra la natura e le bellezze del borgo

Cammina inSacco: passeggiata tra la natura e le bellezze del borgo

Dopo il grande successo dello scorso anno, il 4 agosto si ripete la camminata ecologica “Cammina InSacco”, per volere del Sindaco Franco Latempa, dell’Amministrazione Comunale e della Giunta, in collaborazione con il Gruppo Fitwalking Salerno dell’ASD Atletica Arechi Salerno.

Scopo della manifestazione è quello di far conoscere le bellezze del luogo, regalando momenti emozionanti a contatto con una natura veramente incontaminata. Il piccolo Comune di Sacco, che conta 500 abitanti, fa parte infatti del Parco Nazionale del Cilento ed è immerso nel verde, a circa 610 metri sul livello del mare.
La Camminata avrà inizio domenica alle 17.00 con partenza dalla Madonnina in Montagna per proseguire lungo la statale e scendere tra i vicoli del centro storico con arrivo in Piazza del Popolo, cuore del borgo dove è possibile ammirare la bellissima Chiesa madre di Sacco, dedicata a San Silvestro Papa (patrono del paese).
La partecipazione alla camminata è aperta a tutti: il messaggio che si vuole diffondere è infatti che lo sport e il movimento sono sinonimi di benessere e salute e se praticati con costanza costituiscono un vero e proprio “farmaco naturale” per il nostro corpo.

Per info ed iscrizioni www.maurorusso.info

camminata-insacco

Mamanet, lo “sport di pace” per donne e mamme arriva in Campania

Mamanet, lo “sport di pace” per donne e mamme arriva in Campania

Si chiama Mamanet, è nato in Israele ma si sta diffondendo in tutto il mondo. È uno sport che fonde pallavolo e palla rilanciata con regole e allenamenti semplici, riservato alle mamme e alle donne sopra i 30 anni.

Un’attività pensata per far scendere in campo anche chi non ha mai praticato attività sportiva, non si sente particolarmente atletica, ma ha voglia di mettersi in gioco e fare squadra con altre donne.
L’ONU l’ha riconosciuto come sport di pace e Ofra Abramovich, la mamma che ne è l’ideatrice, nel 2005 vide in Mamanet l’opportunità di creare comunità non solo fra le atlete, ma anche fra le loro famiglie, al di là di ogni barriera, affinché nessuna donna fosse lasciata da sola.
In Italia sono già diverse le realtà che si sono formate sotto il coordinamento dell’Aics (Associazione italiana cultura e sport) e ora Mamanet è arrivato anche in Campania, precisamente in Irpinia.

Ad accogliere con entusiasmo il progetto in provincia di Avellino è stato il coordinamento Amdos e Amos irpine, che da diversi anni ormai è impegnato sul territorio con tante iniziative sul fronte della prevenzione per il cancro al seno e non solo.
“Ci è subito piaciuta l’idea – spiega Angela Cresta, vicepresidente del coordinamento – di poter coniugare il tema importantissimo della prevenzione con un’attività tutta al femminile, che vuole promuovere uno stile di vita sano attraverso uno sport che è davvero aperto a tutte. Può infatti essere praticato anche da donne operate, laddove non ci siano complicanze particolari. Siamo subito state travolte da grande entusiasmo e abbiamo sentito fin da queste prime fasi la forza della rete Mamanet: una squadra del foggiano ci ha infatti già contattato per poter organizzare qualcosa insieme”.
La prima Masterclass Mamanet in Provincia di Avellino si è svolta a fine giugno nel Palazzetto dello Sport di Parolise in collaborazione con ASD Sportlan e ASD ALLSport – Siamaggiore. Per l’occasione è arrivato in Irpinia il Mister Massimo Minicucci, allenatore della Nazionale Mamanet Italia.
Adesso continua la fase organizzativa: si individuano strutture, allenatori disposti a formarsi e si promuovono i primi allenamenti in giro per la provincia, per far conoscere e toccare con mano questo sport a chiunque voglia provare. C’è già un grande riscontro e l’obiettivo dall’estate a settembre è quello di costituire almeno tre squadre, che probabilmente avranno sede una a Partenopoli, una a Forino e una tra Solofra e Montoro.

Vela: lo sport che fa bene a corpo e mente

Vela: lo sport che fa bene a corpo e mente

Fa bene al corpo, alla mente e migliora l’umore: la regina degli sport acquatici è sicuramente la Vela. Le ricerche negli anni hanno infatti dimostrato i numerosi benefici che quest’attività sportiva garantisce a chi la pratica.

Già il contatto con il mare, secondo le ricerche scientifiche, sarebbe in grado di attivare aree cerebrali associate a un atteggiamento positivo, alla stabilità emotiva e al recupero di ricordi piacevoli, stimolando il rilascio di sostanze chimiche collegate alla felicità, come la dopamina, la serotonina e l’ossitocina. Ma se questi benefici sono connessi a qualsiasi attività che presupponga il contatto con il mare, tantissimi sono quelli più specificatamente legati alla Vela.
In primo luogo è un’attività che permette di mantenere allenata e attiva la mente. A bordo sono infatti tante le decisioni da prendere rapidamente: questo garantisce lo sviluppo di spirito d’iniziativa, abitua alla gestione dello stress e delle situazioni di pericolo senza perdere la calma.
Se si pratica poi questo sport a livello agonistico non sono necessarie solo le conoscenze tecniche che consentono di sfruttare la forza del vento, ma anche una perfetta forma fisica per poter svolgere le manovre necessarie. La Vela è inoltre un ottimo metodo per sviluppare capacità di team building: è indispensabile infatti che i membri dell’equipaggio si rispettino gli uni con gli altri, svolgendo ognuno il proprio compito.
Da un progetto svedese di recupero di ragazzi considerati difficili e socialmente non inseriti è nata infine anche la cosiddetta “Vela-terapia” che è stata dimostrata essere un aiuto valido al sostegno di numerose procedure psicoterapeutiche.
In Campania esistono dei club a cui rivolgersi per scoprire tutto quello che riguarda questo meraviglioso sport. Scopriamone alcuni.

Club Nautico della Vela di Napoli

Il Club Nautico della Vela di Napoli è un’istituzione storica del capoluogo partenopeo. Fondato nell’estate del 1901 ai piedi dell’antico Castel dell’Ovo, oggi per le sue caratteristiche e potenzialità è uno dei primi Circoli Velici Affiliati alla Federazione Italiana Vela della V zona ed è il 7° Club ultracentenario Italiano.
Nella sua lunga storia il Club Nautico ha gestito diversi eventi importanti come i Campionati Nazionali del Tirreno e il Campionato Nazionale Assoluto IMS, che è la più importante manifestazione italiana per le classi d’altura. Negli ultimi anni sono emersi alcuni atleti d’interesse nazionale e internazionale come Buchberger, Braucci, Apolloni e i due fratelli Montefusco.

Ad oggi, tra i tanti equipaggi e armatori presenti al pontile spicca il nuovo equipaggio di Sexy, composto da Soci Sportivi Under 35 del Club Nautico della Vela, con una nuova armatrice e socia del Club Angela Groger. Oltre all’attività prettamente velica ed organizzatrice, il Nautico si è caratterizzato per una rinomata Scuola Vela d’Altura e giovanile che ha portato alla costituzione di un fulcro unico in campo velico per competenza ed esperienza. L’obiettivo è mirato a far avvicinare giovani e adulti a tutte le attività marinare, al fine di creare momenti di aggregazione con finalità educative, culturali e formative.
L’offerta formativa che offre è completa, sia per le derive olimpiche della classe Laser che per la vela d’altura con i corsi base (Avvicinamento, Perfezionamento e Avanzato). Inoltre, con l’arrivo al pontile del Nautico delle due barche Blusail24 sono stati attivati i corsi regata per tutti coloro i quali abbiano interesse ad avere un approccio più tecnico e competitivo.
Per chi invece preferisce avere un approccio più crocieristico sono attivi i corsi: Crociera e Patente Nautica entro e oltre le 12 mn.

Club Velico Salernitano

Il “Club Velico Salernitano” è nato dall’impegno di sette giovani, amanti del mare e appassionati della vela che, all’epoca poco più che trentenni, l’11 novembre del 1983 costituirono l’associazione.
A loro va il merito di tutte le “battaglie” intraprese per conquistare le aree del porto turistico, per superare le notevoli difficoltà giudiziarie e burocratiche per l’ottenimento delle numerose autorizzazioni per l’installazione dei pontili, per la realizzazione della sede sociale e per le continue sollecitazioni alle autorità competenti per la messa in sicurezza delle strutture portuali.
All’epoca pochi coraggiosi avevano fiducia nel progetto dei soci fondatori, ma oggi il Club Velico Salernitano è una solida associazione sportiva dilettantistica che conta più di 300 soci ed è ben radicata nel tessuto sociale cittadino. In ambito sportivo gli atleti hanno primeggiato nel corso degli anni in competizioni veliche su tutta la penisola italiana ed anche all’estero.

Pertanto il club velico salernitano riscuote stima e l’apprezzamento della Federazione Italiana Vela che gli affida l’organizzazione di manifestazioni veliche di carattere regionale e nazionale. Una delle competizioni storiche che il circolo organizza da più di 30 anni è la Coppa d’Autunno per barche d’altura oltre al campionato d’altura del golfo di Salerno, in sinergia con il comitato circoli velici salernitani di cui il CVS fa parte. La scuola di vela, fiore all’occhiello dal circolo, autorizzata FIV, è dotata di attrezzature a norma, di imbarcazioni e di tutti i mezzi necessari a raggiungere i luoghi di gara. Vengono proposti diversi tipi di corsi, da quelli di avviamento e perfezionamento per bambini, fino ai weekend a vela per gli adulti. Gli allievi, oltre a praticare uno sport sano, nobile e formativo, imparano la cultura del mare ed assumono così i basilari per praticare, da adulti, un diporto nautico sicuro e rispettoso dell’ambiente.

Punta Campanella: la leggenda della campana che suona dal fondo del mare

Punta Campanella: la leggenda della campana che suona dal fondo del mare

Punta Campanella, prolungamento estremo della penisola sorrentina, è un luogo suggestivo che si erge tra terra e mare e incanta i visitatori per la sua bellezza e la magnifica vista di cui si può godere.

Una storia affascinante che racconta di come, il giorno della festa del Santo patrono, il suono della campana che si leva dal fondo del mare possa ancora essere ascoltato.

È infatti un punto d’osservazione privilegiata per chi vuole ammirare paesaggi unici come la Baia di Jeranto, la Costiera Amalfitana, il Vesuvio e l’intero Golfo di Napoli.
Durante il periodo greco questo luogo magico era conosciuto con il nome di promontorio Ateneo ed era sede di un tempio edificato in onore della dea Atena, la cui fondazione mitica viene attribuita ad Ulisse. Oggi sul promontorio si trova la Torre di Minerva, costruita da Roberto d’Angiò nel 1335 e rifatta nel 1566. L’origine del nome è probabilmente dovuta alla campana ospitata dalla torre, che veniva suonata dai soldati per dare l’allarme quando venivano avvistate le navi saracene.
La leggenda però narra una storia più affascinante. Si racconta infatti che durante un’incursione i Saraceni abbiano saccheggiato la Chiesa di Sant’Antonino Abbate, patrono di Sorrento.
Tra le cose trafugate dai corsari vi era anche la campana del campanile della chiesa. Secondo la storia, durante la fuga la nave dei corsari venne bloccata da una strana forza “sovrannaturale” che non gli permetteva di procedere. I Saraceni cercano di alleggerire la barca, ma niente sembrava sbloccare la situazione, fino a che non venne abbandonata in mare la campana. Solo a quel punto si levò un forte vento che sospinse la barca a raggiungere le altre. Da allora, leggenda vuole, che il 14 febbraio, data della festa del patrono, è possibile ascoltare il suono della campana che si leva dal fondo del mare.

3Drap: dall’Irpinia un laboratorio di prototipazione digitale

3Drap: dall’Irpinia un laboratorio di prototipazione digitale

La startup ha l’obiettivo di consentire a chiunque di concretizzare la propria idea

Pluripremiata e con collaborazioni con designer, artigiani, pool di ricerca in ambito ortopedico e federazioni di stampo nazionale: è 3Drap, la startup made in Irpinia nata dalla scommessa di Beniamino Izzo (project manager), Domenico Orsi (additive Manufacturing Director), Davide Cervone (modelling engineer), Antonio De Stefano (mechanical engineer) e Giovanni Di Grezia (IT Manager).
I cinque soci da Mercogliano, provincia di Avellino, hanno dato vita a un laboratorio di prototipazione digitale che ha l’obiettivo di consentire a chiunque di concretizzare la propria idea, riducendo costi e tempi nelle fasi di progettazione e prototipazione del prodotto.

Dopo mesi di sviluppo e quasi 2 anni di esperienza nel campo della prototipazione ed ingegnerizzazione, 3DRap ha presentato “Create”: una piattaforma semplice, flessibile ed immediata che ha come unico scopo quello di materializzare in 3D la tua idea.
L’applicazione è usufruibile anche su smartphone e tablet e basterà caricare il proprio file 3D all’interno del campo predisposto e selezionare le varie opzioni.
Una volta inoltrata la richiesta, il team effettuerà una verifica di fattibilità ed invierà una conferma della quotazione entro 24 ore. Chi non disponesse del file 3D e volesse realizzarlo a partire dalla semplice bozza su carta ha inoltre la possibilità di farlo contattando la squadra di 3Drap.
Tutto era cominciato con “Poly” una piccola stampante 3D realizzata in occasione delle prime fiere di settore. “Al Technology Hub 2016 – raccontano i soci di 3Drap – non esisteva una stampante così piccola e tutti i visitatori si fermavano, ritornavano, domandavano e osservavano incuriositi la meraviglia di questo strumento. In quel momento ne abbiamo capito il potenziale: la possibilità di arrivare sulle scrivanie, nelle case, tra i banchi di scuola, negli studi di designer, artigiani, artisti o, semplicemente, nel bagaglio a mano di un imprenditore appassionato”.

Ma uno dei settori di applicazione più importanti per 3DRap è il Sim Racing, un e-sport che consiste in simulazioni particolarmente realistiche di gare automobilistiche che sta conquistando un numero crescente di appassionati. Il team ha infatti sviluppato oltre 50 periferiche, modifiche e accessori che vengono spediti in 80 Paesi nel mondo. Inoltre, visto che fino ad oggi questo e-sport non offriva soluzioni specifiche dedicate ai simmer disabili, la startup irpina ha deciso di mettere a punto un dispositivo che può essere indossato sul dorso della mano.
E dal virtuale alla realtà il passo è breve: 3DRap ha infatti esordito nel motorsport reale con il progetto #fromvirtualtoreal, presentando il suo primo volante per auto sportive studiato per avere maggiore manovrabilità e sensazione di leggerezza del veicolo, consentendo tra le altre cose ai piloti provenienti dalle simulazioni, con minore dimestichezza con le dinamiche a bordo di vetture reali, di vedere quale marcia è inserita e, grazie a 3 led, di capire quando effettuare la cambiata in maniera ottimale.

Ha ricevuto un premi da:
• Comune di Mercogliano per aver portato l’Irpinia nel mondo
• dal Comitato della We Start Challenge che consiste in un’incubazione nell’acceleratore per startup di Città della Scienza
• da TIM nell’ambito del Best Practices 2018 organizzato da Confindustria Salerno
• da D.F.L. Srl nell’ambito della Start-up Evolution 2018
• da SMAU nell’ambito del premio Lamarck 2018
• da A&T Automation &Testing di Torino nell’ambito del premio innovazione 4.0 edizione 2019

Contatti
Via San Pietro, 16 – Mercogliano (AV)
Email: [email protected]
www.3drap.it

 

Napoli: a passi di danza per superare le barriere

Napoli: a passi di danza per superare le barriere

Sofia De Fenza, bimba non vedente di 9 anni, realizza il suo sogno di studiare danza

Tutto è cominciato con uno spettacolo sperimentale ideato dalla giovane napoletana Silvia De Michele, insegnante della scuola “Centro studi Passione Danza”, del quartiere di Pianura nel capoluogo partenopeo.
Una coreografia pensata per i suoi allievi, eseguita completamente al buio, dove spettatori vedenti e non vedenti facevano ugualmente parte dell’azione scenica.
“Sono convinta che la danza sia scambio di energia – spiega Silvia De Michele – e che per questa finalità occorrano solo uno spazio e un corpo. Il progetto aveva il fine di sensibilizzare alla disabilità visiva e far comprendere ai miei allievi che nulla è veramente impossibile. Tra i vedenti – racconta l’insegnate – non tutti sono riusciti a restare, ma per chi l’ha fatto è stata un’esperienza unica. I non vedenti invece percepivano le coreografie come se le vedessero”.
Proprio quello spettacolo ha aperto le porte a un incontro speciale: la madre della piccola Sofia De Fenza, bimba non vedente di 9 anni, decide infatti di contattare in privato l’insegnante e portare la figlia a scuola di danza. Silvia De Michele, nonostante non avesse mai avuto esperienze con ballerini non vedenti, accetta la sfida e Sofia dal 22 settembre scorso comincia con le lezioni.

«Avevo paura di essere impreparata, – racconta De Michele – ma allo stesso tempo sapevo di non poter infrangere il sogno di quella bambina. Ricordo la prima lezione, eravamo solo io e lei e mi è sembrato “facile”, come se in quella sala ci fosse sempre stata. Ad ogni lezione si presentava un’altra allieva della scuola, Erika Cardone. Tra lei e Sofia si è creato da subito un feeling particolare. Apprendono l’una dall’altra – continua l’insegnante – e io da entrambe. È uno scambio continuo di energie e un laboratorio in cui si ricerca costantemente una formula che funzioni. Il metodo è ancora un “work in progress” nel senso che non ho una base scientifica su cui basarmi, ma al momento solo empirica. Lo definirei deduttivo: da una situazione generale ricavo il particolare che funziona. È un metodo sperimentale, che si basa fondamentalmente sul contatto».

Dopo qualche mese dall’inizio delle lezioni, arriva notizia che all’Expression, un concorso di danza organizzato a Firenze nel mese di febbraio, per la prima volta sarebbe stata inserita la categoria della danza inclusiva: un’occasione unica per mostrare a tutti che i limiti spesso esistono solo nelle nostre menti.

«Quando ho letto la notizia – spiega ancora Silvia De Michele – ho pensato che sarebbe stato bellissimo poter far sentire a Sofia il calore del pubblico, ma avevo paura che fosse troppo presto. L’incoscienza si è trasformata in coraggio e in quattro lezioni ho montato un passo a due per lei ed Erika. Sofia era l’unica della sua categoria con disabilità visiva e non erano previste prove, per cui io ed Erika eravamo spaventatissime, mentre lei molto emozionata. Durante la performance ha dimostrato una sicurezza assurda, come se quel palco fosse stato la sua casa. Poi l’annuncio che avevamo conquistato il primo posto e Sofia che alla notizia mi ha chiesto: “Che vuol dire?” Io le ho risposto che significava che era stata bravissima e lei ha semplicemente detto: “Ok, lo voglio rifare!”».
«Firenze – sottolinea De Michele – mi ha dato credibilità perché nessuno pensava fosse possibile che un’insegnante di 26 anni potesse dare lezioni di danza ad una bambina di 9 anni, cieca. Adesso Sofia ed Erika continuiamo a prepararsi per lo spettacolo di fine anno ed il progetto continuerà sicuramente. C’è senza dubbio la volontà di ingrandire la classe: Firenze – conclude l’insegnate e coreografa – mi ha dato la possibilità di dire ad altri bambini: si può fare, perché Sofia lo fa».

In Campania la pet therapy con l’associazione Rosa Vitillo

In Campania la pet therapy con l’associazione Rosa Vitillo

Rabbit

“Oramai da dieci anni mi dedico alla pet therapy. Ho avuto una formazione lunghissima che si è sviluppata tra animale e utenza, tra educazione del pet e dei comportamenti dell’utente”

“Nel 2011 ho fondato un’associazione, la “Rosa Vitillo Pet therapy”, che si occupa principalmente di questa co-terapia.
Oggi si sente molto parlare di pet therapy e c’è anche tanta confusione sull’argomento, molti pensano che fare pet therapy significhi semplicemente accarezzare un cane, altri che consista in una visita in fattoria didattica.

La pet therapy, consiste in attività assistita con l’animale da compagnia, il neologismo si deve allo psichiatra Boris Levinson che, nel 1962, notò che un suo piccolo paziente autistico entrava in relazione più facilmente alla presenza del cane Jingle. La sperimentazione dell’attività assistita con gli animali risale, però, alla fine della seconda guerra mondiale, laddove gli orfani di guerra vennero sottoposti a trattamenti con il pet per elaborare il lutto e i traumi subiti. I principi base sono facilmente intuibili: l’animale da compagnia ispira tenerezze, coccole e ci stimola alle cure parentali, la comunicazione è non verbale e quindi immediata e non filtrata dal codice linguistico. Gli animali ci fanno regredire all’infanzia grazie all’aspetto neotenico e, nel caso dei bambini, trovano un ponte di comunicazione spontaneo ed atavico.

Non è un caso che già, nelle favole di Esopo, la metafora animale sia impiegata per spiegare ai bambini vizi e virtù: così la volpe diventa astuta, il cane fedele, il gatto furbo e così via.
Ma ciò che rende veramente terapeutico il setting è la relazione tra il coadiutore (colui che guida l’animale da pet therapy all’interno della singola sessione) e l’animale stesso, tanto più se si tratta del cane. La relazione consente al cane di “fidarsi” dell’utenza, di tollerare scatti e manipolazione pesante, di conoscere e di esplorare. Sempre la relazione nella coppia coadiutore/utente consente di poter guidare il cane ad effettuare giochi, esercizi o semplicemente di farsi accarezzare da tutti indistintamente e questo non è lasciato mai al caso, ma sempre inserito in una sessione strutturata per obiettivi sapientemente scelti dall’equipe di riferimento. Indispensabile, infatti, per le attività assistite è una squadra multidisciplinare composta da un veterinario comportamentalista, uno psicologo e un coadiutore: questo ci dicono le linee guida nazionali ma, nella prassi, è necessario poter contare anche su un veterinario clinico, un educatore cinofilo e varie figure professionali intercambiabili in base al lavoro che si svolge. Ad oggi la formazione degli operatori deve essere riconosciuta dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie di concerto con il Ministero della Salute ed è valutata, oltre che sulla preparazione teorica, anche sull’esperienza ed i risultati pratici maturati durante l’esperienza lavorativa.

Gli studi scientifici si sono poi susseguiti nei vari ambiti, dal Journal of American Geriatric Society che sottolinea come gli anziani possessori di un animale da compagnia mostrano un maggior benessere e maggiore attitudine a svolgere le azioni della vita quotidiana se sottoposti ad un’attività strutturata. Inoltre gli animali sapientemente scelti ed educati a tale scopo aiutano a combattere il senso di solitudine ed abbandono, sollecitare la memoria, favorire un miglioramento del tono dell’umore, nel linguaggio, mantenere le facoltà cognitive residue. L’animale costituisce un formidabile elemento di proiezione e una sorta di prolungamento del proprio Io e per il bambino è più facile raccontare i problemi o esprimere i suoi sentimenti, attraverso la “voce” del cane o del gatto. Jingles e gli altri animali non sostituivano il medico, erano diventati semplicemente dei mediatori, che favorivano l’interazione medico-paziente. Levinson aveva capito che gli animali catalizzavano le interazioni umane, constatando che il rapporto tra bambino e cane ne favoriva uno più stretto con il medico – costituiva in altre parole, un oggetto transizionale.
Io e Sabbia siamo veramente molto felici del lavoro svolto, dei ragazzi, bambini ed anziani con cui lavoriamo, ogni singola sessione è un momento di condivisione e crescita personale. È importante veicolare il messaggio per cui la pet therapy consiste in un’attività strutturata e mirata alle esigenze dell’utenza: “terapeutico” non è “prendersi un cane” bensì organizzare un setting per obiettivi, con animali e operatori, preparati dal punto di vista comportamentale, sanitario e professionale.”
Dott.ssa Gloria Malavolti, coadiutore cane, gatto e coniglio, riconosciuto dal Ministero della Salute e dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie
Presidente “Associazione Rosa Vitillo Pet Therapy”

Ad oggi seguo comunità e privati, svolgendo la pet therapy, nella forma delle A.A.A. (attività semplice con gli animali) e alcuni di loro hanno voluto portare la loro esperienza.

La struttura “Villa Serena”di Pesco Sannita, descrive la nostra attività con le parole della Dott.ssa Silvana Leone:
Le persone anziane hanno bisogno di stimoli continui, di amore, di supporto fisico e morale; ogni giorno, sempre. L’ anziano è di per sé più sensibile e bisognoso di aiuto costante, le malattie e i ricoveri in strutture rendono queste creature già così fragili, ancora più bisognose di attenzioni.
L’utilizzo degli animali, in particolare del cane, per far fronte a difficoltà e malattie diventa una vera e propria terapia. Gli animali hanno la capacità naturale di offrire Amore incondizionato e senza chiedere nulla in cambio e questo rappresenta un supporto straordinario per tutte le persone anziane e malate.
Uno degli obbiettivi più importanti che caratterizza la struttura per anziani di Pesco Sannita, Villa Serena, è quello di stabilire un legame, un rapporto, un’affinità tra questi ultimi e gli ospiti presenti.
La pet therapy, con i suoi risultati immediati e tangibili, è un impegno costante che i volontari dell’associazione Rosa Vitillo, portano avanti con i nostri ospiti.
L’incontro con gli animali apporta benessere psico-fisico ed è una nuova qualità della vita, sviluppa i sensi e lavora su molti meccanismi psicologici. Aumenta il senso di socialità e fa sentire gli anziani responsabili di un altro essere vivente. Gli ospiti di Villa Serena rafforzano con la pet therapy le altre forme di terapia tradizionale. Spesso di difficile comprensione, la comunicazione non verbale, le emozioni e gli stati di animo che questi rapporti speciali riescono a stabilire e creare, supera di gran lunga l’ aspettativa e l’ immaginario comune. La direzione della Struttura Villa Serena, nelle persone del Dottor Vincenzo Meoli, della dottoressa Silvana Leone e dottoressa Luisa Leone è pienamente soddisfatta e pronta ad intensificare questa attività bellissima che sta riempiendo gli animi e i cuori degli ospiti.

Pet Therapy a Villa Serena

La fattoria Sociale Villa Mancini, invece, con le parole della Dott.ssa Mariagrazia D’Aniello, responsabile della struttura, ci descrive così:
Grazie all’incontro virtuoso con Gloria Malavolti, presidente dell’”Associazione Rosa Vitillo Pet therapy”, anche la Fattoria Sociale Villa Mancini ha potuto sperimentare gli effetti positivi della pet therapy. Per nulla impauriti i ragazzi della fattoria hanno accolto i nuovi amici. Già dal primo incontro hanno giocato con loro, spazzolato, accarezzato, portato al guinzaglio gli animali, stabilendo così una prima relazione basata sul rispetto e la fiducia reciproca. Sono “coccole che curano” perché l’animale diviene co-protagonista nel processo terapeutico agendo come soggetto attivo e come tale, non utilizzato, ma vero e proprio partner nella relazione empatica ed emozionale. Niente performance: si tratta di spontaneità, naturalezza e armonia. Tutto si svolge con semplici gesti, con sorrisi autentici, incrocio di sguardi, sobrietà e leggerezza. Il sentimento d’affetto che lega l’uomo ad un amico del mondo animale ha sempre avuto una funzione equilibratrice e di sostegno nella vita delle persone. L’uomo, infatti, è un essere sociale che necessita di instaurare legami con altri esseri viventi, anche di specie diverse. Le porte della struttura vengono quindi aperte a cani-dottori che attraverso giochi e interazioni con i ragazzi ospiti contribuiscono a migliorarne l’umore è la salute. Su questi assunti si basa il nuovo progetto di pet therapy che coinvolge i beneficiari della Fattoria Villa Mancini con i partecipanti dell’albergo diffuso di Campolattaro, un progetto condiviso che quindi lavora sull’integrazione e interazione tra ospiti di diverse realtà. L’obiettivo è quello di sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dei ragazzi coinvolti nel progetto, in modo tale che questi possano realizzare più adeguatamente l’integrazione intra e interpersonale e migliorare, di conseguenza, la qualità della vita, grazie ad un processo di accompagnamento valido ed efficace. Momenti unici ricchi di senso che ci riportano in fretta alle parole pronunciate da Seneca: l’affetto per un cane dona all’uomo grande forza.

La Dott.ssa Patrizia Petrillo, coordinatrice del Centro Diurno “La Fabbrica di Ozanam” parla dei nostri incontri, dicendo:
“L’attività di pet therapy svolta presso il nostro centro ha visto coinvolti gruppi di ragazzi che, in un’ottica di condivisione, hanno intrapreso una terapia basata sull’interazione uomo-animale con obiettivi di miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale e psicologico-emotivo.
La predisposizione al rapporto con l’animale, l’affidabilità dello stesso, la cura e l’amore alla base della relazione tra gli utenti e “SABBIA e CIUFFA”, hanno permesso ai nostri ospiti di vivere una esperienza relazionale emozionante, vivace ed allegra. Giochi, osservazioni, attività manipolative hanno accompagnato in ogni incontro l’esperienza  con gli animali, dando la possibilità ai ragazzi di ampliare le loro capacità relazionali e migliorare i problemi comportamentali. Attraverso la pet therapy si è vissuto un profondo momento di condivisione delle emozioni, dei propri stati d’animo, di paure, dando la possibilità ad ognuno di loro di sperimentarsi con le proprie difficoltà in un rapporto di cura e fiducia, senza vivere o sentire forte il pregiudizio che spesso è alla base delle relazioni sociali.

 

A Benevento nasce la pasta aromatizzata allo Strega

A Benevento nasce la pasta aromatizzata allo Strega

“Unguento, unguento
Portami al Noce di Benevento
Supra acqua et supra vento
Et supre ad omne malo tempo”

Secondo la leggenda questa è la formula magica che le Streghe di Benevento nel XIII secolo recitavano prima di intraprendere una danza sfrenata sotto il grande albero di Noce, sulle rive del fiume Sabato.
Ispirandosi alla leggenda del loro territorio, i Pastai Sanniti hanno ideato la pasta artigianale aromatizzata al liquore Strega.
Gli artigiani dell’Antico Pastificio Sannita, che si dedicano alla produzione dal 1928 promettono “una piacevole scoperta per il palato ed una elevata digeribilità grazie alla  combinazione degli aromi naturali contenuti nel Liquore Strega con i metodi produttivi impiegati”. La “Pasta Stregata” è infatti prodotta con semole di alta qualità Italiana, l’utilizzo di trafile in Bronzo, lenta lavorazione ed essiccazione a basse temperature.

Il liquore Strega
Lo Strega nasce nel 1860 a Benevento grazie all’imprenditore Giuseppe Alberti, abile e lungimirante imprenditore.
È tra i più famosi liquori italiani, realizzato con circa 70 erbe e spezie, caratterizzate da particolari proprietà aromatiche importate da tutto il mondo, tra cui la cannella di Ceylon, l’Iride Fiorentino, il ginepro dell’Appennino italiano e la menta del Sannio, che cresce spontaneamente lungo i fiumi del territorio. Il suo caratteristico colore giallo deriva dall’aggiunta dello zafferano al distillato di erbe aromatiche. Il liquore Strega, viene infine  stagionato per un lungo periodo in tini di rovere, prima di essere imbottigliato ed esportato in tutto il mondo.

Il primo sorso affascina, il secondo Strega!

Spazio Strega

 

Da dove deriva il termine “partenopeo”?

Da dove deriva il termine “partenopeo”?

panorama napoli tramonto

Sono diverse le leggende legate all’antico nome della città di Napoli, “Parthenope”. Tra le più diffuse quella che racconta di una ragazza greca, Parthenope appunto, costretta a fuggire per evitare il matrimonio combinato dal padre e seguire il suo vero amore, l’eroe ateniese Cimone. Si narra che i due innamorati scapparono dalla Grecia ed approdarono proprio nel golfo di Napoli, dove poterono vivere liberamente e felici, dando vita a una nuova città.

Ulisse e le Sirene, Herbert James Draper, 1909

Ulisse e le Sirene, Herbert James Draper, 1909

Un altro mito che ha avuto grande diffusione si ricollega invece all’eroe Ulisse che, durante il suo viaggio di ritorno ad Itaca, riuscì a non cedere al canto ammaliatrice delle Sirene che abitavano gli scogli di Sirenusse, nell’attuale Positano, facendosi legare all’albero maestro della sua nave. La storia vuole che tra le sirene che non riuscirono a far cadere Ulisse nell’incantesimo del loro canto ci fosse anche Parthenope, che per la disperazione dovuta all’insuccesso, andò a morire sull’isolotto di Megaride, dove sorge oggi Castel dell’Ovo.

vesuvio parhtenope

Una terza leggenda narra dell’amore della sirena Parthenope per il centauro Vesuvio. Un’unione che avrebbe scatenato la gelosia di Zeus, che li punì trasformando lui in un vulcano e lei nella città di Napoli.

Tradizioni pasquali in Irpinia: ‘a pizza ‘co l’erva

Tradizioni pasquali in Irpinia: ‘a pizza ‘co l’erva

pizza con l'erba

Consumata tradizionalmente il Venerdì Santo, ‘a pizza ‘co l’erva è un piatto tipico delle province di Avellino e Benevento che non può mancare sulla tavola pasquale. Si tratta di una pizza ripiena con un mix di verdure composto da cardilli, borragine, scarole e cerfogli. Ecco la ricetta:

INGREDIENTI
per la pasta:
1 kg di farina di grano tenero 00
500-600 ml di acqua
15 gr di lievito di birra fresco
50 gr di strutto
1 cucchiaino di sale

per il ripieno:

3 kg di erbette (scarole, cardilli e borragine)
3 mazzetti di cerfoglio
olio evo
10 acciughe sott’olio
50 gr di olive nere
50 gr di pinoli
50 gr di uva passa
1 pizzico di pepe
sale q.b.

Pulire e lessare separatamente e in abbondante acqua le verdure, che verranno poi scolate, lasciate raffreddare e tagliate grossolanamente.
Passare dunque alla preparazione della pasta. Fare sciogliere il lievito fresco in poca acqua tiepida. Aggiungere la farina, il sale, la sugna e l’acqua e lavorare tutto insieme fino a che l’impasto non diventa morbido e liscio. Lasciare lievitare in luogo tiepido per 3/4 ore o fino a che l’impasto non sia raddoppiato di volume.

Soffriggere in abbondante olio le acciughe, l’uva sultanina, i pinoli e le olive tagliate a pezzetti. Aggiungere le erbette tagliate. Stendere due dischi di pasta, ungere con la sugna una teglia per pizza circolare o una tortiera e adagiarvi un primo disco di pasta. Riempire con le verdure, quindi chiudere con l’altro disco, avendo cura di sigillare bene i bordi. Bucherellare con una forchetta la superficie e mettere in forno caldo. Far cuocere la pizza per circa 1 ora a circa 200°, a metà cottura abbassate a 160°. Servire la pizza fredda.

Il fagiolo di Volturara Irpina

Il fagiolo di Volturara Irpina

Fagioli volturara

Il fagiolo di Volturara irpina è prodotto nei fertili terreni dell’altopiano dell’avellinese e si distingue per il suo essere particolarmente tenero e farinoso. Presenta una buccia molto sottile e un caratteristico colore bianco cenere.
Di dimensioni piccole e irregolari, viene seminato nel mese di maggio per poi essere raccolto tra fine agosto e l’inizio di settembre. Una volta raccolti, i baccelli, che raggiungono le dimensioni di circa 15 cm e contengono approssimativamente dieci fagioli, vengono battuti con un bastone o con il “muillo”, uno strumento composto da un bastone lungo e robusto cui è collegato, tramite legacci resistenti, un bastone più corto.
Dopo la battitura si procede con un’accurata cernita eseguita con il tradizionale “chiurnicchio”, un setaccio rotondo che lascia cadere i residui pesanti. Il passaggio successivo consiste nel lanciare in aria i fagioli dal setaccio. In questo modo, attraverso l’azione del vento, si riesce ad eliminare anche i residui più leggeri. Infine, i fagioli vengono lasciati ad asciugarsi al sole per altri tre giorni.
Il fagiolo di Volturara, riconosciuto come presidio Slow food, può vantare inoltre una coltivazione totalmente manuale, senza l’utilizzo di fertilizzanti o diserbanti chimici.

Ma quali sono le ricette che mettono in risalto la morbidezza e il sapore intenso di questo legume irpino?

Fagioli volturara

Solitamente il fagiolo di Volturara è il protagonista di piatti tipici locali come la pasta e fagioli, la zuppa di fagioli con le freselle e la zuppa di fagioli e patate. Un altro piatto della tradizione abbina il fagiolo a un altro simbolo dell’Irpinia, le castagne: i fagioli vengono fatti cuocere insieme alle cotiche di maiale e le castagne secche in acqua, sale e alloro. I fagioli, vengono poi fatti soffriggere in aglio, olio e sugna, prima che vengano aggiunte le castagne. Il tutto vene servito caldo sul pane raffermo.

Gli asini diventano protagonisti della pet therapy

Gli asini diventano protagonisti della pet therapy

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A Capaccio –  Paestum i volontari di “Maestro asino” si dedicano all’onoterapia

Spesso considerati nell’immaginario collettivo come animali poco svegli e non troppo intelligenti, oggi gli asini si prendono la loro rivincita diventando protagonisti della pet therapy. L’onoterapia, ossia la terapia con gli asini, è infatti un vero e proprio percorso terapeutico che ha dimostrato di essere particolarmente efficace con bambini con problemi cognitivi, anziani e diversamente abili.

Ma cosa rende questa tipologia di equini così speciali?

Gli asini, ritenuti a ragione “animali sociali”, “accumulatori di stress”, sono in grado di suscitare emozioni positive e di coinvolgere il proprio interlocutore. La loro proverbiale pazienza ed il loro essere diverso costituiscono delle qualità uniche che ne fanno un ottimo co-terapeuta, suscitando emozioni e sentimenti positivi.
Si tratta di animali buffi, da abbracciare, stringere, coccolare: tutte azioni che spingono ad uscire da sé ed aprirsi al mondo esterno, per dare e ricevere attenzioni ed affetto; ad essere “presenti” per poter sintonizzare le proprie sensazioni ed emozioni, riconoscendole e dominandole. L’animale diventa così un catalizzatore che aumenta la percezione delle emozioni e dei sentimenti, favorendo lo sviluppo dell’autostima del senso di sicurezza e responsabilità. L’impegno nell’accudire l’animale supporta la crescita e la maturazione della persona, contribuendo a fargli acquisire un’immagine positiva di sé e del proprio valore accrescendo autostima, autocontrollo, percezione sensoriale, gestione delle emozioni, affettività e aiutando a contrastare solitudine, ansia e depressione.

Proprio da queste premesse è nata l’associazione Maestro asino onlus che, a Capaccio Paestum, in provincia di Salerno, è impegnata, con protagonisti i suoi tre simpatici asinelli, Ettore, Caterina e Beatrice, nella realizzazione di attività assistite e progetti di onoterapia. L’associazione è stata fondata nel 2014, ed è un’idea dell’insegnate di sostegno Antonella Chiarelli. Oggi con lei collaborano docenti, specialisti ed operatori volontari, accomunati dall’amore per gli asinelli, i quali in maniera del tutto libera, spontanea e gratuita aiutano il prossimo con una “pet therapy” molto efficace.
Gli ospiti dell’asineggio di Maestro Asino, svolgono con i loro visitatori una serie di divertenti attività dirette a prendersi cura, gestire e giocare con gli asini, effettuando inoltre delle rilassanti passeggiate, in compagnia di questi splendidi animali, a contatto con la natura riscoprendo i ritmi e gli stili di vita di una volta.
Attualmente i volontari e gli asini dell’associazione sono impegnati nella realizzazione di un progetto di onoterapia, denominato “Il primo della classe”, in favore dei bambini diversamente abili che frequentano la scuola dell’infanzia e primaria dell’I.C. Capaccio — Paestum diretto dalla Dirigente Scolastica Enrica Paolino nonché di un secondo progetto denominato “Maestro Asino” in favore dei bambini diversamente abili della scuola primaria dell’ I.C. di Albanella, finanziato dall’Istituto di Credito B.C.C. di Capaccio – Paestum, dalla società Convergenze s.p.a. e dal Comune di Albanella.

Per questa primavera è in programma un progetto organizzato dall’Amministrazione del Comune di Camerota, destinato ad alcuni utenti diversamente abili di quel comune.
Chi fosse interessato inoltre, potrà far visita agli asini dell’associazione e partecipare alle numerose attività, in occasione dell’organizzazione della “giornata con gli asini” evento che si svolge alcune volte l’anno (la data sarà indicata sul sito) e durante il quale l’asineggio è aperto a tutti.

Per ulteriori informazioni
www.maestroasino.it
email: [email protected]
tel: 366 8331092
Via Feudo nr.12 del comune di Capaccio – Paestum (SA)

Il Nostro Più: il latte appena munto a km 0

Il Nostro Più: il latte appena munto a km 0

La Centrale del latte di Salerno raccoglie la sfida della sostenibilità

Combinare le proprietà nutritive del latte con l’amore per il territorio e per l’ambiente: è l’impegno che la Centrale del latte di Salerno si è assunta attraverso il lancio del prodotto Il Nostro Più, latte fresco pastorizzato intero “Alta Qualità”.

Il Nostro Più vanta una serie di plus che lo distinguono dal classico latte fresco. A partire dalla maggiore freschezza, che deriva dal fatto che è confezionato entro sole 12 ore dalla mungitura. Un automezzo dedicato preleva infatti il latte dalle stalle e lo consegna direttamente alla Centrale del latte, che in questo modo riesce a garantire un prodotto freschissimo, che preserva al meglio gli elevatissimi standard qualitativi, nutrizionali e organolettici.

Il Nostro Più nasce inoltre in fattorie di altopiano, situate nel Parco del Cilento e Vallo di Diano, a circa 500 metri di quota: l’aria pura e la natura incontaminata contribuiscono a conferirgli caratteristiche organolettiche superiori.
Gli allevamenti sono visitabili prenotandosi attraverso il sito della Centrale del latte: l’azienda ci tiene infatti ad offrire ai clienti l’opportunità di verificare l’origine del latte e le condizioni favorevoli in cui nasce.

Gli standard di freschezza e qualità risultanti dal contesto di altopiano in cui vengono allevate le mucche, dall’attiguità delle coltivazioni e dal breve lasso di tempo che intercorre fra mungitura e confezionamento rendono Il Nostro Più un latte più denso e gustoso della media e con un elevato tenore medio di grasso e proteine.
Il Nostro Più raccoglie anche la sfida della sostenibilità con un progetto condiviso con Legambiente Campania, grazie a un packaging che riduce al minimo le emissioni di CO2, facendo un favore all’ambiente e insieme alla salute dei cittadini. Infatti il prodotto viene confezionato in contenitori certificati “Carbon Neutral” ad emissione di anidride carbonica compensata, ovvero contenitori ecosostenibili prodotti tramite riduzione delle emissioni di CO2, combinate con l’utilizzo estensivo di energie rinnovabili.
Altro plus del prodotto è il sistema di tracciabilità che, attraverso il QR-code sulla confezione, permette di tracciare l’origine e i tempi di produzione del latte, all’insegna della totale trasparenza. Il Nostro Più rappresenta un’evoluzione dei concetti di qualità, sicurezza e sostenibilità che da sempre stanno a cuore alla Centrale del latte di Salerno, attraverso un prodotto che è un omaggio al territorio e un regalo all’ambiente.

Per informazioni contattare:
Uff. Marketing Centrale del Latte di Salerno S.p.A.

Tel. 089 685220 – Fax 089 685230
[email protected]

I benefici dell’andare in bicicletta

I benefici dell’andare in bicicletta

ciclista andare bici

Dalle ricadute positive sulla salute, sull’economia e sull’ambiente: pedalare conviene

La bicicletta si candida a diventare protagonista della rivoluzione della mobilità sostenibile. E nonostante l’Italia sia ancora ben lontana dal raggiungere i numeri del resto dell’Europa sull’uso delle due ruote, i dati fanno ben sperare. L’ultimo rapporto Isfort sulla mobilità degli Italiani ha registrato un aumento di ben due punti percentuale sull’uso della bici dal 2016 al 2017. Si è passati infatti dal 3,3% al 5,2%.

La strada da percorrere è sicuramente lunga, ma dai Comuni arrivano i primi segnali positivi. A Cesena e Bari ad esempio sono partiti gli incentivi per chi sceglie di recarsi a lavoro pedalando. Dopotutto andare in bici fa bene all’ambiente, limitando l’emissione di gas di scarico dovuto all’uso delle automobili, e anche alla salute.
Diversi studi hanno infatti dimostrato i benefici della pedalata: venti minuti al giorno in sella farebbero bene al cuore, alle articolazioni e permetterebbero anche di allentare lo stress quotidiano. E se gli effetti positivi sull’ambiente e la salute non dovessero bastare, le ricadute economiche potrebbero convincere anche i più scettici. I turisti interessati a viaggiare su due ruote ad esempio, aumentano sempre più, e secondo un’indagine firmata Confindustria-ANCMA e The European House Ambrosetti sul valore delle due ruote, si ipotizza un valore potenziale del cicloturismo italiano di circa 3,2 miliardi di euro. L’Italia è inoltre al primo posto in Europa per la produzione di biciclette, con 2,3 milioni di unità. Insomma, secondo i dati Legambiente, l’insieme degli spostamenti a pedali genererebbe in Italia un fatturato superiore ai 6 miliardi di euro, considerando il settore della produzione, il cicloturismo, ma anche il risparmio sanitario dovuto alle ricadute positive sulla salute dei cittadini, per non parlare dei risparmi su carburante e costi ambientali, grazie alla limitazione dell’emissione dei gas serra.

La Campania e il Sud Italia in generale purtroppo hanno molto ancora da fare per rendere le proprie strade a prova di ciclisti. Al dodicesimo Rapporto Euromobility 2018, che fotografa le principali 50 città italiane e le loro prestazioni in termini di mobilità sostenibile, Napoli si classifica solo al 39° posto, seguita da Salerno al 44°. Per questo il lavoro di sensibilizzazione delle associazioni sul territorio assume un ruolo importante. Tra le realtà che si impegnano per la diffusione della bicicletta quale mezzo di trasporto ecologico, in un quadro di riqualificazione dell’ambiente, urbano ed extraurbano, c’è la FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta a cui in Campania aderiscono diverse realtà territoriali, come “Caserta in bici”.

“La nostra idea – ci spiega Sara Femiano di Caserta In bici – è che utilizzando mezzi di locomozione diversi dall’auto privata, e strutturando le città per dare la “precedenza” alle categorie cosiddette deboli come pedoni, bambini, anziani, disabili, ciclisti, tutte le città possano migliorare in termini di qualità della vita, di qualità dell’aria, di sicurezza”.
Il gruppo non organizza solo attività ed eventi in bici, ma si è impegnato anche a redigere un progetto che è stato donato al Comune di Caserta, per la promozione di un sistema integrato di piste ciclabili, il tutto pensato da un gruppo di tecnici che hanno donato il loro tempo e le loro energie per migliorare la città. È stata anche svolta un’indagine dello stato dell’arte delle piste ciclabili e della mobilità sostenibile in città che hanno messo in luce l’esistenza di quasi 10 km di piste ciclabili poco conosciute e mantenute, senza alcun tipo di intermodalità.
“Usare la bici per gli spostamenti cittadini – concludono dall’associazione – non può essere considerato naif, ma deve essere visto come l’unica alternativa possibile e realizzabile per avere città più a misura di persona”.

ALCUNI DEI GRUPPI FIAB ATTIVI IN CAMPANIA

Cicloverdi Napoli

www.cicloverdi.it
tel. 0811291184

Caserta in Bici
https://www.facebook.com/CasertaInBici/
[email protected]

Sup: la nuova moda tra gli sport acquatici anche in Campania

Sup: la nuova moda tra gli sport acquatici anche in Campania

Stand up paddle

Il Sup, acronimo di “Stand up paddle” è una delle ultime mode in tema di sport acquatici. Nato dall’incontro di surf e canoa, consiste nel navigare in piedi su una tavola, remando attraverso l’utilizzo di una pagaia. La tavola utilizzata è più grande rispetto a quella da surf tradizionale, in modo da garantire maggiore stabilità.
Nato nelle isole Hawaii, questo sport oggi sta conoscendo una sempre maggiore diffusione. Le sue carte vincenti? La tecnica è facile da acquisire, si adatta a corsi d’acqua anche meno mossi rispetto al mare, è un ottimo allenamento che fa lavorare in modo efficace tutti i distretti muscolari e offre diverse possibilità. Con il SUP infatti è possibile fare diverse esperienze: dal cruising, all’adventure, al fitness, fino alle gare.

L’attività di cruising  consiste nel “passeggiare sull’acqua” liberamente con la tavola e può diventare “adventure” se si percorrono luoghi inesplorati o difficilmente accessibili con altri mezzi. Il fitness prevede invece l’unione del Sup con altre discipline sportive come lo yoga, il pilates, da praticare sulla tavola.

Dove praticare il Sup in Campania

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