Pillole di vino rosso per il cuore

Pillole di vino rosso per il cuore

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A cura di Ettore Mautone

L’esame di una sola goccia di sangue, ottenuta dalla semplice puntura di un dito, consente di dosare alcuni metaboliti dannosi per le arterie derivati dai grassi animali introdotti con l’alimentazione. Presso i laboratori NutraPharmaLabs del Dipartimento di Farmacia dell’Università Degli Studi di Napoli “Federico II” di nutraceutica  è stato inoltre messo a punto anche un “antidoto” salva-arterie, derivato dalla vinaccia di Aglianico e Taurasi (prodotto di scarto nella preparazione del vino rosso), in grado di neutralizzare tali sostanze dannose per la salute del cuore. Per completare lo studio ora Novellino cerca nuovi volontari per misurare l’efficacia clinica del ritrovato salva-arterie.

“Chi fosse interessato a entrare nel trial clinico di questo nutraceutico”, spiega Ettore Novellino, “può contattare direttamente il nostro Dipartimento sito in Via Domenico Montesano.

cuore rosso in mano


Ma come si è giunti alle conclusioni della ricerca?

“Tra i fattori di rischio di eventi cardiovascolari acuti” aggiunge il docente – oltre agli alti livelli di colesterolo, che studiamo da anni (e per contrastare i quali viene utilizzato l’estratto procianidico di Melannurca Campana IGP) siamo partiti dalle evidenze sperimentali che mettono nel mirino una sostanza chimica, la trimetilammina-N-ossido (nome in codice TMAO), un metabolita derivato dalla flora intestinale frutto dalla digestione di alcuni nutrienti introdotti con l’alimentazione (come la fosfatidilcolina, la colina e la L-carnitina) che si trovano nella carne rossa, nelle uova e nei prodotti lattiero-caseari ad alto contenuto di grassi animali”.
In pratica TMAO è una nuova spia del rischio cardiovascolare. “Siamo partiti da uno studio pubblicato sull’European Heart Journal” continua Novellino – in cui è stato verificato, su pazienti statunitensi con sindrome coronarica acuta, che alti livelli di TMAO sono predittivi di infarti ed eventi avversi cardiaci maggiori, monitorando l’evoluzione da 30 giorni e a 6 mesi e la mortalità a 7 anni. Il dato è stato poi confermato su un ampio studio di popolazione in Svizzera anche col conforto dell’angiografia coronarica”.

Si è verificato dunque, che il valore di TMAO è un indice attendibile dei rischi di eventi cardiaci acuti a un anno di distanza, identificando tale sostanza come marker di rischio per gli eventi cardiovascolari. Il range di concentrazione plasmatica di TMAO ritenuto fisiologico è molto basso, pari a circa 50-150 microgrammi per litro di sangue. Per un’accurata misurazione di TMAO nel plasma era necessaria dunque una tecnica analitica di notevole sensibilità, precisione e riproducibilità. Ebbene i laboratori hanno messo a punto una tecnica per misurare la concentrazione plasmatica di TMAO. “Tale metodo” aggiunge Novellino – è veloce (consente di fornire il risultato entro massimo 2 ore dal prelievo) ed estremamente sensibile. Inoltre, l’analisi è possibile su un quantitativo di sangue non superiore a 0.5 millilitri che viene prelevato dal dito mediante l’uso di un pungidito”.

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Ma non è tutto:

il fattore di rischio rappresentato da TMAO è modificabile. “A tal proposito“, spiega ancora Novellino – in da un recente studio pubblicato su Nature Medicine è emersa una nuova classe di farmaci attivi nel ridurre la produzione intestinale del precursore trimetilammina (TMA), che verrebbe poi convertito nella sua forma ossidata TMAO a livello epatico. Tuttavia, tali studi sono riferiti al modello animale. Studi sull’uomo relativi ad un possibile approccio terapeutico non sono ancora disponibili”.
E qui entra in gioco l’estratto polifenolico di vinaccia di Vino rosso “I laboratori NutraPharmaLabs del nostro Dipartimento universitario“ conclude Novellino “hanno però formulato un innovativo prodotto nutraceutico che si è rivelato particolarmente efficace nel ridurre i livelli plasmatici di TMAO. Tale prodotto, a base di estratto polifenolico di vinaccia della varietà Aglianico e Taurasi, che è stato capace di portare a circa un terzo la concentrazione originaria di TMAO già ad un mese di trattamento.
Ora reclutiamo altri volontari per proseguire lo studio prima di rendere disponibile ai pazienti tale prodotto che conferma il ruolo protettivo del vino rosso per le arterie come già documentato in molti studi clinici”. Il vantaggio del nutraceutico rispetto al vino? La possibilità di concentrare in una sola capsula l’equivalente di polifenoli contenuti in tre quanti di litro di buon vino rosso che a tavola non va consumato oltre la dose di un bicchiere a pasto per evitare che ai benefici per le arterie di correlino danni al fegato.

L’avvenire della cura: torna la Settimana Internazionale della Ricerca a Napoli

L’avvenire della cura: torna la Settimana Internazionale della Ricerca a Napoli

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“L’avvenire della cura” è il titolo della XII edizione della Settimana Internazionale della Ricerca, in programma da giovedì 24 a giovedì 31 maggio a Napoli nell’Aula Magna “Gaetano Salvatore” della Scuola Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
L’evento ha l’obiettivo di aprire spazi di dialogo tra discipline diverse sui temi più innovativi della ricerca scientifica e culturale e di promuovere la realtà scientifica e culturale del Mezzogiorno in circuiti scientifici nazionali ed internazionali, attraverso esperienze rivolte innanzitutto alle generazioni future.

Anche quest’anno, centinaia di ricercatori e studiosi italiani e stranieri si confronteranno, con linguaggi accessibili al più largo pubblico, in incontri, dibattiti, tavole rotonde. Promuovere e diffondere la cultura e la consapevolezza relativa alle nuove frontiere della cura, stimolando alla scoperta e alla conoscenza delle tecnologie in materia, in particolare per ciò che riguarda la diagnostica e le possibili aree di intervento, rappresenta il focus principale dell’edizione 2018.

Tra le iniziative in programma, è prevista la presentazione, da parte di studenti, laureati e specializzandi delle scuole di psicoterapia, di poster inerenti al tema dell’evento. Un comitato scientifico ha selezionato 50 poster, che saranno esposti durante l’evento, tra quelli pervenuti alla segreteria organizzativa entro lo scorso 30 aprile.

Per ulteriori informazioni, visita il sito dedicato all’evento, la pagina facebook e scarica il programma.

 

Wine Business: il nuovo corso dell’Università di Salerno per le professioni del mondo del vino

Wine Business: il nuovo corso dell’Università di Salerno per le professioni del mondo del vino

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Dopo il grande successo delle precedenti sei edizioni, l’Università degli Studi di Salerno, Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche, promuove la settima edizione del Corso di Perfezionamento Universitario in Wine Business.

Diretto dal Prof. Giuseppe Festa, il Corso in Wine Business si propone di formare figure professionali esperte in economia, amministrazione, management, marketing e comunicazione delle iniziative imprenditoriali nel comparto vitivinicolo. Destinatari dell’iniziativa sono operatori attualmente impegnati nel comparto (ai fini di un miglioramento della propria qualificazione professionale) o potenzialmente interessati a lavorare nel mondo del vino ai fini della gestione dell’impresa vitivinicola e dei progetti wine-based (consulenza amministrativa fiscale e direzionale, formazione, eventi, ecc.), così come docenti presso le Scuole Secondarie Superiori professionalmente interessati alle materie economico-aziendali afferenti al comparto vitivinicolo.

Per la settima edizione il Corso conferma l’accesso a laureati (che conseguiranno il titolo di Corso di Perfezionamento Universitario) e diplomati (che conseguiranno il titolo di Corso di Aggiornamento Culturale), purché in possesso di adeguata esperienza nel mondo del vino. Sono inoltre previste tre borse di studio a rimborso delle quota d’iscrizione messe a disposizione dall’Amministrazione Provinciale di Avellino.

Il Corso si svolgerà in collaborazione con numerosi e importanti partner: Osservatorio dell’Appennino Meridionale (Consorzio tra Regione Campania e Università degli Studi di Salerno), Amministrazione Provinciale di Avellino, Fisar – Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori – Coordinamento Sud, Fondazione Italiana Sommelier – Campania, ONAV – Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino – Italia, SES – Scuola Europea Sommelier – Italia, Associazione Nazionale “Città del Vino”, Consorzio Tutela Vini d’Irpinia, Sannio Consorzio Tutela Vini, Consorzio Tutela Vini Campi Flegrei Ischia e Capri, Consorzio Tutela Vesuvio, Consorzio Vita Salernum Vites, Movimento Turismo del Vino – Campania, AssoEnologi – Campania, Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Campania, Ordine dei Tecnologi Alimentari di Campania e Lazio, Vitigno Italia, Slow Food Condotta Salerno, Associazione Universitaria UniSapori, Miriade & Partners, Consorzio Ismess e numerosi altri enti istituzionali del mondo del vino a livello nazionale e internazionale, tra cui l’EuroMed Research Business Institute con il “Wine Business Research Interest Committee” (coordinato dal Prof. Giuseppe Festa).

Il Corso avrà una durata complessiva di cento ore e si svilupperà in venti lezioni, ciascuna della durata di cinque ore, presso l’Università degli Studi di Salerno o, per particolari esigenze didattiche, anche in ambienti esterni all’Università, anche in occasione di visite aziendali. Ogni lezione vedrà la partecipazione di un docente, di un’azienda vitivinicola chiamata a illustrare la propria storia imprenditoriale e di un sommelier/degustatore/assaggiatore. Anche nella settima edizione del corso ci sarà l’analisi, svolta in ogni lezione a cura della Condotta Slow Food Salerno, delle principali caratteristiche delle più importanti e più diffuse cucine/gastronomie del mondo, allo scopo di agevolare l’abbinamento cibo-vino e di conseguenza facilitare i percorsi d’internazionalizzazione delle vendite dei vini italiani. Tutte le informazioni sul corso sono reperibili all’indirizzo www.winebusiness.unisa.it (il termine di scadenza per le iscrizioni è il prossimo 25 Maggio).

 

Pianeta Autismo

Pianeta Autismo

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Cooperativa Sociale senza scopo di lucro
Iscritta nel Registro A della Regione Campania
Terzo Settore Aps impresa sociale con finalità di utilità sociale e di interesse generale
Aderente al Consorzio Percorsi della Caritas
Partner di Fondo Impresa – Espansione

Sede Legale
Studio Associato Basile – Lucadamo
Via Circumvallazione 77 – 83100 Avellino
Email: [email protected]
Pec: [email protected]

La sicurezza non è una favola! Ai nastri di partenza il concorso per le scuole che premia le storie “sicure”

La sicurezza non è una favola! Ai nastri di partenza il concorso per le scuole che premia le storie “sicure”

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Un concorso dedicato ai ragazzi in età scolare che premierà la più bella storia che affronti il tema della sicurezza sul lavoro, perché non è una materia per soli addetti ai lavori, ma una filosofia di vita che si impara fin da piccoli. Si chiama “La sicurezza non è una favola” e verrà presentato ufficialmente durante il “Safety Tales”, il tavolo tematico organizzato dalla società irpina Omnia Service Engineering srl all’interno della manifestazione Europe is Culture in programma alla Reggia di Caserta, Domenica 29 aprile alle ore 15.00 presso l’Arena della Cultura, nel corso di quella che sarà la giornata dedicata alla Legalità e alla Cittadinanza.

Da dove nasce l’idea di un concorso dedicato alle scuole su queste tematiche? «Cultura, legalità e sicurezza sul lavoro sono concetti estremamente connessi. Direttamente, perché la maggior parte delle manifestazioni culturali, come rappresentazioni e concerti, dipende dalla messa in pratica di norme che consentono a chi lavora nella macchina spettacolare di essere assicurato nella propria incolumità, per garantire a propria volta ai fruitori di tali manifestazioni di poterne godere in tutta sicurezza. Indirettamente, perché dove regna l’illegalità e non ci si fa garanti di certi valori, prima che di certe norme, raramente la cultura ha modo di crescere. Ma imporre le leggi non basta. La “cultura della legalità” e della sicurezza deve diventare una vera e propria mentalità. La sensibilizzazione è, dunque, necessaria e il primo posto per metterla in atto, per piantare un seme, è la scuola – commenta la Dott.ssa Alessia Rizzo, responsabile formazione e comunicazione della OSE e ideatrice del progetto “Safety Tales” – Abbiamo scelto di dare il via al concorso durante Europe is culture, di cui siamo partner per la sicurezza, proprio perché i giovani e la cultura, sotto tutti i punti di vista, saranno i protagonisti dell’evento». Oltre alla presentazione dell’iniziativa, si confronteranno sul tema, e con il pubblico, l’Ing. Gerardo Rizzo, direttore tecnico OSE e coordinatore Safety & Security della manifestazione; il Com. Provinciale VVF Caserta Luciano Buonpane e il Dott. Felice Preziosi, Disaster Manager certificato.

Europe is culture si terrà dal 28 aprile al 1 maggio, ed è una manifestazione organizzata dal Dipartimento di Scienze Politiche “Jean Monnet” dell’Università Vanvitelli di Caserta insieme al Comune di Caserta, allo Studio Ambrosetti – The European House e al Dipartimento di Studi Europei “Jean Monnet” di Locarno, che ha come obiettivo quello di avvicinare i giovani delle scuole al patrimonio culturale. Durante la 4 giorni, ragazzi tra i 14 e i 21 anni provenienti da tutta Italia si incontreranno nella Reggia vanvitelliana in quella che diventerà una vera e propria “cittadella dei giovani”, con tanto di tendopoli ospitante organizzata insieme alla Protezione Civile, per confrontarsi sulla cultura a 360° (attraverso momenti dedicati a temi quali l’arte, la legalità, l’alimentazione e molto altro) e per affrontare una competizione nelle sezioni delle arti spettacolari, con “prodotti artistici” realizzati da loro in settori quali la musica, il canto, il teatro, la danza, le arti visive.
Per garantire un sereno svolgimento della manifestazione, nel rispetto di tutte le norme in materia di sicurezza, la Omnia Service Engineering srl ha coordinato la Safety & Security della manifestazione, ma si è anche ritagliata un momento di formazione, perché mai come in questo momento storico la sicurezza nei luoghi in cui si svolgono manifestazioni di massa è diventata più di un semplice insieme di norme: è una vera e propria esigenza. «Dopo i fatti di Piazza San Carlo a Torino, il capo della Polizia Franco Gabrielli, in qualità di direttore generale della Pubblica Sicurezza, ha inviato a Prefetti e Questori la direttiva (la tanto “famigerata” Circolare Gabrielli del 7 giugno 2017) che ha fornito nuove regole sulla Safety e Security per la gestione degli eventi nei luoghi pubblici non destinati ad accogliere le grandi masse. In essa sono determinati, di conseguenza, i compiti e le responsabilità che spettano agli organizzatori delle manifestazioni pubbliche e private. Da ora in avanti, o gli eventi rispetteranno queste misure prescrittive o non potranno avere luogo – spiega l’Ing. Rizzo – Garantire che queste regole vengano rispettate per dovere innanzitutto etico degli organizzatori, e non per mero obbligo legislativo, e far capire alle persone l’importanza di un corretto svolgimento, deve fare parte delle mansioni di chi, come me, fa questo lavoro da sempre. Altrimenti tutto passa per un mero provvedimento repressivo, osteggiato e mal capito. Mentre la sicurezza deve essere altro: una vera “buona abitudine”».

Associazione “D.S.A. Dislessia, un limite da superare”

Associazione “D.S.A. Dislessia, un limite da superare”

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L’Associazione “D.S.A. Dislessia, un limite da superare” è un’associazione di volontari determinati a tutelare il diritto allo studio degli studenti con D.S.A., a supportare famiglie disorientate e a contrastare i pregiudizi e le ingiustizie che limitano il futuro universitario e lavorativo dei ragazzi dislessici.
L’Associazione, costituita il 22 febbraio 2011 a San Giorgio a Cremano (NA) e attualmente con sede legale in Napoli, ha la caratteristica di avere un Direttivo composto da genitori di ragazzi con D.S.A.: il presidente è Titti Gaeta, il vicepresidente è Sara Zeno, i consiglieri sono Imma Monteforte, Maria Grazia d’Alessandro e Mariangela Negrini.
Col tempo si è creata una fitta rete di militanti volontari: genitori, specialisti dell’età evolutiva, docenti, pronti a confrontarsi, sostenersi vicendevolmente e ad aiutare chiunque avesse un rapporto più o meno diretto con i Disturbi Specifici di Apprendimento (D.S.A.) che racchiudono caratteristiche innate quali la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia che presentano, rispettivamente, difficoltà nel leggere, nello scrivere e far di conto. L’intelligenza delle persone con D.S.A. è nella norma e spesso superiore alla media.
I disturbi specifici dell’apprendimento non sono una patologia ma ancora per tante persone, compresi gli insegnanti, ciò non è ben chiaro ed è per questo motivo che è fondamentale far arrivare ovunque una corretta informazione.
Gli obiettivi dell’associazione sono:
• tutelare il diritto allo studio degli studenti con D.S.A.;
• sensibilizzare e informare sui Disturbi Specifici di Apprendimento le Istituzioni Scolastiche, i genitori, gli studenti e l’opinione pubblica;
• supportare famiglie disorientate;
• promuovere formazione e ricerca in tutti i settori connessi ai Disturbi Specifici di Apprendimento;
• creare punti di ascolto per fornire aiuto ed informare su tutte le tematiche dei D.S.A.
• informare sugli obblighi della scuola e dell’Università.

Per il raggiungimento degli obiettivi, l’associazione dal 2011 porta avanti una campagna di sensibilizzazione e informazione, gratuita, attraverso il Progetto “Sportelli di Primo Ascolto D.S.A.” e “Seminari informativi”. 
Numerosi gli Sportelli di Primo Ascolto presenti su Napoli, San Giorgio a Cremano, Portici, Marano di Napoli, Aversa, Frattaminore, Sorrento. Organizzati presso Istituti Scolastici Statali di ogni ordine e grado, rivolti a docenti, famiglie e studenti; attivati grazie alla collaborazione in regime di volontariato di esperti afferenti alle diverse aree di interesse che riguardano le varie problematiche affrontate. Tali Sportelli offrono: informazione sulle normative vigenti; informazioni sulle strutture sanitarie pubbliche per le valutazioni; mediazione tra scuola e famiglia; indicazioni sugli strumenti compensativi e misure dispensative; condivisione di buone prassi per l’adeguata gestione dei Disturbi Specifici di Apprendimento durante le lezioni.
I Seminari informativi, gratuiti, che l’associazione organizza sono tenuti da docenti formatori, specialisti del settore sanitario, nonché del settore legale e sono rivolti a dirigenti scolastici, insegnanti, famiglie e studenti.

Per ulteriore informazioni e seguire le attività dell’associazione:
E-mail: [email protected][email protected]
Sito web www.associazionedsa.it
Pagina Facebook https://www.facebook.com/dislessiaunlimitedasuperare

 

Napoli Teatro Festival 2018: aperte le selezioni per i laboratori gratuiti

Napoli Teatro Festival 2018: aperte le selezioni per i laboratori gratuiti

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Il Napoli Teatro Festival Italia apre le selezioni per la sezione dedicata alla formazione. Pubblicati sul sito ufficiale della manifestazione (www.napoliteatrofestival.it), i differenti bandi consentiranno a circa 600 attori (under 35) di scegliere i propri argomenti, e i propri Maestri, e partecipare gratuitamente alle sessioni di studio indicate in 14 proposte di laboratorio sulle arti sceniche.
I corsi saranno attivi durante tutta la programmazione della undicesima edizione, dall’8 giugno al 10 luglio, del Festival diretto da Ruggero Cappuccio e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, organismo in house della Regione Campania presieduto da Luigi Grispello.

“Uno spazio particolarmente significativo – sottolinea il direttore artistico Ruggero Cappuccio – che, parallelamente ad una ricchissima selezione di spettacoli, è sintesi ed espressione di uno dei nodi centrali del Festival ovvero l’incontro tra i Maestri e i giovani talenti uniti in un percorso di conoscenza e di vitale trasmissione dei saperi”. Gli aspiranti allievi potranno scegliere di confrontarsi sui tanti temi proposti da Eimuntas Nekrosius e Tomi Janežič (che rinnovano per il secondo anno consecutivo la loro presenza a Napoli) e da Ben Duke, Gilles Coullet, Eugenio Barba (insieme a Lorenzo Gleijeses e Julia Varley), Annabelle Chambon e Cédric Charron (del Teaching Group di Jan Fabre), Punta Corsara (con Emanuele Valenti, Marina Dammacco e Gianni Vastarella), Gabriella Salvaterra per il Teatro de los Sentidos, Michele Monetta, Peppe Lanzetta, Stefania Rinaldi, Davide Iodice, Loredana Putignani, Davide Scognamiglio e Daniele Ciprì.

Molti i percorsi praticabili, tra lo studio sulle installazioni sensoriali, quello sulla luce, oppure sulla musica, la poesia, la fotografia, lo storytelling che pongono al centro della ricerca il proprio ruolo nello sviluppo del lavoro attoriale e del processo drammaturgico.

 

Alimenti aproteici: detrazione del 19% per i nefropatici della Campania

Alimenti aproteici: detrazione del 19% per i nefropatici della Campania

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Una buona notizia per gli oltre 348.000 pazienti nefropatici residenti in Campania: potranno infatti usufruire di una detrazione del 19% sull’acquisto di alimenti aproteici. Un’opportunità di risparmio che ad oggi è l’unica, dato che la Regione non prevede alcun tipo di rimborso sull’acquisto di questi alimenti, nonostante per chi soffre di insufficienza renale siano stati inseriti nei nuovi Livelli essenziali di assistenza. La misura è scaturita dalla revisione del testo unico delle imposte sui redditi, contenuta nel decreto fiscale collegato alla Legge di bilancio 2018, in base alla quale i pazienti che necessitano dei cosiddetti AFMS (alimenti a fini medici speciali), tra cui rientrano appunto anche gli aproteici, potranno beneficiare della detrazione fiscale del 19%, come già accade per le altre spese mediche a carico dei cittadini.

La Malattia Renale Cronica, data la sua rilevanza epidemiologica e la grave invalidità a cui può condurre, rappresenta una vera e propria emergenza sanitaria. Poiché tende alla progressione, richiede spesso un trattamento sostitutivo dialitico, che porta a un peggioramento della qualità di vita dei pazienti e a un notevole onere economico per il SSN (fino a 40.000 euro l’anno a paziente). È quindi fondamentale, a patologia conclamata, intervenire attivamente per rallentarne il decorso.

A questo proposito, la terapia nutrizionale aproteica può costituire uno strumento prezioso. Le ultime evidenze scientifiche hanno infatti dimostrato come il regime alimentare aproteico sia in grado di ritardare l’insufficienza renale cronica e le sue co-morbilità, riducendo il rischio di escalation verso la fase dialitica.

La Campania è attualmente l’unica Regione italiana che non garantisce ai propri pazienti l’erogazione gratuita dei prodotti alimentari aproteici. Grazie alla nuova detrazione – per avere diritto alla quale occorrerà conservare lo «scontrino parlante» rilasciato dal farmacista, in cui risultino specificati natura, qualità e quantità dei prodotti acquistati nonché il codice fiscale del destinatario – i nefropatici campani potranno almeno contare su questo sconto del 19%.

La Malattia Renale Cronica –  Si definisce Malattia Renale Cronica (MRC) una condizione di alterata funzione renale che persiste oltre i 3 mesi. È classificata in cinque stadi di crescente gravità: dal danno renale (stadio 1) alla terapia sostitutiva dialitica o il trapianto di rene (stadio 5). Secondo il recente studio CARHES (Cardiovascular risk in Renal patients of the Health Examination Survey) condotto dalla Società Italiana di Nefrologia, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, la prevalenza della Malattia Renale in Italia è del 7,5% negli uomini e del 6,5% nelle donne, per un totale di circa 2.200.000 pazienti.

Un caffè al museo: conversazioni artistiche a Benevento

Un caffè al museo: conversazioni artistiche a Benevento

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Un caffè al museo” è il nome del ciclo di incontri pomeridiani ospitati all’interno del Museo del Sannio nei prossimi mesi, dedicati all’arte e alle sue contaminazione con i linguaggi visivi moderni.
Una nuova iniziativa, curata da Mediateur, concessionaria dei servizi per la Provincia di Benevento, durante la quale studiosi, artisti e professionisti del settore racconteranno il mondo dell’arte contemporanea, della fotografia, del cinema e del fumetto attraverso conversazioni volutamente informali ma sicuramente piacevoli, ognuna delle quali accompagnata da un ottimo caffè.

Sei gli appuntamenti in programma, a cadenza quindicinale, a partire da giovedì 19 aprile fino a giovedì 28 giugno, dalle ore 16.30 presso l’Infopoint/bookshop del Museo del Sannio in Piazza Matteotti, tutti con ingresso gratuito.
Si comincia il 19 aprile con “Tutta colpa di Duchamp. Quando l’arte diventò contemporanea”, a cura della storica dell’arte Fabiana Peluso. Giovedì 3 maggio sarà la volta di “Autori o fruitori? Sperimentazioni artistiche e contaminazioni” con l’architetto e illustratore Filippo Mastrocinque. Si prosegue il 17 maggio, sempre alle 16.30, con i “Discorsi sulla Fotografia Contemporanea” di Angelo Orsillo, direttore dell’Accademia di Fotografia “Julia Margaret Cameron” di Benevento. Appuntamento speciale giovedì 31 maggio, con la presentazione di “Marathon“, adattamento a fumetti del libro di Andrea Frediani, durante la quale interverranno Lucio Perrimezzi (sceneggiatore) e Massimiliano Veltri (disegnatore) moderati da Leonardo Cantone, con un’estemporanea finale curata da Stregomics Fumetteria di Benevento. Giovedì 14 giugno il quinto incontro avrà come titolo: “Liberty – Quando il genio incontra la voluttà” e sarà tenuto dallo storico dell’arte Luigi Mauta. Infine, il sesto e ultimo appuntamento è in programma il 28 giugno con “Il sangue delle immagini: i nuovi linguaggi del cinema e della poesia”, esperimento poetico di riscrittura delle immagini con Chiara Rigioni di Kinetta Spazio Labus.

“Un caffè al museo” è un’altra delle numerose attività che negli ultimi mesi vedono il più importante polo culturale della provincia di Benevento finalmente trasformato in luogo “vivo” e “attivo”, aperto al territorio e protagonista di un’offerta culturale che guarda a diversi tipi di pubblico.

Il ciclo di incontri promossi da Mediateur, sono realizzati grazie alla disponibilità e alla collaborazione di tutti gli ospiti coinvolti, che hanno accettato l’invito a trasformare il rito del caffè in una piacevole occasione di condivisione e socializzazione per tutta la città, in nome dell’arte, della cultura e della bellezza.

Planetario di Caserta

Planetario di Caserta

Planetario di Caserta logo


Sede legale dell’ATS “Planetario di Caserta”

ITS “M. Buonarroti”, viale Michelangelo 1, Caserta
tel/fax: 0823/184671
[email protected]
[email protected]

La prima progettazione di un Planetario a Caserta risale al 1995 su invito dell’allora assessore dr. Giuseppe Messina. Il progetto realizzato dal prof. Luigi A. Smaldone, astrofisico dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli, prevedeva cupola di proiezione inclinata (9 metri di diametro), platea unidirezionale (54 posti) e sistema di proiezione opto-meccanico. La sede era la biblioteca dell’Istituto Statale “A. Manzoni”.

Il progetto fu accantonato sia per il passaggio di proprietà alla Provincia di Caserta degli edifici degli istituti secondari di secondo grado sia per la destinazione dei fondi ad altre opere pubbliche.

L’idea di un Planetario a Caserta riprese impulso nel 2005, nell’ambito del progetto dell’Unione Europea URBAN II, ad opera dell’allora responsabile del programma per il Comune di Caserta, ing. Alfredo Messore, e perfezionata e realizzata dal suo successore, ing. Maurizio Mazzotti.

Fu individuato l’immobile in un corpo aggiunto della Scuola Media “L. Vanvitelli” destinato a sede della biblioteca scolastica. Il geom. Luigi Cunto e l’arch. Annamaria Bitetti, (poi direttore dei lavori) curarono la ristrutturazione e l’adeguamento degli impianti alla nuova destinazione. Il prof. Luigi A. Smaldone curò la ridefinizione delle caratteristiche tecniche degli impianti specifici del planetario (completamente variate rispetto al progetto originario del 1995 per l’enorme innovazione tecnologica introdotta in poco più di 10 anni nel settore).

I lavori di ristrutturazione edile di impiantistica generale furono realizzati dalla S.I.C. srl di Caserta. Le attrezzature e gli impianti specifici furono forniti e messi in opera dalla RSACosmos di Sorbiere (Francia). I lavori furono ultimati a fine ottobre 2008. Arredo, infrastrutture informatiche, computer degli uffici, supporto software e sito web furono forniti da Studio Infoman Sud di Caserta.

Il planetario fu inaugurato il 19 dicembre 2008.

Dal 2008 ad agosto 2012 l Planetario di Caserta è stato gestito direttamente dall’Ufficio Cultura del Comune di Caserta.

Dal 9 agosto 2012 il Planetario è gestito dall’Associazione Temporanea di Scopo “Planetario di Caserta”, costituita a dicembre 2011 tra Istituto Tecnico Statale “M. Buonarroti” di Caserta (capofila), Istituto Comprensivo “L. Vanvitelli” di Caserta, Istituto Comprensivo “Ruggiero – 3 Circolo” di Caserta.

Obesità infantile e rischio malattie croniche: il CNR partner del progetto I.Family

Obesità infantile e rischio malattie croniche: il CNR partner del progetto I.Family

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Uno studio condotto sulle urine di duemila bambini irpini ha rilevato le differenze sulla presenza di alcune sostanze: il lavoro è stato coordinato dalla ricercatrice dell’ISA-CNR di Avellino, dr.ssa Rosaria Cozzolino.

Dr.ssa Cozzolino cosa è il progetto I.Family? Come vi ha partecipato il Cnr? Qual è stato il suo compito?
Il progetto I.Family, finanziato dalla CE, ha coinvolto 15 gruppi di ricerca appartenenti a 11 paesi europei. L’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino (ISA-CNR) è stato partner del progetto per quanto riguarda l’Italia. Il principale obiettivo del progetto I.Family è stato quello di usare un approccio olistico considerando i fattori biologici, comportamentali, sociali e ambientali che sono alla base di scelte alimentari e stili di vita salutari durante la fase pre-adolescenziale, transizione tra l’infanzia e l’età adulta.

La coorte italiana, a quale tipo di bambini fa riferimento? Quanti sono stati oggetto di studio? Dove? Che caratteristiche hanno?
La coorte italiana del progetto I.Family ha compreso circa 2.000 bambini irpini in età scolare e i loro genitori. Le scuole partecipanti allo studio erano situate in 8 comuni della provincia di Avellino.

Cosa sono i VOCS?
Nello studio dal titolo “Urinary volatile organic compounds in overweight compared to normalweight children: results from the Italian I.Family cohort”, pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature, sono stati studiati i composti organici volatili (VOCs) estratti da urine. Tali composti sono un insieme molto eterogeneo di sostanze chimiche (aldeidi, chetoni, terpeni, acidi carbossilici, terpeni, alcoli, etc) che ha in comune una bassa temperatura di ebollizione.

Cosa si intende per biomarcatori metabolici?
Un biomarcatore metabolico è una molecola utilizzata quale indicatore di una specifica condizione biologica (fisiologica o patologica) in svariati ambiti interdisciplinari, nei quali può assumere anche un significato leggermente differente.

Qual è la portata dello studio condotto? A cosa serviranno i dati raccolti? Quali scenari apre?
Lo studio da me coordinato mostra che il profilo dei VOCs delle urine dei bambini obesi/sovrappeso differisce da quello dei bambini normopeso per una diversa concentrazione di alcune sostanze volatili. Tale differenza può essere spiegata con una ormai ben nota disbiosi (alterazione della microflora, prevalentemente batterica, che alberga nell’intestino umano) a carico dei soggetti obesi/sovrappeso che, rispetto ai bambini normopeso, ospitano a livello intestinale alcune specie batteriche in quantità maggiore o minore. Inoltre, l’alterazione della concentrazione di alcuni VOCs è in accordo con ciò che si riscontra in studi condotti sull’analisi di sostanze volatili in bambini affetti da alterata funzione epatica, indicando che i VOCs possono essere anche considerati potenziali biomarcatori di disordini epatici e metabolici.

È ben noto che l’obesità durante l’infanzia può essere associata ad un aumentato rischio di sviluppare malattie croniche nell’età adulta, quali il diabete di tipo 2, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari ed alcuni tipi di tumore. Ad oggi, però, i meccanismi metabolici riguardanti la probabilità che un bambino sovrappeso ha di sviluppare tali patologie sono del tutto sconosciuti. I risultati di questo studio pilota (sono stati coinvolti circa 50 bambini) devono essere confermati aumentando il numero dei soggetti e coinvolgendo altre popolazioni. In ogni caso, visto che i modelli statistici ottenuti sono molto robusti è possibile che un giorno non molto lontano analizzando semplicemente le urine di un bambino obeso/sovrappeso si possa stabilire l’entità del rischio che ha da adulto di incorrere nelle succitate gravi malattie connesse con l’obesità.

 

di Marina D’Apice

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Progetto Nutriketo: il primo corso in Italia

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Diete e terapie nutrizionali chetogeniche: integratori e nutraceutici” è il tema della II seconda edizione del Corso di Aggiornamento e Perfezionamento Professionale, denominato Nutriketo, promosso dal Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Salerno in partnership con l’A. O. “San Giuseppe Moscati” di Avellino.
Il corso alla prima edizione ha fatto registrare circa 100 partecipanti, per il nuovo anno accademico le previsioni superano le 200 domande di richiesta di partecipazione.

La dieta chetogenetica è una dieta ipoglucidica (o low-carb) che si basa sulla riduzione drastica dei carboidrati. Lo scopo è sfruttare il metabolismo lipidico al fine di incrementare il rilascio degli acidi grassi liberi (FFA) dalle cellule adipose, i quali verranno poi bruciati nel fegato portando alla formazione di corpi chetonici Ae all’instaurarsi della chetosi. I chetoni sono principalmente tre: Acetoacetato (AcAc), Betaidrossibutirato (BHB) e Acetone.

“Abbiamo vinto una battaglia portando la valenza della dieta chetogenica all’attenzione del mondo scientifico anche in Italia, superando le banalizzazioni e dimostrandone gli effetti sul metabolismo nel contrasto a numerose patologie”. Parla il Prof. Giuseppe Castaldo, già direttore dell’Unità Operativa di Dietologia e Nutrizione Clinica dell’AORN Moscati, oggi responsabile scientifico Unisa-AORN Moscati e co-direttore del Corso insieme al Professore Luca Rastrelli Docente dell’Unisa. “Approfondire tematiche riguardanti le diete e la dietetica in generale, le terapie nutrizionali chetogeniche, e la conoscenza e l’utilizzo di integratori e nutraceutici in numerose patologie” dice Rastrelli, titolare della Cattedra di Chimica ed Alimenti Integratori e Dietetici dell’ateneo salernitano.

Il Corso annuale di Perfezionamento Universitario, il cui avvio è previsto il 23 marzo presso il Grand Hotel Salerno, è finalizzato alla formazione di figure professionali altamente specializzate quali “Esperti in Nutrizione Chetogenica, Integratori, prodotti dietetici e Nutraceutica” in grado di affrontare e gestire le varie problematiche multidisciplinari connesse alle diete chetogeniche, applicate sempre più frequentemente in patologie metaboliche, infiammatorie e cronico-degenerative connesse alla nutrizione, di operare negli ambiti degli ambulatori specialistici, delle industrie degli integratori alimentari e nutraceutici, nell’ambito dell’informazione scientifica, nei laboratori di ricerca.

La partnership con l’AORN Moscati di Avellino ha inoltre portato alla stipula di un accordo di collaborazione scientifica con il Dipartimento di Farmacia dell’Unisa per l’istituzione di un Laboratorio di Ricerca Nutrizionale “Nutriketo Lab” dove saranno sviluppate le attività pratiche del Corso Nutriketo a attività di ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico nei campi dell’alimentazione, dietetica e salute, delle proprietà funzionali di alimenti ed integratori alimentari.
Direttore del Laboratorio, operativo già da marzo presso il nosocomio avellinese, è il Direttore Sanitario dall’AORN Moscati dr.ssa Maria Concetta Conte, supportata dal Comitato Tecnico Scientifico costituito dalla prof.ssa Rita Patrizia Aquino (DIFARMA), e dai Direttori e Vice-Direttore del Corso Universitario NUTRIKETO, prof. Luca Rastrelli (DIFARMA) e prof. Giuseppe Castaldo (AORN Moscati) a cui è affidata la Responsabilità Scientifica. Le attività del laboratorio dovranno portare alla realizzazione di prodotti altamente innovativi attraverso lo studio su pazienti con precise caratteristiche.

GiuseppeCastaldo

Prof. Giuseppe Castaldo

LucaRastrelli

Prof. Luca Rastrelli

 

Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia

Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia

Una fonte di Sapienza Popolare

Il Museo Etnografico di Aquilonia, in provincia di Avellino, ai confini con le Regioni Basilicata e Puglia, è, se non il più grande con i suoi 1.500 mq di esposizione, uno dei più articolati, organici e completi d’Italia.
Ideato dal Professore Beniamino Tartaglia, fine studioso della civiltà contadina, che nel progetto riuscì a coinvolgere, sin dal 1995, buona parte della comunità, consente di fare un viaggio nel passato e di immergersi, in un’atmosfera emozionante, nelle vicende amare di un popolo, che potrebbe essere quello di un qualsiasi paesino del Mezzogiorno d’Italia.
Il Museo presenta oltre 15.000 reperti, recuperati con un lungo e paziente lavoro di ricerca, carichi di uso e di storie, e segnati dalla fatica e dal sudore dei secoli, storia di sofferenza, accumulata in generazioni di strutture socio-economiche rigide, chiuse, gerarchizzate. E proprio dalla durezza delle condizioni di vita deriva la nobiltà di un patrimonio culturale che, benché scarno di innovazioni, si rivela ricco di solidarietà, valori, virtù.

Il Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” è un’ottima chiave di lettura del complesso di tecniche e di metodi che concernevano la realizzazione dell’operare spontaneo e quotidiano della gente; in tal modo, soprattutto per le giovani generazioni, diventa possibile riscoprire dimensioni del vivere collettivo che oggi inaspettatamente tornano di attualità: condivisione, parsimonia nell’utilizzo delle risorse naturali, un legame forte con i ritmi e gli equilibri naturali.
L’Agricoltura fu la sofferta occupazione preminente del popolo, condotta con sistemi arcaici e tradizionali, senza irrigazione, senza macchine, senza concimi chimici (il letame era il solo che si conoscesse), senza sementi selezionate, il che consentiva al massimo la sussistenza. Il contadino spesso si consumava lentamente per inedia, quando veniva risparmiato dalla malaria, dalla pellagra o dal tifo. Una volta il territorio di Aquilonia vestiva verdi mantelli fatti di pascoli ubertosi, sparsi lungo gli innumerevoli pendii che degradavano fino alla confluenza dell’Osento e dell’Ofanto e salivano fino a raggiungere gli innumerevoli boschi che ossigenavano il pianoro su cui è posto il paese, condizioni ideali per l’allevamento e la pastorizia. Infatti, l’allevamento di pecore, mucche e capre era un’altra delle attività preminenti. Un artigianato a livello famigliare, complementare e al servizio dell’agricoltura, tramandato con dignità fino a pochi anni fa, dava sussistenza ad un numero non trascurabile di paesani.

Nel Museo c’è, quindi, la vita autentica di tante generazioni, che rivive negli strumenti e negli attrezzi, nei corredi e negli arredi, negli utensili e nelle suppellettili, nei reperti e nei documenti di ogni genere. Il Museo presenta una peculiarità e originalità importantissima: i reperti non sono stati ordinati per collezioni, in forma espositiva; invece, sono stati ricostruiti con rigore filologico 130 ambienti abitativi e di lavoro, tra cui oltre 52 mestieri, in gran parte scomparsi.
Ciò consente al visitatore di affacciarsi su autentici scenari di vita vissuta, di percorrere un viaggio ricco di emozioni, e di immergersi nella Storia millenaria della nostra civiltà.
Il Museo Etnografico, efficacissimo strumento didattico, è come un grande libro di Storia scritto con il linguaggio “muto” e suggestivo della cultura materiale, che subito affascina e coinvolge il visitatore.
Ampio spazio è dedicato, oltre che al lavoro dei campi, alle colture abituali, ai mestieri, alla medicina popolare, con le terapie empiriche e le pratiche magiche, all’utilizzo e alla cura degli animali, alle tradizioni, alle credenze e alla religiosità popolare, all’alimentazione contadina, alla vita famigliare, al lavoro e alle condizioni della donna e dei giovani, alle gerarchie sociali, ai miti, alla vita della comunità, alla Storia, al tempo libero, ai giochi dell’infanzia, alla scuola, all’abbigliamento, ai personaggi caratteristici. Il tutto ricomposto con l’occhio scrupolosamente antropologico del professor Tartaglia, e raccolto in una collana di pubblicazioni tematiche.
Parte consistente dei visitatori è rappresentata dalle scuole, che possono proporre e seguire, in collaborazione con le guide, percorsi didattici di animazione dei mestieri e fare laboratori attivi, relativi alla preparazione del pane e della pasta, costruire i giochi di una volta, intrecciare cesti e impagliare sedie con materie prime del territorio.
Il Museo è gestito da un’Associazione culturale senza fini di lucro, costituita esclusivamente da volontari legati solo dalla passione per la conservazione del patrimonio etnografico e per non disperdere e dimenticare le proprie “RADICI”, fondamentale strumento di consapevolezza per la costruzione di percorsi futuri.
Nel titolo abbiamo parlato di “fonte di sapienza popolare”: lo si può appurare lungo tutto il percorso, comprendendo i modi originali e pratici con cui si risolvevano i problemi della vita quotidiana, dall’intelligente sfruttamento e distribuzione degli spazi nella casa contadina, ai piccoli/grandi accorgimenti per evitare infortuni sul lavoro, alla costruzione di piccoli attrezzi di lavoro per particolari attività.
L’agricoltura, praticata con sistemi arcaici ma rispettosi della natura e delle peculiarità dei prodotti, principî che oggi giorno si collegano al concetto di agricoltura biologica, era istintivamente pensata come strumento per il bene della salute e come mezzo per procurarsi le calorie atte al lavoro.

Tutto era pensato in funzione di …
Si aveva come punto di riferimento la Natura come entità da rispettare, come Madre Universale.
Dalla Natura si attingevano non solo gli alimenti ma anche i mezzi per affrontare e risolvere i malanni. Le cosiddette “erbe officinali”, erbe spontanee che si raccoglievano nell’ambiente vitale (e tuttora qualcuno continua a farlo, nel territorio) si conservavano con tecniche sperimentate e tramandate nel corso dei secoli, e se ne facevano decotti e tisane. Malva, camomilla, valeriana, borragine, rosa canina, tarassaco, solo per citarne alcune, erano molto efficaci.
Altri siti di interesse prossimi al Museo sono il Parco Archeologico di Carbonara, il Museo delle Città Itineranti, la Badia San Vito con la vicina quercia di circa 500 anni, la diga San Pietro con il lago Aquilaverde.
Il Parco Archeologico, a circa 2 km dall’odierna Aquilonia, presenta le rovine del vecchio paese, colpito dal terremoto del 23 luglio 1930 e abbandonato in seguito all’edificazione della nuova Aquilonia. Il recupero della originaria struttura urbanistica con le stradine, il centro storico, i resti delle antiche Chiese, i vicoletti, la settecentesca fontana monumentale, immerge il visitatore in uno scenario surreale, risvegliando in lui straordinarie suggestioni che gli rivelano la millenaria Storia dell’antica e medioevale comunità di Carbonara (nome del paese fino al 1862). In conseguenza di una Rivolta Contadina avvenuta il 21 ottobre 1860 durante la quale furono trucidati nove dei cosiddetti “galantuomini” dell’epoca, un Decreto Reale  cancellò il nome Carbonara e appose il nome di Aquilonia, in ricordo dell’antica città osco-irpina “AKUDUNNIAD”,  localizzata nel triangolo Lacedonia-Aquilonia-Monteverde, alleata con i Sanniti di Benevento per combattere contro l’espansione di Roma durante le guerre sannitiche. La sconfitta comportò la distruzione della città.
Il Museo delle città Itineranti, aperto in un palazzo restaurato del vecchio centro urbano, raccoglie documenti fotografici, filmati e reperti relativi al terremoto del 1930, assieme a documenti e immagini di altri paesi e città che hanno subito lo stesso destino “errabondo” di Aquilonia.
La Badia di San Vito, del XII secolo, distante circa 700 metri dal centro abitato, è un ameno luogo, oasi di pace e di serenità: la sacralità del sito è rafforzata dalla vigile presenza della “Quercia di S.Vito”, uno degli alberi monumentali più antichi d’Italia. Il tronco ha una circonferenza di m. 5,50 e la chioma di ca. 150 metri.
La diga S.Pietro, con il suo lago Aquilaverde, immersa nei boschi che la circondano, è un’oasi naturale che ospita uccelli acquatici, rapaci, una grande varietà di pesci e nei boschi una grande varietà di fauna selvatica.
Abituati a concentrarci solo località fortemente pubblicizzate, dai luoghi del grande turismo, dimentichiamo spesso che ogni piccolo borgo della nostra Italia è una miniera di bellezze naturali, di beni ambientali, culturali e paesaggistici interessanti.

Un posto nel mondo, la Cooperativa fondata da Luisa Di Blasi

Un posto nel mondo, la Cooperativa fondata da Luisa Di Blasi

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Arriva dalla provincia irpina e precisamente da Paternopoli, la storia di Luisa Di Blasi e della sua cooperativa “Un posto nel mondo”. Si tratta di un esempio concreto delle possibili applicazioni pratiche del progetto di inserimento lavorativo di disabili psichici, ideato e sviluppato in collaborazione della UOSM di Ariano Irpino, diretta dal Dott. Emilio Fina, oggi capodipartimento della Psichiatria di Avellino. “Un posto nel mondo” è stata fondata per aiutare famiglie e ragazzi sofferenti per patologie mentali a trovare un possibile impegno volto ad aiutare ad alleviare le loro tensioni, sentendosi utili nello svolgimento di attività concrete che non sono da considerare dei meri passatempi. La cooperativa ha stretto una collaborazione con Ema, l’azienda di Morra De Sanctis, controllata del gruppo Rolls Royce, che ha scelto la via dell’impegno nel sociale.
Da un incontro informale tra l’amministratore delegato Otello Natale e la signora Luisa, in cerca del supporto istituzionale ed economico per rispondere al desiderio di scendere in campo per aiutare la sua comunità, si è sviluppato un accordo di esternalizzazione di alcune attività dell’azienda, affidate a otto giovani disabili.
I ragazzi della cooperativa “Un posto nel mondo”, alcuni con contratto a tempo indeterminato, altri con formula a progetto e soprattutto con un orario flessibile studiato per le capacità di ciascuno, si occupano per Ema della “dematerializzazione della documentazione cartacea”, riuscendo a conquistare la serenità e ad uscire dall’isolamento. Luisa Di Blasi con la sua cooperativa e i suoi ragazzi speciali ha festeggiato un altro traguardo: l’esito positivo di un ulteriore progetto di integrazione socio-lavorativa di ragazzi
disabili psichici, detenuti nell’OPG di Aversa.

Questi 5 ragazzi, fatti uscire dall’OPG hanno conseguito la Patente Europea del Computer e acquisito le competenze atte a svolgere il lavoro di dematerializzazione della documentazione cartacea.

I risultati lusinghieri ottenuti da questi ragazzi, oggi hanno consentito ad una ragazza di aprire uno studio privato di design. Un altro ragazzo è oggi impegnato in un progetto messo a punto con l’ASL di Avellino, volto a lavorare le ricette specialistiche della provincia. L’ISFOL, con la dinamica ricercatrice Giuliana Franciosa, in quanto consulente della Regione Campania in un progetto in materia psichiatrica, ha valutato l’attività svolta dalla cooperativa “Un Posto Nel Mondo” tra le buone prassi della riabilitazione psichiatrica.

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