Info Irpinia si presenta

Info Irpinia si presenta

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Info Irpinia non è un semplice tour operator. I nostri partecipati tour sono tour di consapevolezza, momenti di una autentica rivoluzione culturale per la riappropriazione del territorio irpino a favore di chi lo vive e lo abita, che prevedono certo anche lo svago e lo stare insieme, ma sempre in un contesto di conoscenza, approfondimento ed impegno.
Info Irpinia non è un partito. Non appartiene né è succube di qualunque politico o schieramento partitico. Noi siamo amici del territorio punto e basta, e di conseguenza andiamo d’accordo con tutti quelli che amano il territorio come noi, senza riserve o secondi fini, e contrastiamo chi gli fa del male.

Info Irpinia non è contro il progresso. Noi le nuove tecnologie le usiamo e valorizziamo al massimo, quelle delle comunicazione in particolare. Soltanto, non ci piace che vengano gabellati per modernità e progresso gli ennesimi ricicli della volontà di sfruttamento criminale della nostra terra, neppure sotto le malcelate spoglie di energie alternative o improbabili piani di sviluppo industriale.
Info Irpinia non è un gruppo di amici. Sicuramente lo era quando siamo partiti cinque anni fa, al tavolo di un bar di Montemarano: ma ora siamo la più attiva e rilevante realtà associativa della provincia, con oltre 300 soci, di svariate e variegate età, estrazioni, esperienze, competenze. Quello che ci unisce è l’obiettivo, anche se l’amicizia resta un gradevole corollario extraprofessionale.

Info Irpinia non è improvvisazione. E ci mancherebbe altro: le nostre dimensioni operative ci hanno da tempo imposto progettazione, suddivisione di ruoli, tempistiche, programmi. Se ci piace muoverci tutti insieme alle volte, è solo per esigenza di coesione di gruppo, perché l’azione è invece sempre ragionata e pianificata.
Info Irpinia non è una delle tante. E ve ne accorgerete presto, se non ve ne siete già accorti, perché questa terra sta finalmente cambiando, e se sta cambiando lo si deve anche alla nostra contagiosa visione. Provare per credere, la strada che stiamo percorrendo è quella del riscatto attraverso orgoglio, appartenenza ed indipendenza, venite con noi!

Info Irpinia è:

– amore incondizionato per il territorio e sua riappropriazione a favore di chi lo vive e lo abita;
– coesione sociale;
– presidio di difesa ambientale;
– collaborazione con le amministrazioni locali virtuose; pungolo per le altre;
– motore comunicativo di sviluppo sociale ed economico;
– rivoluzione culturale partecipata per il recupero dell’identità irpina.

Ma adesso, in questo periodo dell’anno, Info Irpinia è soprattutto… ESTATE IN IRPINIA! L’unico grande tour di turismo militante alla scoperta delle nostre radici!
Ecco a voi il programma della IV edizione, partita con la straordinaria riapertura della storica ferrovia Avellino-Rocchetta lo scorso 26 maggio, e pronto a dare tante emozioni a chiunque vi parteciperà:

estate in irpinia
Ai tiempi ro barone: tra spettacoli ed enogastronomia rivive la grande storia

Ai tiempi ro barone: tra spettacoli ed enogastronomia rivive la grande storia

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Ai tiempi ro barone”: dal 29 giugno all’1 luglio Prata Principato Ultra (Avellino) ripercorre le orme del suo passato in un evento che nasce dalla storia del paese e che arriva fino alla modernità. Tre giorni incentrati sul Palazzo Baronale che fu della famiglia Zamagna, originaria della croata Dubrovnik, figura di spicco dell’aristocrazia pratese a cui simbolicamente l’evento si lega.

L’evento è promosso dall’associazione Panta Rei con la direzione artistica di Roberto D’Agnese. Cuore di “Ai tiempi ro barone” è il centro storico, insieme alla tradizione e alle eccellenze enogastronomiche del territorio, con la figura centrale del Barone Savino Zamagna, la cui figura riecheggia all’interno del Palazzo Baronale insieme alla storia della sua tragica fine. È proprio in questo Palazzo, infatti, che il barone trovò la morte, in una notte in cui – come sua abitudine – volle esercitare lo Ius primae noctis, famigerato diritto del Signore feudatario di giacere la prima notte con la sposa di un proprio sottomesso. Zamagna venne ucciso da Gianlorenzo la Monica per difendere la giovane nuora dall’arcaica abitudine feudale, travestendosi da sposa ed aspettando il barone nel talamo nuziale e pugnalandolo a tradimento.

“L’idea è nata per rivalutare il centro storico e, in particolare, il Palazzo Baronale – afferma Luigi Tenneriello, presidente dell’Associazione Panta Rei – con un evento in grado di guardare sia alla cultura che all’enogastronomia. Stiamo definendo il programma con il direttore artistico Roberto D’Agnese, che è per noi garanzia di successo, con l’auspicio che diventi un appuntamento annuale fisso, cercando di coinvolgere i cittadini e i turisti con una proposta diversa dal solito, che parta già dall’ora di pranzo e che veda il Palazzo aperto per visite ed iniziative. Particolare cura sarà data all’allestimento, perché si possa rivivere l’atmosfera che si respirava all’epoca del barone”.

“Stiamo lavorando ad un programma artistico di impatto – spiega il direttore artistico Roberto D’Agnese -. Il format dell’evento vedrà una duplice linea guida, incentrata sulla cultura e lo spettacolo ma anche su quello che è un pezzo importante del patrimonio culturale di Prata, ovvero il Palazzo Baronale, che apre le sue porte alla cittadina rivivendo gli antichi fasti attraverso tre serate di festa, in cui raccontare la storia del paese ed immergere il visitatore in un’ambientazione in grado di rievocare la presenza del Barone Zamagna. La mia idea è quella di un evento che non abbia i canoni di una festa classica, ma che sia ricco di sorprese per il visitatore e per la cittadinanza stessa. Una singolarità che appartiene alla storia del barone Zamagna e che merita di incarnare lo spirito dell’evento a lui dedicato”.

Sagra del Pescato di Paranza a Castellabate

Sagra del Pescato di Paranza a Castellabate

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Si svolgerà da venerdì 1 a domenica 3 giugno 2018 la decima edizione della “Sagra del Pescato di Paranza” a Castellabate, in provincia di Salerno.
Il paese del celebre film “Benvenuti al Sud” sarà la location della kermesse gastronomica che si svolgerà nel piazzale di “Campo dei Rocchi”, tra le frazioni di Santa Maria e Lago.
La sagra è organizzata dall’Associazione Punta Tresino con la collaborazione della Proloco Camogli, delle Associazioni pescatori di Castellabate e con il patrocinio della Regione Campania, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, la Provincia di Salerno, l’Ente Provinciale per il Turismo e il Comune di Castellabate.
Per l’occasione ogni sera, a partire dalle ore 20.00, saranno allestiti mercatini gastronomici, laboratori artigianali, spettacoli musicali, luna park per i bambini.
Oltre alla tradizionale e rinomata “frittura di paranza”, la grande novità di quest’anno è la collaborazione con la Pro loco Camogli di Genova: grazie al gemellaggio stipulato a maggio 2016, gli organizzatori avranno il supporto dello staff e del loro sponsor ufficiale “Friol” che oltre alla padella gigante di 4 metri di diametro fornirà l’olio, che servirà per friggere 20 quintali di pesce che sarà servito nelle tre serate.

Il Venerdì Santo di Vallata. Rivive la tradizione secolare

Il Venerdì Santo di Vallata. Rivive la tradizione secolare

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Il 29 e 30 marzo a Vallata, in Irpinia, rivivrà uno dei più suggestivi e antichi riti della Settimana Santa del Sud Italia. Tradizionale e spettacolare rappresentazione religiosa, infatti, si svolgerebbe dal 1541, ipotesi secondo la quale la fiorente comunità ebraica, stabilitasi in paese e dedita al commercio di bestiame, lungo la rotta verso la vicina Puglia, si convertì al cristianesimo e prese parte a tali rappresentazioni.

Le prime fotografie invece risalgono al 1928: in esse sono già ben evidenti le caratteristiche uniche del Venerdì Santo di Vallata. Caratteristiche che si sono ben sviluppate e radicate nell’attuale assetto scenografico, come pure nella coscienza della popolazione locale. La passione di Cristo viene ricordata con una commossa rievocazione, lontana dalle rappresentazioni sacre così diffuse nel medioevo, diversa da una via crucis.

La tradizione vuole che i giovani si vestano da soldato romano in costume da littore o da centurione, come prova di iniziazione attraverso l’esibizione fisica, indossando una corazza e sfilando tra la folla, che assiste al lento dipanarsi della rappresentazione religiosa, per denunciare la propria esistenza alla comunità.
Oltre ai simboli del potere romano (dall’Aquila latina con due alabardieri alla Grande Guida, da Cesare Imperatore con Lictores a Pilato), sfilano i cosiddetti “Misteri”, oggetti simbolo esibiti dagli incappucciati, e tele settecentesche, di antica fattura, rappresentanti le scene della vita e della morte di Cristo, con frasi del racconto evangelico di San Giovanni. Partecipano alla Processione circa duecento figuranti. Il passo di tutti è cadenzato dal ritmo di un suono caratteristico di tromba e tamburo, che contribuisce a creare un ambiente di commossa riflessione sul grande mistero di dolore di Cristo.

Tale meditazione è ulteriormente sollecitata da alcuni “cantori” che, in gruppi di cinque o sei elementi, cantano i versi della “Passione di Gesù Cristo” di Pietro Metastasio, composti nel secondo periodo della sua vasta produzione caratterizzato dal suo melodramma ispirato a sincera devozione e slancio mistico. I versi, per la loro scarsissima diffusione letteraria, sono stati per anni tramandati oralmente o attraverso incerti scritti; per cui avevano preso un forte accento dialettale risultando incomprensibili alla maggioranza degli astanti.

Tuttavia, le suggestioni della musicalità, della gestualità e dei vocalismi riescono a creare un indiscutibile e meraviglioso effetto. Chiudono la processione il feretro del Cristo morto circondato dal sindaco e dai medici del paese e l’Addolorata circondata da bambine con bandierine listate a lutto.
L’appuntamento dunque è per il 29 marzo, quando all’imbrunire, dopo la funzione religiosa con la consueta lavanda dei piedi, si svolgerà la suggestiva processione “aux flambeaux” del Giovedì Santo, con cattura, condanna e flagellazione del Cristo. L’indomani, venerdì 30 marzo, alle ore undici prenderà il via la cinquecentenaria processione del Venerdì Santo o del Cristo Morto.

 

 

Riparte il Campania Express per il 2018

Riparte il Campania Express per il 2018

Campania Express

A partire da domenica 11 marzo tutti i giorni fino al 14 ottobre 2018, il Campania Express effettuerà 8 corse per Sorrento su vagoni dotati di aria condizionata, posti a sedere e possibilità di acquistare on-line i biglietti sul sito dell’EAV, l’Ente Autonomo Volturno.
Un collegamento veloce e confortevole che, in meno di 1 ora, al costo di soli 8 euro, dal centro della città di Napoli condurrà i visitatori direttamente nel cuore di alcune delle maggiori mete di attrazione turistico, ambientale e culturale della Regione: Sorrento, Pompei, Ercolano, Oplonti, Castellammare di Stabia (Funivia Faito) e Vico Equense.

Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia

Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia

Una fonte di Sapienza Popolare

Il Museo Etnografico di Aquilonia, in provincia di Avellino, ai confini con le Regioni Basilicata e Puglia, è, se non il più grande con i suoi 1.500 mq di esposizione, uno dei più articolati, organici e completi d’Italia.
Ideato dal Professore Beniamino Tartaglia, fine studioso della civiltà contadina, che nel progetto riuscì a coinvolgere, sin dal 1995, buona parte della comunità, consente di fare un viaggio nel passato e di immergersi, in un’atmosfera emozionante, nelle vicende amare di un popolo, che potrebbe essere quello di un qualsiasi paesino del Mezzogiorno d’Italia.
Il Museo presenta oltre 15.000 reperti, recuperati con un lungo e paziente lavoro di ricerca, carichi di uso e di storie, e segnati dalla fatica e dal sudore dei secoli, storia di sofferenza, accumulata in generazioni di strutture socio-economiche rigide, chiuse, gerarchizzate. E proprio dalla durezza delle condizioni di vita deriva la nobiltà di un patrimonio culturale che, benché scarno di innovazioni, si rivela ricco di solidarietà, valori, virtù.

Il Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” è un’ottima chiave di lettura del complesso di tecniche e di metodi che concernevano la realizzazione dell’operare spontaneo e quotidiano della gente; in tal modo, soprattutto per le giovani generazioni, diventa possibile riscoprire dimensioni del vivere collettivo che oggi inaspettatamente tornano di attualità: condivisione, parsimonia nell’utilizzo delle risorse naturali, un legame forte con i ritmi e gli equilibri naturali.
L’Agricoltura fu la sofferta occupazione preminente del popolo, condotta con sistemi arcaici e tradizionali, senza irrigazione, senza macchine, senza concimi chimici (il letame era il solo che si conoscesse), senza sementi selezionate, il che consentiva al massimo la sussistenza. Il contadino spesso si consumava lentamente per inedia, quando veniva risparmiato dalla malaria, dalla pellagra o dal tifo. Una volta il territorio di Aquilonia vestiva verdi mantelli fatti di pascoli ubertosi, sparsi lungo gli innumerevoli pendii che degradavano fino alla confluenza dell’Osento e dell’Ofanto e salivano fino a raggiungere gli innumerevoli boschi che ossigenavano il pianoro su cui è posto il paese, condizioni ideali per l’allevamento e la pastorizia. Infatti, l’allevamento di pecore, mucche e capre era un’altra delle attività preminenti. Un artigianato a livello famigliare, complementare e al servizio dell’agricoltura, tramandato con dignità fino a pochi anni fa, dava sussistenza ad un numero non trascurabile di paesani.

Nel Museo c’è, quindi, la vita autentica di tante generazioni, che rivive negli strumenti e negli attrezzi, nei corredi e negli arredi, negli utensili e nelle suppellettili, nei reperti e nei documenti di ogni genere. Il Museo presenta una peculiarità e originalità importantissima: i reperti non sono stati ordinati per collezioni, in forma espositiva; invece, sono stati ricostruiti con rigore filologico 130 ambienti abitativi e di lavoro, tra cui oltre 52 mestieri, in gran parte scomparsi.
Ciò consente al visitatore di affacciarsi su autentici scenari di vita vissuta, di percorrere un viaggio ricco di emozioni, e di immergersi nella Storia millenaria della nostra civiltà.
Il Museo Etnografico, efficacissimo strumento didattico, è come un grande libro di Storia scritto con il linguaggio “muto” e suggestivo della cultura materiale, che subito affascina e coinvolge il visitatore.
Ampio spazio è dedicato, oltre che al lavoro dei campi, alle colture abituali, ai mestieri, alla medicina popolare, con le terapie empiriche e le pratiche magiche, all’utilizzo e alla cura degli animali, alle tradizioni, alle credenze e alla religiosità popolare, all’alimentazione contadina, alla vita famigliare, al lavoro e alle condizioni della donna e dei giovani, alle gerarchie sociali, ai miti, alla vita della comunità, alla Storia, al tempo libero, ai giochi dell’infanzia, alla scuola, all’abbigliamento, ai personaggi caratteristici. Il tutto ricomposto con l’occhio scrupolosamente antropologico del professor Tartaglia, e raccolto in una collana di pubblicazioni tematiche.
Parte consistente dei visitatori è rappresentata dalle scuole, che possono proporre e seguire, in collaborazione con le guide, percorsi didattici di animazione dei mestieri e fare laboratori attivi, relativi alla preparazione del pane e della pasta, costruire i giochi di una volta, intrecciare cesti e impagliare sedie con materie prime del territorio.
Il Museo è gestito da un’Associazione culturale senza fini di lucro, costituita esclusivamente da volontari legati solo dalla passione per la conservazione del patrimonio etnografico e per non disperdere e dimenticare le proprie “RADICI”, fondamentale strumento di consapevolezza per la costruzione di percorsi futuri.
Nel titolo abbiamo parlato di “fonte di sapienza popolare”: lo si può appurare lungo tutto il percorso, comprendendo i modi originali e pratici con cui si risolvevano i problemi della vita quotidiana, dall’intelligente sfruttamento e distribuzione degli spazi nella casa contadina, ai piccoli/grandi accorgimenti per evitare infortuni sul lavoro, alla costruzione di piccoli attrezzi di lavoro per particolari attività.
L’agricoltura, praticata con sistemi arcaici ma rispettosi della natura e delle peculiarità dei prodotti, principî che oggi giorno si collegano al concetto di agricoltura biologica, era istintivamente pensata come strumento per il bene della salute e come mezzo per procurarsi le calorie atte al lavoro.

Tutto era pensato in funzione di …
Si aveva come punto di riferimento la Natura come entità da rispettare, come Madre Universale.
Dalla Natura si attingevano non solo gli alimenti ma anche i mezzi per affrontare e risolvere i malanni. Le cosiddette “erbe officinali”, erbe spontanee che si raccoglievano nell’ambiente vitale (e tuttora qualcuno continua a farlo, nel territorio) si conservavano con tecniche sperimentate e tramandate nel corso dei secoli, e se ne facevano decotti e tisane. Malva, camomilla, valeriana, borragine, rosa canina, tarassaco, solo per citarne alcune, erano molto efficaci.
Altri siti di interesse prossimi al Museo sono il Parco Archeologico di Carbonara, il Museo delle Città Itineranti, la Badia San Vito con la vicina quercia di circa 500 anni, la diga San Pietro con il lago Aquilaverde.
Il Parco Archeologico, a circa 2 km dall’odierna Aquilonia, presenta le rovine del vecchio paese, colpito dal terremoto del 23 luglio 1930 e abbandonato in seguito all’edificazione della nuova Aquilonia. Il recupero della originaria struttura urbanistica con le stradine, il centro storico, i resti delle antiche Chiese, i vicoletti, la settecentesca fontana monumentale, immerge il visitatore in uno scenario surreale, risvegliando in lui straordinarie suggestioni che gli rivelano la millenaria Storia dell’antica e medioevale comunità di Carbonara (nome del paese fino al 1862). In conseguenza di una Rivolta Contadina avvenuta il 21 ottobre 1860 durante la quale furono trucidati nove dei cosiddetti “galantuomini” dell’epoca, un Decreto Reale  cancellò il nome Carbonara e appose il nome di Aquilonia, in ricordo dell’antica città osco-irpina “AKUDUNNIAD”,  localizzata nel triangolo Lacedonia-Aquilonia-Monteverde, alleata con i Sanniti di Benevento per combattere contro l’espansione di Roma durante le guerre sannitiche. La sconfitta comportò la distruzione della città.
Il Museo delle città Itineranti, aperto in un palazzo restaurato del vecchio centro urbano, raccoglie documenti fotografici, filmati e reperti relativi al terremoto del 1930, assieme a documenti e immagini di altri paesi e città che hanno subito lo stesso destino “errabondo” di Aquilonia.
La Badia di San Vito, del XII secolo, distante circa 700 metri dal centro abitato, è un ameno luogo, oasi di pace e di serenità: la sacralità del sito è rafforzata dalla vigile presenza della “Quercia di S.Vito”, uno degli alberi monumentali più antichi d’Italia. Il tronco ha una circonferenza di m. 5,50 e la chioma di ca. 150 metri.
La diga S.Pietro, con il suo lago Aquilaverde, immersa nei boschi che la circondano, è un’oasi naturale che ospita uccelli acquatici, rapaci, una grande varietà di pesci e nei boschi una grande varietà di fauna selvatica.
Abituati a concentrarci solo località fortemente pubblicizzate, dai luoghi del grande turismo, dimentichiamo spesso che ogni piccolo borgo della nostra Italia è una miniera di bellezze naturali, di beni ambientali, culturali e paesaggistici interessanti.

Salvador Dalì in mostra al PAN di Napoli

Salvador Dalì in mostra al PAN di Napoli

Dalla costruzione di un mito, all’immortalità. Per la prima volta in Italia una mostra che svela l’immaginario di Salvador Dalí, portando i visitatori nella Vita segreta del genio poliedrico. “Io Dalí” al PAN|Palazzo delle Arti Napoli dal 1 marzo al 10 giugno 2018, passerà in rassegna, attraverso dipinti, disegni, video, fotografie e riviste, il modo in cui il pittore è stato capace di creare il proprio personaggio rendendo opera d’arte ogni suo gesto; indagando e rivelando l’altra vita dell’artista catalano, quella meno conosciuta, fondamentale per comprendere la sua incredibile personalità. La mostra, fortemente voluta dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo, con la Fundació Gala-Salvador Dalí e co-organizzata con C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, è curata da Laura Bartolomé e Lucia Moni per la Fundació Gala-Salvador Dalí e da Francesca Villanti, direttore scientifico di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, con la consulenza scientifica di Montse Aguer direttrice dei Musei Dalí e di Rosa Maria Maurell.

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Notizie utili
Sede: PAN|Palazzo delle Arti Napoli, via dei Mille, 60 – Napoli
Orari: tutti i giorni dal lunedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.30; martedì chiuso
Ingresso: intero € 10,00 – ridotto € 8,00
per gruppi superiori a 12 persone e per ragazzi sotto i 26 anni
ridotto scuole € 5,00 per gruppi scolastici
ingresso gratuito per bambini sotto i 6 anni e per persone diversamente abili con un accompagnatore

Info:
www.mostradalinapoli.it  – Tel. 081.7958601 – 06.85353031 – [email protected]
Prevendite:  www.etes.it – Tel.081.5628040

CioccoAvella

CioccoAvella

16 • 17 • 18 marzo 2018
Avella (Av)

Centro storico di Avella
INFOTEL: 328 2888577 • 348 2569445

Tre giorni dedicata al cioccolato con stands,
eventi, appuntamenti musicali.
La tre giorni è organizzata dall’associazione Mela.

Il Giordano di Lucania

Il Giordano di Lucania

Il fascino del Battistero di San Giovanni in Fonte

“Anche la Lucania ha il suo fiume Giordano!”. Aurelio Cassiodoro aveva assistito a un miracolo. Nella notte sacra in cui i cristiani avrebbero trovato vita nuova nello Spirito Santo, la fonte battesimale del Battistero ingrossò le sue acque all’invocazione dei sacerdoti. Lo storico romano, senatore e letterato al servizio del re ostrogoto che si fece re di Roma con il placet dell’imperatore d’Oriente, Teodorico il Grande, registrò (l’ennesimo) passaggio di consegne. La sorgente battesimale, dall’essere sacro alla ninfa Leucotea (che pure a suo tempo era stata grande tra le dee) passò sotto la potestà di San Giovanni, appunto il Battista, cugino di Gesù Salvatore.
Tra Padula e Sala Consilina, a poco meno di 500 metri sul livello del mare, c’è il Battistero paleocristiano di San Giovanni in Fonte. Si tratta di un lascito storico eccezionale, unico al mondo. Lo rende prezioso, oltre a una storia affascinante e antica, il fatto che sia stato costruito direttamente su una sorgente, da cui sgorga l’acqua utilizzata dai tempi più risalenti per i riti lustrali e battesimali.
Una grande vasca, ampia e discretamente profonda per gli usi cui fu destinata fin da principio, è la peculiarità del Battistero. Esso stesso è una testimonianza loquacissima del sincretismo culturale e religioso, della stratificazione artistica e devozionale dell’area campano-lucana.

Si è da qualche anno concluso un importante restauro che l’ha restituita agli occhi ammirati dei visitatori. Nel corso dei secoli, il ninfario originario si è lentamente trasformato in un luogo di culto cristiano. Attraversato e modificato, di volta in volta. Fu ammirato e ingrandito, allargato e adornato dai Templari e dall’ordine degli Spedalieri. La Chiesa locale trattò sempre con riguardo il Battistero che, come appunto raccontò Aurelio Cassiodoro, tolse dalla paganità riti che adattò alla nuova e giovane fede.
Come non lasciarsi affascinare dalle suggestioni che si colgono nel racconto dello storico romano. I catecumeni riuniti nella solennità della notte, pronti a consacrarsi alla chiaro della Luna, la stessa che dagli antichissimi veniva adorata nella triplice dea Bianca. Certo, è una suggestione. Ma la Campania, dalle Matres Matutae fino al tripudio pagano dei coribanti che ancora oggi la onorano a Montevergine in provincia di Avellino, è dalla sua arcaicità che ha messo il suo destino nel seno della Grande Madre.

Dove: Via S. Giovanni, 1, 84034 Loc. Fonti – Padula SA

Oro del Sannio, azienda agro-erboristica secondo tecniche antiche

Oro del Sannio, azienda agro-erboristica secondo tecniche antiche

Uno straordinario patrimonio di biodiversità, erbe officinali, cavalli liberi nei pascoli, olio extravergine di oliva da antichi oliveti, ortaggi, frutta e e cereali da cultivar tradizionali, freschi o conservati secondo tradizione, energia pulita da pannelli solari, tartufi, a pochi passi dal tracciato del Regio Tratturo Pescasseroli-Candela: tutto questo è l’Oro del Sannio, azienda, in provincia di Benevento, al confine con la regione Molise, nel comune di Santa Croce del Sannio. Dagli anni ’50 l’azienda è condotta da donne: la titolare è Angela Maria Zeoli, dottore agronomo, prima donna iscritta all’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Benevento.

L’azienda ha un’estensione di 10 ettari, con 8 ettari di terreni coltivati e 2 ettari di bosco. Olio, canapa, grano duro, foraggi di leguminose, ortaggi e piante officinali: tutte le produzioni sono certificate biologiche e vengono realizzate in totale assenza di qualsiasi trattamento chimico e con l’utilizzo di sovescio, rotazione colturale e concimazione organica, per garantire la fertilità del terreno.
L’olio di oliva, l’olio di canapa, le piante officinali, il miele di lavanda e la cera d’api vengono trasformati in saponi e cosmetici naturali. Tutti i cosmetici (creme, stick labbra, oleolìti, idrolati, oli essenziali, struccanti e deodoranti) sono commestibili, provenendo da materie prime alimentari biologiche trasformate nel piccolo laboratorio aziendale. L’azienda alleva al pascolo un piccolo gregge di pecore di razza Appenninica ed ha un piccolo allevamento di conigli alimentati esclusivamente con fieno e di polli ruspanti e galline ovaiole, con pulcini nati in azienda, alimentati con granella di cereali. In azienda ci sono anche due arnie per la produzione di miele di lavanda.

L’Oro del Sannio, che nel 2017 ha ottenuto il decreto regionale di riconoscimento come fattoria didattica, è situata a pochi pochi passi dal tracciato del regio tratturo Pescasseroli-Candela e organizza, su prenotazione, visite guidate ed escursioni in tutti i fine settimana.

Dove siamo
L’azienda agricola Oro del Sannio, a Santa Croce del Sannio, dista 40 km da Benevento e 35 da Campobasso. Il centro urbano di Santa Croce del Sannio è raggiungibile mediante la strada a scorrimento veloce Benevento-Campobasso “fondo valle Tammaro” (SS 88 da Benevento; SS 87 da Campobasso). Dal centro urbano l’azienda è raggiungibile con la strada provinciale Santa Croce-Castelpagano, deviazione lungo il regio tratturo Pescasseroli-Candela verso la contrada Campo del Monaco.

Il regio tratturo Pescasseroli-Candela
Il regio tratturo Pescasseroli-Candela, che parte dal comune di Pescasseroli, nel Parco Nazionale d’Abruzzo e raggiunge il Tavoliere delle Puglie, nel comune di Candela, è una millenaria autostrada verde usata nei secoli non solo per la transumanza ma anche come grande via di collegamento attraverso l’Appennino meridionale, come via militare (via consolare Minucia) e itinerario religioso. Lungo, complessivamente, 211 chilometri, il regio tratturo attraversa 4 Regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia), 6 Province (L’Aquila, Isernia, Campobasso, Benevento, Avellino, Foggia) e 39 Comuni. Il tracciato del tratturo, mai coltivato da millenni, ospita una flora particolare, dalle orchidee selvatiche ai funghi “cardarelli”, dalla “berretta di prete” (i cui frutti venivano usati dai pastori contro le pulci), alla rosa canina, dalle erbe aromatiche ai giunchi utilizzati per realizzare le “fascere” per formaggio e ricotta. Gli scambi di prodotti tra i pastori transumanti e i contadini hanno anche dato origine ad una gastronomia “povera”, tipica dei territori attraversati dai tratturi e frutto degli scambi di prodotti tra pastori transumanti e contadini, a base di pane raffermo, erbe aromatiche, formaggio e ricotta. Il regio tratturo Pescasseroli-Candela è stato anche un itinerario religioso: lungo il suo percorso si trovano chiese e santuari, raggiungibili attraverso sentieri e tratturelli.

Ecoparco del Mediterraneo

Ecoparco del Mediterraneo

Esteso su circa 100 ettari e circondato completamente dalla natura e da due laghi, di cui uno grande 100.000 mq ed entrambi fitti di vegetazione e popolato dalle specie animali più sorpendenti, tra pesci di acqua dolce e uccelli palustri. 
Si avvale di strutture per ogni tipo di attività che alimentino il corpo e lo spirito, in armonia e nel pieno rispetto dell’ambiente circostante e quindi della natura.
Quest’oasi naturale, nelle zone di Castel Volturno (CE), si avvale di tutti i comfort e servizi utili per poter stare a proprio agio, in giornate dedicate al relax e al benessere. 
è adatto ai bambini che possono svagarsi tra le tante attività proposte, ma è indicato anche per i giovani che possono scegliere tra un tuffo al lago o in piscina. Anche gli adulti possono trovare il loro spazio tra le tante attività suggerite e scegliere la location come punto d’incontro 
per meeting e convegni.

Per le strutture è possibile muoversi solo ed esclusivamente con mezzi non inquinanti e quindi con una bella passeggiata a piedi, scegliendo di fare giri in bicicletta o con le macchine elettriche, inoltre tutti i complessi sono raggiungibili solo con le imbarcazioni, il che rende il tutto ancora più particolare e suggestivo.

Le lodge poi, sono affascinanti camere in legno fornite di tutti i comfort e con una veranda che affaccia sul lago, come una palafitta, per poter godere degli incanti della natura e viverla a pieno contatto.
“Mantenersi in forma divertendosi” è il motto dell’Ecoparco del Mediterraneo, ideato dall’imprenditore Marco Sifola;
l’intera area è pensata per lo svago e l’attività fisica con numerose strutture sportive dove esperti e meno esperti potranno godere momenti di relax e divertimento.
Un esempio è il “Nautilus Village young life camp”: un vero e proprio villaggio per ragazzi, progettato per ospitare ogni tipo di attività nel rispetto della natura.
Sempre seguendo questa vision, è stata creata un’area per i nostri amici a quattro zampe, così che con una spesa minima in più è possibile portare il proprio cane con sé senza il pensiero di doverlo lasciare a casa.

 

Il Borgo della Salute: Castelluccio Superiore

Il Borgo della Salute: Castelluccio Superiore

Riprendendo una citazione del Prof. Pierpaoli: “La natura biologica umana, rimasta praticamente identica negli ultimi millenni, è recentemente assalita da innovazioni tecnologiche estranee alla biologia del corpo; questo porta allo sviluppo di numerose malattie e ad un invecchiamento precoce che i farmaci riescono solo a mascherare.
La mia esperienza mi permette ora di proporre un tipo di medicina, applicabile agevolmente a tutti, che permetta una vita priva di malattie degenerative e proiettata al termine ultimo del programma di invecchiamento dell’uomo che si colloca fra i 110 e i 130 anni.
La mia cura si basa su un sistema di risincronizzazione temporale del cervello, che lo riporta all’età giovanile e al mantenimento di tale stato. Il metodo consiste nell’uso appropriato di quelle molecole naturali che sono alla base del controllo del programma stesso dell’invecchiamento. In altre parole, si riesce a fissare e poi mantenere uno stato di perfetto equilibrio, sia abrogando e prevenendo le malattie, che stabilendo uno stato di stabilità biologica giovanile. Quindi l’invecchiamento si allontana e si stabilisce lo stato nuovo dell’Uomo senza Età. Quella che era un’utopia Faustiana, diventa un modo di vivere”.
Pierpaoli prosegue con la descrizione del Borgo della Salute che ”viene da me concepito come un vero fulcro di vita e di attività, esattamente come la miriade di villaggi, paesi, ville, casali, fattorie, castelli e frazioni che costituiscono l’asse portante e vitale dell’Italia. Tali strutture devono contenere tutto quanto una persona sana o ammalata possa cercare per un equilibrio di vita sano e gioioso per sé e/o la propria famiglia.
Quindi mi riferisco al recupero della salute mediante le mie cure e prescrizioni, a periodi brevi o lunghi di soggiorno per vacanza, riposo, turismo, eno-gastronomia, cultura e percorsi di aggiornamento sulla salute. Il Borgo è anche un centro culturale di storia e tradizioni con prodotti del luogo, visite a monumenti, teatro, musica e ogni tipo di attività che nasca e si sviluppi nell’ambito culturale e socio-economico della zona.

Le cure del Borgo
La Medicina Rigenerativa è un recente campo di ricerca e di applicazione clinica della Medicina che ha lo scopo di mantenere, migliorare fino a ricostituire i tessuti e la funzionalità degli organi. In questo ambito lo sviluppo di nuove conoscenze e di procedure terapeutiche si è focalizzato sopratutto nel vasto campo delle malattie croniche degenerative, nella restaurazione e sostituzione di organi e tessuti lesionati fino alle nuove acquisizioni per contrastare i danni sistemici correlati all’invecchiamento.
Per raggiungere questi scopi “La Medicina Rigenerativa” utilizza le terapie cellulari e l’ingegneria genetica coinvolgendo, con un approccio multidisciplinare, le nuove conoscenze nel campo della biologia, della medicina e delle biotecnologie. Ricercatori con differenti sfere di competenza hanno lavorato e stanno lavorando su questo innovativo campo di ricerca come documentato da una vasta letteratura.

Più in dettaglio questa nuova branca medica trova attualmente un promettente spazio terapeutico nella cura delle malattie disendocrine e dismetaboliche come il diabete, l’ipertensione, l’aterosclerosi, nella prevenzione oncologica e nelle malattie cosiddette autoimmunitarie.
Altro campo di applicazione è la creazione di organi e tessuti per la sostituzione di quelli malati o danneggiati. Possiamo anche migliorare strutturalmente le articolazioni compromesse dall’artrosi ripristinando un’autonomia fisica personale e relazionale.
Tutto ciò è quasi sempre possibile ottenerlo senza tossicità farmacologica e con una ridottissima incidenza di effetti collaterali.

Nell’ambito della Medicina Rigenerativa quindi si erogano le cure nel Borgo di Castelluccio secondo le moderne conoscenze introdotte dal Prof. Pierpaoli nell’ambito sia dell’antiaging, sia delle malattie degenerative sistemiche ad origine dismetabolica, disendocrina e da deficit di immunoregolazione.

Per info: +39 345 1795063
[email protected]

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