Taurasi Vendemmia: siete pronti ad assaggiare “lo pastiero”?

Taurasi Vendemmia: siete pronti ad assaggiare “lo pastiero”?

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Taurasi Vendemmia”, due tappe dedicate alle eccellenze della Media Valle del Calore per un evento di promozione turistica e territoriale che punta sull’enogastronomia come testimonial di un territorio che ha tanto da dire in termini di qualità e di benessere.
“Taurasi Vendemmia” è promosso dai Comuni di Taurasi (capofila) e di Sant’Angelo all’Esca e finanziato dalla Regione Campania nell’ambito del POC 2014-2020 (linea strategica 2.4 “Rigenerazione urbana, politiche per il turismo e cultura”).

La prima tappa è in programma per domenica, 15 aprile, con una tradizione di Sant’Angelo all’Esca che ha conquistato visitatori e appassionati: torna il pastiero, piatto tipico della cucina locale, cotto in un enorme ruoto di rame, con la brace di un gigantesco falò, allestito di buon mattino. Questo rustico è fatto con duemila uova, quaranta chili di pasta, cinquanta chili di formaggio, va in cottura già dal mattino nella piazza centrale del paese.

Il programma della giornata prevede, infatti, già dalle ore 8.00, l’avvio della preparazione de “lo pastiero”. In contemporanea si svolgerà un’avvincente corsa tra i vigneti che è organizzata da Fidal Campania e dall’associazione “Creativamente”. Alle ore 8.00 è, infatti, previsto il raduno dei partecipanti e la successiva partenza. Alle ore 12.00 ci sarà l’arrivo degli atleti e, a seguire, la premiazione ed aperitivo in jazz organizzato dall’associazione “Escajazz” con degustazioni ed esibizioni di artisti locali. Alle ore 15.00 taglio e distribuzione del pastiero, con esibizione di Achille ed il suo complesso. I giochi di un tempo in piazza per i più piccoli a cura del Forum della Gioventù chiuderanno il programma della giornata.

Protagonista dell’iniziativa è la tradizione de “lo pastiero” che rimanda al periodo post terremoto, in un tempo di tristezza in cui non era facile trovare una motivazione per guardare con fiducia al futuro. Fu allora, nel 1983, che alcuni giovani del paese diedero vita a questa manifestazione, per riportare la popolazione in piazza e creare, di nuovo, condivisione. La tradizione è ormai consolidata e attesa. La manifestazione giunta alla 35esima edizione, rievoca una sana civiltà contadina che, intorno al fuoco, condivide il desco e un bicchiere di corposo aglianico, allietata da musica popolare. Si tratta di un evento molto apprezzato, molto noto e che richiama visitatori da tutta la Campania.

“Il pastiero – dichiara il sindaco di Sant’Angelo all’Esca, Attilio Iannuzzo – rappresenta un pezzo del patrimonio identitario della nostra comunità. È una tradizione tutto sommato recente ma perché legata alla tragedia del terremoto dell’80, e ha subito trovato uno spazio d’elezione nella nostra memoria collettiva. Oggi può diventare anche altro, può essere strumento di promozione territoriale. L’iniziativa di domenica, poi, ha il grande merito di mettere insieme le realtà associative che operano sul nostro territorio in un dialogo proficuo e costruttivo”.

“Taurasi Vendemmia” proseguirà poi a Taurasi i prossimi 11, 12 e 13 maggio con iniziative legate ovviamente al re della vitivinicoltura campana, il Taurasi Dop.

www.taurasivendemmia.it
[email protected]
tel. 347.9904955

Caduta dei capelli e chemio: lo studio campano sui benefici della mela annurca

Caduta dei capelli e chemio: lo studio campano sui benefici della mela annurca

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La caduta dei capelli è l’effetto collaterale della chemioterapia più visibile sui pazienti, quello che maggiormente influisce sulla reazione psicologica alle cure, fondamentale per una buona ripresa. Un aiuto a contrastarla potrebbe arrivare dalla sempre vincente unione tra natura e medicina.

Infatti, uno studio condotto da Istituto nazionale tumori, Fondazione Pascale, e Dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli Federico I sulle proprietà della mela annurca promette risvolti positivi. Si tratta di una ricerca ancora in fase sperimentale ma, partendo da alcuni componenti di questa tipologia di mela rivelatisi benefici sulla caduta dei capelli nei soggetti sani, che hanno portato alla messa in commercio del prodotto AppleMets Hair dopo due anni di indagini, gli scienziati hanno osservato che – somministrando una grossa dose di questo integratore nei soggetti affetti da tumore un mese prima della chemioterapia e continuando a somministrarlo durante tutto il ciclo – i capelli in alcuni pazienti non sono caduti.

Per questo motivo è partita la sperimentazione, dopo la sottoscrizione di un accordo tra il direttore generale del Pascale Attilio Bianchi, il direttore scientifico dell’Irccs partenopeo Gerardo Botti, il direttore della U.O.C di Oncologia Medica Senologica sempre del Pascale Michelino De Laurentiis, e dal Direttore del Dipartimento di Farmacia dell’Ateneo Federico Ettore Novellino II.
Per il momento lo studio si concentrerà sulle pazienti affette da tumore al seno, alle quali verrà somministrato l’estratto procianidinico della mela annurca prima di essere sottoposte alle sessioni di chemio.

RISORGI-MENTI. Un museo diverso per diversi sabati

RISORGI-MENTI. Un museo diverso per diversi sabati

Risorgi-Menti è il nuovo e speciale programma di attività primaverili del Museo Irpino di Avellino, la cui sezione Risorgimentale, all’interno dell’ex Carcere Borbonico, ospiterà cinque inediti appuntamenti dal 7 aprile al 26 maggio 2018, ognuno in occasione delle aperture straordinarie del sabato mattina.

Tutto parte dal gioco di parole creato attorno al nome del periodo storico nel quale il museo si identifica e dai molteplici significati, originali e a tratti ironici, che esso ispira. Nascono, così, inedite riletture delle collezioni del museo, degli spazi del Carcere borbonico e della storia d’Italia, sviluppate all’interno di cinque iniziative che riescono a unire discipline orientali e ricerca interiore, psicologia e cultura giovanile, attraverso un singolare filo conduttore fatto di visite, conversazioni, performance, degustazioni, giochi a tema e meditazioni.

Risorgi-Menti è una delle numerose attività di valorizzazione del patrimonio del Museo Irpino curate da Mediateur e promosse dalla Provincia di Avellino che, attraverso programmi educativi, eventi tematici, progetti scientifici e azioni didattiche, continuano da anni nel coinvolgimento di pubblici diversi, nella sperimentazione di nuovi linguaggi e nella creazione di un’offerta culturale in linea con quella dei principali musei moderni.

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— Programma —

RISORGI-MENTI #1
Profumi d’Oriente

Sabato 7 aprile, alle ore 11.00, le ceramiche della Collezione Salomone ispirano un viaggio alla scoperta del Sol Levante e degli antichi princìpi della dottrina olistica. Si tratterà di un piacevole incontro per “risollevare la mente” tra cultura orientale e cromoterapia, storia e meditazione, accompagnati dalla degustazione finale di tè aromatici.

Ingresso libero – A cura della Dr. ssa Naturopata e Floriterapeuta Janet Barzaghi dell’Associazione Natural – UP

RISORGI-MENTI #2
Mental coaching nella Storia

Sabato 14 aprile e sabato 12 maggio, alle ore 11.00, due occasioni per far “risorgere” il nostro stato d’animo, imparando a gestire lo stress e le emozioni, e a sviluppare al meglio le competenze professionali e personali grazie alla disciplina del mental coaching, nata negli Stati Uniti tra gli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso. Un allenamento mentale condotto nelle sale del museo, per imparare a usare al meglio l’immaginazione, a superare le difficoltà e a risolvere i conflitti, gestire il tempo e raggiungere gli obiettivi.

Ingresso libero – A cura della mental coach Antonella Russoniello

RISORGI-MENTI #3
Cervelloni in gara sulla Storia d’Italia

Nella settimana dal 17 al 21 aprile le scuole medie della provincia irpina si sfidano al museo con un gioco a squadre basato su quiz, gare di memoria e prove di abilità mentali. Dopo un’attenta visita guidata alle collezioni risorgimentali, le classi competono a suon di risposte esatte sugli eventi e sui personaggi della Storia dell’Unità nazionale.

RISORGI-MENTI #4
Yoga al Museo

Sabato 5 maggio, alle ore 11.00, il museo apre le porte a una delle più antiche discipline meditative per alimentare il benefico rapporto tra arte, cultura e benessere che solo benefici apporta all’organismo e allo spirito. Sotto la guida di un esperto maestro di discipline orientali, sarà possibile conoscere le principali tecniche di meditazione e postura e nello stesso tempo lasciarsi andare alla leggerezza del respiro nella suggestiva cornice dell’ottocentesco complesso dell’ex carcere borbonico di Avellino.

Ingresso libero – a cura dell’Associazione Jayananda Yoga del Mº Michelangelo Melchionna

RISORGI-MENTI #5
Barbe e baffe di ieri e di oggi

Sabato 26 maggio l’appuntamento conclusivo sarà dedicato alla storia del costume e della moda personale tra XIX e XXI secolo, in particolare quella che ha visto modificare i volti maschili nel corso dei decenni. Protagonisti saranno barbe, pizzetti, baffi e basette, che ieri incorniciavano i menti austeri dei nostri patrioti e oggi, più prosaicamente, caratterizzano stili e tendenze di giovani e meno giovani.
Un’azione a metà tra storia, estetica e antichi mestieri, tra performance di barbieri moderni chiamati per l’occasione, uno speciale contest e una mostra di barbe e baffi patriottici per rendere omaggio agli eroi “diversamente barbuti” che hanno difesero il nostro tricolore e a quelli che, più o meno consapevolmente, continuano a imitarli tutt’oggi.

Info e contatti

Mediateur | Carcere Borbonico Museo Irpino

www.mediateur.it/museoirpino
www.facebook.com/museoirpino

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Sbandieratori, musica popolare e laboratori: ecco il Palium Sancti Martini

Sbandieratori, musica popolare e laboratori: ecco il Palium Sancti Martini

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La primavera dà il benvenuto al Palium Sancti Martini. Rinviato per le avverse condizioni meteorologiche, la rievocazione medievale si svolgerà domenica, 8 aprile.

Ricco ed emozionante il programma. Alle ore 16.00, si terrà la Rievocazione storica della vita medievale di Monteforte Irpino nel 1109 con il “Palium Sancti Martini”: il corteo storico partirà dalla piazzetta Don Crescenzo Amodeo. Con inizio alle ore 17.00, si terrà l’Affido del Feudo dei Principi di Sanseverino a Guglielmo di Monteforte, il Giuramento di fedeltà di Guglielmo, Signore di Monteforte, il Giuramento del Capomastro delle contrade, il Combattimento Medievale e lo Spettacolo degli Sbandieratori Cavensi, arricchito dall’esibizione della Scuola di Tarantella Montemaranese. Il Palio continuerà con “Cursus cercinae et copellae – Corsa r’o truocchio e r’a copella”, gara medievale con maestre copellare, “I bambini e la tradizione”, con la presentazione dei lavori eseguiti durante i laboratori, e la degustazione di pietanze medievali. Alle 19.00, sempre in Piazza Umberto I, lezione-spettacolo di Tarantella di Montemarano e Danze dal Mondo a cura della Scuola di Tarantella Montemaranese e di Ballando per le Strade, e il concerto de I Picarielli, gruppo impegnato nella diffusione della musica popolare.

Dal quinto secolo ad oggi rivive il culto di San Martino, patrono di Monteforte Irpino, attraverso la rievocazione delle atmosfere medievali della seconda metà del 1109. L’evento giunto alla sua ventesima edizione, promosso dal Comune di Monteforte Irpino e finanziato dalla Regione Campania nell’ambito del POC 2014-2020 (linea strategica 2.4 “Rigenerazione urbana, politiche per il turismo e cultura”), è organizzato grazie alla preziosa collaborazione con Pro loco Mons Fortis, associazione Amici del Palio, scuole ed istituti scolastici, con la direzione artistica di Roberto D’Agnese.

«C’è grande attesa per il momento conclusivo del Palio di San Martino – dichiara Costantino Giordano sindaco di Monteforte Irpino – Abbiamo preferito affidarci a condizioni meteorologiche che consentissero di godere a pieno dell’evento che si pone l’obiettivo di valorizzare le nostre radici e le nostre tradizioni che fanno riferimento al culto per il nostro Santo Patrono legando questo nostro patrimonio alla promozione delle nostre eccellenze culturali ed agroalimentari. Questo evento nasce per dare rilievo alla nostra memoria attraverso il recupero di un legame dentro la nostra comunità. La rievocazione, infatti, ha senso soprattutto se si considera il coinvolgimento di tantissimi cittadini montefortesi che da anni si impegnano per consegnare questa tradizione alle prossime generazioni. E’ per loro e con loro che vogliamo dare lunga vita al Palio di San Martino».

«L’inizio della primavera viene esaltato dalla nostra rievocazione storica – dichiara Lia Vitale, assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione del Comune di Monteforte Irpino – con la quale vogliamo far conoscere ancora di più quello che è il nostro patrimonio culturale, nella sua accezione più ampia possibile. Attraverso la rievocazione, infatti, facciamo rivivere un’epoca, quella medievale, attraverso il culto, il legame con Il nostro Santo Patrono è punto di forza nella tutela della nostra identità. Vogliamo rafforzare la nostra appartenenza alla nostra amata comunità. In questo senso il Palio di San Martino è una straordinaria occasione che vogliamo offrire ai cittadini di Monteforte Irpino e a coloro che vorranno condividere con noi la suggestione di questo evento».

www.paliumsanctimartini.it,
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“Grani Antichi”: al via in Irpinia il progetto per salvare la Risciola, giovani agricoltori in campo

“Grani Antichi”: al via in Irpinia il progetto per salvare la Risciola, giovani agricoltori in campo

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Si chiama ‘Grani Antichi’ e ha l’obiettivo di creare una comunità di agricoltori per ri-coltivare in modo tradizionale grani antichi autoctoni, partendo dalla Risciola, in terreni biologici dell’Irpinia, attraverso una filiera integrata e sostenibile, nel rispetto della biodiversità. L’iniziativa è partita dalla famiglia di imprenditori agricoli Lo Conte, originaria di Avellino, cinque generazioni dedicate alla cura della terra, la cui mission è da sempre quella di preservare la ricchezza e la tradizione del territorio facendo, come in questo caso, rivivere grani antichi e dimenticati, ma sani e saporiti.

L’idea è semplice: piantare nuovamente grani autoctoni in terreni irpini, biologici o con metodo integrato, controllati e naturalmente fertili, grazie all’esperienza e all’attività di giovani e appassionati agricoltori, lasciando che la natura faccia poi il suo corso.

LA COMUNITÀ RISCIOLA: COME FUNZIONA – Il Gruppo Lo Conte distribuisce, gratuitamente, i semi necessari ai coltivatori iscritti alla Comunità irpina del grano Risciola, acquistandone tutta la produzione e garantendo sia una maggiorazione del 60% del prezzo di mercato che un’assistenza totale agli agricoltori che decidono di prendere parte al progetto. E’ necessario seguire un disciplinare condiviso, al fine di produrre il grano antico nel rispetto dell’agricoltura biologica e delle migliori tecniche di coltivazione per ottenere un reddito più alto delle normali coltivazioni.

Non potendo garantire quantità industriali, il grano antico non viene utilizzato dai grandi molini, per questo la macinazione viene effettuata nel molino a pietra che non ha la possibilità di raffinare la farina. Alimentato da energia, come vuole la tradizione: il chicco di grano macinato a pietra, infatti, conserva integre le sue parti, preservando tutti i valori nutrizionali. Il grano raccolto non verrà tutto macinato: ne verrà conservata una parte da donare ad altri agricoltori.

Far parte della comunità Risciola significa incentivare un tipo di produzione a km 0, dal campo direttamente al molino, garantendo la sostenibilità ambientale del progetto. «Ogni anno contiamo di poter crescere in base alla bontà dei raccolti, per le disponibilità di semi, e alla notorietà del progetto – spiega Antonio Lo Conte a capo del gruppo –  Siamo partiti da un terreno della nostra famiglia, una collina asciutta e ventilata e non troppo fredda. Le sue zolle, ricche di potassio vulcanico, lo rendono un terreno franco, che grazie alla tradizionale rotazione delle colture, preserva i sali minerali e li trasferisce alla pianta, rendendola completa a livello nutrizionale. L’esposizione al sole e l’impossibilità del ristagno di acqua favoriscono così la crescita sana del grano, che non necessita di interventi umani per il diserbo chimico – continua Lo Conte – Abbiamo sottoposto i nostri terreni a scrupolose analisi per essere certi che siano sani, ricchi e fertili come sono sempre stati. I grani antichi sono sicuramente 100% italiani e sono tracciati punto per punto in una filiera di contadini disposti a seminate questo grano pur sapendo che produrrà la metà del raccolto garantito da un grano moderno. Da questa filiera ne derivano prodotti che esprimono al meglio il valore aggiunto di questi grani, sia per la qualità della materia prima che per l’estrema cura di tutto il processo produttivo».

LA RISCIOLA, LA RISCOPERTA DEL GRANO AUTOCTONO IRPINO – La Risciola è un grano tenero che sin dal 1500 offre le produzioni migliori in alta collina, dove la ventilazione è sempre presente e in modo particolare in Basilicata, Molise e Campania, dove dal 1890 è uno dei prodotti agroalimentari tradizionali. E’ un grano prezioso, ricco di antiossidanti, minerali e vitamine che assicurano un gusto deciso e autentico, e caratterizzato da un ridotto contenuto di glutine e meno del 2% di lipidi. I semi di Risciola non sono stati incrociati né modificati negli anni, mantenendo così intatte tutte le proprietà nutrizionali. La farina di Risciola è, per esempio, eccellente per produrre pane artigianale tradizionale, ottenuto con metodi di panificazione naturale.

«Tutelare il territorio, tutelarne la salubrità, tutelare i nostri giovani restituendo loro il valore e la passione per un mestiere antico e nobile e la soddisfazione di veder germogliare semi scomparsi da tempo: c’è tutto questo dentro i piccoli semi che abbiamo piantato – commenta ancora Lo Conte – Noi sappiamo bene che l’agricoltura è un ciclo che deve tornare a essere sostenibile e integrato, per questo abbiamo scelto di sposare la filosofia del biologico, non solo a livello ambientale: vogliamo che la coltivazione di grani antichi sia un modo per promuovere i valori di rispetto, tradizione e solidarietà, soprattutto riscoprendo sapori antichi. Per questo siamo partiti dagli agricoltori che seminano il grano attentamente controllato in laboratorio, chicco dopo chicco, per preservare la sua biodiversità. Abbiamo coinvolto agricoltori giovani e meno giovani, per promuovere un dialogo tra metodi antichi e innovazione e per offrire un’opportunità in più di lavoro».

La pizza a lenta lievitazione non aumenta la glicemia: la ricerca a Napoli

La pizza a lenta lievitazione non aumenta la glicemia: la ricerca a Napoli

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Parte della letteratura medica internazionale ha accusato la pizza napoletana di essere “junk food”, ovvero “cibo spazzatura”, perché considerata capace di rendere ingestibile la glicemia per i pazienti affetti da diabete, a causa degli zuccheri contenuti nell’impasto. Un vero e proprio veleno soprattutto per i diabetici di tipo 1 (il cosiddetto diabete “giovanile”).
Ma Napoli non ci sta a veder considerato il suo patrimonio Unesco al pari dei peggiori fritti da fast food statunitense e, così, una pizzeria partenopea si è trasformata in un laboratorio di ricerca universitaria, dove trenta bimbi affetti da diabete a fare da volontari assaggiatori, medici, ricercatori, camerieri ed “infornatori” si sono uniti per difendere la pietanza più famosa del mondo lì dov’è nata.

Ad organizzare l’originale test è stato il Centro regionale di Diabetologia Pediatrica “G. Stoppoloni” della Azienda Ospedaliera Universitaria dell’Ateneo campano “Luigi Vanvitelli”, diretta dal professor Maurizio Di Mauro. Al folto staff medico, guidato dal dottor Dario Iafusco, si è affiancato il professor Ohad Cohen dell’Universtità di Tel Aviv, uno dei più grandi esperti di tecnologie applicate al diabete che ha seguito e controllato le varie fasi dell’esperimento. I maestri piazzaioli, per qualche giorno al soldo della scienza, hanno preparato le pizze per due gruppi di bambini (ad uno pizze con lievitazione lenta, all’altro quella veloce) stando attenti ad utilizzare, al grammo, la stessa quantità di ingredienti per ogni Margherita.

«Abbiamo controllato i livelli di glicemia per l’intera notte successiva – ha spiegato Iafusco – e abbiamo verificato che i bambini che hanno mangiato la pizza a lenta lievitazione hanno avuto un andamento glicemico stabile mentre per chi ha mangiato pizza con lievitazione veloce si è registrata una variabilità glicemica molta elevata». I dati emersi dal test hanno reso felici i medici che hanno avuto la conferma sul campo della loro teoria ma i più contenti di tutti, come appare ovvio, sono stati sicuramente i bambini.

L’Infiorata di Cusano Mutri

L’Infiorata di Cusano Mutri

Arriva all’edizione numero XXIV l’Infiorata del Corpus Domini di Cusano Mutri, in provincia di Benevento, tradizionale appuntamento organizzato dalla Pro Loco, in programma Sabato 2 e Domenica 3 giugno 2018. Nel corso di queste 48 ore il borgo sannita si riempirà di fiori, le strade saranno ricoperte da autentiche opere d’arte realizzate con petali di fiori dai cittadini volontari e dagli artisti locali.La giornata di Sabato è dedicata al disegno su strada, mentre le opere vere e proprie inizieranno a prendere forma solo domenica, seguendo la traccia del disegno. Nelle Chiese di San Giovanni Battista, dei SS. AA. Pietro e Paolo e in quella di San Nicola, i tappeti infiorati vengono realizzati – invece –  già dal sabato, ma i lavori proseguono durante la notte per essere ultimati nelle prime ore dell’alba domenicale.

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Questo il programma dettagliato:

Sabato 2 giugno 2018
ore 17:00 – Decorazione dei quadri nelle Chiese e dei disegni in strada;

Domenica 3 giugno 2018
ore 06:00 – Inizio decorazione dei quadri.
ore 18:00 – Chiesa di San Giovanni Battista: Santa Messa e solenne Processione del Corpus Domini

Obesità infantile e rischio malattie croniche: il CNR partner del progetto I.Family

Obesità infantile e rischio malattie croniche: il CNR partner del progetto I.Family

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Uno studio condotto sulle urine di duemila bambini irpini ha rilevato le differenze sulla presenza di alcune sostanze: il lavoro è stato coordinato dalla ricercatrice dell’ISA-CNR di Avellino, dr.ssa Rosaria Cozzolino.

Dr.ssa Cozzolino cosa è il progetto I.Family? Come vi ha partecipato il Cnr? Qual è stato il suo compito?
Il progetto I.Family, finanziato dalla CE, ha coinvolto 15 gruppi di ricerca appartenenti a 11 paesi europei. L’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino (ISA-CNR) è stato partner del progetto per quanto riguarda l’Italia. Il principale obiettivo del progetto I.Family è stato quello di usare un approccio olistico considerando i fattori biologici, comportamentali, sociali e ambientali che sono alla base di scelte alimentari e stili di vita salutari durante la fase pre-adolescenziale, transizione tra l’infanzia e l’età adulta.

La coorte italiana, a quale tipo di bambini fa riferimento? Quanti sono stati oggetto di studio? Dove? Che caratteristiche hanno?
La coorte italiana del progetto I.Family ha compreso circa 2.000 bambini irpini in età scolare e i loro genitori. Le scuole partecipanti allo studio erano situate in 8 comuni della provincia di Avellino.

Cosa sono i VOCS?
Nello studio dal titolo “Urinary volatile organic compounds in overweight compared to normalweight children: results from the Italian I.Family cohort”, pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature, sono stati studiati i composti organici volatili (VOCs) estratti da urine. Tali composti sono un insieme molto eterogeneo di sostanze chimiche (aldeidi, chetoni, terpeni, acidi carbossilici, terpeni, alcoli, etc) che ha in comune una bassa temperatura di ebollizione.

Cosa si intende per biomarcatori metabolici?
Un biomarcatore metabolico è una molecola utilizzata quale indicatore di una specifica condizione biologica (fisiologica o patologica) in svariati ambiti interdisciplinari, nei quali può assumere anche un significato leggermente differente.

Qual è la portata dello studio condotto? A cosa serviranno i dati raccolti? Quali scenari apre?
Lo studio da me coordinato mostra che il profilo dei VOCs delle urine dei bambini obesi/sovrappeso differisce da quello dei bambini normopeso per una diversa concentrazione di alcune sostanze volatili. Tale differenza può essere spiegata con una ormai ben nota disbiosi (alterazione della microflora, prevalentemente batterica, che alberga nell’intestino umano) a carico dei soggetti obesi/sovrappeso che, rispetto ai bambini normopeso, ospitano a livello intestinale alcune specie batteriche in quantità maggiore o minore. Inoltre, l’alterazione della concentrazione di alcuni VOCs è in accordo con ciò che si riscontra in studi condotti sull’analisi di sostanze volatili in bambini affetti da alterata funzione epatica, indicando che i VOCs possono essere anche considerati potenziali biomarcatori di disordini epatici e metabolici.

È ben noto che l’obesità durante l’infanzia può essere associata ad un aumentato rischio di sviluppare malattie croniche nell’età adulta, quali il diabete di tipo 2, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari ed alcuni tipi di tumore. Ad oggi, però, i meccanismi metabolici riguardanti la probabilità che un bambino sovrappeso ha di sviluppare tali patologie sono del tutto sconosciuti. I risultati di questo studio pilota (sono stati coinvolti circa 50 bambini) devono essere confermati aumentando il numero dei soggetti e coinvolgendo altre popolazioni. In ogni caso, visto che i modelli statistici ottenuti sono molto robusti è possibile che un giorno non molto lontano analizzando semplicemente le urine di un bambino obeso/sovrappeso si possa stabilire l’entità del rischio che ha da adulto di incorrere nelle succitate gravi malattie connesse con l’obesità.

 

di Marina D’Apice

Pasqua al Museo del Sannio: iniziative per grandi e piccini

Pasqua al Museo del Sannio: iniziative per grandi e piccini

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Pasqua al Museo” è il programma di attività che dal 29 marzo al 3 aprile 2018 accoglieranno gli ospiti del Museo del Sannio per invitarli a vivere le prossime vacanze a contatto con la storia e il patrimonio della nostra provincia.

Si comincia Giovedì 29 marzo alle ore 16.30 con “Il Chiostro delle sorprese”, una visita guidata alla scoperta dei segreti del chiostro di Santa Sofia e dei significati nascosti tra colonne e pulvini dello splendido gioiello di architettura del XII secolo, dal 2011 patrimonio dell’Unesco. La visita sarà riproposta anche nella giornata di Sabato 31 marzo 2018, sempre alle ore 16.30.

“Una Pasqua da favola” è invece il nome del laboratorio dedicato ai più piccoli, che Venerdì 30 marzo e Martedì 3 aprile, alle ore 10.30, proporrà un percorso tra letture dell’antica tradizione popolare beneventana e una divertente caccia all’indizio con piccole sorprese finali.

Il costo del singolo appuntamento è di 3 €. È consigliabile la prenotazione, che può avvenire inviando una mail a: [email protected], telefonando al n. 331 5073873, scrivendo un messaggio privato sulla pagina Facebook “Infopoint Museo del Sannio”.

Le attività sono ideate e curate da Mediateur, concessionaria dei servizi presso il Museo del Sannio per conto della Provincia di Benevento.

Museo del Sannio | Infopoint
Bookshop Servizi educativi Visite guidate
Piazza Matteotti
82100 Benevento
tel. 331 5073873
[email protected]
www.museodelsannio.info


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Infopoint Museo del Sannio

 

Progetto Nutriketo: il primo corso in Italia

Progetto Nutriketo: il primo corso in Italia

alimenti

 

Diete e terapie nutrizionali chetogeniche: integratori e nutraceutici” è il tema della II seconda edizione del Corso di Aggiornamento e Perfezionamento Professionale, denominato Nutriketo, promosso dal Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Salerno in partnership con l’A. O. “San Giuseppe Moscati” di Avellino.
Il corso alla prima edizione ha fatto registrare circa 100 partecipanti, per il nuovo anno accademico le previsioni superano le 200 domande di richiesta di partecipazione.

La dieta chetogenetica è una dieta ipoglucidica (o low-carb) che si basa sulla riduzione drastica dei carboidrati. Lo scopo è sfruttare il metabolismo lipidico al fine di incrementare il rilascio degli acidi grassi liberi (FFA) dalle cellule adipose, i quali verranno poi bruciati nel fegato portando alla formazione di corpi chetonici Ae all’instaurarsi della chetosi. I chetoni sono principalmente tre: Acetoacetato (AcAc), Betaidrossibutirato (BHB) e Acetone.

“Abbiamo vinto una battaglia portando la valenza della dieta chetogenica all’attenzione del mondo scientifico anche in Italia, superando le banalizzazioni e dimostrandone gli effetti sul metabolismo nel contrasto a numerose patologie”. Parla il Prof. Giuseppe Castaldo, già direttore dell’Unità Operativa di Dietologia e Nutrizione Clinica dell’AORN Moscati, oggi responsabile scientifico Unisa-AORN Moscati e co-direttore del Corso insieme al Professore Luca Rastrelli Docente dell’Unisa. “Approfondire tematiche riguardanti le diete e la dietetica in generale, le terapie nutrizionali chetogeniche, e la conoscenza e l’utilizzo di integratori e nutraceutici in numerose patologie” dice Rastrelli, titolare della Cattedra di Chimica ed Alimenti Integratori e Dietetici dell’ateneo salernitano.

Il Corso annuale di Perfezionamento Universitario, il cui avvio è previsto il 23 marzo presso il Grand Hotel Salerno, è finalizzato alla formazione di figure professionali altamente specializzate quali “Esperti in Nutrizione Chetogenica, Integratori, prodotti dietetici e Nutraceutica” in grado di affrontare e gestire le varie problematiche multidisciplinari connesse alle diete chetogeniche, applicate sempre più frequentemente in patologie metaboliche, infiammatorie e cronico-degenerative connesse alla nutrizione, di operare negli ambiti degli ambulatori specialistici, delle industrie degli integratori alimentari e nutraceutici, nell’ambito dell’informazione scientifica, nei laboratori di ricerca.

La partnership con l’AORN Moscati di Avellino ha inoltre portato alla stipula di un accordo di collaborazione scientifica con il Dipartimento di Farmacia dell’Unisa per l’istituzione di un Laboratorio di Ricerca Nutrizionale “Nutriketo Lab” dove saranno sviluppate le attività pratiche del Corso Nutriketo a attività di ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico nei campi dell’alimentazione, dietetica e salute, delle proprietà funzionali di alimenti ed integratori alimentari.
Direttore del Laboratorio, operativo già da marzo presso il nosocomio avellinese, è il Direttore Sanitario dall’AORN Moscati dr.ssa Maria Concetta Conte, supportata dal Comitato Tecnico Scientifico costituito dalla prof.ssa Rita Patrizia Aquino (DIFARMA), e dai Direttori e Vice-Direttore del Corso Universitario NUTRIKETO, prof. Luca Rastrelli (DIFARMA) e prof. Giuseppe Castaldo (AORN Moscati) a cui è affidata la Responsabilità Scientifica. Le attività del laboratorio dovranno portare alla realizzazione di prodotti altamente innovativi attraverso lo studio su pazienti con precise caratteristiche.

GiuseppeCastaldo

Prof. Giuseppe Castaldo

LucaRastrelli

Prof. Luca Rastrelli

 

Il Venerdì Santo di Vallata. Rivive la tradizione secolare

Il Venerdì Santo di Vallata. Rivive la tradizione secolare

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Il 29 e 30 marzo a Vallata, in Irpinia, rivivrà uno dei più suggestivi e antichi riti della Settimana Santa del Sud Italia. Tradizionale e spettacolare rappresentazione religiosa, infatti, si svolgerebbe dal 1541, ipotesi secondo la quale la fiorente comunità ebraica, stabilitasi in paese e dedita al commercio di bestiame, lungo la rotta verso la vicina Puglia, si convertì al cristianesimo e prese parte a tali rappresentazioni.

Le prime fotografie invece risalgono al 1928: in esse sono già ben evidenti le caratteristiche uniche del Venerdì Santo di Vallata. Caratteristiche che si sono ben sviluppate e radicate nell’attuale assetto scenografico, come pure nella coscienza della popolazione locale. La passione di Cristo viene ricordata con una commossa rievocazione, lontana dalle rappresentazioni sacre così diffuse nel medioevo, diversa da una via crucis.

La tradizione vuole che i giovani si vestano da soldato romano in costume da littore o da centurione, come prova di iniziazione attraverso l’esibizione fisica, indossando una corazza e sfilando tra la folla, che assiste al lento dipanarsi della rappresentazione religiosa, per denunciare la propria esistenza alla comunità.
Oltre ai simboli del potere romano (dall’Aquila latina con due alabardieri alla Grande Guida, da Cesare Imperatore con Lictores a Pilato), sfilano i cosiddetti “Misteri”, oggetti simbolo esibiti dagli incappucciati, e tele settecentesche, di antica fattura, rappresentanti le scene della vita e della morte di Cristo, con frasi del racconto evangelico di San Giovanni. Partecipano alla Processione circa duecento figuranti. Il passo di tutti è cadenzato dal ritmo di un suono caratteristico di tromba e tamburo, che contribuisce a creare un ambiente di commossa riflessione sul grande mistero di dolore di Cristo.

Tale meditazione è ulteriormente sollecitata da alcuni “cantori” che, in gruppi di cinque o sei elementi, cantano i versi della “Passione di Gesù Cristo” di Pietro Metastasio, composti nel secondo periodo della sua vasta produzione caratterizzato dal suo melodramma ispirato a sincera devozione e slancio mistico. I versi, per la loro scarsissima diffusione letteraria, sono stati per anni tramandati oralmente o attraverso incerti scritti; per cui avevano preso un forte accento dialettale risultando incomprensibili alla maggioranza degli astanti.

Tuttavia, le suggestioni della musicalità, della gestualità e dei vocalismi riescono a creare un indiscutibile e meraviglioso effetto. Chiudono la processione il feretro del Cristo morto circondato dal sindaco e dai medici del paese e l’Addolorata circondata da bambine con bandierine listate a lutto.
L’appuntamento dunque è per il 29 marzo, quando all’imbrunire, dopo la funzione religiosa con la consueta lavanda dei piedi, si svolgerà la suggestiva processione “aux flambeaux” del Giovedì Santo, con cattura, condanna e flagellazione del Cristo. L’indomani, venerdì 30 marzo, alle ore undici prenderà il via la cinquecentenaria processione del Venerdì Santo o del Cristo Morto.

 

 

Fiabe di Primavera 2018

Fiabe di Primavera 2018

fiabe orto botanico 2018

Dopo il successo incontrato nelle edizioni passate, all’Orto Botanico di Napoli è in arrivo l’imperdibile appuntamento con le Fiabe di Primavera 2018, a cura dell’associazione I Teatrini e in collaborazione con l’Università Federico II. Le repliche sono in programma ogni sabato e domenica dal 17 marzo al 10 giugno.
In cartellone quattro titoli tratti dalle storie di grandi autori come i Fratelli Grimm, Andersen, Esopo, e Fedro messi in scena dalla regista Giovanna Facciolo. Quest’anno il pubblico sarà incantato anche da Nello specchio di Biancaneve, in anteprima assoluta. Adulti e bambini saranno immersi nella natura e nella magica atmosfera delle storie senza tempo che continuano a far sognare.
Tra musica, colori e divertenti costumi, I Teatrini attira da 22 anni gli spettatori partenopei con i suoi allestimenti itineranti, pensati su misura di alberi, piante e viali per essere ancora più suggestivi. Per le scuole sono inoltre previste repliche dal lunedì al venerdì.

Programma
Il popolo del bosco
17 e 18, 24 e 25 marzo
Testo e regia sono di Giovanna Facciolo. Gli esseri abitanti dei luoghi verdi sveleranno a grandi e piccoli i segreti del bosco tra miti e leggende popolari.

L’albero del sole
7 e 8, 14 e 15, 21 e 22, 28 e 29 aprile
Lo spettacolo è tratto dalla favola “La pietra filosofale” di Christian Andersen, in cui si racconta di un meraviglioso albero intorno al quale ruotano le vicende di magici personaggi.

Le favole della saggezza
5 e 6, 12, 19 e 26 maggio
Protagonisti del racconto sono gli animali parlanti di Esopo e La Fontaine: volpi, lupi, corvi, agnelli e cicogne rappresentano vizi e virtù umani, trasmettendo una morale valida in ogni epoca.

Nello specchio di Biancaneve
12, 19 e 26 maggio, 2 e 3, 9 e 10 giugno
Ispirandosi alle fiabe dei Grimm, Giovanna Facciolo propone qui la storia del povero specchio della regina cattiva di Biancaneve, stanco della sua malvagità e deciso a partire per incontrare Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel e tanti altri.

Quando: ogni sabato e domenica dal 17 marzo al 10 giugno 2018 (esclusi 31 marzo, 1 aprile, 13, 20 e 27 maggio)
Dove: Real Orto Botanico, via Foria 223

Prezzo: 7 €

Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia

Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia

Una fonte di Sapienza Popolare

Il Museo Etnografico di Aquilonia, in provincia di Avellino, ai confini con le Regioni Basilicata e Puglia, è, se non il più grande con i suoi 1.500 mq di esposizione, uno dei più articolati, organici e completi d’Italia.
Ideato dal Professore Beniamino Tartaglia, fine studioso della civiltà contadina, che nel progetto riuscì a coinvolgere, sin dal 1995, buona parte della comunità, consente di fare un viaggio nel passato e di immergersi, in un’atmosfera emozionante, nelle vicende amare di un popolo, che potrebbe essere quello di un qualsiasi paesino del Mezzogiorno d’Italia.
Il Museo presenta oltre 15.000 reperti, recuperati con un lungo e paziente lavoro di ricerca, carichi di uso e di storie, e segnati dalla fatica e dal sudore dei secoli, storia di sofferenza, accumulata in generazioni di strutture socio-economiche rigide, chiuse, gerarchizzate. E proprio dalla durezza delle condizioni di vita deriva la nobiltà di un patrimonio culturale che, benché scarno di innovazioni, si rivela ricco di solidarietà, valori, virtù.

Il Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” è un’ottima chiave di lettura del complesso di tecniche e di metodi che concernevano la realizzazione dell’operare spontaneo e quotidiano della gente; in tal modo, soprattutto per le giovani generazioni, diventa possibile riscoprire dimensioni del vivere collettivo che oggi inaspettatamente tornano di attualità: condivisione, parsimonia nell’utilizzo delle risorse naturali, un legame forte con i ritmi e gli equilibri naturali.
L’Agricoltura fu la sofferta occupazione preminente del popolo, condotta con sistemi arcaici e tradizionali, senza irrigazione, senza macchine, senza concimi chimici (il letame era il solo che si conoscesse), senza sementi selezionate, il che consentiva al massimo la sussistenza. Il contadino spesso si consumava lentamente per inedia, quando veniva risparmiato dalla malaria, dalla pellagra o dal tifo. Una volta il territorio di Aquilonia vestiva verdi mantelli fatti di pascoli ubertosi, sparsi lungo gli innumerevoli pendii che degradavano fino alla confluenza dell’Osento e dell’Ofanto e salivano fino a raggiungere gli innumerevoli boschi che ossigenavano il pianoro su cui è posto il paese, condizioni ideali per l’allevamento e la pastorizia. Infatti, l’allevamento di pecore, mucche e capre era un’altra delle attività preminenti. Un artigianato a livello famigliare, complementare e al servizio dell’agricoltura, tramandato con dignità fino a pochi anni fa, dava sussistenza ad un numero non trascurabile di paesani.

Nel Museo c’è, quindi, la vita autentica di tante generazioni, che rivive negli strumenti e negli attrezzi, nei corredi e negli arredi, negli utensili e nelle suppellettili, nei reperti e nei documenti di ogni genere. Il Museo presenta una peculiarità e originalità importantissima: i reperti non sono stati ordinati per collezioni, in forma espositiva; invece, sono stati ricostruiti con rigore filologico 130 ambienti abitativi e di lavoro, tra cui oltre 52 mestieri, in gran parte scomparsi.
Ciò consente al visitatore di affacciarsi su autentici scenari di vita vissuta, di percorrere un viaggio ricco di emozioni, e di immergersi nella Storia millenaria della nostra civiltà.
Il Museo Etnografico, efficacissimo strumento didattico, è come un grande libro di Storia scritto con il linguaggio “muto” e suggestivo della cultura materiale, che subito affascina e coinvolge il visitatore.
Ampio spazio è dedicato, oltre che al lavoro dei campi, alle colture abituali, ai mestieri, alla medicina popolare, con le terapie empiriche e le pratiche magiche, all’utilizzo e alla cura degli animali, alle tradizioni, alle credenze e alla religiosità popolare, all’alimentazione contadina, alla vita famigliare, al lavoro e alle condizioni della donna e dei giovani, alle gerarchie sociali, ai miti, alla vita della comunità, alla Storia, al tempo libero, ai giochi dell’infanzia, alla scuola, all’abbigliamento, ai personaggi caratteristici. Il tutto ricomposto con l’occhio scrupolosamente antropologico del professor Tartaglia, e raccolto in una collana di pubblicazioni tematiche.
Parte consistente dei visitatori è rappresentata dalle scuole, che possono proporre e seguire, in collaborazione con le guide, percorsi didattici di animazione dei mestieri e fare laboratori attivi, relativi alla preparazione del pane e della pasta, costruire i giochi di una volta, intrecciare cesti e impagliare sedie con materie prime del territorio.
Il Museo è gestito da un’Associazione culturale senza fini di lucro, costituita esclusivamente da volontari legati solo dalla passione per la conservazione del patrimonio etnografico e per non disperdere e dimenticare le proprie “RADICI”, fondamentale strumento di consapevolezza per la costruzione di percorsi futuri.
Nel titolo abbiamo parlato di “fonte di sapienza popolare”: lo si può appurare lungo tutto il percorso, comprendendo i modi originali e pratici con cui si risolvevano i problemi della vita quotidiana, dall’intelligente sfruttamento e distribuzione degli spazi nella casa contadina, ai piccoli/grandi accorgimenti per evitare infortuni sul lavoro, alla costruzione di piccoli attrezzi di lavoro per particolari attività.
L’agricoltura, praticata con sistemi arcaici ma rispettosi della natura e delle peculiarità dei prodotti, principî che oggi giorno si collegano al concetto di agricoltura biologica, era istintivamente pensata come strumento per il bene della salute e come mezzo per procurarsi le calorie atte al lavoro.

Tutto era pensato in funzione di …
Si aveva come punto di riferimento la Natura come entità da rispettare, come Madre Universale.
Dalla Natura si attingevano non solo gli alimenti ma anche i mezzi per affrontare e risolvere i malanni. Le cosiddette “erbe officinali”, erbe spontanee che si raccoglievano nell’ambiente vitale (e tuttora qualcuno continua a farlo, nel territorio) si conservavano con tecniche sperimentate e tramandate nel corso dei secoli, e se ne facevano decotti e tisane. Malva, camomilla, valeriana, borragine, rosa canina, tarassaco, solo per citarne alcune, erano molto efficaci.
Altri siti di interesse prossimi al Museo sono il Parco Archeologico di Carbonara, il Museo delle Città Itineranti, la Badia San Vito con la vicina quercia di circa 500 anni, la diga San Pietro con il lago Aquilaverde.
Il Parco Archeologico, a circa 2 km dall’odierna Aquilonia, presenta le rovine del vecchio paese, colpito dal terremoto del 23 luglio 1930 e abbandonato in seguito all’edificazione della nuova Aquilonia. Il recupero della originaria struttura urbanistica con le stradine, il centro storico, i resti delle antiche Chiese, i vicoletti, la settecentesca fontana monumentale, immerge il visitatore in uno scenario surreale, risvegliando in lui straordinarie suggestioni che gli rivelano la millenaria Storia dell’antica e medioevale comunità di Carbonara (nome del paese fino al 1862). In conseguenza di una Rivolta Contadina avvenuta il 21 ottobre 1860 durante la quale furono trucidati nove dei cosiddetti “galantuomini” dell’epoca, un Decreto Reale  cancellò il nome Carbonara e appose il nome di Aquilonia, in ricordo dell’antica città osco-irpina “AKUDUNNIAD”,  localizzata nel triangolo Lacedonia-Aquilonia-Monteverde, alleata con i Sanniti di Benevento per combattere contro l’espansione di Roma durante le guerre sannitiche. La sconfitta comportò la distruzione della città.
Il Museo delle città Itineranti, aperto in un palazzo restaurato del vecchio centro urbano, raccoglie documenti fotografici, filmati e reperti relativi al terremoto del 1930, assieme a documenti e immagini di altri paesi e città che hanno subito lo stesso destino “errabondo” di Aquilonia.
La Badia di San Vito, del XII secolo, distante circa 700 metri dal centro abitato, è un ameno luogo, oasi di pace e di serenità: la sacralità del sito è rafforzata dalla vigile presenza della “Quercia di S.Vito”, uno degli alberi monumentali più antichi d’Italia. Il tronco ha una circonferenza di m. 5,50 e la chioma di ca. 150 metri.
La diga S.Pietro, con il suo lago Aquilaverde, immersa nei boschi che la circondano, è un’oasi naturale che ospita uccelli acquatici, rapaci, una grande varietà di pesci e nei boschi una grande varietà di fauna selvatica.
Abituati a concentrarci solo località fortemente pubblicizzate, dai luoghi del grande turismo, dimentichiamo spesso che ogni piccolo borgo della nostra Italia è una miniera di bellezze naturali, di beni ambientali, culturali e paesaggistici interessanti.

Iter, la nuova app che rivoluziona la Protezione Civile in Campania

Iter, la nuova app che rivoluziona la Protezione Civile in Campania

protezione civile

L’ingegnere irpino Dimitri Dello Buono è l’ideatore dell’innovativo metodo di prevenzione: un censimento digitale per prevenire disastri ed affrontare piccole e grandi emergenze sul territorio.

Si chiama Iter per il telefonino e funziona come un social: metterà in comunicazione comuni e cittadini per consentire uno scambio di dati e informazioni importanti per migliorare il sistema di prevenzione sul territorio.
Il progetto tecnologico è dell’ingegnere Dimitri Dello Buono, originario di Montella in provincia di Avellino, e dirigente del laboratorio Geosdi del Cnr da lui fondato nel 2004.
Lo scienziato 50enne, che è anche il responsabile del Centro di Competenza della Protezione Civile nazionale per lo scambio dei dati, ha ideato l’app che da marzo consentirà ai cittadini di contrastare l’insorgere di roghi pericolosi nella Terra dei Fuochi grazie al piano finanziato dalla Regione Campania.
La nuova app migliorerà il sistema di prevenzione denominato “Comune Sicuro”: a breve gli oltre 500 comuni campani che hanno già provveduto a mettersi in linea con i piani regionali di Protezione Civile per i quali sono stati investiti oltre 22 milioni di euro in 2 anni, potranno comunicare direttamente con le comunità di riferimento. In pratica le linee guida per la prevenzione e come far fronte ad un disastro saranno accessibili a tutti.

Istituzioni e cittadini dialogheranno costantemente attraverso lo strumento tecnologico ed una enorme mole di dati potrà essere trasferita in breve tempo: quando ci si troverà di fronte ad una emergenza, ai dati già noti nelle numerose schede tecniche già in uso, si aggiungeranno quelli forniti in tempo reale e sarà più tempestivo e utile l’intervento da porre in essere da parte degli enti preposti.

Il censimento digitale è la prima delle cinque fasi del progetto: prevista una mappatura tematica del rischio sul territorio a seconda delle peculiarità delle aree di riferimento, fondamentale l’apporto dei cittadini che tramite l’app installata sul proprio telefonino, attraverso degli specifici tasti, potranno segnalare il tipo di emergenza e quindi chiedere l’intervento degli operatori giusti.
Iter consentirà anche di chiamare un medico che, allertato tramite whatsapp, saprà anche qual’è la strada migliore e più veloce da percorrere bypassando i percorsi accidentati o resi impraticabilità dalla calamità.
Inoltre, i cittadini conosceranno velocemente i luoghi di ritrovo, l’ubicazione di eventuali punti di intervento sanitario ma anche parcheggi, scuole.
L’ultima fase riguarda uomini e mezzi della Protezione Civile: la mole di dati consentirà di raggiungere il luogo del disastro con le professionalità e gli strumenti idonei.

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